Dosolo e i Piardi
Notize sui LUOGHI
dei PIARDI mantovani, in riva sinistra di PO: DOSOLO
DOSOLO con, anche, le antiche Comunità
di: Correggioverde e Villastrada. I Gonzaga hanno lasciato
il segno dovunque e Dosolo è stata consignoria, autonoma
da Mantova: lo si vede dai portici e dall'imponenza della
parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio, sia pure rifatta
in anni successivi ma già esistente nel 1473. L'attuale
chiesa è dovuta al camaldolese Paolo Soratini, che
vi lavoro' fra il 1730 e il 1741 (...). (...).
L’argine maestro del Po nei pressi di Dosolo. L’elemento
che un tempo separava il mondo selvaggio del fiume dallo spazio
antropizzato, oggi divide le terre dedicate alla pioppicoltura
a fini industriali dalle coltivazioni agricole della grande
pianura meccanizzata.
(Foto di Alberto Grigoli, nell’opera di Alberto
Salarelli. “La casa rurale nel viadanese – Comunità
e insediamenti alla fine dell’Ottocento nel distretto
di Viadana”. Editoriale Sometti – Mn, Aprile 2001)
Le frazioni dosolesi (Correggioverde e Villastrada)
sembrano far ala al capoluogo comunale: a oriente (cioè
verso Mantova) ecco VILLASTRADA, rifugio nel 1531 degli scampati
ad una rotta di Po a Sacca, oggi capolinea gastronomico. Il
suo boom l'ha avuto nel '700 e lo si vede dalla parrocchiale
di Sant'Agata (1723) che contiene un imponente ciclo di affreschi
del veronese Giorgio Anselmi (di famiglia imparentata con
i Piardi di qui), terminati nel 1793. (...). Anselmi è
l'artista che ha dipinto a Mantova la sala dei Fiumi in Palazzo
Ducale, la cupola di Sant'Andrea, il santuario di San Luigi
a Castiglione delle Stiviere. (...). (...). A occidente di
Dosolo, il borgo di CORREGGIOVERDE, il cui complicato toponimo
è riducibile a striscia di terra coltivata. La parrocchiale
di Santa Maria Assunta (1750) ha una firma importante, quella
di Pietro Antonio Maggi, principe del barocco viadanese. (...).
Dosolo, Villastrada, Correggioverde sono in golena, il Po
è ad un passo, con i pioppeti, gli arenili e il ponte
che collega la riva sinistra lombarda all'Emilia (Guastalla).
Dista da Mantova km. 31; dipende dalla diocesi vescovile di
Cremona. Progressnet Internet Service Provider.
Villastrada di Dosolo. Foto Alberto Grigoli.
""Villastrada rivela nel nome e nella forma dell'impianto
urbanistico l'importanza dell'asse viario come elemento ordinatore
dell'abitato. Le stratae ad Padum collegavano l'interno del
territorio con una testa di ponte o con l'attracco di un traghetto,
sostemi che consentivano a uomini e merci il transito all'altra
riva del Po"". (Alberto Salarelli in La casa rurale
nel viadanese. Ed. Sometti (MN), anno 2001)
Il Comune di Dosolo. www.spiderlink.it/comunedidosolo.html
Altre notizie su DOSOLO e le altre località rivierasche
di PO mantovano, terre dei PIARDI, in questo sito: http://www.piardi.org/incontri.htm
INCONTRI (8 maggio 2005)
http://www.piardi.org/fn/N20_MARZO2005.pdf
VOLUME 3 - DIMORE
e su MANTOVA e i PIARDI: bresciani e mantovani
http://www.piardi.org/persone/p18.htm
http://www.piardi.org/volume1.htm#mantova
http://www.piardi.org/persone/p19.htm
http://www.piardi.org/persone/p22.htm
http://www.piardi.org/persone/p21.htm
http://www.piardi.org/persone/p45.htm
http://www.piardi.org/persone/p17.htm
http://www.piardi.org/volume2.htm#fam
http://www.piardi.org/volume2.htm#A
http://www.piardi.org/volume3costumi.htm
http://www.piardi.org/incontri_caxias.htm
DOSOLO E LA SUA
STORIA, chiese e monumenti
CHIESA ARCIPRETALE
DEI S.S. GERVASIO E PROTASIO (1741) a Dosolo (MN).
Il progetto dell’attuale chiesa arcipretale rimaneggiata
tra il 1731 e il 1741, inglobando parte del preesistente antico
Oratorio di S.Giacomo, è opera dell’architetto
Paolo Soratini da Lonato (frate laico camaldolese), su commissione
dell’allora parroco Don Antonio Mainoldi.
L’interno conserva stucchi, dipinti ed affreschi di
buona fattura. Sono da segnalare, tra le altre, opere degli
artisti Marcantonio Ghislina, Francesco Maria Raineri detto
lo “Schivenoglia” e Giuseppe Bazzani. Recenti
restauri hanno portato alla luce affreschi del XV-XVI sec.
raffiguranti “Madonna in trono” e “Madonna
con bambino”.
Dosolo: CORTE GHIRARDINA (XVI sec) e CORTE GARAGNA(XVI sec)
CORREGGIOVERDE di Dosolo - CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA (1750-1768)
La
chiesa parrocchiale, dedicata a S.Maria Assunta, è
stata progettata ad una sola navata in stile tardo barocco
dal noto architetto viadanese Pietro Antonio Maggi.
L’interno della chiesa è arricchito dalla presenza
di dipinti del bresciano Scotti e del viadanese Morini. Di
particolare pregio l’organo settecentesco. In una nicchia
sono conservate le reliquie di S.Prospero Martire.
La parrocchiale conserva parte degli arredi delle scomparse
chiese di Panguaneta (dedicata sempre a S.Maria Assunta) e
di S. Prospero di Sacca.
VILLASTRADA di Dosolo. CHIESA ARCIPRETALE DI S. AGATA (1724)
Edificata
tra il 1724 e il 1727, sorge dove un tempo si trovava l’antico
Oratorio dedicato a S. Eufemia.
La chiesa fu costruita per volere degli abitanti del luogo,
dopo che nel 1531 la primitiva chiesa di S. Agata di Sacca
venne distrutta da una alluvione del fiume Po, l’attuale
arcipretale fu progettata ad una sola navata dall’architetto
varesino Salvatori.
La chiesa contiene all’interno un importante ciclo di
affreschi, opera del pittore veronese Giorgio Anselmi (1724
– 1779), e due belle tele raffiguranti il “Pianto
delle Marie” e la “Deposizione”, dipinte
da Giuseppe Bazzani (1690 – 1769).
ORATORIO DELLA BEATA VERGINE DELL’ALBERONE (1665).
Secondo
la tradizione l’Oratorio venne costruito come ex voto,
dopo che nel 1660 un possidente del luogo, Giuseppe Bottesini,
vide sospesa su un mezzo arco una immagine della Beata Vergine
Graziosa. Un tempo era consuetudine che gli abitanti di Villastrada
e Dosolo si recassero ogni anno all’Alberone per celebrarvi
il S. Rosario.
L’Oratorio della Beata Vergine è stato per secoli
oggetto di una particolare devozione popolare.
La storia di DOSOLO (MN)
Il nome di Dusno appare per la prima volta
nell’atto con il quale l'imperatore Enrico IV attorno
al Mille, conferma il possesso di chiese parrocchiali a favore
del vescovo di Cremona. Il viadanese A. Parazzi considera
invece come "primo documento autentico", che ne
attesta l'esistenza una pergamena del 1147 nella quale, ancora
a proposito di chiese, si cita più chiaramente Dossolo.
L'importanza di Dosolo nei secoli è costantemente legata
al suo ponte-porto e al suo castello "il quale per la
sua posizione poteva dirsi chiave delle acque padane da noi
e sentinella del nostro territorio".(Parazzi) Al castello,
cinto di fossa, che sorgeva nell'attuale prato depresso, a
fianco della chiesa, "metteva un ponte in cotto, la cui
prima arcata portava una torre con campana e orologio al servizio
della Comunità; dalla torre si discendeva al ponte
in legno, attraversante il fiume". Non sappiamo come
fosse organizzato il castello, ma sicuramente un ufficiale
(castellano o capitano lo chiameranno i Gonzaga), al comando
di un certo numero di uomini, rispondeva della sua efficienza.
La costruzione originaria del castello, secondo lo storico
Ireneo Affò, è opera dei Longobardi. Dagli inizi
del 1200 fino al 1315 Dosolo fu un possedimento dei cremonesi,
i quali, dopo averlo occupato e fortificato vi mandarono anche
una colonia cittadina, per rimediare allo spopolamento provocato
dalle alluvioni e conseguenti epidemie. Nel 1315 un’incursione
mantovana capeggiata da Rinaldo Bonacolsi espugna il forte
e si impadronisce anche di Viadana. Fino al 1478 Dosolo rimane
aggregato allo stato mantovano. Ricorda il Parazzi che nel
1434 avevano un convento presso la chiesa di S. Sebastiano
i minori conventuali di S. Francesco, che erano stati cacciati
da tutto il mantovano eccetto che da Dosolo. Sempre a Dosolo
villeggiavano i monaci certosini del convento di Mantova,
che avevano casa e terreni in località Certosa. L’aggregazione
di Dosolo al Marchesato di Mantova è confermata da
una lettera del 9 Febbraio 1462 diretta dal vicario di Dosolo
Giovanni Antonio de Brageri al marchese Ludovico per informarlo
di aver chiesto a tutti i consoli presenti a Dosolo il numero
e l’età degli uomini delle rispettive giurisdizioni,
per sceglierne 60 fra i più adatti per le necessità
del marchese. Dosolo rimase senza dubbio nei domini di Gianfrancesco
e del cardinale Francesco Gonzaga fino al 1404, quando, morto
il cardinale, venne investito di tutte le terre Gianfrancesco.
Nel 1531, riferisce ancora il Parazzi, una forte corrosione
del Po ingoiò gran parte della Villa di Sacca con la
chiesa, onde i parrocchiani si rifugiarono entro gli argini
della vicina Villa della Strada, cioè Villastrada,
che fu sempre unita al comune di Dosolo. Nel 1746 scomparirà
nello stesso modo anche Panguaneta, così che delle
tre ville vicino a Dosolo rimarrà solo Correggioverde,
comune autonomo fino al 1816. Nel 1573 il duca Guglielmo Gonzaga
ottiene dall’imperatore il marchesato di Gazzuolo, cui
unisce anche Dosolo “per maggior lustro e decoro del
marchesato stesso”. Dosolo, finché fu con Gazzuolo
compose uno stato a sé, indipendente dalla curie e
Banco di Viadana. Aveva un proprio Banco notarile e pretoriale,
i cui atti furono trasferiti all’archivio notarile di
Mantova nel 1776, quando cessò per disposizione del
governo austriaco. Nel gennaio 1611 il vescovo di Cremona,
ottenuta l’autorizzazione dalla Santa Sede, approva
l’istituzione in Dosolo di un Monte di Pietà
con il conferimento di beni lasciati in eredità da
certo Giuseppe Mazzucchini. L’amministrazione viene
affidata ad un rettore ed all’arciprete pro tempore.
Il Monte di Pietà, il cui fabbricato fu costruito a
spese del Comune con il contributo del sac. Martinazzi, aveva
un patrimonio lordo di lire 30.980,65 ed un reddito netto
di lire 1.250 circa. I prestiti erano gratuiti fino a 15 lire.
Nel 1629 con lo scoppio della peste, portata dalla soldataglia
tedesca, a Dosolo muoiono ben 900 persone. Nel 1631, finita
la guerra per il Monferrato, Carlo di Nevers duca di Mantova
è costretto a cedere Dosolo, Luzzara e Reggiolo a Cesare
Gonzaga duca di Guastalla. Il 15 Agosto 1702 i dosolesi vivono
di riflesso la battaglia di Luzzara tra i franco-spagnoli
da una parte e i tedeschi dall’altra. I primi riescono
ad espugnare Guastalla, dove entra trionfante Filippo V, pretendente
al trono di Spagna, che subito dopo, passato il ponte di Dosolo,
si porta a Viadana. Nel 1707 tornarono i tedeschi su tutto
il viadanese con ben 17 reggimenti da sfamare. Panguaneta
e Correggioverde presentano istanze al duca per essere alleggeriti
“in quanto sopportavano soldati in misura superiore
a Dosolo”. (Parazzi). Nel 1708 inizia la dominazione
austriaca. Nel 1714 il castello di Dosolo viene demolito ed
il materiale impiegato nella costruzione di nuove difese a
Mantova.
Nel 1774 Dosolo viene separato da Gazzuolo e aggregato al
Distretto di Viadana, ma con il diritto di mantenere il vice
gerente della Pretura. Nel 1797 le truppe napoleoniche entrano
nel viadanese e anche Dosolo è costretto a pagare diverse
migliaia di lire agli occupanti, nonché a fornire buoi,
granaglie, paglia, fieno e legna (G.A.Brunelli). Nel Gennaio
del 1805 la Repubblica cisalpina si trasforma in Repubblica
italiana. Nella nuova organizzazione dipartimentale Dosolo
viene riconosciuto Comune di 2^ classe con diritto a 20 consiglieri,
1 podestà e 2 delegati (Parazzi). Nel 1815, concluso
il congresso di Vienna dopo lo sfacelo dell’impero napoleonico,
all’Austria viene assegnato il Lombardo – Veneto.
Dosolo con il resto del viadanese è aggregato al governatorato
di Venezia. Gli anni fino al 1848 sono scarsi di avvenimenti
politici. Le cronache del tempo riportano invece notizia di
una grande miseria, di penuria di viveri, del peso delle tasse
imposte dagli Austriaci e delle ricorrenti pestilenze. Arriva
la 1^ guerra di indipendenza con le sue battaglie e la sconfitta
dei Piemontesi a Novara. Tra i volontari di quella guerra
figurano anche quattro dosolesi (Volontari, cospiratori, garibaldini
del Risorgimento mantovano - 1982). Con la vittoria dei franco-piemontesi
nella 2^ guerra d’indipendenza il distretto di Viadana
con Dosolo passa al Regno di Sardegna e viene aggregato alla
provincia di Cremona. Solo con la 3^ guerra d’indipendenza
e dopo lunghe discussioni in parlamento, Dosolo con il restante
distretto di Viadana ritorna sotto la giurisdizione della
provincia di Mantova. La legge relativa entra in vigore il
1° Luglio 1868. Gli anni che vanno dall’Unità
d’Italia alla fine del secolo sono caratterizzati dalla
miseria e dalle ricorrenti epidemie di tifo e soprattutto
di pellagra. Intorno al 1888 abbiamo il più rilevante
fenomeno dell’emigrazione di alcune centinaia di dosolesi
verso le Americhe ed il Brasile in particolare. Poi arriva
la grande guerra e anche il Comune di Dosolo lascia alla patria
numerosi caduti. Ci fu grande entusiasmo per la vittoria,
tanto che il 4 Novembre gli improvvisati campanari suonarono
con tanta forza e così a lungo che si incrinò
il “campanone” e tutta la struttura portante.
Questo rappresentò il pretesto per il successivo abbattimento
del vecchio campanile matildico e la costruzione nel 1925
dell’attuale, che comportò una spesa di L. 175.000
di cui 65.000 a carico del Comune ed i restanti raccolti tra
i cittadini per iniziativa di un apposito comitato. Seguirono
anni di relativa tranquillità e poi di nuovo la guerra.
Nel 1944 gli occupanti tedeschi istituisconoo il lavoro obbligatorio
per allestire le difese sul Po (Todt). Nel suo libro “Cartolina
verde” G.Bongiovanni illustra con dovizia di particolari
le traversie dei dosolesi impegnati in quell’opera.
Subito dopo il 25 Aprile 1945 i partiti antifascisti che facevano
parte del CLN cominciano a lavorare di comune accordo e designano
provvisoriamente come primo sindaco un democristiano. Tra
gli anni 50 e 60 del Novecento il Comune di Dosolo registra
uno sviluppo industriale considerevole, tanto da superare
abbondantemente l’indice di riferimento nazionale (176
contro 100). Oggi Dosolo rispetto al distretto viadanese è
il Comune più giovane e con la più alta percentuale
di crescita demografica. (2004)-
da www.comune.dosolo.mn.it
ALTRE NOTIZIE su DOSOLO, le sue frazioni
e gli abitanti, anche Piardi; la Trogna e i Trognai: scaramucce
paesane tra il borgo di Villastrada e quello di Dosolo Castello,
vedi:
http://www.piardi.org/luoghi.htm
<< Nel desolante panorama delle condizioni di vita dei
contadini padani dell'Ottocento, i territori rivieraschi hanno
sempre rappresentato, se non un'eccezione, perlomeno un'attenuazione
dei fenomeni di indigenza e denutrizione. (...) >>.
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