Franciacorta
La Franciacorta e
i Piardi
Notize sui LUOGHI dei PIARDI bresciani, in terra di Franciacorta.
da http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/aa/Territoriofranciacorta.jpg
La Franciacorta e i Piardi
Notize sui LUOGHI dei PIARDI bresciani,
in terra di Franciacorta.
FRANCIACORTA: "E dobbiamo girare, guardare
avere cura del patrimonio di questa nostra terra, perche se
non avremo cura noi della nostra terra, chi mai ne avrà
in vece nostra? E chi avrà mai cura di noi che siamo
incuranti delle stesse nostre cose?". Loris Jacopo Bonomi, in
http://www.terrafranciacorta.com/storia/storia.htm
La STORIA.
E' proprio dalle parole di Loris Jacopo Bonomi che abbiamo
tratto le motivazioni per raccontarvi in breve e senza presunzione
di completezza la gloriosa storia della terra di Franciacorta
e delle sue genti. Innanzitutto è necessario individuare
i confini geografici di quella che ai giorni nostri è
conosciuta come "la terra del bollicine".
Nella gergo locale, infatti, viene indicata come Franciacorta
"quella parte della provincia di Brescia che si estende
ad Occidente della città ed è compresa tra:
il fiume Oglio ad Ovest, le colline alla destra del Fiume
Mella ad Est, il Lago d'Iseo e le ultime propaggini delle
Alpi Retiche a Nord e la pianura sud collinare a Sud",
comprendendo nella parte centrale quel territorio che costituisce
dal lato morfologico l'Anfiteatro morenico sebino o della
Franciacorta. L'Anfiteatro sebino (o del lago d’Iseo)
ha un paesaggio pacato, di tono tenue, ma acuto e ondulato,
ancora quasi intatto. In esso è presente un patrimonio
storico-ambientale costituito da ville e palazzi del '600-700,
da chiese e castelli da conoscere, da conservare e proteggere
e che certamente costituiscono importanti itinerari culturali.
La divulgazione delle ricerche storiche, artistiche e archeologiche
locali che nel corso degli anni si sono susseguite grazie
all'opera di instancabili e appassionati autori può
permettere una migliore e particolare conoscenza dei piccoli
centri urbani presenti in questa porzione d'Italia. Essa rappresenta
altresì un importante strumento per aiutarci a capire
e scoprire opere d'arte, monumenti, testimonianze storiche,
particolari architettonici, nuclei urbani, luoghi, ambienti
e oggetti che meritano di essere conosciuti, conservati e
tutelati. Il territorio della Franciacorta comprende oggi
diciotto Comuni in provincia di Brescia per una superficie
totale di 230 chilometri quadrati. L'elemento che contraddistingue
e allo stesso tempo caratterizza questi diciotto Comuni è
rappresentato dal comune patrimonio artistico, storico e naturale:
trinomio di inestimabili bellezze ancor oggi attuali. Elemento
caratterizzante della patria franciacurtense è la perfetta
"convivenza" tra l'originaria natura collinare e
la tradizionale produzione vinicola che ne fanno una terra
di rilevante interesse enologico e turistico. Fino agli anni
30 del secolo XX la società franciacortina era
sostanzialmente imperniata su una cultura patriarcale e basata
su un'economia tipicamente agricola con qualche influsso commerciale
e artigianale; tuttavia le prime influenze della nuova rivoluzione
industriale che aveva interessato le grandi città del
nord iniziavano a farsi sentire anche in questa "terra
di colline e di vigne".
In concomitanza con le nuove condizioni di vita apportate
dal boom economico, i vincoli comunitari cominciarono ad allentarsi,
il senso di appartenenza a realtà locali si scompose,
le esperienze di vita si frantumarono fino ad accentuare i
vincoli individuali e fortemente competitivi.
La Franciacorta ha vissuto e sta vivendo tutt'ora un periodo
di grande fermento nello sforzo di valorizzare le sue grandi
risorse ambientali, conciliando il nuovo con l'antico, le
esigenze di sviluppo economico, commerciale e turistico con
il rispetto e la salvaguardia di un patrimonio prezioso qual
è quello naturale e storico che le è proprio
e che i suoi monumenti civili e religiosi attestano essere
ricco.
Il paesaggio della Franciacorta è del resto disegnato
dalla sua storia. Le dolcissime ondulazioni collinari sono
soltanto un segno che ne definiscono la fisionomia. Non si
trovano panorami spettacolari, ma la morbidezza delle colline
coltivate, punteggiate di ville e di giardini, le piane degradanti
e bonificate in antico e ancor oggi irrigate da rogge e seriole.
Nell'insieme un paesaggio fascinoso che ha attirato fin dalla
fine del 700 i pionieri, soprattutto milanesi di una cosmopolita
villeggiatura. E' bello passeggiare per le strade asfaltate
o sterrate di Franciacorta, in alcuni tratti ancora erbose,
per viottoli, per sentieri che muoiono in un vigneto, in un
mucchio di bosco, toccare casolari, gruppetti di case e sostare
a prendere una boccata d'aria sotto piante, accanto a una
siepe, avendo davanti scorci suggestivi verdissimi o splendide
ville patrizie seminascoste tra le colline. E i colori? Dal
verde tenero di primavera a quello intenso dell'estate fino
al bruciato dei campi arati dominato dai profili delle cerchie
moreniche qua e là macchiate di sempreverde oppure
dal grigio argenteo degli olivi e intorno a tutto ciò
la presenza delle Prealpi Lombarde a cingere la fossa del
Sebino. La Franciacorta è terra appagante, di bellezze
raccolte, che rifuggono dal chiasso e ispirano quiete.
ORIGINE FISICA
La Franciacorta, seppur ad una prima parziale analisi
si presenta come una porzione di territorio in cui sembra
prevalere ora la zona collinare ora la zona morenica deve
invece essere considerata senz'altro nella sua omogeneità,
la cui origine può essere fatta risalire all'era Neozoica.
(...). (...). Continua in http://www.terrafranciacorta.com/storia/storia.htm ).
ORIGINE STORICA
L'origine storica del termine Franciacorta è
ancor oggi dibattuta. Tuttavia è possibile riscontrarne
l'utilizzo sin dai primi anni del secondo millennio. Inizialmente
il territorio oggi conosciuto come Franciacorta veniva individuato
con l'appellativo "Valle d'Iseo"; ne è testimonianza
il testo dell'ordinanza contenuta nell'ottavo libro degli
Statuta Communis Civitatis Brixiae risalente all'anno 1277.
Solo un secolo e mezzo più tardi la stessa porzione
di territorio verrà chiamata con il nome di Franciacorta.
Successivamente nelle mappe della Repubblica Veneta questa
zona viene denominata con il termine "Franza Curta"
e dalle stesse mappe si desume che il territorio interessato
ha una sua delimitazione ben precisa corrispondente a due
delle quattro quadre in cui era diviso il territorio bresciano
sotto l'Amministrazione della serenissima: la quadra di Rovato
e quella di Gussago. Venendo alla geografia amministrativa
attuale, la Franciacorta comprende come si cita prima diciotto
Comuni in provincia di Brescia per una superficie di 230 chilometri
quadrati. (...). (...). Continua in http://www.terrafranciacorta.com/storia/storia.htm ).
ETIMOLOGIA DEL MONTE
Alla difficoltà di individuare gli originari
confini del territorio della Franciacorta si aggiunge la quasi
impossibilità di addivenire ad una precisa e pacifica
individuazione della etimologia del nome Franciacorta.
Il nome Franciacorta è più noto dalle etichette
che connotano bottiglie di vino rosso o bianco doc nonché
di spumante. Ma non è stata una trovata pubblicitaria
come ancora taluno è disposto a credere con leggerezza,
dubitando che il nome fosse un trucco all'italiana per gabellare
un vino vicino ai vini francesi!
Invece quel nome è antico e le opinioni riguardo le
sue origini di studiosi e filosofi sono assai divergenti.
Il Malvezzi nel 1412 fa risalire il nome all'epoca dell'invasione
dei Franchi guidata dall'allora condottiero Carlo Magno, il
quale prima di attaccare la città di Brescia aveva
eretto una sorta di accampamento per il ristoro e il riposo
delle truppe nel territorio della Franciacorta. Risulterebbe
quindi che l'etimologia del nome sia da individuare nel breve
dominio dei Franchi in queste terre. Altri, collegano il nome
a fatti accaduti nel novembre 1265, quando uomini di Rovato,
Erbusco, Capriolo si ribellarono alle truppe di Carlo d'Angiò,
e interpretano, con fantasia il "corta" con la breve
permanenza in zona dei francesi. La terza ipotesi, che gode
di maggior credito, è suffragata dalla condizione secolare
di buona parte del territorio franciacortino donato a titolo
franco, ossia libero da imposte, dai Longobardi prima e dai
Franchi poi ai monaci. Infeudazioni del genere "curtes
francae" esistevano a Timoline, Nigoline, Tobiato, Borgonato,
Colombaro e Gussago. Il nome si sarebbe poi esteso a comprendere
una zona sempre più vasta. http://www.terrafranciacorta.com/storia/storia.htm
Ed ora qualche nota su alcuni dei paesi di FRANCIACORTA.
Gussago, Rodengo,
Saiano, Rovato che dal secolo XIX hanno visto
l'operosità dei Piardi, da più parti testimoniata.
- GUSSAGO. Gussago, brevi cenni di storia ed
arte.
A cura di Don Giovanni Fogazzi, curato della sussidiaria
chiesa di S. Vincenzo Ferreri in NAVEZZE.
(Realizzazione anno 1953 - prima edizione 1971 - seconda edizione
1985)
Prefazione
Nel 1953 avevo collaborato
colla Gioventù Femminile di A.C. alla raccolta di notizie
sulla Parrocchia di Gussago, e ne era risultato un mini -
fascicoletto che aveva attirato l'attenzione e l'approvazione
di parecchi insegnanti, ma aveva anche suscitato il desiderio,
quasi come davanti a certe minigonne, da parte di non pochi
benpensanti, di vedervi aggiunto qualcosa in più. Fu
così che iniziai a raccogliere, quando me ne capitava
l'occasione, ogni notizia riguardante Gussago. Mi accadeva
poi, ogni anno, come una ricorrenza fissa di aver per casa
gruppetti di bambini e bambine, per lo più della terza
elementare, con fogli e matita in mano mandati da insegnanti
tutto zelo a chiedere informazioni su questo e quello... E
avveniva regolarmente che, dopo aver spiegato per parecchio
tempo, per vederli andar via, ero costretto a dettar loro
parola per parola, lì su due piedi, qualcosa come date,
stili, arte, ecc., e poi controllare gli…scarabocchi
e gli errori dei più, quando magari le occupazioni
del mio ministero mi chiamavano altrove.
Ho pensato allora di dare alle mie note uno ordine dimeno
cronologico per poterle passare così in visione privata
agli insegnanti in proposito, senza i... preziosi intermediari.
La stesura, per i limiti che mi ero prefissi, risulta necessariamente
schematica, mentre la frammentarietà della parte storica
è dovuta alla scarsità delle notizie acquisite.
Pur nella sua modestia, questo lavoruccio vuol significare
il mio affetto per il paese che mi ha dato i natali. Che se
poi qualcuno, più preparato e con maggior tempo a disposizione
vorrà continuare a completare queste note, sarò
più che soddisfatto della mia lieve fatica! -
Don Giovanni Fogazzi (Gussago, 1911).
Aspetto geografico.
A pochi chilometri da Brescia, andando verso Occidente,
si apre sulla destra un ampio anfiteatro che ha per gradinate
ridenti colline e collinette degradanti da Nord a Sud, intersecate
da valli, alcune profonde e lunghe (specie quella di Navezze
lunga Km. 4 circa, scavata dal torrente Canale), altre più
corte e taluna appena accennata; le une e le altre diramantesi
in tante vallette e insenature da non potersi, numerare.
Colline un po' aspre al Nord ove alligna forte la boscaglia
e che toccano, gli ottocento metri sul livello del mare, si
fanno sempre più dolci degradando al Sud, fino a confondersi
col piano, rotto anche quello da dossi: il tutto, piano e
colli, rigato da lunghi e spessi filari di viti punteggiati
da numerosi ciliegi, peschi e gelsi.
E'. sul piano di questo ameno e pittoresco anfiteatro, a 180
metri sul livello del mare e ai piedi delle colline che separano
il lago d' Iseo dalla Valle Trompia, che siede Gussago le
cui contrade si allungano nelle valli e insenature quasi cunei
di case fra le colline. Il variare continuo dei verdi colli,
trapunti dal bianco dei ciliegi in fiore e dal rosso più
o meno vivo dei peschi a primavera, come nel tardo autunno
le meravigliose pennellate di colore sparse sul fogliame prossimo
a morire, danno al paesaggio aspetti di una vaghezza insospettata.
(...). (...). – (A cura di Don Giovanni Fogazzi).
Altre notizie su Gussago e la sua gente
in http://www.gussago.com/turismo&storia/storiaterritorio.htm
.
Don Giovanni Fogazzi (Gussago, 1911 - 1989), coscritto e amico
di Francesco Piardi con la giovanile comune passione
della caccia, fu Vicario Parrocchiale di S. Maria Assunta
in Gussago e incaricato (dal 1934 al 1964) dell'Ufficiatura
della sussidiaria chiesa frazionale di San Vincenzo Ferreri
in NAVEZZE, frazione di dimora della maggior parte
dei Piardi di Gussago a partire dalla seconda metà
dell'Ottocento. Don Fogazzi fu poi Parroco, dal 1964 al 1985,
dell’antica parrocchia di RONCO di Gussago, dei Santi
Zenone e Eurosia.
I PIARDI sono in questa località franciacortina di
Gussago, alle porte di Brescia, sin dai primi anni dell'Ottocento
con la famiglia di Andrea Piardi padre (1767) dei detti, in
dialetto, "Catanì", dall'italiano Cattani,
Cattanini. S’imparentano, immediatamente, con gli Alberti,
i Tosini, i Brozzoni, i Firmo, i Codenotti di Navezze e, ancora,
con altre famiglie del luogo.
Per approfondire sui Piardi a Gussago
clicca qui
- RODENGO. Rodengo in Franciacorta
(Comune di Rodengo - Saiano).
Profilo storico di Rodengo Saiano. L’origine
del comune è recente, risale al 18 ottobre 1927 quando,
con Regio Decreto, vennero unificati i due centri di Rodengo
e di Saiano. Essi mantennero nel corso dei secoli una propria
individualità dovuta probabilmente alla diversa origine:
Saiano risale all'epoca romana, come testimoniato da un cippo
funerario rinvenuto in loco ed ora conservato al Museo di
Santa Giulia di Brescia, mentre Rodengo è di origine
longobarda, come risulta da una carta topografica del territorio
datata 910 d.C.
Il primo nucleo abitato si sviluppò in epoca medioevale
attorno al Castello di Saiano di cui oggi rimangono pochi
ruderi e un fossato annessi all'edificio di Villa Maria. La
vita sociale e culturale di Rodengo Saiano è stata
fortemente caratterizzata dalla presenza di importanti centri
religiosi che hanno impresso alla comunità un forte
spirito di impegno cristiano. In paese convivono tre parrocchie:
a Rodengo S. Nicola di Bari annessa all'Abbazia, a Saiano
dedicata a Cristo Re e a Padergnone consacrata a S. Rocco.
Tra gli edifici civili degni di nota ricordiamo la medioevale
Villa Masperoni, connotata da tre bei portali in pietra bugnata
e da otto arcate di un portico mai ultimato; Villa Maria in
stile neogotico, Villa Molinari e Villa Fenaroli a Corneto,
quest'ultima posizionata a metà collina in una splendida
conca che presenta il tipico schema architettonico bresciano
con il corpo centrale alto rispetto alle due ali laterali
più basse. (Tratto da http://www.rodengosaiano.net).
((La Comunità Parrocchiale di Padergnone in Rodengo
è beneficata da Andrea Piardi senior (1767-1843) con
un lauto legato del 1842: una casa padronale con attiguo brolo,
affinchè vi possa dimorare un secondo, altro, Sacerdote
per la Cura delle anime della Frazione, accomunate dalla devozione
al Santo Rocco)).
L'economia di Rodengo Saiano è stata
improntata fino agli inizi del novecento ad un'attività
prettamente agricola caratterizzata soprattutto dalla coltivazione
della vite e del mais e dall'allevamento del bestiame. Nel
corso degli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo
aumento delle attività artigianali, industriali e del
terziario avanzato, favorite soprattutto dall'ottima rete
viaria di collegamento con Brescia e con l'autostrada. Recentemente,
infatti, si sono insediati nel Comune un importante centro
commerciale e numerose aziende industriali conosciute in tutto
il mondo, dedicate soprattutto alla trasformazione e lavorazione
dei metalli e delle loro leghe.
Nel panorama storico bresciano Rodengo Saiano riveste un'importanza
primaria. Questo non solo per la presenza della grande Abbazia
Benedettina, fra le maggiori d'Italia, ma anche per un articolato
intreccio di eventi che hanno coinvolto il territorio. La
strada romana, che seguendo il pedemonte congiungeva Brescia
con la Spina di Erbusco (e poi con Bergamo e Milano) aveva
il più importante presidio a Ponte Cingoli, struttura
a tre arcate, affiancata da una Posta e difesa dall'alto dall'imponente
complesso militare della Rocca.
Sull'area dell'attuale Abbazia sorgeva un "castrum",
accampamento militare fisso, con edifici in muratura e, scoperta
recentissima, con un tempio. Vari cippi esposti al museo romano
documentano la massiccia presenza latina. Con le invasioni
barbariche l'importanza di Rodengo aumenta: dapprima si insediano
i Goti (fino al 1500 vari documenti parlano della contrada
del Gotho - Godo), poi arrivano i Longobardi che si insediano
sulla Rocca, ampliandola oltre le mura romane. Esiste una
leggenda secondo cui Carlo Magno dovette fermarsi a Ponte
Cingoli nell'inverno del 774 e, non potendo esaudire il voto
di celebrare il Natale nella Chiesa di San Dionigi ad Aquisgrana,
avrebbe fatto erigere lì una chiesa dedicata al santo
vescovo francese e avrebbe battezzato la zona "piccola
Francia", da cui il nome Franciacorta. (...). (...). (Tratto
da http://www.rodengosaiano.net).
Centinaia di sepolture di epoca alto medioevale (e in particolare
quelle nell'area detta della Santa, disposte militarmente)
fanno pensare a un lungo assedio, con battaglie cruente e
centinaia di morti fra i Franchi.
Carlo Magno conquisterà Brescia nella primavera successiva,
tornerà in Italia due anni dopo e in questa occasione
farà distruggere la Rocca di Rodengo Saiano dove si
erano nuovamente asserragliati ribelli Longobardi e Goti.
Con la vittoria di Carlo Magno arrivano numerosi coloni francesi
che si concentrano soprattutto a Saiano professando la "lex
salica". Da qui Saliani, Saiani, Saiano. Convivono con
Goti e Longobardi, Latini e Cenomani che continuano a professare
antiche religioni e a rispettare consuetudini legali che ritroviamo
intatte nel 1066 quando a Rodengo arrivano i monaci benedettini
francesi di Cluny che già avevano una solida base a
Pontida. I Cluniacensi avevano badie, conventi, sussidiari
come San Pietro in Lamosa (Provaglio d'Iseo) o Clusane, case
maggiori (il Camaione) o minori (Camignone a Passirano e Mignone
a Monticelli), corti, mulini, migliaia di ettari di terra
in almeno trenta comuni della provincia con possedimenti fino
a Polpenazze e dipendenze come S. Maria del Giogo; l'Isola
di S. Paolo nel Lago d'Iseo e S. Salvatore a Capo di Ponte.
Per 700 anni sono i monaci a segnare la storia del paese,
ma forse da prima ancora la Franciacorta è terra delle
corti dei monaci francesi. (...).
(Tratto da
http://www.rodengosaiano.net).
Tutti i più grandi artisti bresciani (Foppa, Romanino,
Gambara, fra i tanti) hanno lasciato testimonianze grandiose
nell'Abbazia di Rodengo. Purtroppo è andato disperso
gran parte del patrimonio librario, di manufatti e di mobili
dell'Abbazia, che nel 700 contava fino a 70 fra monaci e conversi.
(Tratto da http://www.rodengosaiano.net).
Rodengo. Chiostro di fine Cinquecento, detto della
Sagrestia o della Chiesa di S. Nicola, all'Abbazia Olivetana
- Benedettina di Rodengo. Svetta, al centro, la torre con
la cella campanaria ed il concerto così come li volle,
assieme all'attuale maestoso aspetto della faccciata di S.
Nicola, nel 1880 il Parroco (1860-1880) don Antonio
Piardi da Pezzaze (1801-1880).
Per Don Antonio Piardi, già Parroco a Pezzaze e poi
in questa località di Rodengo,
Vedi anche:
- http://www.piardi.org/vol3/volume3dimore.htm >
Abbazia di S.Nicola in Rodengo
- http://www.piardi.org/persone/p16a.htm
> ANTONIO PIARDI (1 settembre 1801 - 1880)
- http://www.piardi.org/vol3/volume3beneficenza.htm >
BENEFICENZA: lasciti, legati. ...Don Antonio
- http://www.piardi.org/incontri_rodengo.htm >
9 settembre 2001 Rodengo Saiano, 200° ...
- http://www.piardi.org/vol3/volume3beneficenza.htm >
Rodengo... Abbazia di S. Nicola: la torre, cella camp.
- http://www.piardi.org/vol3/volume3dimore.htm
> Chiesa di S. Nicola in RODENGO, all'Abbazia
Vedi anche http://www.benedettiniabbaziaolivetana.org/home.htm
- SAIANO (Dal 1927 Rodengo Saiano)
Padre Ludovico Pavoni muore a Saiano nel Convento
dei Francescani (noto come Calvario, voluto dalla famiglia
Provagli per un voto): è una figura risorgimentale
di spicco, fondatore della Pavoniana. Padre Pavoni muore
proprio a Saiano, nel Convento Francescano, l'anno 1849, l'ultimo
giorno delle X Giornate di Brescia, l'insurrezione popolare
della città così denominata.
Già a questo tempo i Piardi, originari di Pezzaze,
sono a Saiano e sono, oltre che discreti possidenti, Amministratori
della Comunità: prima, durante e dopo il periodo risorgimentale
italiano, sino ad assurgere alla carica di Sindaco o,
come si diceva al tempo, Primo Deputato.
Nello stesso periodo si fa largo anche l'aristocrazia terriera
che costruisce splendide Ville nella zona (i monaci vendono
almeno la metà dei terreni per pagare i lavori di ampliamento
ed abbellimento del monastero) e l'esempio più fulgido
è Villa Fenaroli a Corneto (sono notevoli anche Villa
Molinari, Villa Maria, Villa Zerla a Padergnone, terza frazione
del Comune). http://www.rodengosaiano.net
- http://www.piardi.org/persone/p73.htm >
Piardi nati e operosi in quel di SAIANO
- http://www.piardi.org/vol3/volume3dimore.htm
> Dimore dei Piardi in Saiano
- http://www.piardi.org/persone/p16.htm
> Andrea Piardi, benefattore di Padergnone in Rodengo
- http://www.piardi.org/incontri.htm >
Settembre 2001, Incontro dei PIARDI in R. Saiano
- http://www.piardi.org/spain.htm >
Cippi monumentali e tombe dei Piardi in Saiano
- ROVATO
Il Risorgimento
Rovato durante il periodo del Risorgimento.
Nel 1685 La Repubblica di Venezia concesse l'erezione di un
archivio notarile a Rovato. Personaggio di rilievo fu, in
quel secolo, Leonardo Cozzando (1620-1702), professore di
filosofia a Verona e Vicenza, che scrisse un volume sulla
filosofia greca e una "Libreria bresciana", stesa
nel convento dell'Annunciata, dove trascorse i suoi ultimi
anni. Durante la guerra di successione spagnola (primi del
'700) Venezia, neutrale, concesse però agli eserciti
stranieri di attraversare il suo territorio. Il principe Eugenio
di Savoia, che comandava gli imperiali (e batté i francesi
presso Chiari) sostò a Rovato e, salito al Monte Orfano,
lo definì "il più bel punto di vista che
abbia l'Italia". Significativa fu nell'800 la presenza
a Rovato dell'architetto Rodolfo Vantini, amico del prevosto
Carlo Angeloni. Si batté con successo perché
la ferrovia Chiari - Brescia passasse per il paese (e non,
come da un primo progetto, per Travagliato), disegnò
il portico della piazza centrale ed eseguì altri lavori
nella zona. Durante il Risorgimento, Rovato partecipò
all'insurrezione antiaustriaca di Brescia del marzo 1848 (raccolse
e curò i feriti); l'anno dopo le truppe austriache,
dirette a Brescia per reprimere le famose Dieci giornate,
passarono da Rovato. Nell'aprile 1862 fu Garibaldi in persona
a inaugurare la Società del tiro a segno. Iniziarono
anni di sviluppo e progresso: nel 1877 fu inaugurata la ferrovia
per Coccaglio e nel 1897 la tramvia Chiari – Rovato
– Iseo. Va ricordato lo storico rovatese Carlo Cocchetti
(1817-88), insegnante, considerato il fondatore dell'istituto
magistrale "Gambara" di Brescia, autore di "Brescia
e la sua Provincia", comparsa nel 1858 nella "Grande
illustrazione del Lombardo-Veneto" curata dal suo amico
Cesare Cantù.
Continua in http://www.comunedirovato.it/bin/index.php?id=831.
Vedi:
www.archiviostoricorovato.it
(Archivio storico di Rovato)
www.comunedirovato.it
(Informazioni su ROVATO)
www.castelloquistini.com
(Castello QUISTINI di Rovato)
http://rovato.org/rovato-storia-e-cultura-2/castello-quistini/
http://rovato.org/rovato-storia-e-cultura-2/rovato-storia-e-cultura/
I Piardi giungono in questo paese di Franciacorta verso la
fine della prima metà dell'Ottocento.
Giovan Battista Piardi, patriota risorgimentale, veterinario,
quivi ottiene la condotta medico - veterinaria. Il nostro
veterinario sposa Afra Quistini ed ha da lei un figlio.
Altre notizie riferite alla vita del patriota Piardi
in : http://www.piardi.org/persone/p13.htm
QUISTINI: cognome di Afra, sposa
di Giovanni Battista Piardi. Patriota, nato a Pezzaze
in Val Trompia nel 1811 e morto a Rovato, in Franciacorta,
nel 1866.
I Quistini conservano ancora la bella quanto monumentale cappella
di famiglia al cimitero di Villa nel comune di Villa Carcina
in Val Trompia (Brescia).
QUISTINI: in un primo tempo Paolo Guerrini fece derivare la
famiglia da Rovato da dove si sarebbe trasferita verso la
metà del ‘600 a Gardone Val Trompia e poi al
seguito di Don Giuseppe Aquisti, curato di Gardone, a Cogozzo,
essendo il 16 luglio 1680 costui nominato Parroco di Villa.
Dapprima avrebbero avuto nome Aquisti, poi il cognome, prolungato
nel diminutivo Aquistini, perdendo la A iniziale divenne l’attuale
Quisti – Quistini.
Più tardi il Guerrini (Studioso bresciano insigne dell'800/900)
ripiegò sull’origine da un Aquistino o Agostino
che egli fece discendere da un primitivo ceppo unico con i
Carlenzoni dalla frazione di Lavino, Navono, da dove si trasferirono
poi a Villa di Cogozzo. Nel 1619 un Giovanni Quistini, Console
di Ono Degno, è fra i più attivi nel promuovere
la costruzione della chiesa di Navono, già agibile
nel 1623. Al completamento della chiesa vennero incontro con
lasciti Lucia quondam Pietro Quistini, Maria quondam Paolo
Quistini nel 1631 e Pasino Quistini nel 1633.
Nel ‘700 una famiglia Quistini conserva per la chiesa
un ricco paramento dell’epoca che si dice offerto dal
Doge Veneziano alla stessa, cresciuta in ricchezza con i commerci
in oriente. [N.d.r. Anche la famiglia Piardi di Bergamo è
al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia nel XVII
e XVIII secolo dalla quale otterrà notevoli riconoscimenti.
Vedi, per questo, alla voce Orazio Piardi, Venanzio Piardi,
ed alle voci Verona, Pigozzo, nonché a quelle di Conte
e Conte Palatino; volumi cartacei 1 e 2 “I PIARDI”,
editi rispettivamente l’anno 1998 e 2000].
Sulla fine del ‘600 si segnalano a Navono tre pittori:
Bernardo, Giovanni Maria e Luca Quistini.
Un don Pietro Quistini originario di Gorno (Bg) fu parroco
di Ono San Pietro (1794 – 1804) e vi iniziò la
fabbrica della nuova chiesa.
All’inizio dell’800 Francesco, Giuseppe e Giambattista
Quistini di Cogozzo acquistarono dai Pezzoli di Bergamo il
palazzo o castello di Rovato già dei Porcellaga, poi
dei Roncalli. A Rovato i Quistini assunsero cariche a livello
locale.
Bernardo Quistini (1783 – 1862), figlio di Giuseppe
e di Catterina Fenni, fu il primo sindaco del comune di Villa
Cogozzo dopo l’unità d’Italia. Come documenta
Francesco Bevilacqua, dal matrimonio di Bernardo Quistini
con Maria Teresa Cantoni (1798 – 1877) di Carcina, nascono:
Serafina (1837 – 1926), che coniugatasi con Giovan Battista
Balzerini (1827 – 1879) di Cailina, fervente patriota
e sindaco di Villa Cogozzo per tre legislature, ebbe una figlia,
Paolina, sposa all’avvocato Ettore Quadrio; Giuseppe
e Giovanni. Verso la fine dell’800 la famiglia acquistò
sempre maggior rilievo. (Enciclopedia Bresciana, di A. Fappani
– Ed. La Voce del Popolo).
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