Itinerario VALTROMPIA
- Colle di San Zeno e la VAL PALOT per la VALCAMONICA
…e i Piardi
Indice:
> Introduzione
> LA VALLE TROMPIA
> Pezzaze...dov' è?
> PEZZAZE: comune della Valle
Trompia
> Tutte le famiglie di Pezzaze nel
libro I PIARDI!
> LAVONE:
Chiesa di S. Maria Maddalena; sec. XVI. ed anche Lavone e
i Piardi
> Pezzaze: Chiesa di S. Apollonio
Vetere secc. XV-XVI
> AVANO: località e antica
frazione montana di PEZZAZE
> MONDARO - San G. Battista
> ETO di Pezzaze. (Anticamente ETTO).
> PEZZAZOLE: località
e antica frazione di PEZZAZE.
Lasciata la città di Brescia per Gardone V.T, culla dell'arte
armigera sin da prima del 1500, si giunge al Forno fusorio
di Tavernole in Valtrompia, posto sulla riva sinistra del
fiume Mella nei pressi della griglia di sbarramento della
acque, appena fuori dall'abitato; dopo pochi chilometri si
è a Lavone di Pezzaze colla bella chiesa dedicata a Santa
Maria Maddalena posta tra la riva destra del Mella ed il ciglio
dell'antica Strada Valeriana.
Attorno alla chiesa fanno bella mostra i
monumenti ai caduti realizzati su idea e lavoro dell'Alpino,
scultore "Brüsafer" Vittorio Piotti (scomparso alla fine di
settembre 2000), di qui nativo come tutta la sua nota, vasta,
Stirpe di notai, sacerdoti, avvocati, dottori, ingegneri,
ma un tempo cittadino per lunga data di Rodengo Saiano. Attraversata
la Valeriana ci si dirige verso il centro abitato di Lavone,
siamo nei pressi dell'incrocio con via Taverna, storica località
dei lavonesi, sul ponte che varca il torrente Morina si incontra
una bella casa dalla intonsa facciata adorna di attrezzi da
lavoro da fabbro e modellatore del ferro. Sull'ingresso una
bella scritta, in Castellano-Uruguagio, inneggiante alla giovinezza
ed al suo inesorabile, veloce fuggire…
Di fronte, sulla riva sinistra del torrente la vasca in pietra
con due sbocchi di acqua corrente potabile che scende dal
Monte di Mondaro, con
altrettanto significativa scritta in dialetto valtrumplino:
un invito ad abbeverarsi abbondantemente per placare la sete
ed anche ottenere un beneficio come quello "del passar le
acque", con la conseguente quanto impellente necessità …idraulica.
Saliamo poco dopo privilegiando, tra le tante, le indicazioni:
Stravignino e Colle di San Zeno. In località Campradusio (Campradöss),
al bivio affrontiamo a destra il primo dei tornanti che ci
porta al solivo Pezzazole con la sua chiesetta sotto il titolo
di San Giuseppe e subito dopo siamo colpiti da un'ampia radura;
ci troviamo innanzi all'ingresso della miniera Stese, in funzione
dal 1886 chiusa da tempo e riaperta solo da un anno come primo
percorso museale nell'ambito del progettato Parco minerario
dell'alta Valtrompia che comprende siti e vene nei comuni
di Pezzaze, Bovegno e Collio. La "Stese" è così denominata
poiché il suo imbocco è posto nell'antica omonima zona così
citata dalla onomastica pezzazese. In questa area posta tra
le antiche "Loere" da una parte e le "Megue" dall'altra, alle
sovrastanti Stese vivono da sempre alcune famiglie Piardi
tra cui quella detta "Cega Pirle". I visitatori della miniera
si contano, ormai, a migliaia ci dice il deus ex machina della
miniera, l'appassionato cultore, ex lavoratore della miniera
Cesare Enrico Piardi noto a tutti come "Cesarino" dei Quarantì
che non manca pure di farci notare che nei quattro piani della
torre medioevale di Mondaro, l'altra antica frazione di Pezzaze
sotto il limitare del monte omonimo e nei pressi di dove attacca
a salire la Via Romana, il Comune ha deciso di allestire il
museo, già avviato, della civiltà contadina, ove, anche qui,
lo troviamo primo artefice dell'iniziativa e della realizzazione
pratica degli spazi espositivi. Passiamo l'abitato di Stravignino
con la sua settecentesca parrocchiale sotto il titolo di Sant'Apollonio
vescovo di Brescia, dopo il palazzo comunale (in cui meriterebbe
una visita l'encausto, affresco - non affresco, della sala
civica consiliare raffigurante episodi della storia della
Comunità negli ultimi sei secoli) manteniamo la destra e saliamo,
sempre su una discreta carrozzabile, superando il villaggio
di Sant'Apollonio e quello nuovo di Peschadoires in onore
dell'omonimo Comune francese gemellato con Pezzaze dal 1993
il cui presidente gemellare è ancora Cesarino.
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Giungiamo alla vecchia cinquecentesca parrocchiale
di Sant'Apollonio con le sue belle pitture ed ampio porticato
sulla facciata, accanto è ancora in funzione il primo cimitero
dei pezzazesi quando questi erano concentrati quasi esclusivamente
nel sovrastante abitato di Avano che, presto, incontriamo
con la chiesetta dedicata a San Gaetano da Thiene ed ove ancora
funziona ed opera la Vicinìa, assemblea dei Capi famiglia.
Località nota anche perché nella seconda metà del secolo XIX
vi funzionava per opera di Don Viotti
"L'Università di Avano", cosi scherzosamente definita, ma
dalla quale sono usciti preparati e poi noti, eccellenti padri
di famiglia e notissimi sacerdoti: Viotti, Milesi, Piardi,
Bontacchio e altri. Salendo ancora, già abbiamo ampiamente
superato quota 1000, passiamo località quali: Monte di Mondaro,
ove tiene trattoria Franca Piardi; "Baitei", di proprietà
di Secondo Viotti dei Faüstinì, un tipico locale, rustico,
di trattoria con alloggio condotta da Achille, ammirevole
è il lavoro compiuto dallo scultore bresciano Caffetto nella
esecuzione dei bassorilievi di arte contadina e della dura
vita degli abitanti di queste terre montane realizzati nella
portante trave-terzera dell'ampio salone trattoria; nei pressi
si incontra una delle tante fonti di acqua buona di montagna.
Vi è poi: Pratonuovo con le sue piccole cascine o casine per
la lavorazione del latte, citato già nel secolo XVII dai registri
comunali;
Mastale con cascinale un tempo dei danarosi e generosi Piardi
poi acquisita dal Comune di Pezzaze e negli anni '40/50 condotta
ancora dai Piardi, quelli noti come "Gaèi"; il Roccolo col
pesat ed altre belle località tutte poste al sole del mattino
e godenti di un'immensa veduta sulla sottostante Valle Trompia.
Infine si giunge, dopo aver percorso un pezzo sterrato della
rotabile che porta al Colle di San Zeno, ai 1500 metri del
Rifugio PIARDI posto sul declivio delle acque valtrumpline
e della Val Palot. Il bel rifugio è, da sette anni, correttamente
condotto da Aldo Rampini e da sua moglie Jennifer Baker, una
giovane coppia.
Alle pareti vi sono quadri in cui appaiono foto raffiguranti
i vecchi conduttori del rifugio: Giovanni Maria Piardi (1880-1953,
sposo di Maria Onesta Piardi dei detti Cionc) detto il Grillo,
della famiglia dei detti Brine di Pezzaze, sua figlia Diaregina
(1912-1993), del marito di questa Angelo Albino Piardi noto
come "Becalöm", Ida e Agnese
Richiedei figlie di Santina Piardi del Gildo e di altri, anche
malghesi durante un momento di sosta, tra cui Francesco del
1913 noto come 'Giacom di Gaèi' Piardi affittuale del podere,
sulla strada per il Colle, detto Mastal (Mastale), che conducono
i muli durante i trasporti, di legne e altro, sul percorso
da Grignaghe e dalle malghe Fopa e Fopèla verso il rifugio.
Una delle foto ritrae, in primo piano sulla destra, il mitico
mulo del Grillo. L'ideatore del rifugio è il Grillo che negli
anni trenta vende le sue sostanze in Dendo' (secondo l'onomastica:
Lindòs o Nendòss) ove vive, nella valle omonima a nord dell'abitato,
lungo la Morina, dopo 'l löc Giöstachì (dei Viotti detti Frole)
e dal ricavato di 40.000 lire, pagato il debito di 28.000
per "pieggeria" (avallo) prestata da Piardi detto Celvìt (padre
di Fiume) con la restante somma si reca al Colle per realizzare
il suo sogno. Nei pressi, appena sotto, Giovan Maria possiede
il noto Rocol col pesàt (roccolo per l'uccellagione con attiguo
ampio appezzamento), vicino all'altro luogo per l'arte venatoria
il Rocol dol Pret Mastrì - Viotti. In attesa, prende in affitto
il cortile con caseggiato ubicato vicino alle scuole elementari
di Pezzaze.
Il rifugio Piardi viene inaugurato la prima domenica di ottobre
del 1932. Lo costruisce con le sue mani e lo condurrà, con
la figlia, sino alla morte avvenuta nel 1953 e poi lo segue
nell'impegno Diaregina, anch'ella sino ad età inoltrata. Al
rifugio lavorano da ragazzi ed in gioventù tutti i diversi
figli di Giovan Maria, poi sparsi in diverse località tra
cui quelle della Valtellina o lavorando in galleria come è
toccato al detto "'l Nigol" che da ragazzo sapeva
portare una damigiana di vino, ben imbastata, sulla schiena
da Pezzaze Stravignino sino a Rifugio Piardi al Colle di S.
Zeno. Il Grillo è uomo generoso, a lui ricorrevano tutti,
soprattutto per slogature, distorsioni o rottura di ossa;
noto è l'episodio, sovente raccontato, di quella donna di
Palot madre di cinque bimbi che "visitata" le mise apposto
un arto e con un'ingessatura di lì a un mese la rimise all'impiedi
onde accudisse alle pressanti faccende di casa. In guerra
rifiutò di raffermarsi nonostante le favolose profferte da
parte dei superiori militari. Posto, infatti, di fronte al
fatto che sarebbe potuto divenire Capitano, dopo la scuola,
declinò l'invito e alla domanda del superiore diretto che
chiedeva come mai rifiutasse tale alto grado rispose che a
casa poteva rivestirne uno ancora maggiore. Quale ? Lui, per
nulla preoccupato, disse: "a casa sono Re!"; correva l'anno
1918. Sino verso gli anni '80 il rifugio era raggiungibile
che con con una strada pedonale e tutti gli anziani ricordano
Diaregiana che con un asinello carico di barilotti e di sporte
quotidianamente saliva da Pezzaze al Rifugio Piardi, superando
ben più di 800 metri di dislivello.
Alla sua morte (3 ottobre 1993) "la Regina", così la ricordano
a Pezzaze, lascia (Atto del 10 novembre 1992) le sue sostanze,
in primis il rifugio e le circostanti decine di ettari di
bosco oltre al Roccolo per l'uccellagione, al Pio Istituto
Bregoli di Pezzaze, casa di riposo per anziani, avviato a
seguito della volontà testamentaria di Angelo Bregoli grande
benefattore di Pezzaze, mancato ai vivi l'anno 1849. L'unica
condizione posta dal lascito è che il rifugio continui a vivere
come tale conservandone il nome. La lapide posta a destra
dell'ingresso recita, infatti: "Rifugio Piardi
"Durante l'ultima guerra i tedeschi percuotono
il Giovan Maria durante i controlli e i ripetuti rastrellamenti
sulle montagne circostanti. Diaregina è presa e incarcerata
a Canton Mombello, poi liberata nei giorni della conclusione
d'aprile 1945. Dell'ultima gestrice Piardi si ricordano alcune
frasi pronunciate dopo la liberazione: "Siamo venuti su qui
al Cole col papà. Sé cridìa mìa chè l'eres finìda, perchè
tutti ci venivano incontro, i Garibaldini e le Fiamme Verdi,
a farci festa; ma me ga cridìe mia (…) dicevo 'mi mettono
un'altra volta in prigione (…)' ". Durante il periodo della
guerra, anni '40, più volte i Piardi del rifugio sono costretti
a rifugiarsi presso la famiglia Viotti che abita a La Stalletta
venendo rifocillati con polenta e quant'altro disponibile
per i tempi. L'ultima "Ostessa del Rifugio" è insignita del
riconoscimento di "Patriota" nella formazione Fiamme Verdi
Lorenzetti per le località di Pezzaze-Valle Trompia e Colle
di San Zeno. "Diaregina (…) negli anni della guerra e durante
il periodo della Resistenza lavora nel rifugio al Colle di
San Zeno (…). Presta opera di assistenza ai militari sbandati
e agli ex prigionieri in fuga verso la Valcamonica e la Svizzera
attraverso il Passo.
Si occupa dei rifornimenti per le Fiamme Verdi (…)". La ricettività
del rifugio Piardi è costituita da un ampio salone per la
consumazione dei pasti con antistante atrio dedicato alla
mescita delle bevande per i viandanti. Al primo piano sono
tenute le stanze: sei camere per complessivi 15 posti letto.
Aldo, il gestore racconta: "la stagione estiva 2000 è stata
buona, abbiamo lavorato con soddisfazione tuttavia una richiesta-raccomandazione:
vorrei che la gente che qui giunge, forse con troppa comodità
e senza che possa essere operata una selezione…, fosse più
educata nei confronti della natura che fiorisce attorno a
questa bella struttura". Superata la sbarra che delimita l'area
di rispetto, fatti due passi e salito un terrapieno, sino
ove giungono le mandrie al pascolo, già si gode di un bel
colpo d'occhio sulla sottostante valle di Palot con in lontananza
i primi abitati più alti. Per una strada sterrata che entra
in una pineta si può giungere al Casel: caseificio della Comunità
Montana del Sebino condotto da una famiglia camuna. I prodotti
lattiero caseari sono frutto del latte proveniente dalla mandrie
tenute alla sottostante Malga Vivasso e nei dintorni del casello
al Colle, sulle pendici del Monte Guglielmo. In Palot i Piardi
con Andrea Catanì (1799) e i figli di Giovanni Maria suoi
cugini, avi del vivente noto Prof. Andrea Piardi medico chirurgo
angiologo, alla data della prematura morte di Andrea, padre
capostipite di tutti i Piardi di Gussago, avvenuta nel 1854
e lasciando otto figli il primo dei quali ha solo 10 anni,
posseggono ingenti beni boschivi anche in Fraine di Palot
così denominati 'Pezzona' e 'dopo Pezzona'. Dopo breve discesa
siamo a Pisogne ultima località lacustre bresciana della parte
nord del Lago d'Iseo o Sebino. Deviando a sinistra per Costa
Volpino si perviene a Lovere sul lago e da qui per Bossico,
Rovetta, Clusone e la Presolana. In Pisogne inizia, secondo
alcuni, la vera Valcamonica che porta a Darfo Boario Terme,
Capodiponte con le incisioni rupestri del parco di Naquane
a Edolo, Ponte di Legno, Passo del Tonale e la val Vermiglio
con la Val di Sole; ovvero, a sinistra in Edolo, a Passo Aprica
attraversando Corteno - Golgi, patria del Nobel Camillo, per
giungere in Valtellina da Tresenda. Un itinerario che da Brescia,
passando per i Piardi e l'omonimo rifugio al S. Zeno sopra
Pezzaze, la Valcamonica col noto motivo canoro "Noi suonerem
l'armonica" ci porta, passando pel santuario di Madonna di
Tirano ed il Bernina, nella Svizzera di Saint Moritz.
Buon Viaggio.
Achille Giovanni Piardi
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LA VALLE TROMPIA
La Valle Trompia, che dal 1974 è una
Comunità Montana, si estende per 380 chilometri quadrati.
Al 31 dicembre 1998 contava oltre 104 mila abitanti ripartiti
in 18 comuni. Costituiscono l'Alta Valle le comunità
di Collio, Bovegno, Irma, Pezzaze, Tavernole S/M e Marmentino.
La Media Valle Trompia è rappresentata dai comuni di
Marcheno, Lodrino e dai grossi centri di Gardone V.T., Sarezzo,
Lumezzane (Val Gobba), Villa Carcina e Concesio. Appartengono
al territorio delle convalli Polaveno e Brione, nella verde
valle del Gombio, e Caino, Nave e Bovezzo disposti lungo il
corso del Garza. Lo stemma della Comunità di Valle
Trompia, tolto da un esemplare manoscritto degli Statuti di
Pezzaze del 1318, si compone di un fiordaliso sormontato da
un lambello.
Da "Valtrompia da scoprire" a cura della
Comunità Montana Valle Trompia.
Associazione ValTrompiaTurismo, sede operativa di Collio,
tel. e fax 030.927330
Comunità Montana Valle Trompia, Gardone V.T. tel. 030.8912493
Pezzaze...dov'
è?
Val
Trompia in sintesi - La Val Trompia, compresa tra Val Sabbia
e Val Camonica, segue il corso del Mella. Ricca di verde,
vanta importanti stazioni sciistiche e un articolato sistema
museale che, con il Parco delle miniere, valorizza la secolare
attività di lavorazione del ferro, cardine dell'economia
locale.
Rinomato il patrimonio artistico, che comprende opere del
pittore locale Paolo da Cailina. Alla produzione meccanica
e tessile si affianca quella armiera. Molti i prodotti tipici.
Per gentille concessione di BresciaOnLine.
Per conoscere notizie inerenti la VAL TROMPIA - sin dal 1487,
patria d'origine dei PIARDI bresciani:
http://www.bresciaonline.it/Aree/I_comuni_online/Val_Trompia
Clicca per ingrandire!
Pezzaze e quattro delle sue frazioni: Pezzazole (vista da
est), Avano (dall'alto) e Mondaro con Stravignino (da sud-ovest,
zona delle Plagne).
(Le foto sono tratte dall'opera "Pezzaze nella storia
e nell'arte", Vol I, a cura di Carlo Sabatti. Comune
di Pezzaze, anno 1995)
Pezzaze: il Municipio; la Chiesa Parrocchiale,
del sec. XVIII, sotto il titolo di Sant'Apollonio vescovo
di Brescia, (facciata, veduta d'insieme e particolare con
affresco ove il santo "appare" durante l'edificazione
del sacro tempio; interno a navata unica e antico organo suonato
per diversi decenni (sec. XIX e XX) da Raimondo Piardi dei
detti "Cansonète"), in frazione Stravignino.
(Le foto della Parrocchiale sono tratte dall'opera "Pezzaze
nella storia e nell'arte", Vol II, a cura di V. Rizzinelli
con C. Sabatti. Comune di Pezzaze, anno 2000)
Dal Vol. I "I PIARDI, Appunti per la
storia del casato"
Pubblicato il 26 luglio 1998 annunciando il 200° dalla
nascita di Andrea Piardi Catanì da Pezzaze (1799 - 1999):
PEZZAZE:
comune della Valle Trompia, in provincia di Brescia,
ove è sorto il ramo bresciano della famiglia Piardi. Da questa
località triumplina parte la famiglia Piardi (Piardei/Catanì)
per Gussago nell'epoca 1830/1832 (?). Pezzaze dovrebbe derivare
da pèsh = voce lombarda per pino selvatico. In dialetto Pesase
o Pedade - in latino Pesatiarum.
Comune della media Valtrompia, si estende
sulla destra del fiume Mella dal fondovalle (dove, alla confluenza
del torrente Morina con il Mella si trova Lavone), per vallette
minori, dossi e brevi pianori fino alla cerchia di alture
che comprende i monti: ad ovest il Colle di San Zeno (m. 1434)
e il Monte Mondaro (m. 1148), a nord ovest la Colma di S.
Zeno (m. 1660), a nord il Monte Campione (m. 1827), a nord-est
la Punta Castel Vanil (m.1208), a est il Monte Gardio (m.
876), assieme ad altre alture quali Pradalunga, la Pergua,
il Dorso Trovetto, Gandine ecc.
Le località più alte sono Monte Pezzaze, Avano, Savenone,
discosto i Canei, mentre, su un pianoro molto ondulato, sorgono
gli abitati di Stravignino, Mondaro e Pezzazole. Stravignino
che è sede del comune e della chiesa parrocchiale si trova
a 625 m., e a 34 km da Brescia. La superficie comunale è di
21,08 kmq. Dal paese si sviluppano belle passeggiate che per
castagneti e boscaglie conducono: al Colle di S. Zeno che
congiunge la Valle Camonica, al Monte di Mondaro, alla Cascata
del torrente delle Selle, alle miniere della società Terni,
al Monte Gardio, al Monte Guglielmo e alla Madonna di Bovegno.
Nel secolo XI il nome è Pezaze, nel secolo XII Pesage, nel
secolo XIII, Pezarius.
Alla voce lombarda pesh, circa l'esatta etimologia del nome
del paese si pensa più facilmente pino selvatico = abete rosso,
al peggiorativo "pescia", come Pezzo, Pezzeda,
Pezzoro o anche a picea = abete. Si tratterebbe perciò di
un sinonimo di pinete come Pezzazole significherebbe piccole
pinete. Lo stemma raffigura una bilancia, in dialetto: pesa,
del tipo stadera. Abitanti (Pezzazesi) 1426 nel 1805, 1820
nel 1853 e 1526 nel 1861, ma erano, quando i Piardi sono presenti
a Pezzaze, 1040 nel 1493, 1800 nel 1567, 1470 nel 1573, 640
nel 1635 per poi tornare al numero di 1112 nel 1691. Il nomignolo
di "porsèi" = porci, dovuto probabilmente ai molti allevamenti,
ha finito con l'assumere un'accezione dispregiativa, tanto
che bastava che un qualche forestiero lasciasse sporgere dalla
tasca una cocca del fazzoletto che avesse la parvenza di un'orecchia
di maiale perché si scatenasse a Pezzaze una reazione anche
violenta.
Altro nomignolo = patate.
Importanza particolare ha dato a Pezzaze un sentiero preistorico
che collegava Brescia, la Valtrompia e la Valcamonica attraverso
soprattutto il Colle di S. Zeno. A cavallo delle vallette
di Pezzaze e di Meola sopra Bovegno vennero trovati blocchi
di pietra di 2,50 x 1 mq. che secondo i locali non è del luogo
per cui è nata la leggenda che vi siano stati trasportati
da schiavi. La gente giurava che nel luogo venisse adorato
il Vitello d'oro. Paola Piotti ha scritto che "si può dire
che è stato il più importante centro romano dell'alta valle
e il fatto che fosse situato lungo la cosiddetta "strada del
ferro" e così ben collegato con la Val Camonica ha certo contribuito
molto a questo suo ruolo di primo piano". Mentre da Mondaro
al Colle di S. Zeno sono state trovate tracce della accennata
strada del ferro che collegava la Valtrompia con la Valcamonica
della quale Clara Stella ha rimarcato come a testimonianza,
avanzi di antichi muri, forse recinti di accampamenti, o fortilizi
romani sui quali sorsero poi numerose torri medievali.
E' opinione di Mario Mirabella Roberti che si potrebbe far
risalire ad epoca romana la torre di Mondaro. Il Cominazzi,
in alcuni suoi appunti asseriva: "Nel contrada Mondaro ammiransi
gli avanzi di una torre romana"; sopra la porta d'ingresso
esisteva una lapide in cui leggevasi: "Pub. Stravinius e/
Pub. Mondarius / super damnatos ad / metalla". Nessun repertorio
la registra e con tutta probabilità si tratta di un'invenzione
fantasiosa. Ma la tradizione dei damnati ad metalla è più
che radicata fra le popolazioni dell'alta
Valtrompia. E' tradizione che le miniere fossero già attive
nell'epoca romana, che venissero impiegati anche schiavi condannati
"ad metalla". Fino a pochi decenni fa negli Annuari e guide,
Pezzaze veniva presentato perentoriamente come "un'antica
colonia penale romana dei cosiddetti damnati ad metalla".
La leggenda popolare vuole che il sentiero accennato fra la
Valtrompia e Valcamonica sia stato poi percorso dagli schiavi
romani "damnati ad metalla" cioè impiegati nelle miniere di
ferro, schiavi trasferiti a lavorare anche nelle miniere della
Val Palot e che a volte riuscivano, sempre secondo la leggenda,
ad infrangere le catene e a fuggire sui monti dando vita a
minuscole comunità. (...) Accanto ai feudatari rimase e si
rafforzò la vicinìa di Avano e quella formata dai capifamiglia
delle frazioni più basse, Mondaro, Stravignino, ecc. che presero
a riunirsi in Contrada Concilii presso Stravignino, la più
centrale. Rappresentante dei vicini doveva essere quel Diodatus
che nel 1106 cadde a Montichiari in difesa di Brescia. Pesage
poi, come ricorda un'iscrizione del 1122, è una delle comunità
con Cimmo, Marmentino, Collio e Bovegno "comuniter" che sostennero
la costruzione di una nuova basilica plebanale di Bovegno,
edificata dai maestri murari Martino e figli. Avano e Savenone
erano dunque, come osserva Paolo Guerrini, due comuni distinti,
e tali erano pure Eto, Lavone e Mondaro. Queste cinque piccole
comunità, o vicinie, formavano la "universitas" o comune centrale
di Pezzaze, la quale comunità aveva il suo centro religioso
nella chiesa dedicata a S. Apollonio vescovo di Brescia. Nel
1232 Ognabenus de Pesaciis era addirittura rettore di Brescia
e firmava in Padova il compromesso di pace fra Federico II
di Svevia e Brescia.
Nel 1247 il Comune di Pezzaze otteneva in proprio favore due
sentenze. Nel 1318 la Comunità si dava un suo Statuto considerato
fra i primi conosciuti. Fu compilato da dodici capifamiglia
e cioè: Boscha de' Imeldi, Venturino de' Milanti, Alberto
de' Scolari, Giacomo de' Bregoy, Grotino de' Grotti, Lazzaro
de' Fade, Martino de' Rossi, Grillo de' Grille, Giacomo de'
Pinsoni, Ottonello de' Gustanci, Bono de' Crivelle, Peder
de' Zerma. Furono poi aggiunte modifiche ed integrazioni fino
a quando nel 1529 i diciotto rappresentanti delle sei contrade
di Pezzaze sottoposero ad una nuova revisione l'antico testo
latino aggiungendo alcuni capitoli e affidarono al parroco
di Lavone don Giovanni Grote, o Crotti, il compito di tradurlo
in volgare per renderlo più accessibile anche agli amministratori
comunali che non conoscevano la lingua latina. Il buon parroco
di Lavone tradusse il testo latino in una forma che si avvicina
di più al vernacolo bresciano che alla lingua italiana, "in
lingua nostrana" egli scrive nella nota di proemio, forse
per renderlo anche più accessibile e intelleggibile, e compì
il suo lavoro l'anno 1530, avendo egli 45 anni. I diciotto
furono: di Mondèr (Mondaro): Pol de' Bregoli, Peder de' Bregoli,
Martino de' Preti; di Strivigne (Strivignino): Bartolomeo
de' Fegotti, Matteo de' Bonasini, Vincenzo de' Rossi; di Pesazole
(Pezzazuole): Faustino de' Balduchelli, Bettino de' Scolari,
Bertolo de' Zanardini; di Havà (Avano): Gabriele de' Alberti,
Zanocino de' Bontachiè; di Cevenò (Savenone): Matteo (del
Ombe) de Facchini; di Lavò (Lavone): Martino de' Grotti, Peci
de Pagno de' Scolari, Agostino de' Richiedei, Bartolomeo de'
Richiedei, Andrea deì Baldini, Marco de' Richiedei. L'ultima
parte degli statuti riguarda le acque, gli acquedotti, le
strade, i sentieri, ecc. Ma del resto la comunità pezzazese
è tanto forte che nel 1324 Imeldo o Imeldi di Pezzaze viene
designato quale capitano della Valtrompia. Nella nuova organizzazione
amministrativa imposta dai Visconti del 1285 "Pezazio" entra
a far parte della quadra della Valtrompia. Dopo inevitabili
tentennamenti fra Milano e Venezia senza tuttavia che Pezzaze
ne fosse coinvolta più di tanto, nel 1407 si affermava il
potere di Pandolfo Malatesta che per accaparrarsi gli animi
il 7 febbraio 1407 concedeva il privilegio del sale: dal quale
proviene la "carità del sale", per la quale fino a qualche
decennio fa veniva distribuito a spese della Comunità sale
in proporzione alle bocche.
Nel 1426 anche Pezzaze passò sotto Venezia alla quale sarebbe
rimasta sempre fedele, contribuendo fin dai primi mesi a mantenere
al servizio della Repubblica armati in Franciacorta, a Polaveno
e ad Iseo. In compenso il 23 gennaio 1427 disposizioni ducali
venete confermavano il privilegio del sale del Malatesta del
1407. Nel trambusto suscitato dal passaggio del territorio
Bresciano sotto Venezia, Pezzaze vede stanziamenti di armati
certo a protezione delle miniere e nello stesso tempo spedisce
guastatori per riattivare le fosse del Castello di Brescia.
La dedizione a Venezia coincide con un promettente rilancio
economico e sociale che vede fin dal 1426 l'apertura di un
Forno Novo per cuocere il ferro cavato dalla miniere che si
moltiplicano sempre più. Tale sviluppo richiama specie verso
la metà del secolo XV dalla Bergamasca e dalla Valtellina
i lavoranti di legnami e minatori che si stabiliscono a Pezzaze
imparentandosi con famiglie del luogo. Questi "forestieri"
chiedono sempre più di essere coinvolti nella vita amministrativa
e di partecipare pienamente alla vita della comunità. Il 2
gennaio 1486 interviene in proposito il Consiglio generale
che stabilisce che i redditi del Comune siano distribuiti
per due terzi agli originari e un terzo ai forestieri. La
prosperità di cui gode permette al Comune di Pezzaze di accumulare
proprietà non solo nel territorio ma anche fuori, come ad
Ome e a Paderno. Il comune riprende decisamente a progredire
economicamente, spendendo 70 ducati d'oro per acquistare nuovi
possedimenti e, dopo un nuovo episodio di peste del 1484,
tasse e arruolamenti di armati imposti nel 1485 da Bartolomeo
Colleoni e i saccheggi nel 1493, Pezzaze acquista, per poter
assicurare sale, vino o pane alla popolazione, nuovi fondi
nel territorio comunale e ad Ome, Paderno e Passirano. Nel
1454 molti pezzazesi vengono mobilitati per difendere il territorio
della
Repubblica dalle Truppe di Carlo VIII di Francia. Nel 1500
molti altri combattono sotto Cremona contro i Milanesi, altri
ad Asola contro l'esercito pontificio. Per sostenere le spese
di guerra Pezzaze offre l'affitto delle proprietà che ha a
Passirano e Paderno. Durante il secolo XV sono apparse nuove
famiglie e vengono segnati nuovi cognomi come quello dei Bregoli
(citato nel 1446, per un lascito di Francesco Bregoli al Comune);
dei Fada presente nel 1458 con Antonio detto Frottino; dei
Piardi citati con un Giovanni nel 1487 e che poi assunsero
vari soprannomi come Maffecini (1669), Bonassi o Bonassini
ecc.; dei Richiedei (1487). Durante il secolo XVI sono comparse
altre famiglie: Zilberti (1510), ricordata per lasciti, ville,
chiesa di S. Giovanni B. di Mondaro, Rossi (1529), Viotti
(1539), Facchini (1563, detti Carotti), Sedaboni (1585), Porteri
(1594). Una delle presenze più significative è quella dei
Gabrieli detti Bordogni o Bordognoli, e detti anche Scalemberk
che preso il cognome Bordogni, lasciò la V.T. per andare a
Bovezzo, dove si fabbricò un bel palazzo con sontuosa villa,
passata ai Passerini. Agli inizi del secolo XVII Pezzaze è
tra le prime comunità a risolvere il problema della convivenza
fra originali e forestieri sia pure per interessi economici.
Infatti nel 1610 per equilibrare il bilancio i forestieri
vengono invitati ad acquistare la piena cittadinanza con l'esborso
di una somma dai 30 ai 35 franchi per capofamiglia. L'agiatezza
del Comune permise anche lo stanziamento, nel 1617, di 50
scudi all'anno per la celebrazione di due messe settimanali
per i vivi e per i defunti. Non solo, ma nel 1621 il comune
di Pezzaze, nonostante che dovesse pagare il miglio 24 berlingotti
la soma, fu in grado di prelevare 220 some da mandare a Brescia
perché venissero distribuite in Castello. Ma la carestia,
l'insicurezza delle strade, l'incertezza delle autorità venete
si ripercuotono presto anche sull'economia pezzazese. Le miniere
vengono chiuse, il legname rimane invenduto per la crisi edilizia,
le casse del comune si svuotano, costringendo i responsabili
della cosa pubblica a decidere in una seduta straordinaria
del 27 febbraio 1622 di chiedere un prestito al Governo veneto
che infatti concede 2500 franchi da impiegare nell'acquisto
di miglio da distribuire a 3 berlingotti per bocca agli originari
residenti nel Comune. La carestia è così pesante da costringere
parecchi forestieri come i Morzenti, bergamaschi di Chiuduno,
facoltosi commercianti di legnami in Avano, a chiedere la
cittadinanza, ciò che avviene nel 1630 mediante il versamento
di una rilevante somma. Alla saggia amministrazione si mischia
la devozione forse fin troppo fiduciosa. Infatti, per far
fronte alla peste, il Comune indice particolari devozioni
e manda a prendere a Cremona l'acqua della Beatissima Vergine
e l'olio miracoloso della Santità. Dal 3 settembre al 12 novembre
il Comune deve assumere nettezini a 12 gazette venete al giorno.
Per di più alla peste si accompagna la guerra e Pezzaze deve
mandare guastatori a Castenedolo. Il debito del comune contratto
con la Camera Ducale sale nel 1656 a 14.400 franchi e viene
affrontato con prestiti al tasso del 5 per cento dai privati
che sale al 15 per cento dai trafficanti.
Incomincia un periodo di crisi che si protrarrà a lungo ma
che non impedirà il concorso del Comune e della popolazione
alla costruzione della nuova e bella parrocchiale. Si aggiunsero
poi alluvioni e inondazioni che si verificarono specialmente
gravi il 30 maggio 1676, nel 1757, ecc. Il secolo XVIII si
apre sotto la minaccia del passaggio nel 1701 delle truppe
tedesche guidate da Eugenio di Savoia. Il 28 agosto 1701 viene
deciso che "al tocco della campana" si radunino "più armati
che possano" nella piazza di Mondaro per partire al soccorso
dei bagolinesi più direttamente minacciati e per impedire
la penetrazione in Valtrompia da parte delle truppe. Il 21
settembre i pezzazesi vengono mandati a guardia della Forcella
di Gussago. Nel 1704 la Comunità mandava armati alle Trincere
per la difesa della valle. Purtuttavia non mancarono contrasti
specie fra le frazioni, Mondaro e Stravignino, per la rappresentanza
in seno al consiglio. Ancora il 19 luglio 1723 il Consiglio
Comunale di Bovegno nominava due propri commissari per la
delimitazione dei confini con Pezzaze. Ma la situazione economica
si fa sempre più precaria seguendo la parabola discendente
della Repubblica Veneta. I pezzazesi sono infatti fra coloro
che più volte si portano a Brescia per protestare per la mancanza
di pane e per la tassazione sempre più pesante. Tuttavia non
si conosce una particolare presenza di pezzazesi nei moti
giacobini, mentre pesante sarà il contributo di soldati. Nel
1805 Pezzaze entra a far parte del Distretto delle Miniere
avente per capoluogo Bovegno. Nel contempo vengono uniti al
Comune quelli di Pezzoro e di Irma che poi riacquisteranno
di nuovo la propria autonomia. Pur isolato Pezzaze non mancò
di dare un suo contributo particolare alla causa nazionale.
Nel 1833 viene arrestato a Milano, quando la sua famiglia
è già a Rodengo e Gussago, il pezzazese (Andrea) Giovanni
Battista Piardi per aver cospirato contro l'Austria. Condannato
nel 1835 all'ergastolo sconterà un anno di prigione. Proveniente
da una famiglia di patrioti, Livio Piotti partecipa nel 1860
alla seconda spedizione garibaldina in Sicilia. (vedi Garibaldini).
Momenti agitati vive Pezzaze dal 1848, quando bande di renitenti
alle armi e disertori dell'esercito austriaco infestarono
Pezzaze e in genere l'alta valle, terrorizzando le popolazioni
con saccheggi, furti e violenze. Pezzaze ebbe benefattori
fra i quali Annunciata Piardi Viotti (1907). L'inondazione
del 1850 distrusse non solo il mulino di Ajale ma a Pezzaze,
come ebbe a scrivere Angelo Mazzoldi, "il mulino di mezzo
togliendogli in tanta piena l'acqua necessaria, il rio rovinò
ammontando tutto all'intorno ciottoli e ghiaje e gli ubertosi
terreni mutilando e travolgendo". Ma non sono tanto le alluvioni
o altro a pesare sulla vita del paese.
E' soprattutto l'inarrestabile crisi dell'attività mineraria
e siderurgica con conseguenti gravissimi disagi economici
per la popolazione che provocano uno dei primi scioperi che
la storia bresciana registri.
Tutte le famiglie
di Pezzaze nel libro I PIARDI!
I volumi 'I PIARDI' (…) riportano dati
e notizie su tutti i Casati imparentati, nei secoli, con
i Piardi; in particolare con quelli di Pezzaze a partire
dal 1600.
Entusiasmante è il contenuto del registro "Stato di famiglia
1850 -1870" compilato dal parroco pro-tempore di S. Apollonio
di Pezzaze, interamente riprodotto nella parte seconda del
volume II, pubblicato il 4 giugno 2000; sono elencate tutte
le famiglie (tutti i cognomi) esistenti a Pezzaze con l'annotazione
del soprannome allora noto.
Pezzaze, frazione LAVONE: Chiesa di S. Maria Maddalena;
sec. XVI.
Pezzaze: chiesa di S. Apollonio vetere secc. XV-XVI (facciata,
rivolta a Ovest ; presbiterio; abside con soasa del Settecento
in stucco policromo e parziale volta. L'affresco del Cinquecento,
Gesù Crocifisso con ai piedi Giovanni, La Madonna,
M. Maddalena e Sant' Apollonio, funge da pala dell'altar
maggiore).
Costruzione edificata, su progetto concepito
nel 1480-1490, sopra di un assolato dosso sovrastante l'abitato
di Stravignino, all'altitudine di mt. 800 ca, qualche tornante
prima di giungere all'antico abitato di Avano (patria dei
Piardi, frazione di Pezzaze) con Chiesa di S. Gaetano da
Thiene, sulla strada che da Pezzaze conduce al Colle di
San Zeno (Rifugio Piardi). Accanto alla chiesa di S. Apollonio
vetere si trova il caratteristico cimitero di montagna,
posto in faccia a più alte vette, ove riposano molti
degli antichi Piardi. Originariamente S. Apollonio vetere
fu un edificio assai più ampio dell'attule, ben più
di 54 metri di lunghezza e più di 20 di larghezza
(37 passi di lungo e 14 di largo); durante la Visista Pastorale
del Vescovo Bollani del 1567 - 6 settembre, risulta consacrata.
Nel corso della visista pastorale del 2 luglio 1582 il tempio
è così individuato nella relazione dei "visistatori"
per conto di Mons. Dolfin (ammalato): << est sita
versus mane in colle >>.
Chiesa di San GAETANO da Thiene in Località AVANO
di PEZZAZE (Valtrompia - Brescia)
AVANO:
località e antica frazione montana di PEZZAZE è
sita su di un assolato dosso, a circa 1000 metri di altitudine,
sulla carreggiabile (attiva solo dagli settanta del XX sec.)
che da PEZZAZE (capoluogo comunale) conduce ai 1500 mt.
del Colle di San Zeno (rifugio PIARDI) e passo spartiacque
tra la Valtrompia e la parallela Val Camonica (all'altezza
della montano-lacustre località comunale di Pisogne
scendendo la Val Palot che vide, sino alla seconda metà
del Ottocento, in frazione Fraine gli ampi possedimenti
di Andrea Piardi (Pezzaze, 1799) figlio di Andrea (1767)
del fu Andrea da Pezzaze).
<< La chiesa di S. Gaetano in Avano, iniziata attorno
al 1747, venne benedetta dal padre teatino Pietro Rampinelli
di Gardone Val Trompia e aperta al culto nel 1751 >>.
(Cfr. AA.VV. Viaggio in Valtrompia, Brescia 1994, pagina
183; come rip. da Carlo Sabatti in PEZZAZE nella storia
e nell'arte - Dalle origini al 1529. Comune di Pezzaze,
aprile 1995, pagina 207).
San Gaetano, festeggiato il 7 Agosto, fu fondatore
dei Chierici Regolari Teatini, ordine cui appartenne Sant'Andrea
Avellino venerato a Pezzaze ed in Val Trompia.
(Nicola Arbia, curatore del sito www.santandreaavellino.it,
7 agosto 2006).
- Vedi Sant'Andrea
Avellino e i Piardi e sezione 'DICONO
DI NOI'
Vedi anche per Pezzaze e Valtrompia:
> http://www.valletrompia.it/or4/or?uid=esy.edit.deploy&oid=20988
> http://www.valletrompia.it/or4/or?uid=esy.main.index
> http://www.miniereinvaltrompia.it
>
www.comune.pezzaze.bs.it
il sito del Comune di Pezzaze
MUNICIPIO - Via Caduti del Lavoro n. 3 - Tel. 030 9220100
- Fax 030 9220139
e-mail: info@comune.pezzaze.bs.it
MONDARO di Pezzaze: Chiesa di S. Giovanni Battista.
In questa chiesa dell'antica "Terra
di Mondaro", sussidiaria della Parrocchiale intitolata
a Sant'Apollonio, è custodita la pala d'altare eseguita
da Andrea Piardi. Mondaro
è terra dei Piardi: detti Bone de Sante (de la Sancta),
poi anche Quarantì, Celvìit; dei detti Bunì;
dei detti Cansonète; dei detti Brine e di qualcuno
dei detti Mafé. Terra di dimora del Presidente del
"Comitato I Piardi ", 'Cesarino dol Nene di Quarantì'.
Inverno a AVANO di Pezzaze, patria dei Piardi valtrumplini
e bresciani sin dal secolo XV.
(Foto Medaglia in "AB" - Brescia, 4/2006)
MONDARO
- San G. Battista (pala altar maggior chiesa) in MONDARO
di Pezzaze
ETO
di Pezzaze. (Anticamente ETTO).
Chiesa di S. Nicolò; Eto in Pezzaze.
Antico affresco absidale (particolare), Madonna della Misericordia,
secolo XVI. (La foto è tratta dall'opera "Pezzaze
nella storia e nell'arte", Vol I, a cura di Carlo Sabatti.
Comune di Pezzaze, anno 1995).
<< Per il “Santello dei morti della peste di
Eto di Pezzaze” e per la “veneranda Scuola della
Beata Vergine della Misericordia” l’anno 1745
(in Archivio di Stato di Brescia – Bontacchio Antonio,
notaio in Pezzaze, filza 11661, ad diem).
II 23 luglio 1745 messer Benedetto fu Bartolomeo Bertoli
di Eto di Pezzaze nel suo testamento lascia piccole Lire
25 alla veneranda Scuola della BEATA VERGINE MARIA della
MISERICORDIA della CROCE, ordina che sia pagato uno scudo
di piccole Lire 7 “per la spesa da farsi in dipingere
il Santello de’ Morti a Eto” ed istituisce erede
universale la veneranda Scuola di S. Nicolò di Eto
con l’obbligo di spendere l’entrata dei suoi
beni e della sua casa per l’olio d’oliva della
lampada del SS. Sacramento, mentre l’avanzo sia impiegato
a favore dell’altare; se non si otterrà di
avere il SS. Sacramento da conservare nel tabernacolo dell’altare
della chiesa (di Eto), i due terzi delle entrate e degli
usufrutti di detti beni e della casa siano utilizzati per
far celebrare delle messe ed un terzo sia speso per i paramenti
e le candele dell’altare di S. Nicolò predetto
e tutto ciò sia in suffragio dell’anima sua
e dei suoi defunti >>. [“Lascito per gli edifici
sacri di ETO...”. Carlo Sabatti (A cura di). La Pittura
del ‘700 in Valtrompia. Stage s.r.l. - San Zeno Naviglio
(Bs). 1998].
Ma dov’è ETO?
Frazione del Comune di Pezzaze. << “... è
posta sul monte tra Pezzaze e Bovegno...” >>.
Chiesa di ETO. Negli stessi anni in cui si erigeva la nuova
chiesa di Santa Maria Maddalena anche ad Eto veniva riedificata
la chiesa dedicata a San Nicolò, con un impianto
semplice a pianta rettangolare e con abside pentagonale,
coperta da una volta ad ombrello. Nel 1514 come precisa
un’iscrizione il presbiterio venne arricchito da un
ciclo di affreschi attribuibili ai Bascheni di Averaria.
Gli affreschi sono organizzati a mo di polittico, con due
registri: il primo corre in basso, su tutte le pareti, ed
entro nicchie con arco semicircolare accoglie le immagini
di sette apostoli, a figura intera. Alcune figure sono completamente
sbiadite, mentre sono ben visibili e riconoscibili da una
scritta sopra l’arco S. Andrea, S. Filippo, S. Bartolomeo
e San Matteo. Nel registro superiore entro i tre spicchi
a sesto acuto, sono effigiati, S. Rocco e S. Lucia, la Madonna
della Misericordia Incoronata dagli Angeli, ed i SS. Biagio
e Lorenzo.
Madonna della Misericordia Crocefisso ligneo policromo
Il patrimonio artistico cinquecentesco di ETO comprende
anche un piccolo crocefisso ligneo policromo, dall’intaglio
nervoso e sensibile databile tre 1550 e 1570 sicuramente
opera di un intagliatore bresciano. (http://www.valletrompia.it)
- (Pezzaze. Chiesa di ETO)
LAVONE e ETO (Etto) (Parrocchia di) - PEZZAZE.
<< Le memorie storiche di Lavone. Lavone nella relazione
del parroco don Battista Viotti di Pezzaze. Memorie storiche
del 1885. Don Battista Viotti, nella “Relazione dello
Stato della Parrocchia” di Lavone, redatta nell'occasione
della visita pastorale del Vescovo Giacomo Maria Corna Pellegrini
effettuata nell'aprile 1885, dichiara di aver ottenuto la
chiesa parrocchiale S. Maria Maddalena “ai primi di
giugno dell'anno 1882”. La chiesa, “eretta come
Oratorio nel 1343 (esistono relativi documenti), quindi
costituita parrocchia venne consacrata dall' Ill.o e R.mo
Paolo III Zane Vescovo di Brescia nel 1522, e se ne celebra
annualmente la dedicazione la IV^ domenica dopo Pasqua per
decreto 5 settembre 1851 mentre prima era il 17 febbraio”.
Tre gli altari: il maggiore o del SS. Sacramento ed i due
laterali, di cui uno dedicato alla Beata Vergine Maria,
privilegiato in perpetuo con decreto del 9 aprile 1851,
e l'altro a S. Carlo e a S. Antonio da Padova; essi non
sono consacrati. Come dal prospetto allegato, l'entrata
annua della parrocchiale è di 1646,63 lire (tra cui
75 lire circa per i proventi delle elemosine raccolte in
chiesa durante le funzioni sacre, 300 lire circa “per
far cera e paramenti” negli uffici funebri e funerali,
e 100 lire circa per l'elemosina “raccolta nella festa
de’ Morti e S. Carlo” e 66 lire che la Congregazione
di Carità versa “pel Quaresimalista”),
mentre l'uscita è di 1839,76 lire, di cui 343 lire
versate come emolumento al cappellano della cappellania
Lovisetta con 74 messe “obbligate”; 280 lire
che si danno al parroco per la cappellania “di Etto”
con 70 messe “obbligate”; 100 lire per il predicatore
della quaresima o delle SS. Missioni; 24,15 lire date al
parroco “per antico canone”, 166 lire a titolo
di salario “per inservienti alla Chiesa, Sacristi
e Organista”; 144 lire “spese d'Amministrazione-Personale”;
60 lire per spese d'ufficio e “restauri ordinari alla
chiese”; 12,85 lire per “interessi di debito
verso la Congregazione di Carità”; 24,76 lire
per imposte, sovrimposte e tasse della ricchezza mobile
e manomorta; 200 lire per acquisto di cera e manutenzione
degli arredi sacri; 75 lire per l'incenso e l'olio della
lampada; 100 lire per cinque uffici d'obbligo ed altre piccole
spese, e 100 lire per uffici e predicazione “dei Morti
e a S. Carlo”.
Tre sono le cappellanie: la prima, detta “Richiedea
Serotina”, è amministrata dalla locale Congregazione
di Carità ed ha l'obbligo di 208 messe all'anno;
la seconda denominata “Richiedea Lovisetta”,
è amministrata dalla fabbriceria locale ed ha l'onore
di 130 messe all'anno; l'emolumento di queste due cappellanie
è percepito dal coadiutore don Antonio Daffini; con
decreto 12 agosto 1882 - dato lo scarso emolumento e le
gravi spese delle predette due cappellanie - le messe sono
state ridotte a 100 per la prima e a 50 per la seconda fino
all'anno 1886 “prossimo venturo”. Altri piccoli
legati comportano l'onore di 10 uffici anniversari (7 a
carico della fabbriceria, 2 della Congregazione di Carità
ed 1 del beneficio parrocchiale), che “vengono debitamente
ogni anno celebrati”, oltre all'obbligo di altre 24
messe, che la fabbriceria fa celebrare dal coadiutore, così
in tutto ha l'onere di 174 messe e l'emolumento di 820 lire,
da cui deve detrarre 160 lire per l'affitto di casa e 67
lire per le tasse. La “maggior parte dell'anno”
in parrocchia “risiede pure” don Giacomo Sedaboni,
il quale vi celebra sempre e “si presta a servire
a tutte le funzioni ugualmente che il Coadiutore. Nulla
percepisce per questo titolo e non ha obbligo alcuno in
parrocchia. Ha facoltà di confessare e, richiesto,
si presta”. La parrocchia, compresa nella vicaria
di Pezzaze, “si estende per circa due chilometri per
ogni verso e si compone di tre Contrade. La prima Lavone
propriamente detta è il complesso di case nel d'intorno
della Chiesa Parrocchiale con n. 519 anime”, la seconda
“lungi un km. sulla strada provinciale verso Marche
della Ajale” conta 102 anime e la terza, “distante
pure un Km. detta Etto è posta sul monte tra Pezzaze
e Bovegno e numera 67 anime”; queste ultime in totale
sono 688; i comunicati sono 505, i cresimati 558 ed i non
cresimati 130. Oltre la parrocchiale c'è la chiesa
di S. Nicolò, vescovo di Mira, “in ETO con
legati annessi” per il mantenimento di un cappellano
e la celebrazione di 80 messe all'anno “con un reddito
annuale di circa lire 300”. Dall'anno 1869 “a
questa parte” non c'è stato il cappellano in
detta contrada e la fabbriceria parrocchiale impiega gli
introiti predetti nel far celebrare le messe dovute, ridotte
a 70 a favore del parroco di Lavone, dandogli 280 lire all'anno
(come da decreto di riduzione delle messe emanato il 12
agosto 1885, “riferito valituro a tutto il 1886”),
il rimanente “viene erogato per cera, indumenti e
onorario al Sacrista custode”. Don Viotti specifica
di aver celebrato “diligentemente” le messe
predette “sino al presente, recandosi anche quasi
sempre due volte al mese a celebrare in detta Contrada di
Eto come risulta dal Registro per comodità degli
infermi della contrada”, la cui chiesa “è
consacrata essendo stata olim Parrocchia e il 5 agosto di
ogni anno si celebra la Dedicazione recandovisi il Parroco
a cantarvi Messa con relativa omelia. Così pure si
celebra il 6 dicembre la festa del titolare S. Nicolò
con canto di Messa e discorso. Due volte l'anno per sette
o otto giorni vi si conserva il SS. Sacramento, cioè
la Settimana Santa e alla festa del Patrono”. Don
Viotti prosegue così: “Oltre gli accennati
non vi hanno altri allegati, o Cappellanie, o chiese; né
benefici sia semplici che in cura d'anime; non Patronati
o investiti. Gli oneri dei legati e capellanie esistenti,
sono scrupolosamente eseguiti; il patrimonio è amministrato
e conservato da persone commendevolissime per saviezza,
riputazione ed onestà”, rileva don Viotti >>.
(Carlo Sabatti. Da: Il Giornale della Valtrompia. 30.3.2004)
... ...
In tempi lontanissimi, medievali e pre-medievali, Avano
e Savenone erano, come osservava (nel XIX-XX sec.) lo studioso
– storico bresciano Paolo Guerrini, due comuni distinti,
e tali erano pure Eto, Lavone e Mondaro. Queste cinque piccole
comunità, o vicinie, formavano la "universitas"
o comune centrale di Pezzaze, la quale comunità aveva
il suo centro religioso nella chiesa (sec. XV) dedicata
a S. Apollonio vescovo di Brescia.
ETO ((Etto, Et/Het) è ampiamente e diffusamente citato
nella storia delle comunità della Valle Trompia,
anche in merito a rapporti con i Piardi, in particolare
l’anno:
• 1247. (Le “universitas”);
• 1449. (Etto, una delle Contrade alte di Pezzaze);
• 1458;
• 1575. (Peste detta di S. Carlo);
• 1579. (Maffeo Piardi di Pezzaze sposa Giacomina
Martinelli di ETO);
• 1595. (Lascito PIARDI per la chiesa di S. Nicolò
in Eto, ecc.. 1595. Pezzaze. Una tavoletta votiva... . <<
Il 1° di marzo, Gian Antonio Piardi nel testamento rogato
da Gian Francesco Bregoli dispone che siano celebrate le
30 messe di S. Gregorio e lascia 20 soldi planette all’altare
del Corpus Domini, 8 soldi alla scola del Rosario, 5 soldi
all’altare di S. Antonio della parrocchiale di Pezzaze,
10 soldi alla “Beata Vergine Maria della croce di
Cevenon”, alla cui chiesa si dovrà portare
“una tavoletta dipinta” (ossia un ex voto),
e 5 soldi a S. Nicolò di Eto, il tutto entro un anno
dalla sua morte, con l’aggiunta di dodici quarte di
frumento da “esser fatto in pan cotto” che entro
un biennio sarà da distribuire tra i parrocchiani
di S. Apollonio di Pezzaze>>.);
• 1609-1610. (Catastico steso da Giovanni da Lezze
– funzionario della Serenissima in quel di Brescia
e Bergamo);
• 1645. (Francesco del fu Domenico Piotti e Nicolò
del fu Cristoforo di detti Piotti di HETO è presente
alle volontà di Francesco del fu Gio.Antonio Piardi
da Stravignino di Pezzaze);
• 1695. (Francesco e Nicolò Piotti di Heto
sono presenti alle volontà di Francesco Piardi);
• 1696. (Antonio Piotti di Eto è presente alle
volontà di Maffeo Piardi da Pezzaze);
• 1734. (Strada di Eto);
• 1754. (Adunanza della General Vicinia in Pezzaze,
è presente il rappresentante di Eto);
• 1758. (Chiesa di Eto);
• 1799. (Assemblea in Pezzaze con la presenza dei
rappresentanti di Eto);
• 1804. (Lavone di Pezzaze. PIOTTI: famiglia imparentata
con i Piardi. Anche quelli detti ‘Gotardo’ sono
parenti dei Gabrieli detti ‘Pedrali’. Entrambe
le famiglie lo sono dei Piardi). (Reg. Batt. P. S. Ap. P.
– 1804).
• 1824. (I discendenti di Domenica Piotti di Eto sono
figli di Giambattista Piardi della famiglia detta Focol).
(Reg. Batt. P. S. Ap. P. – 1824). I Piotti sono parenti
dei Richiedei, dei Piardi del fu Antonio Pasì q.
Domenico i quali lo sono dei Richetti. (Pezzaze –
Registri dei battesimi);
• Sec. XIX. Vedi, inoltre, in “I PIARDI”
: Amedeo Battista PIARDI (1917) dei “Sgalmer”,
con parentela in quel di ETO, cliccando su http://www.piardi.org/persone/p31.htm
• Vedi, ancora:
o I PIARDI A PEZZAZE, dal Vol.
I
o http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni48.htm
(Affresco di SAN ROCCO a Eto)
o http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni412.htm
(Santuario di Bovegno)
PEZZAZOLE:
località e antica frazione di PEZZAZE. La costruzione
ecclesiastica del sec. XVIII è dedicata a San Giuseppe
e S. Lucia.
Antico ciborio (1729) in legno policromo, opera di Marchiondo
Bonomino,
nella chiesa frazionale dei santi Giuseppe e Lucia in Pezzazole
di Pezzaze.
(foto RAPUZZI, in "AB" - Brescia, 4/2006).
Risale al 28 giugno 1792 l’autorizzazione
vescovile per la costruzione di un oratorio intitolato al
Patrocinio di Maria Vergine e a San Giuseppe nella contrada
di Pezzazole. L’edificio non ha niente di particolare
e dimostra la crisi anche economica che ormai si andava
delineando all’alba della rivoluzione giacobina del
1797. All’interno è collocato il grandioso
ciborio in legno policromo e dorato, firmato da Marchiondo
Bonomino nel 1729 e recentemente restaurato. La pala d’altare
(olio su tela, risalente agli anni 1770 – 1780 circa)
raffigura la SS. Croce e i Santi Giuseppe e Lucia; è
racchiusa in una elegante cornice mistilinea. Sul portale
marmoreo si trovano la data 1814 e l’iscrizione ITE
AD IOSEPH. Nell’archivio parrocchiale di Pezzaze è
reperibile il disegno della sobria cornice marmorea datato
29 ottobre 1814 e firmato da Vincenzo Taddei di Rezzato,
tagliapietra. Sul progetto della chiesa presentato in Cancelleria
vescovile si leggono le iniziale M G, forse relative all’architetto
di Bovegno Matteo Gatta.
http://www.valletrompia.it/or4/or?uid=esy.main.index&oid=48565
In http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni44.htm
vedi:
Giovanni Maria Piardi di Bortolo. Della famiglia soprannominata
Catanì; nato a Pezzaze, Possidente. Pezzaze/Gussago,
†1822. Sposa Maria Piardi ed ha Andrea (1776). Sposa
anche Teresa Calabria. Di lui esiste il testamento datato
5 dicembre 1821 con il quale lascia al figlio Don Andrea
Piardi (1776) le sue sostanze, oltre all'ardore della beneficenza,
e l'usufrutto generale alla moglie Teresa Calabria oltre
ad altro lasciato alle sorelle e agli abitanti della contrada
di Pezzazole. (Testamento allegato come tavola fuori testo
in I Piardi - Vol. I cartaceo, anno 1998).
Vedi anche:
I PIARDI A PEZZAZE in http://www.piardi.org/volume1.htm
Itinerario VALTROMPIA - Colle di San Zeno e la VAL PALOT
per la VALCAMONICA …e i Piardi, in questa pagina.
L’OPERA
DI UNA PICCOLA COMUNITA’
Pezzaze: sono alle finiture i restauri di canonica e oratorio.
In questi giorni (dicembre 2008) sono state installate le
porte di sicurezza a piano terra, idraulici ed elettricisti
stanno completando i loro lavori. Vede il traguardo un’opera
“coraggiosa” della piccola comunità parrocchiale
di Pezzaze, mille anime, guidate da don Giancarlo Pasotti:
l’intervento sulla storica costruzione adibita a canonica
e oratorio. La sua massa domina dal poggio dove insiste
con le sue armoniche linee e quello strano campanile sovrastante.
Si tratta di un edificio risalente alla fine del 400, allora
chiesa di S. Rocco (ecco il perché del campanile)
che nella seconda metà del 700 divenne canonica e
poi oratorio quando si costruì, appena sopra poco
discosta, la nuova parrocchiale attuale dedicata a S.Apollonio.
Un’opera di recupero importante sia per l’impegno
economico (oltre 450.000 €) sia per la delicatezza
dei lavori : “ Si sapeva - spiega don Giancarlo -
che c’erano affreschi, ma non in tale ricchezza, soprattutto
nella parte ad oriente, la vecchia abside: pur ridotti a
“lacerti” (frammenti) rivelano inusitata raffinatezza
tanto da far parlare di mano del Ferramola”.
Quando, quasi tre secoli fa si trasformò l’
antica chiesa in un edificio a tre piani non si andò
per il sottile: le solette tagliarono la testa ad uno splendido
S. Sebastiano, dimezzarono una Crocifissione ecc. I locali
più alti vennero di volta in volta utilizzati come
deposito di arredi ed altro parrocchiale, come scuola, per
il catechismo.
Il pianoterra divenne la “canonica”. Una stanza
nell’immediato dopoguerra era ancora usata come pollaio:
tanto erano grami i tempi…
Nel 67 arrivò parroco don Vincenzo Iora e pensò
all’oratorio: in mezzo a mille difficoltà non
solo economiche trasformò a tale scopo il primo piano,
il secondo in canonica, il terzo in miniappartamenti da
affittare ai villeggianti allora numerosi in alta valle.
Dietro costruì il “parco giochi al coperto”
utilizzato come teatro, ora inagibile come lo era ormai
in modo incredibile la canonica. “Quando - racconta
il parroco - ottenuto un finanziamento della C.E.I. e tutte
le autorizzazioni necessarie sul progetto dello Studio Volta,
cominciammo i lavori mi si rizzarono i capelli: le solette
erano ridotte a niente. Mi venne in mente il terremoto.
Era un “miracolo” di S. Rocco: potevano cedere
in qualsiasi momento magari coi ragazzi dentro”.
Ora, nel pieno rispetto del progetto e richieste della Soprintendenza
, il risultato ottenuto è questo: a piano-terra sala
conferenze, bar, cucina,bagno scala predisposta per l’ascensore;
al secondo piano quattro aule; all’ultimo piano l’abitazione
del parroco, parte pubblica studio e ricevimento, la parte
privata con possibilità di un ospite. In particolare
per dare luce al lato ad oriente e valorizzare quanto rimane
degli affreschi, si è “aperta” l’abside,
e realizzato vetrate continue interne sul suo fronte che
consentono di ammirarli da ogni piano. Il tutto (ca.800
mq., un palazzo) con adeguati servizi ed impianti a norma.
Don Giancarlo è arrivato nel 1999: se si considera
il recupero nella Parrocchiale della antica pala (con data
1757), dello splendido organo Sgritta del 1872 con 1200
canne, e relativa controfacciata dei Boscaì, Pala
di S. Rocco, quadretti della vita di S.Giovanni Battista
a Mondaro, l’arricchimento arredi sacri, i suoi generosi
parrocchiani si sono impegnati per ca.800.000 euro. “Farò
un mutuo -conclude- per recuperare subito il teatro a”sala
della comunità”, poi penseremo agli affreschi.
Devo ringraziare tanti, ma in particolare chi ha “ospitato”nel
senso latino (gratis) me ed i ragazzi per il catechismo
in questi due anni.”
(Edmondo Bertussi).
[Giornale settimanale “LA VOCE DEL POPOLO”-
5.12.2008 (Paesi e parrocchie di Valtrompia)]
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