Rosa Piardi, le donne
di Pezzaze e di Valtrompia con lei mondine
Rosa Piardi, le donne di
Pezzaze e di Valtrompia con lei MONDINE
ROSA PIARDI (Pezzaze, 1924), della famiglia
detta de la Costa
2011. Pezzaze, Martedì
19 Luglio. Ivana Piardi di Ivan dei Late,
maestra del plesso scolastico di Pezzaze, scrive: <<Achille,
oggi sono andata a trovare Rosa (la Röda dei Piardi della
Costa) per chiederle alcune informazioni su una ricerca scolastica
relativa alle tradizioni religiose a Pezzaze. Le ho accennato della
tua richiesta inerente Oliviero Piardi, appena mancato a tutti
noi in città di Lumezzane, ma non ha – per il
momento – voluto dirmi niente su di lui perché
mi è parsa un po' risentita nei tuoi confronti.
Sai, è molto anziana! Un suggerimento: non sarebbe
ora di scrivere qualcosa sulla vita di Rosa che tanta generosità e
altruismo ha dimostrato verso chiunque a Pezzaze? Purtroppo
io conosco poco della sua vita, tu però che sei tanto
esperto una piccola intervista potresti fargliela. Sicuramente
la renderesti felice. Io ti potrei accompagnare da lei per
agevolarti l'incontro. Pensaci e fammi sapere qualcosa. Cordialmente
ti saluto. Ivana>>.
Di Rosa e della sua famiglia, più ancora di quella
d’origine, a suo tempo (1998 e 2000), sia nelle pagine
del Volume primo I PIARDI quanto in quelle del secondo, scrivemmo
molto. Qui di seguito proponiamo qualche stralcio tratto dalle
pagine citate.
La famiglia da cui discende la nostra ROSA (1924), a partire
dal padre, Antonio:
ANTONIO PIARDI (1875) di Giacomo Giuseppe (1842) e di Santina
Piardi dei Celvìt/Celvìcc (antichi Bone de Sante/De
la Santa).
Antonio nasce nel 1875 e decede nel 1950. Detto Tone de la
Costa, per aver abitato a lungo in località La Costa,
situata in zona Nord/Est rispetto alla Parrocchiale di Pezzaze.
Sposa Domenica Balduchelli ed ha un figlio: Adamo (1903).
Rimasto vedovo di Domenica, al tempo dell’epidemia di
febbre spagnola, si risposa con Margherita Bontacchio (1892/1957)
ed ha dieci figli, maschi e femmine: Giacomo (1920), Giovanni
Battista (1921), Davide (1922), Rosa (1924), Santa (1925),
Carolina (1927), Giuseppe (1928), Caterina (1930), Maria (1933)
l’ultima è Edda (1937).
Infatti, la documentazione anagrafica ufficiale, inerente
““Giacomo (1842) figlio di Ermenegildo e di Rosa
Balduchelli””, rispettivamente nonno e bisnonni
materni della nostra ROSA, recita: “Foglio di famiglia
n. 29 del comune di Pezzaze per la casa ubicata in via Stravignino
n. 67” [(depennato e corretto in 88), redatto nella
seconda metà del XIX secolo, con aggiornamenti ed integrazioni
riprese a partire dal 1874 e sino al 27 agosto 1905]
1. PIARDI GIACOMO fu Ermenegildo e di Balduchelli Rosa. Capo
famiglia. Contadino. Pezzaze 27 maggio 1842. Vedovo (ndr.
di Piardi Santa). Morto il 27 agosto 1905.
2. PIARDI MARIA ROSA di Giacomo e di fu Piardi Santa. Figlia.
Contadina. Pezzaze 16 novembre 1870. Nubile. Si va a stabilire
a Milano.
3. PIARDI ERMENEGILDO di Giacomo e di fu Piardi Santa. Figlio.
Contadino. Pezzaze 17 gennaio 1873. Coniugato con Rossi Domenica
l’anno 1897.
4. PIARDI ANTONIO GIUSEPPE di Giacomo e di fu Piardi Santa.
Figlio. Contadino. Pezzaze 2 febbraio 1875.
5. PIARDI GIACOMO di Giacomo e di fu Piardi Santa. Figlio.
Contadino. Pezzaze 23 marzo 1877. Coniugato con Bontacchio.
6. PIARDI LAURA di Giacomo e fu Piardi Santa. Figlia. Contadina.
Pezzaze 29 gennaio 1880. Va a stabilirsi a Milano a decorrere
dal 5 maggio 1904.
7. PIARDI CATERINA di Giacomo e di fu Piardi Santa. Figlia.
Contadina. Pezzaze 20 settembre 1882. Va a stabilirsi a Pallanza.
8. ROSSI DOMENICA di Angelo e di Bregoli Maria. Nuora. Contadina.
Pezzaze 26 luglio 1874. Coniugata con Piardi Ermenegildo l’anno
1897.
9. PIARDI GIACOMO di Ermenegildo e di Rossi Domenica. Profiglio.
Pezzaze 17 novembre 1897.
10. PIARDI SANTINA CATERINA di Ermenegildo e di Rossi Domenica.
Profiglia. Pezzaze 8 ottobre 1899.
11. BONTACCHIO CATERINA di Antonio e di Bregoli Margherita.
Nuora. Casalinga. Pezzaze 25 novembre 1877. Coniugata con
Piardi Giacomo.
12. PIARDI SANTA di Giacomo e di Bontacchio Caterina. Profiglia.
Pezzaze 27 maggio 1904.
ROSA è, tuttora (Marzo 2013, quando
stendiamo queste righe), componente del nostro COMITATO
"I PIARDI"; lo è sin dall’insediamento
del 1° Maggio 1999 essendone cofondatrice. ROSA PIARDI
di Antonio (1875) e di Margherita Bontacchio. Nasce il 30
marzo 1924. Sposa nel 1947 Andrea Raza da Pezzaze ed ha tre
figli: Eugenio (23 marzo 1948), Carolina (25 aprile 1950)
e Antonio (12 novembre 1951).
Mondine di Pezzaze,1943. Valtrompiaset
MONDINE di PEZZAZE, 1943.
La fotografia è stata scattata ovviamente in risaia
nel 1943 e ci perviene da Isolina Bregoli (che è la
terza a destra nella fila in alto). Le mondine sono tutte
di Pezzaze e, oltre a Isolina, nell’ordine, si riconoscono
anche Cilì (Cecilia) Bregoli, Esterina Bregoli, Carolina
Piardi e Ida Richiedei.
http://www.valtrompiaset.it/det_articolo.php?IdEd=100&IdArt=2864#
(Da www.valtrompiaset.it.
N.12 - 22.06.2010).
N.B. (...mondine della foto: …tre Piardi
su cinque): - Isolina Bregoli è figlia
di Faustina Piardi dei detti Brine, poi andata in sposa a
Pietro Gabrieli "Pim" di Pezzaze, pure lui
pronipote di (nonna) Agnese Piardi; - Cilì
(Cecilia) Bregoli sposò Giovan Battista Piardi
(1914) dei detti Valì - Frache.
(12 luglio 2010). Carla Piardi da Pezzaze precisa riguardo
a CAROLINA PIARDI ritratta nella foto pubblicata da VALTROMPIASET:
Carolina Piardi - ritratta quale MONDINA. Trattasi di
Carolina Piardi di Giuseppe (1880) e di Giovanna Balduchelli.
Nasce nel 1916. Nota a Pezzaze come Carulù. Ha un figlio:
Romano. Romano si sposa e vive in Italia Meridionale a Massafra
(TA).
Tuttavia CAROLINA non è la ragazza con la sigaretta
tra le labbra (seduta di sinistra, come apparirebbe secondo
“Valtrompiaset”), bensì colei che sta al
centro, in piedi. Dunque, la foto è da leggere nel
seguente modo: In piedi da sinistra: Cecilia Bregoli, Carolina
PIARDI, Isolina Bregoli figlia di Faustina Piardi dei Brine
o de Castegnàcol. Sedute da sinistra: Esterina Bregoli
ed Ida Richiedei (sorella di Cesarina andata in sposa a Angelo
Secondo Viotti). Riguardo Piardi Carolina, della foto pubblicata
lo scorso mese di giugno 2010, preciso che è la sorella
di Irene Piardi dei detti Sgàlmer moglie del fu Bregoli
Primo detto Gadèt/Gazèt.
(Dal 2° Volume "I PIARDI",
edito l’anno 2000, traiamo rivisitandone il testo).
ROSA PIARDI: de la Costa. Pezzaze 1924. Figlia di Tone de
la Costa. Lavora in galleria (Miniera di Pezzaze) quando della
stessa era capo squadra (Maffetto) Maffeo Piardi del 1900
dei Mafé. Rosa racconta: “Quando lavoravamo in
galleria alla miniera se incontravamo maschi che rompevano…,
noi ci difendavamo immergendoli, almeno con la testa, nella
vasca di calce. In molte circostanze abbiamo subito anche
minacce di essere mandate in Germania qualora non lavorassimo
sodo o ci fossimo addirittura ribellate, in particolar modo
da certo F…. . Portavamo materiale dalla galleria Stese
di Pezzaze all’altra miniera denominata Regina, posta
un poco più in alto, e ci caricavano di sacchi di carbone
prelevandoli dall’Aiale (carbonile). Chi portava maggior
peso percepiva una paga superiore. Töcc i piö ümii
mèstér i ma fat fa, durante la guera.”.
(Tutti i più umili mestieri mi hanno fatto fare durante
la guerra). [Pezzaze 20 agosto 1998].
Rosa, sorridendo, ancora racconta di una domanda che più
volte le viene posta con riguardo a come pensa di potersi
salvare davanti al Giudizio di Dio, visto il carattere deciso
ed impetuoso (quello dei Piardi in generale) che si ritrova;
la risposta è pronta, non si fa attendere, avvalendosi
di uno “stratagemma” parentale …col Signore
Dio: <<Ogna poc i me domanda: - ‘Come farét
te a na a presentàs sölé al Signùr,
col carater che ta ghet?’. - ‘So mia’.
Però, dè San Piero co la barba longa chel ga
che ‘l sè ‘nsapèla e ‘l ga
sö le catarate, ‘n pasa; col Signur, prima ghe
dighe: ‘Arda che so la tò chignada!’ - ‘Come
‘la chignada’? - Pota, la me sorela ala mia
spodàt ol Signùr? L’è nada suora!
Alura, so la sò chignada! - Se, pota, me baie a co
i balocc; baie, ma fo amò argot!”>>. (In
estrema sintesi, traduciamo: “…se mia sorella
suora si è sposata col Signore – come si usava
dire – io sarò ben cognata di Lui! …neppure
San Pietro, portinaio, potrà lasciarmi fuori dal Paradiso”.
Conclusione a chiarimento in merito al carattere di Rosa,
ben riassunto nell’ultima frase in vernacolo di Pezzaze.
Infine la riflessione personale su se medesima: “Sì,
dunque, io parlo anche con i sassi; parlo, ma sono ancora
operosa!”. [Pezzaze, 4 marzo 1999, alla presenza di
Carla Piardi di “Milo” dei Mafé e di Vittoria
Zeni sposa di “Milo” Domenico].
Rosa PIARDI de La Costa, mondina,
con una compagna di lavoro nel periodo della Monda nel vercellese;
anni ’40. A destra, Rosa Piardi de La Costa.
Rosa Piardi de la Costa, mondina, con abito intero, seconda
da sinistra
Nel corso degli anni, dal 2000, più
volte abbiamo proposto ai lettori Piardi ed a tutti, con le
pagine dei nostri volumi e a mezzo delle “Newsletter
dei PIARDI”, notizie inerenti la nostra Rosa Piardi
(1924) e la sua famiglia detta ‘De la Costa’,
il mestiere di Mondina da lei svolto, da sola od assieme ad
altre ragazze e donne di Pezzaze e di Valtrompia, nel corso
degli anni prossimi alla guerra, durante e post seconda guerra
mondiale. Qui in queste righe traiamo, da dette “News”,
qualche spunto per stendere la pagina che aiuti a comprendere
le fatiche di Rosa, delle altre nostre Piardi di Pezzaze e
delle donne compagne di Rosa durante la “monda”
e comunque impiegate in quei luoghi appresi da noi più
giovani soltanto dalla celluloide cinematografica di “Riso
amaro” o dai racconti di quelle medesime Ragazze di
un tempo.
MONDINE (“I Piardi”
– Vol. I, edizione 1998): attività alla quale
furono avviate molte ragazze pezzazesi tra cui diverse nostre
Piardi (…).
A tal riguardo, Rosa Piardi ‘de la Costa’ da Pezzaze
racconta: “Nel 1942, a maggio, durante la guerra, e
nonostante quella, veniamo chiamate come i maschi con una
cartolina precetto al servizio di mondine nelle risaie delle
località del pavese. Dopo la guerra, invece, siamo
andate a fare le mondine soltanto alcune di noi, secondo le
necessità della famiglia.
Durante il servizio di monda svolto nel periodo bellico ’42
– ’45 stavamo via da casa sessanta giorni, per
quarantacinque giorni di pieno lavoro. Eravamo divise, anche
a dormire nel camerone, da quelle del posto le cosiddette
locali le quali godevano di altro distinto trattamento. Il
lavoro era tanto, forte, stressante, come si dice adesso,
e da mangiare ci davano poco e sempre le stesse cose: minestra,
minestrone, sovente condite con mosche al naturale, mentre
la carne ci veniva servita una sola volta la settimana. La
domenica, giorno di riposo, ci ritiravamo nel nostro camerone.
Voglio dire qualcosa sullo svolgimento della giornata lavorativa.
Sveglia alle cinque del mattino per l’avvio ai campi
sino alle ore dodici. Un’ora di intervallo e ripresa
del lavoro fino alle sei di sera, così per il periodo
dei sessanta giorni dopo di che si tornava a casa. Il nostro
lavoro era: estirpazione delle piantine per il dirado, unendole
in mazzi e ponendole dietro di noi affinché i <cavallanti>
le prendessero caricandole su di un carretto per il trasporto
ad un altro luogo ove saremmo andate a trapiantarle. Il nostro
periodo di lavoro di due mesi portava in famiglia cinquecento
lire di compenso per ciascuna di noi e qualche chilo di riso,
che ovviamente portavamo a casa. Sul posto di lavoro in queste
risaie arrivavamo da Brescia col treno, sistemate, però,
su di un carro bestiame al punto che mi ricordo che ciascuna
di noi provvedeva ai propri bisogni … al volo. L’ambiente
in cui vivevamo era oltre che umido, fetido, pieno di zanzare,
mosche e moscerini che si aggiungevano ai fastidi provocati
dal lavoro. Ricordo che, una delle tante volte che sono tornata
a casa, appunto nel viaggio di ritorno dalla risaia, subimmo
anche un bombardamento, credo ad Acquanegra. Ciò fu
talmente improvviso che molte di noi non riuscirono a mettersi
in salvo per tempo e morirono mitragliate lungo la ferrovia.
Credo fossero diverse decine, forse ottanta. Ne vidi molte
morte. Ci conoscevamo quasi tutte, anche perché tante
erano della Val Trompia, in particolar modo di Bovegno e di
Pezzaze (conservo di loro alcune foto). Ricordo, per esempio,
Santa del ‘25, Carolina del ’27, poi diventata
Suor Antonia. Sono andata, come dicevo, per sette anni alla
risaia, a partire da quando forse non ne avevo nemmeno diciassette.
Alla risaia lavoravamo in gruppi <confusi> nel senso
che ci trovavamo con altre ragazze appartenenti a paesi diversi
così come risultava dalla <cartolina precetto>
che ci aveva chiamato forzatamente. Quel giorno del bombardamento
abbiamo impiegato tre giorni per tornare a casa, passando
da Verona e poi, una volta giunti a Brescia, in tram sino
a Gardone. In questa occasione, da Gardone, presenti alcuni
camion dei tedeschi, siamo giunte a Pezzaze con detti mezzi.
Sul piazzale, ricordo come fosse oggi, l’incontro con
mio padre, che piangendo mi corse incontro con un fiasco di
vino. Mio padre era così, molto tenero, infatti quando
poi mi sposai, ricordo bene, mi mandò sposa con molte
vettovaglie al seguito. Eh! <I Piardi iè bù,
ma quanc chè i dà fò, …>.
Alla risaia sono andata anche dopo sposata, lo ero da ventidue
anni, per far quadrare i conti e pagare quelli alla bottega,
dal momento che mio marito era ammalato, l’è
enfati mort per la polver (silicosi) de la miniera (della
Tassara a Collio e di quelle in Valle d’Aosta, iera
sölé ‘n giü ros dè Pezaze –
eran lassù in tanti, un bel gruppo di Pezzaze).
Alla risaia, durante i sessanta giorni, facevamo anche dell’altro,
diverso dalla monda del riso, quali la cura dei campi, la
fienagione, e ci andavamo volentieri a fare questo lavoro
ulteriore perché così ci toglievamo …
i piedi dall’acqua.
Diverso è stato il lavoro da mondina durante la guerra
da quello post bellico. Dopo la guerra, durante i riposi,
dopo un bel bagno in una roggia pulita di acqua corrente,
ballavamo sull’aia della cascina dove vivevamo, guidati
dalla fisarmonica, <l’organì come ‘n
diss che a Pezaze>, ma andavamo anche fuori dai campi,
poche volte per la verità. Forse ho dimenticato di
dire che al nostro vettovagliamento e alla cucina di noi ci
pensava una di noi stesse, così dicasi anche delle
pulizie; eravamo perciò, necessariamente, autonome
e vivevamo <söl nost paiù>, pagliericcio
fatto di stoppie e foglie delle pannocchie di granoturco.
Eravamo giovani, forse sprovvedute, però ci facevamo
valere soprattutto nei confronti delle mondine del posto,
e se vuoi sapevamo anche vivere di espedienti. Un giorno,
infatti, una di noi fingendo di essere in grado di leggere
la mano, il futuro, riuscimmo con convinzione ad imbrogliarle.
Essendoci accordate precedentemente, una di noi, Ester Sedaboni,
si mise a leggere la mano a molte iniziando da una di noi
di Pezzaze e, ovviamente, in virtù dell’accordo,
l’interessata ebbe una risposta soddisfacente dalla
Ester in merito al proprio futuro così che le altre,
le locali, fecero a gara per conoscere ognuna il proprio.
Le malcapitate mai si resero conto della burla o tranello
in cui erano cadute. Ester ha fatto la mondina, credo, per
sedici o diciassette anni. Sarebbe interessante sentirla assieme
anche alla Anita Maffina, sposata Buscio”. [Pezzaze,
20 agosto 1998].
ANITA Antonia MAFFINA di Pierina
Piardi
La famiglia da cui discende la nostra ANITA (1928),
a partire dal padre Beniamino Maffina (1904-1944) sposo di
Pierina Piardi (1904-1975) figlia di Battista o Giovan Battista
(1883 – 1946) del fu Francesco dei detti Sgàlmèr.
Infatti, all’Anagrafe antica di Pezzaze possiamo leggere
e riscontrare quanto segue per la famiglia di Battista Piardi
(1883) fu Francesco, rispettivamente nonno e bisnonno materni
di Anita:
1. PIARDI BATTISTA fu Francesco e di Caim Annunciata. Capo
famiglia. Contadino. Pezzaze 7 febbraio 1883. Coniugato nel
1904.
2. FERRAGLIO RACHELE di Abramo e fu Piotti Angela. Moglie.
Casalinga. Pezzaze 14 marzo 1882. Coniugata nel 1904.
3. PIARDI PIERINA di Battista e di Ferraglio Rachele. Figlia.
Scolara. Pezzaze 14 settembre 1904. Coniugata Maffina Beniamino
il 12 dicembre 1926. (Da quello di Mondaro, passa al foglio
di f. di Stravignino 27/s, in conseguenza del matrimonio).
4. (…). (…) – Omissis. (Da Foglio di famiglia
n. 41 del Comune di Pezzaze per la casa ubicata in via Stravignino
57, redatto all’inizio del secolo XX, con annotazioni
sino al 20 febbraio 1930).
Per i fratelli della nostra ANITA Atonia partiamo dalla di
lei madre, Pierina PIARDI sposata Maffina, seguendo i dati
forniti, a suo tempo, da Anita.
PIERINA PIARDI di Battista o Giovan Battista (1883) e di Rachele
Ferraglio. Nasce il 14 settembre 1904. Sposa Beniamino Maffina
(13 settembre 1904 – 30 settembre 1944) ed ha sei figli:
Antonia Anita (19 agosto 1928), Modesto (29 agosto 1933 –
12 luglio 1994), Arturo (20 agosto 1937 – 1 dicembre
1984), Egidio (17 giugno 1940), Cesare (6 ottobre 1942), Beniamina
Dolores (16 ottobre 1944). Antonia Anita sposa Giuseppe Buscio
ed ha due figli: Dario e Germana. (…). (…). –
Omissis. Pierina Piardi muore il 7 ottobre 1975.
[Per conoscere la Genealogia completa avvalersi della pagine
del primo e del secondo Volume I PIARDI pubblicati, rispettivamente,
l’anno 1998 e 2000].
Ora veniamo alle parole ascoltate dalla viva voce di ANITA
Antonia MAFFINA – BUSCIO figlia di Pierina Piardi dei
detti Sgàlmer; racconto annunciato ed auspicato dalla
nostra ROSA PIARDI, anch’ella Mondina, come abbiamo
letto dalle prime righe di questa pagina.
Nell’incontro del 16 ottobre 1998, nella sua casa di
Pezzaze detta zona Fanfani ANITA Antonia MAFFINA racconta
della monda alla risaia e della sua vita in casa di Pierina
Piardi, sua madre. (Glossario: Pierina Piardi – Vol.
II – I PIARDI, anno 2000).
Anita Antonia Maffina (1928), vedova di Giuseppe Buscio, racconta:
““Sulla mia vita niente di bello perché
<… ho sèmpèr laurat! So sèmpèr
stada desfürtünada>. Mia mamma è
una Piardi. Mi ha messo al mondo, questo è il più
bel ricordo unitamente all’amore che lei aveva per mio
padre Beniamino. [Dal Registro dei battesimi leggiamo: “Maffina
Beniamin filius Antonii et Viotti Theresiae, anno 1904 sept.13,
hora 18; levatrice Piardi Serafina. Battezzante Schivalocchi
Parocho il 17 sept.; madrina Olivari Catharina in Maffina
Angelo (…)”. Successivamente, con nota a margine:
“Sposato con Piardi Pierina il 27 Dicembre 1926”.
(Per l’atto di battesimo di Pierina Piardi vedi Capitolo
I Piardi nati a Pezzaze – Registri dei Battesimi, anno1904,
famiglia annotata col soprannome Piàrcc. In Vol. primo
I PIARDI].
(Mia madre, Pierina) Da ragazza ebbe a lavorare sempre come
contadina, dotata di carattere molto severo e schietta. Il
loro insegnamento ci è stato di grande aiuto per condurre
una vita onorata e dignitosa. Vivevamo in un rustico, la cascina
dei Maffina, quella di Domenico fratello del nonno. Dopo la
morte dello zio Domenico improvvisamente … ci troviamo
in mezzo alla strada.
I parenti e la gente, in principio mi hanno anche aiutato
dal momento che mio padre è morto a soli quaranta anni
con cinque figli e l’ultima è nata sedici giorni
dopo la sua morte. Si può immaginare lo stato d’animo
di mia madre Pierina. Io ero la prima, si era ‘poveri
in canna’, non avevamo niente. A sedici anni ho dovuto
rimboccarmi le maniche per aiutare la mamma ad allevare noi
sei fratelli dal momento che lei si era ammalata anche in
conseguenza dell’ultimo parto.
Da principio: scoppia la guerra, noi eravamo con la famiglia
a La Thuile al confine con la Francia, poiché papà
lavorava nelle miniere di quella zona. Questo lavoro che se
da una parte gli consentiva l’esonero dal servizio militare
inevitabilmente lo legava al posto in quelle terre per noi
lontane. Voleva andarsene dalla zona di guerra così
gli zii di Pezzaze gli ottengono, molto fortunatamente, il
trasferimento conservando contemporaneamente l’esonero
a condizione che continuasse a lavorare nelle miniere della
Valle Trompia a Pezzaze. Diciamo che è stato fortunato
e così fa. Ha trentotto anni e già quattro figli,
solo che vive poco tempo dopo il suo ritorno a Pezzaze tanto
che il 30 settembre del 1944 muore dopo essere stato per parecchio
tempo ricoverato all’ospedale ‘sfollato’
di Manerbio ove tutti i giorni mia madre, ‘grosa come
la lüna’, per la gravidanza, da Pezzaze lo andava
ad assistere, facendosi trasportare, almeno durante il ritorno
dai camion della Todt i cui autisti si erano resi di compassione
vedendola tutti i giorni.
La mamma era disperata quando conobbe la natura del male di
cui era affetto mio padre, sperava sempre che guarisse, per
il bene che gli voleva. Infatti, i miei genitori non erano
marito e moglie ma continuavano ad essere due fidanzati tanto
si volevano bene. L’amore tra i miei genitori rimarrà
un esempio difficile da imitare e difficile da trovare. Loro
due si adoravano.
E’ finita la guerra, papà non c’è
più, ci dovevamo arrangiare, io per prima anche per
gli altri miei fratelli. Su alla montagna (sopra Pezzaze)
vi erano delle grandi cataste di legna pronte per fare il
carbone; nei boschi era difficile trovare legna, i monti erano
spogli. La gente aveva provveduto durante la guerra per procurarsi
legna da ardere per la famiglia e da vendere. Questi legni
delle cataste dovevano essere trasportati in paese ed io con
altri, non potevi certo soffermarti sul fatto che eri donna,
portavo la legna a spalle, molti chili in spalla, camminando
a piedi nudi, si entrava nell’acqua dei ruscelli e poco
importava se fosse stato inverno.
Si andava anche in Valle Camonica, per mezzo del Colle di
San Zeno, a piedi, alla raccolta delle castagne, senza mai
sapere dove andavi e che gente si poteva incontrare. E d’inverno
cercavo, come ho fatto, qualche precaria occupazione nelle
officine di Lumezzane, dedite alla coltelleria e posateria.
Quando era il momento sono andata anche alla monda del riso
e così per tanti anni cambiando più posti.
Come ho detto i miei anni di gioventù li ho passati
a svolgere i lavori che ho detto molto pesanti e così
tutti gli anni a secondo del momento e della stagione. Quello
poi della monda del riso è senz’altro uno dei
lavori più pesanti forse peggio della miniera per certi
versi. All’inizio sono stata presso piccoli padroncini
di risaia, appena finita la guerra, e ci si rubava il lavoro
senza contratto. Andavo in Lomellina, zona del pavese, e anche,
ma solo una volta, a Vercelli, una zona molto più fredda.
Nel pavese invece sono stata in diversi posti. Il terreno
in cui le mondine lavoravano non era certo arato e vi erano
tutte le stoppie della precedente coltivazione ed inoltre
per rendere la terra fertile scaricavano nelle immense pianure
dedicate a risaia gli scarichi ed ogni altro… Così
noi chiamate alla monda e al trapianto dovevamo infilare le
mani in quel terreno prestando attenzione alle radici della
piantina da trapiantare. La giornata iniziava molto presto
e alle nove ti portavano un panino, da mangiare con quelle
mani … La fortuna era che avevo diciotto anni e cantavo
sempre, ero contenta nonostante tutto, anche perché
prendevo bene … per la famiglia. Le mani erano, però,
spesso, insanguinate e molto rovinate. Il lavoro necessitava
prestare attenzione, infatti, bisognava distinguere le piantine
vere da quelle false (pavis) da scartare non essendo produttive.
La sentivi la differenza, questa piantina era liscia, mentre
quella del riso era ruvida. Noi mondine di Pezzaze eravamo
molto apprezzate per il nostro lavoro tanto che i capi della
monda ci facevano fare tutti gli argini della risaia. <Chèle
dè Pezaze iera brae dè laurà!>.
Con me le mondine di Pezzaze erano tante, diverse anche di
Mondaro: la Gelsoma e sua madre che fungeva da capa, la Ninetta
mamma dell’Elidio. Si andava alla risaia su chiamata
ed in base allo stato di bisogno della famiglia. L’ultimo
anno sono andata pur sapendo di essere gravida di mia figlia,
bisognava! Mio marito Giuseppe non lo sapeva, non glielo dissi,
lo avevo detto solo a mia madre Pierina. Come si faceva a
rimanere a casa … avevo bisogno di soldi per la mia
famiglia ed anche perché avevo qualche ‘nido’
da sistemare. Ero però sicura di dove sarei andata,
del posto quanto del lavoro che mi avrebbero fatto fare. Sapevo
che mi avrebbero dato un posto buono. Andai ma subito qualcheduna
di noi se ne accorse del mio stato e fece la spia, forse anche
a fin di bene, per me e per la creatura. Ero ancora ai primi
giorni della stagione di monda quando mi chiama il Conte,
uno dei tenutari della risaia. Ciò dopo che io ebbi
partecipato ad una gara di lavoro tra mondine bresciane e
milanesi. Là eravamo più di mille di diversa
provincia d’origine. Le ragazze che erano con me sentendomi
chiamata si misero a piangere pensando ‘ora la mandano
a casa’. Il Conte: ‘Signora io non posso mandarla
a casa perché sono tanti anni che lei lavora qui da
noi e oltre che brava è sempre stata volenterosa. Tuttavia
non lavorerà più qui, in pieno campo; non ha
coscienza?’ Io rispondo chiedendo il perché
… non ho ucciso nessuno! Il Conte: ‘Chi lo
sa? Poteva anche ucciderlo! Io so, signora, che lei è
incinta’. Rispondo ringraziando, vorrà dire
signor Conte che non farò più gare tra di noi
mondine. ‘No, non basta’, osserva il
Conte, ‘lei starà dietro e passerà
i mazzetti alle mondine, non perderà la giornata, comunque
non si accovaccerà più’. No, rispondo,
ma io non farò più gare ma voglio continuare
il mio lavoro come tutte ed anche starò più
attenta <… ma me ‘l lèca c…
non lo faccio>. Sono sana, non sento nulla, perciò…
Questo gesto di gentilezza del Conte tenutario ancora lo ricordo
e apprezzo. In questa tenuta del pavese condotta da tre fratelli
Conti in Robbio di Lomellina “Colli Vignarelli”,
tutte le ragazze ci andavano volentieri poiché eravamo
ben trattate, voglio dire con un po’ di umanità,
ma io ci andai sino a ventisei anni e poi dietro l’insistenza
di mio marito cessai questo lavoro. In questa contea ci han
lavorato mia madre ed i miei fratelli Egidio, Arturo e Dolores
Maffina. Voglio ricordare che mi sono sposata il 21 gennaio
ed il maggio seguente vado alla monda rattristata dal pensiero
per mia madre sofferente. Sì, sono tornata all’indietro,
ma era necessario questo inciso, per ricordare mia madre Pierina
dei Piardi.
La vita di risaia non era certo stata così in ogni
località in cui siamo andate, anzi, in molte la sporcizia,
col pericolo di malattie virali, era sempre in agguato. Noi
andavamo perché eravamo giovani convinte che ciò
bastasse per superare ogni pericolo ed anche perché
eravamo temprate da lavori di montagna già pesanti.
Noi ragazze dedite alla monda si viveva in una grande camerata
(camarù) sotto le tegole. All’arrivo della tradotta
dopo un giorno di viaggio, per prima cosa prendevamo il nostro
sacco di tela che avevamo al seguito e lo riempivamo di paglia
per farci il pagliericcio nel nostro posto assegnatoci. Il
lavoro, come ho detto, era pesante in tutti i sensi. Eravamo
assicurate solo per le ore del mattino, <‘l picaa
zo el sul!>. Ma ne lavoravamo otto o dieci e così
per i quaranta giorni della stagione ma tante volte ci fermavamo
anche per cinquanta cinquantacinque giorni come richiedeva
il ciclo più completo della monda. Inizialmente, come
cibo prendevamo quello che ci davano: un cremino e la minestra,
due o tre panini ed al mattino il latte. Integravamo poi,
chi poteva, con quello che potevamo portare da casa: salame
e formaggio. Così facevano soprattutto tra noi mondine
<‘chele del mut chè le ghera re el strachì
o el formai nostrà …’>. Nonostante
tutto come ho detto io ero allegra e ci facevamo forse coraggio
cantando e cantavo, forse anche bene. L’azienda in cui
sono andata nel pavese, in Lomellina, compiva tutto il ciclo
produttivo del riso, sino all’insaccamento. Solo ultimamente
quale compenso in natura ci davano anche un chilo di riso
al giorno, perciò quaranta chili a stagione, per poi
tribolare, potete immaginarlo, nel trasportarlo a casa, sulle
tradotte e durante i cambi di treno, tram ed anche magari
nell’aiutare le altre più deboli o con meno voglia.
Mio marito Giuseppe a cui piaceva tanto il riso, lo voleva
infatti due volte al giorno, un bel giorno, come ho detto,
non mi consentì più di andarci.
I ragazzi della Lomellina credevano che le ragazze mondine,
soprattutto le bresciane, fossero tutte uguali, di facili
costumi …
Alla risaia forse ho lavorato nove anni, ma come contribuzione
ne ho riscontrato solo cinque. I miei figli hanno visto con
me, quando è arrivata in casa la televisione, più
volte il film ‘La risaia’ di Riso Amaro. Osservavano
e vedevano questo mondo come un qualcosa di impossibile, forse
inumano. Per fortuna che sono cambiati i tempi e le risaie,
o almeno il lavoro delle mondine, è risultato superato.
Giuseppe, mio marito, è morto quasi vent’anni
fa, nel 1979, faceva ogni lavoro, tutto per sua capacità
ed ingegno, infatti non aveva studiato. Ancora in tempo di
guerra sapeva riparare le smagliature delle calze da donna,
si ingegnava nella riparazione degli orologi, delle motociclette,
delle lavatrici, degli apparati elettrici, è stato
infatti anche elettricista capo allo stabilimento Redaelli
di Gardone V.T. Mio figlio Dario nel lavoro e nell’ingegno
è come suo padre””. (All’incontro,
intervista, interviene Carla Piardi di Milo dei Mafé).
Achille G. Piardi, il giorno del funerale di ANITA, racconta.
Incontrai Anita, così tutti la chiamavamo, per
la prima volta nel 1997 in Pezzaze, poi il 16 ottobre 1998,
indi il 31 gennaio 1999, in occasione dell’incontro
in Gussago dei Piardi “Catanì”- quando
venne a rappresentare i Piardi detti Sgalmer o Sgalmere. Ancora
nel giugno del 2000 in Pezzaze durante il Raduno Giubilare
Universale dei Piardi. La vidi e la visitai alcune volte nel
corso dei successivi anni. Fu bello parlare con Anita Antonia,
sempre cordiale la sua accoglienza, l’atmosfera assumeva
colori più sfumati quando faceva brevi cenni alla vita
familiare, sua e degli avi; ultimamente, qualche volta, ho
chiesto di Anita a sua figlia Germana. Anita mi parlò
subito, anche di Battista e poi, più tardi, mi fece
avere una nota del 1946 (scritta dal vicentino Virginio De
Roit, commilitone di Battista) riferita allo zio Battista
(Amedeo Battista, 1917 - 1943) Piardi dei Sgalmer, trucidato,
con altri, in Sicilia dalla forza di sbarco americana, il
14 Luglio del 1943, nella strage di Aeroporto Santo Pietro
– Caltagirone (Sicilia); argomento di cui si occupò,
ampiamente, la stampa locale e nazionale nell’estate
– autunno 2004, lo storico e scrittore Alfio Caruso,
lo storico Gianfranco Ciriacono ed altri. Clamore che indusse
la Procura Militare di Padova prima e quella di Palermo poi
ad avviare indagini sull’eccidio. Oggi 20 settembre
2008, termino il ‘ricordo’ di Anita con le sue
parole in dialetto di Pezzaze, inizio della conversazione,
del 16.10.1998. << “Sulla mia vita niente
di bello perché … ho sèmpèr laurat!
So sèmpèr stada desfürtünada.(…).
(…)”>>.
1946. Casaleggio (No). Molte sono le Mondine pezzazesi in
queste zone della coltura del riso; vi è anche Rosa
“de la Costa” Piardi.
Nell’Autunno del 2010 il settimanale
della Valtrompia VALTROMPIASET, in uno dei suoi numeri, pubblica
in anteprima una della tante foto - successivamente proposte
con la pubblicazione “"Raccolta di testimonianze"
relativa al mondo della risaia; editrice acv@acvbs.it ; http://www.valtrompiaset.it/ editata
il 12 Dicembre 2010 -, accompagnandola dalla seguente didascalia:
“La fotografia che questa settimana pubblichiamo è
stata scattata ovviamente in risaia nel 1943 e ci perviene
da Isolina Bregoli (che è la terza a destra nella fila
in alto). Le mondine sono tutte di Pezzaze e, oltre a Isolina,
nell’ordine, si riconoscono anche Cilì Bregoli,
Esterina Bregoli, Carolina Piardi e Ida Richiedei. Letta attentamente
la didascalia ed osservatala la foto cui la stessa fa riferimento,
noi Piardi, immediatamente, osservammo e comunicammo a nostri
lettori delle Newsletter dei Piardi: “Isolina Bregoli
è figlia di Faustina Piardi dei detti Brine, poi andata
in sposa a Pietro Gabrieli "Pim" di Pezzaze (per
tanti anni Sindaco della terra dei Piardi)”.
Il 6 Febbraio ed ancora il 23 Settembre dello stesso anno
2011 sollecitammo, con Newsletter, l’attenzione dei
Piardi sull’argomento MONDINE proponendo alcuni flash
sull’operosa e dura attività stagionale delle
Mondine pezzazesi, a cominciare dalle nostre Piardi. Infatti,
indicammo qualcuno dei riferimenti nel sito dei Piardi, quali:
- http://www.piardi.org/vol3/volume3mestieri.htm
1957, Tenuta Gancia/ Casalvallone. Donne di Pezzaze chinate
alla monda ...
1957, MONDINE o Monda riso. 1957, Risaia della Tenuta Gancia
Casalvallone. Le mondine Caterina Zanolini e Olga Rossi da
Pezzaze, compagne di lavoro delle Piardi alla "monda"
…
- http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi.htm
Donne di Pezzaze, mondine l'anno 1938. ...
- http://www.piardi.org/ricorrenze-andati-avanti.htm
Anita Antonia Maffina, deceduta in Pezzaze di Val Trompia
(BS) il 17 settembre 2008; Vedova di Giuseppe Buscio.
Era nata a Carpenedolo di Brescia l’anno 1928, figlia
di Beniamino (1904) e Pierina PIARDI (Pezzaze, 1904) di Battista
(dei detti Sgalmer - Sgalmere) del 1883. (La nonna materna
di Anita, fu Rachele Ferraglio di famiglia originaria di Pezzoro).
Funerata in Pezzaze - Stravignino in Val Trompia, Chiesa di
S. Apollonio, Sabato 20 Settembre 2008; ha officiato Don Fabrizio
Bregoli, Parroco di Collio in Val Trompia, figlio di Merile
di Maria Piardi dei detti Mafé. << ...che la
storia di vita di Anita, che qui, oggi, abbiamo portato innanzi
la misericordia di Dio, aiuti noi tutti ad essere seme fruttifero
caduto sul terreno buono, dando il centuplo per i fratelli
... >>. (Dall’omelia di Don Fabrizio Bregoli,
durante il funerale).
In più, nella giornata del citato
Settembre 2011, proponemmo una foto di Rosa Piardi, detta
de la Costa, che oggi riproduciamo in calce a questa pagina
unitamente ad altre foto di nostre Mondine, di Pezzaze e di
Valtrompia. La didascalia per Rosa in fotografia fu la seguente:
<Nella foto, allegata, la nostra ROSA PIARDI - dei detti
De la Costa -nativa e dimorante in Pezzaze, anche lei più
volte alla "monda" nelle risaie piemontesi e lombarde.
De la Costa, per aver abitato in detta località sui
monti pezzazesi; famiglia originata da Antonio de la Costa:
Pezzaze 1875 e Domenica Balduchelli, ed in 2° voto Antonio
con Margherita Bontacchio (1892-1957). ROSA è, tuttora, componente
del nostro COMITATO "I PIARDI">.
Vedi anche http://www.piardi.org/news2011.htm,
scorrere la pagina sino a: Marzo 2011 e Febbraio 2011.
Della FAMIGLIA PIARDI detta De la Costa
parliamo ovvero accenniamo nelle pagine del sito I PIARDI
(qui indichiamo soltanto alcuni dei link) in:
http://www.piardi.org/persone/p87.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi_adamo.htm
http://www.piardi.org/news/NEWS-sett.2011-MONDINE.pdf
http://www.piardi.org/foglionotizie/N08_OTT2001.pdf
http://www.piardi.org/news/LeMondineFebbraio2011.pdf
http://www.piardi.org/comitato.htm
http://www.piardi.org/ricorrenze-andati-avanti.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N05_LUG-AGO2001.pdf
http://www.piardi.org/incontri/incontri_rodengo.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3emigrazione.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi_sorelle.htm
http://www.piardi.org/vol3/vol3dimore_piazza.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N01_NOV1999.pdf
http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni417.htm
http://www.piardi.org/persone/p88.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N25_DIC2007.pdf
http://www.piardi.org/vol3/volume3mestieri.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N21SpecialeCizzolo2005.pdf
http://www.piardi.org/foglionotizie/N23_Natale2006.pdf
Della FAMIGLIA PIARDI detta Sgàlmer/Sgàlmera
parliamo ovvero accenniamo nelle pagine del sito I PIARDI
(qui indichiamo soltanto alcuni dei link) in:
http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi_sgalmer.htm
http://www.piardi.org/persone/p31.htm
http://www.piardi.org/dicono/sgalmer.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3mestieri.htm
http://www.piardi.org/persone/p72.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N13_DIC2002.pdf
http://www.piardi.org/persone/p50.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi_gipponi.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3emigrazione.htm
http://www.piardi.org/vol3/volume3costumi.htm
http://www.piardi.org/ricorrenze-andati-avanti.htm
http://www.piardi.org/persone/p11.htm
http://www.piardi.org/foglionotizie/N20_MARZO2005.pdf
Dal Giornale della Valtrompia, n. 33 del
5 novembre 2003, proponiamo l’articolo che segue, accompagnatorio
di alcune foto.
Mondine: continuiamo a ricordarle
Abbiamo dedicato ampio spazio, in questi mesi, alle
mondine dell’Alta Valtrompia sulle colonne del nostro
settimanale. È un argomento che appassiona, affascina
e fa sì che la fatica, l’impegno, il sacrificio
di queste donne non vengano dimenticati. Noi con queste testimonianze
dirette abbiamo un importante parametro di confronto con la
nostra vita quotidiana frenetica sì, ma agiata, ricca
di ogni comfort. In questa occasione le fotografie che
volentieri pubblichiamo, ci sono state date dal signor Tullio
Rossi di Pezzaze. Nella fotografia (…) –
che risale al 1938 e ritrae tutte donne di Pezzaze - possiamo
notare, in seconda fila (è la terzultima da dx), la
signora Aquilina Fanti mamma del signor Tullio. La signora
è chiaramente in dolce attesa e, di lì a pochi
mesi dallo scatto, darà alla luce due gemelli, il signor
Tullio appunto e suo fratello Elio. Le due signorine
con le mani vicendevolmente sulle spalle son invece ritratte
nella risaia della Tenuta Gancia Casalvallone: è il
1957 ed a sinistra è Caterina Zanolini, a destra riconosciamo
Olga Rossi. Il terzo documento fotografico risale sempre al
1957 e l’immagine è stata scattata sempre nella
risaia Tenuta Gancia Casalvallone. Chinate alla monda del
riso (da sx a dx) Maria Toninelli 'Gatola', Angela Toninelli
'Mora', Olga Rossi, Lucia Zanolini con la figlia Caterina,
Antonia Viotti, Sila Viotti, Maria Viotti e Colombina Viotti
'Mosca'. (silvì). (Dal Giornale della Valtrompia, n.
33 del 5 novembre 2003)
1957,
Tenuta Gancia - Casalvallone. Donne di Pezzaze chinate alla
monda del riso. (da sx a dx) Maria Toninelli 'Gatola', Angela
Toninelli 'Mora', Olga Rossi, Lucia Zanolini con la figlia
Caterina, Antonia Viotti, Sila Viotti, Maria Viotti e Colombina
Viotti 'Mosca'. (Da il Giornale della Valtrompia, novembre
2003).
Alle "Mondine" Piardi e di Valtrompia è dedicata
la foto di gruppo 'Donne di Pezzaze, mondine l'anno 1938.
(Archivio Tullio Rossi di Pezzaze) ' pubblicata in COSTUMI
MONDINE
o Monda riso.
1957, Risaia della Tenuta Gancia Casalvallone. Le mondine
Caterina Zanolini e Olga Rossi da Pezzaze, compagne di lavoro
delle Piardi alla "monda".
(Da il Giornale della Valtrompia, 5 novembre 2003).
Alle "Mondine" Piardi e di Valtrompia è dedicata
la foto di gruppo << Donne di Pezzaze, mondine l'anno
1938. (Archivio Tullio Rossi di Pezzaze) >> pubblicata
in COSTUMI.
[Marzo 2013. A cura di Achille Giovanni Piardi.
Per la pagina dedicata a: Rosa Piardi - Raza; Anita Atonia
Maffina Piardi – Buscio; con anche: Isolina Bregoli
figlia di Faustina Piardi dei detti Brine, poi andata in sposa
a Pietro Gabrieli "Pim" di Pezzaze; Cilì
Cecilia Bregoli, poi andata in sposa al Maresciallo G. Battista
Piardi dei detti Valì; Esterina Bregoli, Carolina Piardi
e Ida Richiedei e altre MONDINE di Pezzaze e di Valtrompia]
Mondine di Pezzaze, 1938
30 marzo 2017 - 93° compleanno di Rosa
Piardi dei detti La Costa
(Giornale Bresciaoggi, 30 marzo 2017)
Rosa muore il giorno di Domenica 8 ottobre 2017
27 gennaio 2003, pagina 3 - Attualità. Il Giornale
della Valtrompia.
Con GELSOMINA, alla monda del riso
Clicca sull'immagine per leggere l' articolo in formato pdf
1960. Mondine di Pezzaze in un cascina del pavese (Dal Lunario
illustrato di Pezzaze. Anno 2002)
(clicca sull'immagine per ingrandire)
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