Pomponesco e
i Piardi
> la storia di Pomponesco
> POMPONESCO, antica patria dei Piardi
sin dal 1500
> Il Castello di Pomponesco
> Alcuni dei Piardi dimoranti in città
> Santi cui è dedicata la Chiesa
Arcipretale di Pomponesco
> I ROSINA con i PIARDI ed i PIARDI - ROSINA, in
Villa POMPONESCO
> I Palazzi ROSINA in Pomponesco
> POMPONESCO: paese dei PIARDI alla presenza
della Comunità ebraica
> Mappa del territorio di Pomponesco nel
sec. XVII
Notize sui LUOGHI dei
PIARDI mantovani, in riva sinistra di PO: POMPONESCO
POMPONESCO, antica patria dei PIARDI sin
dal 1500 (anche dalla fine del Quattrocento). La prima, splendida,
impressione che Pomponesco fornisce al visitatore è
costituita dalla piazza, nel cui fondo, all’inizio del
secolo XIX, si trovava ancora il Castello e il Palazzo del
principe di Pomponesco e sul cui culmine si affaccia il Po.
Tratto da: http://www.ilgrandefiume.com/pomponesco/stm
Leggiamo insieme di come lo scrittore Alberto CANTONI presenta
la sua Pomponesco ai lettori, nel 1904.
<< Siamo in quella punta della provincia di Mantova
dove il Po, raccolte dalla opposta riva le torbide acque dell’Enza,
si getta a un tratto verso settentrione, discendendo per ampio
letto fino allo sbocco dell’Oglio. E’ questo,
per così dire, l’ultimo addio che il regal fiume
volge repentinamente alla catena delle Alpi di dove è
uscito, per poi riprendere come l’aquila romana il suo
cammino contro il corso del sole, e così avviarsi difilato
al mare >>.
La storia di Pomponesco
Il nome, di origine romana,
deriva probabilmente dalla famiglia Pompea; intorno all'anno
1000 fa parte dei possedimenti dei monaci Benedettini di Leno,
dal 1339 entra a far parte dei possedimenti dei Gonzaga e
viene retta da vicari. Nel 1555, alla morte di Carlo Il Gonzaga
che reggeva Bozzolo, S. Martino e Marcaria, Pomponesco è
assegnata al suo ultimogenito Giulio Cesare, ben deciso ad
avere una sua corte che uguagliasse quella dei fratelli e
dei cugini. Il progetto per la creazione della nuova corte
coinvolge l'intero paese che viene riordinato secondo un ben
preciso piano urbanistico: si costruisce così il castello
a pianta esagonale, fulcro di tutto il progetto; circondato
da mura e torrioni è a sua volta il cuore dell'impianto
urbanistico che da quell'area si diparte e crea il paese come
ancor oggi si è mantenuto. Dall'area centrale, ove
oltre alla dimora del signore, sorgevano una piccola zecca
ed edifici di servizio e scuderie, si dipartono, in simmetria
e organizzati in strade parallele, i vari quartieri (ne furono
realizzati solo tre, quello a nord conseguente al giardino
non venne terminato; ora è la via Provinciale). (...).
Pomponesco: panorama della piazza dall’argine del Po.
La sistemazione urbanistica voluta da Giulio Cesare Gonzaga
alla fine del Cinquecento ha come fulcro il palazzo del principe
(poi abbattuto alla fine del Settecento) dal quale si dipartono
le vie sulle quali si sviluppano i terzieri del centro abitato.
(Foto di Alberto Grigoli, nell’opera di Alberto
Salarelli. “La casa rurale nel viadanese – Comunità
e insediamenti alla fine dell’Ottocento nel distretto
di Viadana”. Editoriale Sometti – Mn, Aprile 2001)
Sulla piazza del paese si trova la Chiesa Arcipretale di S.
Felicita e dei S.S. Sette Fratelli Martiri, fatta ricostruire
a partire dal 1339 dal Vescovo di Mantova Gotifredo. La vecchia
chiesa si presume abbattuta contestualmente alla edificazione
di quella attuale, (...) che è a croce latina; la navata
centrale e il transetto sono a tutto sesto con cupola centrale
affrescata; sulle navate laterali si aprono tre cappelle quadrangolari
che presentano un soffitto a cassettoni. (...). Da: http://www.ilgrandefiume.com/pomponesco/stm.htm
Le prime notizie relative a Pomponesco risalgono al II secolo
d.C. Le testimonianze della presenza di una ricca e nobile
famiglia romana di nome Pompea sono attestate dal ritrovamento
di una lapide e di un sarcofago, ora a Mantova in Palazzo
Ducale. Questo dimostra l’esistenza di una dimora della
famiglia, non certo di un nucleo abitato; anche se è
ragionevole pensare che proprio dalla famiglia Pompea deriva
il toponimo Pomponesco. (...). In un documento del 1077 Pomponesco
risulta dominata, insieme a Viadana, dagli Estensi Ugo e Folco,
figli di Alberto Azzo II, confermati nel possesso del territorio
dall’imperatore Enrico IV; per poi passare, nel 1145,
all’Episcopato di Cremona. In quegli anni si moltiplicano
gli interventi riguardanti le arginature del fiume Po e, più
in generale, la difesa dalle inondazioni; fino alla disastrosa
inondazione del 1280, che costringe i comuni di Viadana, Pomponesco
e Dosolo ad approntare la costruzione del cosiddetto “argine
di dietro”. Inizia così l’accavallarsi
su Pomponesco delle dominazioni dei Malaspina, dei Cavalcabò,
dei Persico, dei Bonaccolsi, degli Scaligeri, dei Visconti
ed infine dei Gonzaga. In particolare nel 1339 i territori
passano in proprietà alla famiglia Gonzaga di Mantova,
così come le parrocchie che passano sotto il controllo
del Vescovo di Mantova. (...). In quei tempi Pomponesco si
presenta come un paese urbanisticamente disorganico: gli abitanti,
dispersi in numerosi casolari, erano dediti in particolare
all’attività agricola, alle tele e ai cordami
di canapa, alla concia delle pelli e al piccolo artigianato.
Palazzo ROSINA a Pomponesco.
(Foto di Alberto Grigoli, nell’opera di Alberto
Salarelli. “La casa rurale nel viadanese – Comunità
e insediamenti alla fine dell’Ottocento nel distretto
di Viadana”. Editoriale Sometti – Mn, Aprile 2001)
A partire dalla morte del marchese Ludovico
Gonzaga, avvenuta nel 1478, Pomponesco diventa, come le altre
terre di oltre Oglio, appannaggio dei Gonzaga cadetti di Gazzuolo
e Bozzolo.
L’arrivo nel 1579 del Marchese Giulio Cesare Gonzaga
permette a Pomponesco un innegabile salto di qualità.
Nato nel 1552, educato alle fastose corti di Mantova e Spagna,
Principe del Sacro Romano Impero, uomo del Rinascimento attento
alle opere del più famoso cugino Vespasiano signore
di Sabbioneta; vuole trasformare Pomponesco in una “città
ideale”, (...). Il progetto coinvolge l’intero
paese che viene sconvolto e riordinato secondo un preciso
disegno urbanistico: attorno al castello, che diventa la dimora
del Principe, si sviluppa, simmetricamente, la trama delle
vie e delle piazze. Il progetto e la realizzazione urbanistica
di Pomponesco, insieme a i servizi e ai denari offerti all’Imperatore
Rodolfo II, valgono a Giulio Cesare Gonzaga il titolo di conte
di Pomponesco e l’elevazione, conseguente, di questa
terra in contea. Questa stagione feconda, però, non
dura a lungo: nel 1593 il Marchese si trasferisce a Bozzolo
e, lentamente, Pomponesco perde il suo splendore. In quegli
anni la navigazione fluviale era in crisi (tra le cause ricordiamo
l’infittirsi delle barriere doganali e i ripetuti saccheggi
di truppe straniere) e Pomponesco, che si era attrezzata da
tempo per la gestione di questi traffici, ne avverte da subito
le conseguenze.
Dopo la dominazione gonzaghesca, che dura fino al 1708, il
territorio di Pomponesco passa sotto il dominio austriaco
fino alla fine delle guerre risorgimentali, se escludiamo
l’intervallo della Repubblica Cisalpina e del Regno
Italico napoleonico. Pomponesco, con le terre del distretto
di Viadana, passa alla provincia di Cremona (visto che la
città di Mantova era rimasta all’Austria), per
poi tornare sotto la giurisdizione di Mantova nel 1866. Tra
il 1700 e il 1800 il traffico fluviale e il commercio delle
granaglie favorisce l’insediamento a Pomponesco di una
nutrita comunità ebraica, (...) tra cui emerge la più
importante famiglia ebraica di Pomponesco: i Cantoni.
Sacerdoti PIARDI di Pomponesco: clicca sul link di "Pastori
d'anime" http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3pastori.htm
Maggiori notizie cliccando qui: http://www.ilgrandefiume.com/pomponesco
Altre notizie su POMPONESCO e le altre località rivierasche
di PO mantovano,
terre dei PIARDI, in questo sito:
INCONTRI (8 maggio 2005)
http://www.piardi.org/fn/N20_MARZO2005.pdf
e su MANTOVA e i PIARDI:
bresciani e mantovani
http://www.piardi.org/persone/p18.htm
http://www.piardi.org/opera/volume1.htm#mantova
http://www.piardi.org/persone/p19.htm
http://www.piardi.org/persone/p22.htm
http://www.piardi.org/persone/p21.htm
http://www.piardi.org/persone/p45.htm
http://www.piardi.org/persone/p17.htm
http://www.piardi.org/opera/volume2.htm#fam
http://www.piardi.org/opera/volume2.htm#A
http://www.piardi.org/opera/volume3costumi.htm
http://www.piardi.org/incontri/incontri_caxias.htm
Pomponesco: Piazza e portici gonzagheschi sul lato est dirimpettai
di quelli in cui sorge la Parrocchiale, posta al centro di
altri lunghi ed ampi porticati.
Situata nel cosiddetto Bassopiano Mantovano sulla sponda sinistra
del Po, a 23 m. slm e a 41 Km da Mantova. Sono fiorenti la
pioppicoltura, la produzione di cereali, ortaggi, frutta e
foraggi; allevamento bovino e suino; industre del legno e
della carta.
POMPONESCO, antica
patria dei Piardi sin dal 1500 (...anche dalla fine del Quattrocento)
Nel 1555, alla morte di
Carlo Il Gonzaga che reggeva Bozzolo, S. Martino e Marcaria,
Pomponesco è assegnata al suo ultimogenito Giulio Cesare,
ben deciso ad avere una sua corte che uguagliasse quella dei
fratelli e dei cugini. Il progetto per la creazione della
nuova corte coinvolge l'intero paese che viene riordinato
secondo un ben preciso piano urbanistico: si costruisce così
il castello a pianta esagonale, (...). (...). La prima, splendida,
impressione che Pomponesco fornisce al visitatore è
costituita dalla piazza, nel cui fondo, all’inizio del
secolo XIX, si trovava ancora il Castello e il Palazzo del
principe di Pomponesco e sul cui culmine si affaccia il Po.
(Tratto da: www.ilgrandefiume.com/pomponesco - non più
attivo)
top
Di
particolare interesse la vicenda del Castello di Pomponesco
Secondo una tradizione storiografica oggi
ampiamente superata, Giulio Cesare Gonzaga avrebbe fatto realizzare
il progetto urbanistico di Pomponesco a Giovan Battista Bertani:
il più conosciuto architetto del Cinquecento a Mantova
dopo il sommo Giulio Romano. Questa ipotesi non è in
realtà suffragata da alcuna fonte, basti pensare che
il Bertani muore nel 1576, mentre Giulio Cesare si trasferisce
a Pomponesco nel 1579. - Vedi (°*°*°).
Allo stato attuale delle conoscenze storiografiche risulta
sconosciuto il nome dell’architetto come delle maestranze
che hanno realizzato il
progetto. Il piano era a reticolato con l’ordinamento
romano del “Cardo Maximus” (vale a dire da nord
a sud) per gli edifici gonzagheschi e le piazze, mentre le
vie e le case degli abitanti erano orientate sul “Decomanus
Maximus” (vale a dire da est a ovest). In base alla
nuova planimetria molte case erano state abbattute tra le
continue proteste della popolazione, che si era rivolta al
Duca di Mantova Vincenzo I con una famosa lettera del 16 ottobre
1584, oggi conservata presso l’Archivio Gonzaga. I fabbricati
consistevano in un quadrato di terreno di circa 16.000 metri
quadrati, di cui oggi non si vedono che i resti fatiscenti
di due scuderie, circondato da ogni lato da un fossato con
l’ingresso a ponte levatoio di fronte alla attuale piazza
ed era munito di quattro torrioni agli angoli, all’interno
vi era la residenza privata del Principe. Il palazzo principesco
era a pianta esagonale con sei torrioni, al cui interno si
trovavano scale, loggiati e porticati di particolare pregio
e ricchezza. mentre una porta a nord dava accesso ad un vasto
giardino circondato da un alto muro. Vi erano anche abitazioni
per cortigiani, alloggi per i soldati e per la servitù,
scuderie, un teatro, una chiesa col titolo di S. Andrea e,
dal 1583, una zecca dove furono coniate monete oggi assai
rare.
(°*°*°). L’arrivo nel 1579 del Marchese
Giulio Cesare Gonzaga permette a Pomponesco un innegabile
salto di qualità. Nato nel 1552, educato alle fastose
corti di Mantova e Spagna, Principe del Sacro Romano Impero,
uomo del Rinascimento attento alle opere del più famoso
cugino Vespasiano signore di Sabbioneta; vuole trasformare
Pomponesco in una “città ideale”, anche
se la planimetria delle piazze e della residenza del principe
presenta più analogie con le realizzazione urbanistiche
di Gazzuolo e di San Martino dell’Argine. Il progetto
coinvolge l’intero paese che viene sconvolto e riordinato
secondo un preciso disegno urbanistico: attorno al castello,
che diventa la dimora del Principe, si sviluppa, simmetricamente,
la trama delle vie e delle piazze. Il progetto e la realizzazione
urbanistica di Pomponesco, insieme a i servizi e ai denari
offerti all’Imperatore Rodolfo II, valgono a Giulio
Cesare Gonzaga il titolo di conte di Pomponesco e l’elevazione,
conseguente, di questa terra in contea. Questa stagione feconda,
però, non dura a lungo: nel 1593 il Marchese si trasferisce
a Bozzolo e, lentamente, Pomponesco perde il suo splendore.
(...). www.ilgrandefiume.com/pomponesco
Pomponesco: piazza principale che si protende sino all'argine
di PO,
con chiesa di "S. Felicita e Santi sette fratelli martiri"
e monumento ai caduti.
top
Alcuni dei Piardi dimoranti in città (dati a partire
dal sec. XVII) :
- 1697. Pomponesco. “L’Ecc.mo Sig.r
Dottor Lodovico Piardi”, sposato alla “Sig.ra
Anna Maria Mazzuchini”, detiene, da almeno trent’anni,
la Condotta medica di questa Comunità posta in riva
sinistra di Po. (Registri dei Battesimi, anni dal 1665 al
1697).
- Secolo XVIII. Don Franciscus e Don Felix PIARDI "Patrimoniatus"
in Pomponesco. http://www.piardi.org/vol3/volume3pastori.htm
- 1715. Banzolo Vitelliane (Banzuolo di Viadana) in Parrocchia
di Pomponesco
(Diocesi vescovile di Cremona).
Alcuni dei Piardi qui dimoranti:
In Banzolo Vitelliane. In domo propria habitant
Baptista, Stephani Ferrari fil: ann: 45
Anna Maria, q.m Dominici Piardi Rosina fil: uxor: ann: 33
Maria Catharina, eorum fil. ann: 11
Maria Angela, eor. fil. ann: 6
Stephanus Joseph, eorum fil. ann: 3
Dominicus, eorum fil. ann: 1
In Banzolo Vitelliane. In propria domo habitant
Joseph, q.m Joannis Piardi fil: ann: 52
Ursula, M.a q.m Francisci Maria Porcelli fil: Vid. an: 40
Franciscus eorum fil: ann: 10
Dominice Barbara eorum fil: ann: 3
Barbara Maria q.m Julij Francini (Franzini ?) fil. Vid: ann.
69
In Banzolo Vitelliane. In propria domo habitant
Joannes, q.m Francisci Piardi fil. Vid: ann: 67
Dominicus, q.m Jacobi Bagliardi (?) fil. ann: 33
Camilla Joan. Piardi fil: uxor: ann: 28
Anna Margarita, eorum fil. ann: 5
Barbara, eorum fil. ann: 3
Jacobus Franciscus, eorum fil. ann: 0
In Banzolo Vitelliane. In propria domo habitant
Domenica, q.m Joannis Pagliari fil. Vidua ann: 51
Ioseph, q.m Michaelis Piardi fil. ann: 27
Elisabeth, Caroli Zannoni fil. uxor, ann: 23
Angela, q.m Michaelis Piardi fil. ann: 22
Joannes Bapta, q.m Michaelis Piardi fil. an: 15
In Banzolo (...). (...) >>.
(Stato delle Anime della Parrocchia di S. Felicita e
dei Sette fratelli SS. Martiri in Pomponesco, anno 1715)
Antico Porto di Pomponesco secolo XVII (Prima
metà del Seicento). Archivio Gonzaga, b 90-25. ""Si
osservi la "casa-torre": perduto ormai ogni valore
difensivo, rimane una struttura fortemente simbolica che identifica
in maniera peculiare il complesso abitativo curtense"".
(Foto di Alberto Grigoli, in Alberto Salarelli. La casa rurale
nel viadanese. Ed. Sometti (MN), anno 2001). Si nota, in alto
al centro in verticale, la nota "Via Di Mezzo o Meggio",
confine tra Pomponesco e Viadana.
Pomponesco e Banzolo sotto Viadana (sec.
XVII- Prima metà del Seicento). (Archivio di Stato
di MN. Archivio Gonzaga, b. 90-25). (foto di Alberto Grigoli.
Alberto Salarelli in La casa rurale nel viadanese. Ed. Sometti
(MN), anno 2001).
Banzolo, oggi Banzuolo di Viadana; da sempre
per metà (sino alla Via di Mezzo o Meggio) sotto la
giurisdizione parrocchiale di Pomponesco e l'altrà
metà dipendente da Viadana. E' accertata la presenza
dei Piardi nella metà est, sotto la giurisdizione spirituale
di Pomponesco.
Pomponesco (sec. XVII). Archivio di Stato
di MN, Archivio Gonzaga, b. 90-25 (prima metà del sec.
XVII). <<Case rurali del territorio di Pomponesco. I
portici in paglia e legno, addossati alle strutture murarie,
sono gli antecedenti delle successive strutture in laterizio
che andranno a comporre la caratteristica tipologia della
casa rurale viadanese a elementi giustapposti>>. (foto
di Alberto Grigoli. Alberto Salarelli in "La casa rurale
nel viadanese". Ed. Sometti (MN), anno 2001)
top
SANTI
MACCABEI e Santa FELICITA. Sette fratelli martiri [morti nel
168 avanti C. (?)].
Santi cui è dedicata la Chiesa
Arcipretale di POMPONESCO
Al 1° agosto il martirologio romano riferisce:
"Ad Antiochia, la Passione dei Sette ss. fratelli Maccabei,
martiri, che soffrirono con la loro madre, sotto il re Antioco
Epifane. Le loro reliquie, portate a Roma, furono deposte
nella Basilica di S Pietro in Vincoli".
La loro storia è narrata nel II Mach. 7; ai sette fratelli
è dato il nome di MACCABEI, soltanto dal libro che
ne parla. Il II Mach. è un riassunto della storia,
redatta in greco da Giasone, un giudeo di Cirene che scriveva
poco dopo il 160 a. C., in cui si narra la persecuzione subita
dai Giudei fedeli, ad opera di Antioco IV Epifane; in particolare,
il martirio di Eleazaro (cap. 6) e quello dei nostri martiri
(cap. 7). La narrazione del cap. 7 è ripresa e assai
ampliata nell'apocrifo IV Mach.
Ecco i punti salienti di II Mach. 7: "Sette fratelli,
arrestati insieme con la madre si volevano costringere a prendere
le carni proibite di porco... Uno di essi, fattosi portavoce
di tutti, disse: "Che cosa vorresti domandare o sapere
da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le
leggi paterne".
Il re, fatti arroventare i padelloni e le caldaie, comandò
di tagliare la lingua, scorticare il capo e mutilare le estremità
a quello che si era fatto loro portavoce, mentre gli altri
fratelli e la madre stavano là a guardare. Quando quello
fu cosí completamente mutilato, dette ordine di gettarlo
sul fuoco, mentre ancora respirava... Condussero quindi il
secondo al ludibrio; anch'egli subí a sua volta il
supplizio come il primo. Giunto però all'ultimo respiro
disse: "Tu, genio furioso, ci strappi dalla nostra presente
vita: ma il Re del mondo farà risorgere all'eterna
risurrezione di vita noi che siamo morti per le sue leggi".
... Alla loro richiesta, il terzo mise fuori subito la lingua
e stese avanti le mani coraggiosamente, dicendo con fierezza:
"Queste membra le ho ricevute dal cielo e per le sue
leggi non ne faccio conto alcuno, ma spero di riaverle nuovamente
da lui".
... Morto anche questo, martoriarono il quarto con le stesse
torture. Sul punto di morire, disse: "it preferibile
morire per mano degli uomini e avere da Dio la speranza di
essere un giorno da lu; risuscitati. Per te certamente non
ci sarà risurrezione alla vita".
... Il quinto condotto alla tortura, fissando il re, disse:
"Tu hai un'autorità tra gli uomini e, pur essendo
mortale, fai quello che vuoi; ma non credere che la nostra
razza sia stata abbandonata da Dio. Quanto a te, abbi pazienza
e vedrai come la sua grandiosa potenza tormenterà te
e i tuoi discendenti". Similmente per il sesto... Rimanendo
il piú giovane. il re Antioco non solo lo scongiurava
con le parole, ma lo assicurava anche con giuramenti di farlo
insieme ricco e invidiabile, di averlo come amico e di affidargli
uffici governativi, aualora avesse abbandonato le patrie leggi.
Siccome il giovane non gli prestava minimamente attenzione,
il re chiamò la madre, esortandola a farsi consigliera
di salvezza per il giovanetto.
Dopo tanti ammonimenti, ella accettò di persuadere
suo figlio. Chinatasi su di lui, per scherno del crudele tiranno,
cosí disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi
pietà di me che ti ho portato in seno... che ti ho
educato... Ti prego, o figlio, di osservare il cielo e la
terra e di mirare tutte le cose in essi contenute e di dedurne
che Dio non le ha fatte da cose preesistenti, e che il genere
umano ha la stessa origine. Non temere questo carnefice, ma
accetta la morte, mostrandoti degno dei fratelli, affinché
io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli al momento
della misericordia".
Stava ella ancora parlando, che il giovane disse: "Che
aspettate? Non obbedisco all'ordine del re, ma obbedisco al
precetto della legge data ai nostri padri per mezzo di Mosè.
Tu, però, che ti sei fatto inventore d'ogni male contro
gli Ebrei, non sfuggirai certamente alle mani di Dio. Noi
infatti soffriamo a causa dei nostri peccati. Se per nostro
castigo e correzione il nostro Dio vivente si è adirato
per breve tempo, di nuovo egli si riconcilierà con
i suoi servi. Tu, invece, o empio, non ti esaltare invano—perché
non sei ancora sfuggito al giudizio di Dio che tutto può
ed osserva. Or dunque, dopo aver sopportato un breve tormento,
i nostri fratelli sono giunti alla divina alleanza della vita
eterna; tu invece riporterai dal giudizio di Dio le giuste
pene della tua superbia. Quanto a me, dò anch'io, come
i miei fratelli, corpo e anima per le leggi avite, e prego
Iddio che si mostri presto mise ricordioso verso il suo popolo,
che tu finisca co] confessare, tra prove e flagelli, che solo
lui è Dio; e che l'ira dell'Onnipotente, abbattutasi
giustamente su tutta la nostra stirpe si arresti su di me
e i miei fratelli".
Allora il re, furioso, usò con lui un trattamento piú
feroce che con gli altri, non potendo sopportare lo scherno.
Cosí anch'egli passò da questa vita senza affatto
macchiarsi, pieno di fiducia nel Signore. UItima, dopo i figli,
morí la madre".
La Bibbia non ci dà i loro nomi, né indica dove
si svolse il martirio, fatto loro subire dal re Antioco IV
Epifane; né precisa la data (forse 168; a Ge rusalemme?
).
Generalmente si ammette che essi furono martirizzati ad Antiochia,
tale è, comunque, la tradizione comune delle Chiese
d'Oriente e d'Occidente.
I primi cristiani ammirarono questi valorosi martiri del giudaismo,
precursori dei martiri del Cristo. Il loro culto si diffuse
rapidamente e la loro festa sembra sia stata universale nella
Chiesa verso il sec. V. La storia del culto dei santi martiri
è cosí riassunta dalle Vies des Saints (citt.
in bibl. ). Già appaiono nel Martirologio Siriaco (412),
nei Calendari di Polemius Silvius (448) e di Cartagine (secc.
V-VI), e nell'insieme dei mss. del Martirologio Geronimiano.
Su questi martiri possediamo testi di s. Gregorio Nazianzeno
(PG, XXXV), s. Giovanni Crisostomo, s. Agostino , s. Ambrogio,
s. Gaudenzio di Brescia, pseudoLeone.
Secondo s. Girolamo (m. 420), le reliquie dei sette fratelli
erano a Modin ed egli si meravigliava che fossero venerate
ad Antiochia. L'Itinerarium detto di Antonino (ca. 570) nomina
Antiochia in cui riposano con altri santi e s. Giustina "i
fratelli Maccabei, in tutto nove tombe, sormontate ciascuna
dagli strumenti del loro supplizio".
Il Martirologio Siriaco nomina i Maccabei "figli di Samunas"
ad Antiochia, nel quartiere giudaico, al 1° agosto. I
sinassari bizantini offrono sette nomi e la madre è
Solomonis. Le liste siriache e armena sono differenti. Il
Calendario marmoreo napoletano (sec. IX) congiunge i Maccabei
a una santa EELI.
Con ogni probabilità il martirio avvenne ad Antiochia
dove le tombe furono venerate fino al sec. VI. Dopo il 551
le reliquie furono portate a Costantinopoli e da 11, almeno
in parte, a Roma, sotto Pelagio I (556-561)E' possibile però
si tratti di Pelagio II (579-590) e che le reliquie siano
venute direttamente da Antiochia. Esse comunque si venerano
a Roma, in S. Pietro in Vincoli, chiesa la cui festa titolare
cade in questo stesso giorno, 1° agosto.
Nel 1876 fu ivi trovato un sarcofago a sette compartimenti,
contenenti ossa e ceneri con due togli di piombo recanti iscrizioni
relative ai sette fratelli, del IX sec. (o sec. XV?).
La festa dei sette fratelli Maccabei non è menzionata
nei libri liturgici, sia gallicani, sia romani, eccettuato
il Sacramentario gelasiano; il loro culto sarà stato
forse eclissato dalla festa di s. Pietro in vinculis. (Autore:
Francesco Spadafora . http://www.santiebeati.it)
1 agosto. SANTI MACCABEI martiri.
Maccabei, santi, martiri, sotto l’altare
della confessione di S. Pietro in Vincoli vi è un sarcofago
del IV secolo contenente le loro spoglie, che è diviso
in sette scomparti. Rinvenuto sotto la predella dell’altare
maggiore nel 1876, in esso fu trovata una lamina di bronzo
dell’autentica delle reliquie. I sette fratelli: Aber,
Acasfo, Aratsfo, Giacomo, Giuda, Macabco e Macuro furono martirizzati
verso il 168 a.C. e traslati a S. Pietro in Vincoli nel pontificato
di Pelagio I (556-61).
M.R.: 1 agosto - In Antiochia la passione dei sette santi
Fratelli Maccabei Martiri, colla loro madre Felicita, patirono
sotto il Re Antioco Epifane. Le loro reliquie, trasportate
a Roma, furono riposte nella chiesa di san Pietro in Vincoli.
[Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi"
a Roma» di Giovanni Sicari] .
(
http://www.enrosadira.it/santi/m/maccabei )
top
I ROSINA con i
PIARDI ed i PIARDI - ROSINA, in Villa POMPONESCO
Come abbiamo potuto leggere al paragrafo ""Alcuni
dei Piardi dimoranti in città (dati a partire dal sec.
XVII)"" di questa stessa pagina, i ROSINA sono
presenti in Pomponesco sin dai lontani secoli. Sono fedeli
della Parrocchia di Pomponesco dimoranti nella frazione Banzolo
Vitelliane (poi, com'è oggi, Banzuolo di Viadana)
- Diocesi vescovile di Cremona. (Dalla lettura dello
"Stato delle Anime" della Parrocchia di S. Felicita
e dei Sette fratelli SS. Martiri in Pomponesco, anno 1715).
Come si conosce, la "Via di Mezzo" (anticamente
"Via di Meggio") posta perpendicolare al porto fluviale,
che fisicamente divide la comunità Banzuolese allo
stesso modo la separa anche come giurisdizione parrocchiale:
l'una a Pomponesco, l'altra a Viadana (S.Maria al Castello).
Dal ringraziamento dei PIARDI in risposta al
discorso d'accoglienza, in CIZZOLO di VIADANA, del Dott.
Giovanni PAVESI - Sindaco di Viadana. 8 maggio 2005, CIZZOLO
di Viadana - Mantova. 2° Raduno dei PIARDI, riprendiamo:
""(...). Molti PIARDI Pomponescani sono figli di
madre PAVESI, almeno dal 1660; soprattutto quelli col doppio
cognome PIARDI ROSINA. (Rosina dell’antico, attuale,
palazzo ROSINA di Pomponesco). In Pomponesco la gran parte
dei nati PAVESI sono tenuti a battesimo da Padrini del casato
Piardi, sin dalla prima metà (almeno) del Seicento
e viceversa, infatti: << 1645, 19 gennaio. Giulia Piardi
è madrina di Margarita figlia di Pietro Pavesi et di
mad. Pellegrina Mainini >>. Domenico PIARDI sposa, verso
la fine della prima metà del Seicento, Benedetta PAVESI.
Crediamo che il Sindaco Giovanni Pavesi non possa più...
scappare dal connubio piardesco... . Alla fine del Seicento
– inizi del 1700 il cognome di una famiglia di Pomponesco,
quella di CAMILLO diventa, addirittura PIARDI PAVESI, come
quando si battezza il << Signor Francesco Gaetano figlio
del Signor Camillo PIARDI PAVESI>>. (...)."". ...
come per quei Piardi che diventano PIARDI ROSINA.
[Cizzolo di Viadana - Boccabassa di Sabbioni, 8 maggio 2005.
Dal “Saluto al Sindaco PAVESI”, da parte dei Piardi,
in occasione del 2° Raduno universale PIARDI. Maggio,
2005. (A cura di Achille Giovanni Piardi)].
Per continuare clicca in INCONTRI
> CIZZOLO ovvero in LUOGHI
indi su immagine di Viadana.
Vedi anche:
LUOGHI dei Piardi , approfondisci
sulle diverse località legate alla famiglia Piardi. VITA
DA CONTADINI: i PIARDI in Valtrompia, in Franciacorta, (...)
e nel Mantovano.
INCONTRI
8 maggio 2005 in
Cizzolo (Mn)
Un ROSINA da Pomponesco: figura del
Risorgimento italiano fu ANTONIO ROSINA.
<< IL 2º Reggimento Volontari Italiani è
stata una delle dieci unità militari di fanteria del
Corpo Volontari Italiani comandato da Giuseppe Garibaldi che
operò all’invasione del Trentino nel 1866 durante
la terza guerra di indipendenza contro l'impero Austro-Ungarico.
(...) >>.
Vedi, per continuare, in:
http://it.wikipedia.org/wiki/2%C2%BA_Reggimento_Volontari_Italiani
http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Campagna_garibaldina_del_1866
I Palazzi ROSINA in Pomponesco
Il Palazzo ROSINA in Pomponesco, anno 1880,
(foto, in Via Giuseppe Garibaldi)
da
http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN360-01602/
Via Giuseppe Garibaldi. La via principale che da ovest conduce
al centro, ove un tempo vi era il Castello del Principato
pomponescano. (Vedi, sopra, il disegno fotografico del Castello).
Altro Palazzo ROSINA in Pomponesco, costruzione del secolo
XVIII, in Piazza Quattro Martiri.
(foto da http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MN360-01592
)
Piazza 4 Martiri. Ci troviamo nella zona
sud della stessa estesissima piazza edificata a binocolo,
quasi in due corpi distinti. La più grande di Pomponesco,
ove si trova la scalinata di discesa dall'argine del fiume
Po, oltre i due pilastri che definiscono l'ingresso (vedi),vero
ed originario ingresso alla piazza quando gli arrivi provenivano
solo dal fiume. Infatti, stando sull'argine si nota con evidenza
a partire dal secondo corpo di fabbrica...l'apertura a binocolo,
con doppio fronteggiante porticato (secolo XVI), sino alla
sommità della piazza,luogo in cui esisteva il Castello.
POMPONESCO: paese dei PIARDI alla
presenza della Comunità ebraica
Come abbiamo accennato nei paragrafi dei
capitoli precedenti riguardanti la vita di Pomponesco nella
storia, i PIARDI sono parte assai attiva e di spicco nell’ambito
della comunità pomponescana sin dal Cinquecento se
non, addirittura, già dal secolo XV, come testimoniano
le scritture dei Registri canonici della “Chiesa
Parrocchiale dei Santi Sette Fratelli Martiri”.
Famiglia, quella dei PIARDI, comunitariamente ed elitariamente
attiva ed incisiva nei secoli, dal XV al XIX; addirittura,
aldilà delle spiccate professioni esercitate da molti
suoi componenti, imparentati con quasi tutte le restanti famiglie
del paese adagiato lungo il corso di sinistra del Po, nel
cosiddetto Viadanese mantovano anche se soggetto alla giurisdizione
del Vescovo di Cremona. Come non pensare possano essere venuti
a connubbio anche con la consistente realtà ebraica
rappresentata, sino alla fine del Ottocento – inizi
del Novecento, dalla famiglia CANTONI; quella dell’ottimo
scrittore, forse anche poeta, Alberto Cantoni. Scrittore,
poco noto ma importantissimo, di L'illustrissimO e di altri
racconti e romanzi scritti nella seconda metà de secolo
XIX.
<< Alberto Cantoni è uno di quei casi di autori
che non inseguirono la popolarità, ma piuttosto restarono
in disparte, in modo anche un po' eccentrico: "Sì,
me lo dico da me - diceva di sé stesso - io sono uno
di quegli uomini che non si possono amare bene che dopo morti;
lasciatemi questa illusione!". Nato a Pomponesco (MN)
nel 1841, morto a Mantova nel 1904. Il padre Israel era un
ebreo convertito, da cui Alberto ereditò grandi possedimenti,
nel Mantovano, in cui visse per tutta la vita, anche se amava
andare in giro per l'Europa ed aveva moltissimi corrispondenti
in vari paesi. Esordisce come scrittore nel 1875 con quattro
racconti sulla "Nuova Antologia". Successivamente
scrive una serie di racconti e romanzi che pubblica in editori
di poca risonanza. "Un sacerdote dell'inedito" lo
definiva Alberto Musatti sul "Fanfulla della domenica".
Opere principali: Un re umorista (1891), L'altalena delle
antipatie (1893), Pietro e Paola (1897), Scaricalasino (1901),
L'illustrissimo (1904). Ebbe recensioni favorevoli da grandi
nomi, come Pirandello, Croce e Bacchelli, ma l'oblio intorno
al suo nome non si diradò neanche dopo la morte, come
invece forse sperava. C.S. >>.
Pomponesco (Mantova); litorale fluviale del Viadanese mantovano.
Diocesi vescovile di Cremona.
Descrizione dell’antica patria dei Piardi da
parte di Alberto Cantoni, scrittore di fine Ottocento.
<< Siamo in quella punta della provincia
di Mantova dove il Po, raccolte dalla opposta riva le torbide
acque dell’Enza, si getta a un tratto verso settentrione,
discendendo per ampio letto fino allo sbocco dell’Oglio.
E’ questo, per così dire, l’ultimo addio
che il regal fiume volge repentinamente alla catena delle
Alpi di dove è uscito, per poi riprendere come l’aquila
romana il suo cammino contro il corso del sole, e così
avviarsi difilato al mare. Le terre comprese da questa subitanea
svolta del Po non sono belle: sono buone in grandissima parte.
Chi muove sull’argine che tutte le difende, può
bensì vagare cogli occhi dalle nevi del Baldo fino
alle più modeste curve del prossimo Appennino, ma chi
abbandona la riva e si spinge verso terra, deve determinare
il proprio orizzonte valendosi qua d’un albero e là
d’un campanile, e se questo giovi all’ampiezza
ed alla verità della scena è molto facile immaginare.
(...) >>. (Alberto Cantoni)
(A cura di Achille Giovanni Piardi, per le pagine del sito
I PIARDI, Marzo 2011)
Le prime famiglie ebraiche
Le prime famiglie ebraiche arrivarono a Pomponesco nella seconda
metà del ‘600. Tra queste c’era la famiglia
Cantoni, che ristrutturò il palazzo oggi omonimo e
di proprietà degli eredi Benelli. Lì nacque
Alberto Cantoni, noto scrittore, amico di Luigi Pirandello.
Della sinagoga resta la struttura e la visibile cupola. L’asilo
ebraico era intitolato alla benefattrice Giulietta Cantoni
ed oggi è stato adibito a sala civica. Il cimitero
ebraico era stato costruito agli inizi del ‘700, poi
spostato i primi del ‘900. E’ situato all’esterno
del paese ad è raggiungibile percorrendo un lungo viale
che fiancheggia la strada. Molte delle lapidi sono ben conservate.
Per le immagini si ringrazia Andrea Jack Duke
(http://moked.it/mantovaebraica/2010/10/14/pomponesco/).
Pomponesco. Il tetto dell’antica sinagoga.
Pomponesco, Palazzo Cantoni
Pomponesco. Asilo ebraico
Pomponesco, Cimitero ebraico (ingresso)
I GONZAGA nel Mantovano e gli insediamenti
ebraici, anche nei secoli di vita dei Piardi in detti luoghi.
Percorso ebraico. Le comunità ebraiche dell'Oltre
Oglio.
Il rapporto tra i Gonzaga e le comunità ebraiche dell'Oltre
Oglio é sempre stato improntato sulla base di una secolare
tolleranza. In tutti i paesi dominati dai Gonzaga, e particolarmente
nei borghi interessati a questa mostra (“I Gonzaga delle
nebbie”), gli ebrei erano invitati ed accettati, perché
grazie alla loro intraprendenza contribuivano allo sviluppo
economico e culturale dell'intera popolazione. Nelle piccole
corti a cui fa riferimento la suddetta mostra esistono tuttora
molte testimonianze delle antiche comunità israelitiche,
e degne di un curioso percorso ebraico.
Rivarolo Mantovano - Sabbioneta - Pomponesco.
La storia di questi borghi é caratterizzata dalla figura
di Vespasiano Gonzaga; figlio di Luigi "Rodomonte"
Gonzaga, signore di Rivarolo Fuori, egli riordinerà
urbanisticamente Rivarolo ed edificherà Sabbioneta
come sua città ideale. Numerose le vestigia monumentali
ancora esistenti nei paesi. Peculiari le grandi piazze dei
paesi, ampie con i caratteristici porticati all'intorno. Rilevante
la presenza ebraica in questi paesi, con due sinagoghe ancora
esistenti (Rivarolo, Sabbioneta) e due cimiteri ebraici in
ottima conservazione (Sabbioneta, Pomponesco). La Sinagoga
di Rivarolo è situata in Piazza Finzi, ed alcune lapidi
ritrovate nello antico cimitero ebraico e poste in mostra
all'ingresso del cimitero cristiano.
A Pomponesco esiste il cimitero ebraico ottimamente
conservato e tracce dell'antica sinagoga.
In piazza sotto il porticato é posto il monumento ad
Alberto Cantoni, insigne scrittore di origine ebraica e vanto
del paese
A Sabbioneta é stata restaurata da
poco l'antica Sinagoga ed esiste il cimitero ben conservato.
Luogo di culto e di riunione della locale comunità
ebraica, fu edificata nel 1824, su progetto dell’architetto
Carlo Visioli; del 1840 sono gli stucchi della volta, che
sembra una vela gonfiata dal vento, realizzati dall’artista
svizzero Pietro Bolla.
Il tempio venne realizzato nella parte superiore di uno stabile
che faceva parte di un gruppo di case abitate da ebrei. L’interno
a pianta rettangolare, conserva un aspetto solenne; l’arredo
è ancora costituito dai banchi di legno ottocenteschi,
mentre l’Aron è all’interno di un bel cancelletto
di ghisa e ferro battuto ai lati del quale pendono due lampade.
Sul lato opposto colonne in finto marmo sostengono il sovrastante
matroneo. Le pareti sono rifinite a stucco finto marmo di
diversi colori. La volta è sostenuta da una serie di
lesene alle pareti e da quattro colonne che alludono al tempio
di Salomone. [Da “I GONZAGA delle nebbie”. Storia
di una dinastia cadetta nelle terre tra Oglio e Po. (http://www.igonzagadellenebbie.it/territorio/percorsi.html)
“Sabbioneta: festa ebraica di Hanukkàh”.
A Dicembre, in Piazza Ducale a Sabbioneta, si provvede all’accensione
pubblica della lampada di Hanukkàh. Saranno il presidente
e vicepresidente della Comunità Ebraica di Mantova
ad accendere il candelabro e a spiegare il significato della
tradizionale festa ebraica delle luci. La festa di Hanukkàh
(inaugurazione) dura otto giorni e trae le sue radici da un
episodio storico avvenuto nel 165 a. C. quando, a seguito
di un miracolo (durante la riconsacrazione del Tempio una
piccola quantità di olio durò per otto giorni)
fu proclamato che si festeggiasse l’avvenimento, per
tutti i tempi.
Ancora oggi gli ebrei accendono i lumi di un candelabro per
otto sere: la prima si accende un solo lume, poi per otto
volte, si aggiunge un lume in più, accendendo da sinistra
a destra. E’ un evento straordinario per Sabbioneta
che, come già Roma ed altre città, propone la
gioiosa ricorrenza ebraica che bene si affianca all’atmosfera
delle prossime festività di fine anno. La storia di
Sabbioneta, per ben cinque secoli, è stata positivamente
influenzata dalla presenza della comunità ebraica.
La Sinagoga ed il cimitero restano a testimonianza della presenza
di una comunità perfettamente integrata che portò
sempre grandi benefici culturali ed economici alla Città
che oggi l’UNESCO ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
I primi ebrei arrivarono nel XV secolo; successivamente la
Comunità si ampliò e, nella seconda metà
del ‘500, con Vespasiano Gonzaga, raggiunse la massima
prosperità: nasce la stamperia ebraica che diverrà
una delle più importanti per la cultura ebraica in
Europa. La Comunità restò a Sabbioneta anche
nei secoli successivi (la Sinagoga attuale è del 1824)
per poi sciogliersi all’inizio del secolo scorso. Anche
il cimitero è ottocentesco, l’ultima sepoltura
risale al 1936. Nel corso dell’800 nacquero a Sabbioneta
due personaggi ebrei di rilevanza nazionale: il prof. Pio
Foà, medico, divenuto senatore per meriti scientifici
e Giuseppe Ottolenghi, primo ebreo italiano ad essere nominato
generale e in seguito ministro.
La collaborazione in atto da decenni tra l’Associazione
Pro Loco e la Comunità Ebraica di Mantova, finalizzata
alla valorizzazione del patrimonio e della cultura ebraica,
ha permesso che possa essere celebrata in pubblico, per la
prima volta nella città ducale, una ricorrenza fondamentale
per la storia ebraica.
(…) sarà possibile visitare la Sinagoga recentemente
restaurata. (…).[ info@iatsabbioneta.org. Alberto Sarzi
Madidini – Presidente Associazione Pro Loco –
IAT Da: www.viadananotizie.com/.../sabbioneta-festa-ebraica-di-hanukkah.html]
Bozzolo - San Martino dall'Argine - Gazzuolo - Commessaggio.
Il percorso é segnato dal fiume Oglio che lambisce
i piccoli centri dandone fortemente una precisa identità
di terre d'acqua. Feudi gonzagheschi di rilevante importanza,
i paesi sono caratterizzati anch'essi dall'architettura gonzaghesca,
specialmente San Martino dall'Argine e Gazzuolo con grandi
spazi all'aperto; a Bozzolo sono ancora visibili i resti dell'antica
fortificazione con le alte mura; la torre di Commessaggio
é testimonianza tangibile della presenza gonzaghesca.
A Bozzolo é ancora esistente il cimitero ebraico restaurato
pochi anni fa dalla Fondazione Segré. Aperto nel 1798
e recentemente restaurato; conserva antiche epigrafi sepolcrali,
provenienti dal primo cimitero aperto in paese verso la fine
del XVI secolo, quando, in seguito alla cacciata degli ebrei
dal Ducato di Milano per ordine del re di Spagna, a Bozzolo
si raccoglie una comunità di oltre 130 persone, durata
numerosa sino alla fine dell'Ottocento.
[Da “I GONZAGA delle nebbie”. Storia di una dinastia
cadetta nelle terre tra Oglio e Po. http://www.igonzagadellenebbie.it/territorio/percorsi.html].
A Viadana esiste la struttura della Sinagoga
che non é mai stata ultimata, ed il cimitero in cattivo
stato di conservazione. “”La sinagoga di Viadana,
incompiuta nel suo progetto neoclassico ottocentesco ed oggi
dismessa, è situata in via Bonomi 31. Di proprietà
privata non è sede di culto ma ospita occasionalmente
eventi culturali La sinagoga Per secoli la comunità
ebraica di Viadana aveva usata una sinagoga completamente
affrescata che era collocata in un edificio adiacente all'odierna
sinagoga, nell'area del ghetto Di questo oratorio oggi non
restano che cinque stacchi pittorici conservati al Museo di
Viadana Ai primi dell'Ottocento, fu affidato all'architetto
Carlo Visioli, autore della sinagoga di Sabbioneta, il progetto
di una grande sinagoga neoclassica La costruzione, pur giunta
ad uno stadio avanzato, tuttavia non fu mai completata a causa
del declino demografico della comunità locale Della
sinagoga rimane un grandioso ambiente circolare sormontato
da una cupola finestrata. (…)””. (http://www.wikideep.it/sinagoga/).
A Ostiano é esistente il cimitero
ebraico ottimamente conservato, e tracce della Sinagoga in
un edificio in stato di abbandono. [Da “I GONZAGA delle
nebbie””. Storia di una dinastia cadetta nelle
terre tra Oglio e Po. http://www.igonzagadellenebbie.it/territorio/percorsi.html]
Isola Dovarese - Ostiano. Attualmente amministrati dalla provincia
di Cremona, i due borghi vantano una dominazione gonzaghesca
secolare che ne ha determinato le caratteristiche urbanistiche.
Notevole l'ampiezza della piazza di isola Dovarese di chiara
struttura rinascimentale; rilevanti ad Ostiano i resti del
castello gonzaghesco che racchiudeva anche la sinagoga (ora
in pessime condizioni). Esiste tuttora un piccolo cimitero
ebraico.
Ricordiamo che BOZZOLO è, od è stata,
patria dei Piardi, così come si può dire, andando
ancora più a ritroso nel tempo, dall’Ottocento
al Quattrocento: di SABBIONETA, di VIADANA ed, ancora prima,
di POMPONESCO, dal momento che si ha traccia dei PIARDI in
queste terre golenali di Oglio e di Po nonché fra Oglio
e Po sin dai primi anni del secolo XVI se non, addirittura,
dal Quattrocento.
VIADANA vede i Piardi presenti sia presso la centrale Castello
– S. Maria Assunta, nella Parrocchia di S. Pietro e
nella frazione Cizzolo, quanto in quella, forse più
antica, di Portiolo (Porto di Portiolo), porto fluviale, poi
evacuata definitivamente nel 1655 dopo la distruzione procurata
dall’esondazione del Po l’anno precedente 1654.
(A cura di Achille Giovanni Piardi, per le pagine del sito
I PIARDI, Marzo 2011)
“Per una tradizione ebraica mantovana”
(tratto da:)
La prima presenza ebraica a Mantova risale all’anno
1145 quando vi si trasferì la famiglia dello studioso
Abramo ibn (figlio) Ezra, docente che aveva esercitato nel
campo dell’esegesi, della letteratura e della filosofia
prima a Roma e successivamente a Pisa e Lucca. Da allora la
presenza ebraica nel mantovano rappresenta una costante ininterrotta;
le notizie storiche, tuttavia, presentano un vuoto di 229
anni, sino al 1374 quando, come documentato, un gruppo di
Ebrei proveniente dalla città umbra di Norcia, allora
la latina Nursia, si insediò nelle vicinanze del Mincio
nella località oggi conosciuta come “Valle dei
Signori” nei pressi di Barbasso di Roncoferraro. Al
gruppo, inizialmente composto da poche unità, attirati
dalla tranquilla ospitalità e tolleranza che, pur se
non del tutto disinteressata, i Gonzaga avevano manifestato
di saper offrire, si aggregarono in tempi successivamente
ristretti altri nuclei familiari di diversa provenienza.
Vennero pertanto ad essere presenti nel Territorio mantovano,
caso assai singolare, i 3 ceppi della popolazione ebraica
componenti la Diaspora (gli Askenaziti dalla Germania; i Sefarditi
dalla Spagna; gli Italichì, che da Roma si diramano
per le loro attività nell’intera Penisola creando
un esclusivo ceppo tutto italiano, di cui Mantova, nei secoli,
è stata forse la più significativa espressione).
La presenza ebraica nel XV secolo si diffuse sull’intero
territorio del Ducato, con una consistenza demografica complessiva
superiore alle 3.000 unità, rappresentando circa l’8%
dell’intera popolazione. (simili percentuali, escludendo
ovviamente lo Stato d’Israele, sono oggi riscontrabili
solo a New York ed a Los Angeles) e tra il 1500 ed il 1600
furono aperte a Mantova (città) sei Sinagoghe, che,
nella parlata “borghese – ebraico-mantovana”
erano dette “scuole” ed in termini “dialettal-judaici”
più volgarmente “scole”: la “Norsa
– Torrazzo” di rito Italchì nell’attuale
angolo della Banca d’Italia tra le Vie Bertani e Scuola
Grande; la “Porto” di rito askenazita nella allora
Piazetta dell’Aglio (oggi Piazza Concordia ed il Largo
con Via Spagnoli) la “Prima Scuola Grande” di
rito Italchì nell’attuale Via Scuola Grande;
la “Ostiglia” di rito askenazita in adiacenza
alla Sinagoga “Porto”; la “Cases”
di rito misto Sefardita-Italchì nell’attuale
Via Bertani di fronte all’attuale nota “Casa del
Rabbino”; quella detta “della Beccheria”
adiacente alle “Porto ed Ostiglia” di rito askenazita,
così denominata per l’attività e servizio
collettivo di macellazione kasher lì praticata, oltre,
naturalmente alle funzioni religiose. I Gonzaga, spinti dal
desiderio di migliorare tanto la qualità della vita
a corte quanto la propria organizzazione generale, in funzione
del concetto già allora molto radicato del ‘ritorno
di immagine’, offrirono agli Ebreila possibilità
di integrare le loro consolidate attività nei campi
dell’insegnamento, della finanza e del commercio con
altre sino ad allora mai praticate quali: il Teatro, arte
nella quale si riconosce come caposcuola Jehudà Portaleone,
più noto come Leone dè Sommi; la Musica, dove
in assoluto eccelse Salomone Rossi, allievo del Palestrina,
le cui musiche ed opere, che tuttora vengono rappresentate,
costituiscono anche nell’attualità un indiscusso
riferimento culturale che spesso si associa alla musica “monteverdiana”;
la Medicina, dove dalla già elevata dottrina generale,
emerse la famiglia Portaleone, che per decenni eserciterà,
in una sorta di ciclica e naturale eredità tacitamente
imposta dai Duchi, alla Corte dei Gonzaga; l’Ingegneria
civile e bellica, dove si riconosce in Abramo Colorni il massimo
esponente in un periodo di particolare vitalità, intensa
attività e specializzazione del settore; l’Editoria
e la Stampa, arti dove si distinse in particolare il sefardita
Abraham Conat, anche medico ed astronomo, che produsse a Mantova
nel 1474 la prima stampa in Italia in caratteri ebraici.
Le opportunità del Ducato attirarono molti Esegeti
che, oltre a fondare una Scuola Rabbinica di assoluto rilievo,
successivamente consolidatasi a Viadana, Sabbioneta e Padova,
istituirono la maggior centro di ogni epoca relativamente
alla Qabbalàh, con una grandiosa produzione libraria
locale che ancora oggi, con il “Fondo Ebraico”
consistente in oltre 1800 testi conservati nel Centro Culturale
“Gino Baratta” in Corso Garibaldi, eleva Mantova
quale primo riferimento mondiale in materia. Nel 1612, con
la costrizione nel Ghetto delle 408 famiglie ebraiche, iniziò
l’incontrovertibile decadenza accentuatasi poi nel 1630
con il ridimensionamento dell’insediamento coatto in
modo proporzionale al numero dei sopravvissuti ai tragici
eventi della peste e del Sacco dei Lanzichenecchi; un declino
che seguirà quasi parallelamente quello dei Duchi.
Quanto accade nel mantovano altro non fu se non l’onda
lunga dell’intero contesto italiano che a fronte delle
Bolle dei Papi Paolo IV nel 1555, e Pio V nel 1568, seguite
da quelle di Clemente VIII nel 1593 e di Urbano VIII nel 1639,
tese ad isolare la cultura israelita-giudaica e separare fisicamente
(ghettizzare) la popolazione.
Quando il 21 gennaio 1798 Napoleone Bonaparte aprì
i cancelli del Ghetto di Mantova riconoscendo e restituendo
ai “Cittadini Ebrei” i pieni diritti civili (l’emancipazione),
la popolazione continuò a risiedere nella zona, ma
trasformò le proprie attività adeguandole all’esterno:
luoghi di ritrovo, caffè, negozi, botteghe artigiane,
empori di commercio all’ingrosso ed al dettaglio. (…).
(…). Fabio Norsa, Presidente della Comunità ebraica
di Mantova. (…).
Continua in
http://moked.it/mantovaebraica/
Territorio di Pomponesco e Villa di
Banzolo sotto Viadana (sec. XVII- Prima metà
del Seicento). (Archivio di Stato di MN. Archivio Gonzaga,
b. 90-25). (foto di Alberto Grigoli. Alberto Salarelli
in La casa rurale nel viadanese. Ed. Sometti (MN), anno 2001).
Si noti la "Via di Meggio", perpendicolare al Porto
di Pomponesco ed all'Argine Vecchio, che separa nel Mezzo
Pomponesco da "Villa di Banzolo sotto Viadana",
oggi Banzuolo di Viadana. Pur rimanendo sotto la giurisdizione
parrocchiale di Pomponesco.
Anno 1707. Banzolo Pomponisci (Banzuolo di Pomponesco) in
Parrocchia pomponescana di S. Felicita e dei Santi sette fratelli
martiri. Qui vive (Sec. XVII-XVIII) la famiglia di Fulvia
q.m Francesco Piardi, di anni 62 andata in sposa a Francesco
del fu Giovanni Megliorini. (Stato delle Anime in Pomponesco,
anno 1707).
Anno 1711. Banzolo Vitelliane (Banzuolo di Viadana) in Parrocchia
di Pomponesco. Qui vive Camilla Piardi sposa di Domenico Bagliardi.
(Stato delle Anime in Pomponesco, 1711).
POMPONESCO (Viadanese Mantovano), Diocesi vescovile di Cremona.
I Piardi di qui dei lontani secoli assegnavano ai loro figli
il nome del santo martire Giacomo, per accertata devozione
al Santo Giacomo detto il Maggiore. "San Giacomo Maggiore
Apostolo" è, infatti, il titolo della Prevostura
di CIZZOLO (di Viadana) antichissima terra fluviale dei Piardi,
poco discosta da Pomponesco.
Nel 1549 Jacomo del Piardo (Giacomo Piardi) fa battezzare
in Pomponesco suo figlio Stefano; così l’anno
1556, sempre in Parrocchia di Pomponesco, nasce alla vita
cristiana Lodovico figlio di Jacomo del Piardo (Giacomo del
Piardo).
Per la vita dei PIARDI di CIZZOLO e VIADANA vedi:
· http://www.piardi.org/incontri/cizzolo2005.htm
· http://www.piardi.org/incontri/incontri_cizzolo.htm
· http://www.piardi.org/luoghi/viadana.htm
Mappa del perduto Castello di Pomponesco. Il fabbricato era
di pianta esagonale (eccezionale) con sei corpi di fabbrica
attorno al cortile pure esagonale. Il fossato attorno aveva
la forma stellare. Oggi esistono solo i fabbricati lineari
verso la Piazza. (Commento a cura del Gruppo "Dialetto mantovano").
top
|