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Questo sito nasce da un'idea di Achille Piardi, il quale dopo anni di ricerche e dopo aver redatto una prima versione della biografia sulla Famiglia Piardi è alla costante ricerca di nuove informazioni... se anche tu sei un Piardi... continua a navigare tra queste pagine!!!


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Giovanni Maria Piardi (1845-1908) junior e Giovan Maria, padre, (1774-1844).

INDICE DEI PERSONAGGI


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Giovanni Maria Piardi (1845-1908) junior e Giovan Maria, padre, (1774-1844).


Ossario di Monte Suello. Battaglia dei Garibaldini

1861 - 2011: Come celebrare la ricorrenza del 150° dell'Unità d'Italia?
Come ricordare i PIARDI patrioti e garibaldini dei primi settant’anni del secolo XIX?

"I PIARDI", da tempo, hanno pensato e pubblicato nel sito internet alcune pagine dal titolo:

I BERGAMASCHI delle Valli, I PIARDI di PEZZAZE e le famiglie Bergamasche
I TASSO inventori della posta, ARLECCHINO e la gente Brembana
I SOLDATI DI GARIBALDI “GARIBALDINI”, BERGAMO ed “I MILLE”. Valli Bergamasche: Brembana, Seriana, Imagna, di Scalve e altre ed i PIARDI.
THE CITY OF THE THOUSAND. 
vedi http://www.piardi.org/piardi_bergamaschi.htm 
vedi http://www.piardi.org/english.htm   BRESCIA, THE DAYS OF RISORGIMENTO

“I PIARDI” altro predisporranno relativamente ai PIARDI patrioti combattenti del Risorgimento italiano culminato con l’UNITà d’ITALIA.
Cominciamo, subito, proponendo uno sunto sulla vita e le opere di Giovanni Maria Piardi (1845), creandogli una pagina personale dalla pregnanza risorgimentale.

GIOVANNI MARIA PIARDI: Gio Maria o Giammaria. (1845 – 1908). Figlio postumo di Giovanni Maria Piardi senior (Pezzaze, 1774 - 1844).

“GIOVANNI MARIA PIARDI: o Gio.Maria (Pezzaze 1845 - Brescia 31 gennaio 1908). Figlio di Giovanni Maria e di Caterina Fusi (*). Oltre che nella agricoltura si dedicò anche all'industria serica. Nel 1866 si arruolò fra i volontari di Garibaldi che ebbe parole di calda lode per il suo atteggiamento. Fu poi attivo nella società Reduci Garibaldini. Fu zanardelliano convinto e nel maggio 1885 entrò in Consiglio Provinciale. Fu di nuovo candidato nelle elezioni del maggio 1895”. (Antonio Fappani. Enciclopedia Bresciana -BS).
(*). Secondo la ricerca operata da ACHILLE PIARDI trattasi di Dusi e non Fusi (altro, diffuso, cognome Valsabbino). [ Vedi, infatti, alla voce Giovanni Maria Piardi o Gio. Maria (padre). In: “I PIARDI” volume primo cartaceo. Vedi anche alla voce Garibaldini del Glossario. Vedi inoltre Piardi nati a Pezzaze – Catanì e Altri Piardi. In: “I PIARDI” volume primo, sempre cartaceo (Ediz.1998)].
GIO.MARIA PIARDI: o Giovanni Maria. Pezzaze, 26 marzo 1845 – Brescia, 1908. Figlio di Gio.Maria e di Catterina Dusi da Ono (Brescia), nelle Pertiche di Valle Sabbia.
Sposa nel 1875 Angelina De Pero da Fiumicello di Brescia dalla quale ha: Aquilina (1876), Alessandro (1878) e Giuseppe (1881).
E’ del medesimo ceppo dei Piardi andati e radicatisi a Gussago sin dagli inizi dell'Ottocento, originari anche loro di Pezzaze in Val Trompia e detti in vulgo Catanì (Cattani o Cattanini, Cattanino).
Giovanni Maria Piardi, junior (1845) è attivo "Garibaldino", come altri Piardi gussaghesi suoi cugini, lungo le Valli bresciane, negli anni Sessanta dell'Ottocento, al seguito del Gen. Garibaldi, pure alla battaglia di Montesuello; "Lodato", con encomio solenne, dall'Eroe dei due mondi.
Di Gio.Maria un giornale bresciano del maggio 1885 così dice durante il periodo della campagna elettorale in cui il Piardi era candidato della provincia di Brescia alle elezioni amministrative del 4 maggio 1885: “Il Piardi Giovanni Maria verrà col Feroldi a rappresentare in Consiglio quell’importante ramo del commercio che è l’industria serica. E’ di spiriti e di sentimenti altamente liberali. Fa da lungo tempo parte della Società dei Reduci ed è di carattere schietto ed indipendente. Oltre all’industria serica egli attende con grande amore e profitto anche all’agricoltura. Il suo consiglio ed il suo voto saranno utilissimi in tutte le questioni che ricordano gli interessi economici della nostra città.” (Archivio Fondazione Civiltà Bresciana - Bs).
Da un articolo di giornale del 1° febbraio 1908 leggiamo: “Una bella figura di cittadino probo, di negoziante integerrimo, d’onestissimo padre di famiglia, di soldato che per la patria pugnò valorosamente è scomparsa dalla nostra città, colla morte ieri avvenuta dell’ottimo amico nostro Gio.Maria Piardi. Chi lo conobbe, subito sentì per lui quella simpatia viva e sincera che solo gli animi leali e generosi sanno destare. Cordiale sempre e sempre buono, ebbe pari a queste sue doti l’infinita modestia, sì che rifuggì costantemente dalle lodi, rifiutando pure le onorifiche cariche che i suoi concittadini gli offersero. Nel 1866, all’appello della Patria corse ad arruolarsi fra le schiere di Garibaldi, e tanto commendevole fu l’opera sua, che il Generale gli dirigeva una lettera lusinghiera di lode che il povero Piardi, giustamente orgoglioso, conservava come prezioso ricordo. Di fede liberale, militò nelle fila del nostro partito, non piegando mai, sicuro sempre nei giorni lieti ed in quelli dell’avversa fortuna.
Si spense non vecchio, circondato e confortato dall’affetto vivissimo dei figli che immensamente amò, e che gli avevano resa bella la vita. Ad essi, ai congiunti tutti che lo piangono perduto, in quest’ora di lutto profondo, noi pure, sinceramente addolorati, mandiamo vive condoglianze”. (Archivio Fond. Civiltà Bresciana. BS).
((Testo a cura di Achille Giovanni Piardi, che fu alle celebrazioni di “Italia ‘61” tenutesi in Torino l’anno 1961, tratto, in parte, da “I PIARDI” - NEWS diffusa il 20 settembre 2009. http://www.piardi.org/news.htm ))

> Per le azioni dei patrioti PIARDI durante il RISORGIMENTO ITALIANO vedi anche:
Giovine Italia movement and Giovanni Battista Piardi  http://www.piardi.org/persone/p13.htm
Cesare Piardi and participation in the Garibaldian Campaigns  http://www.piardi.org/persone/p14.htm
Comandante Pietro Boifava   http://www.piardi.org/persone/p28.htm
ANTONIO PIARDI (1 settembre 1801 - 1880, Sacerdote). 200° della nascita celebrato da “I PIARDI” all’Abbazia di Rodengo in Franciacorta il 9 sett. 2001 http://www.piardi.org/persone/p16a.htm
9 sett.2001. Raduno di Rodengo, 200° della nascita di ANTONIO PIARDI, Sacerdote, patriota http://www.piardi.org/incontri.htm#rodengo
Le 5 giornate di Milano e i Piardi. 1848. 18 - 23 marzo:  http://www.piardi.org/persone/p25.htm
NEWS “I PIARDI”. Ottobre 2008. Quale fu la paga da soldato di un PIARDI "Garibaldino" ?  http://www.piardi.org/news.htm

Vedi, pure, I Volumi cartacei 1 e 2 " I PIARDI " editi, rispettivamente, l'anno 1998 e 2000
(in due tomi) alla voce:
Giovanni Maria, o Giammaria Piardi (1774-1844) padre
Giovanni Maria Piardi, figlio postumo (1845),
Dusi,
Garibaldini,
Gussago,
Padergnone,
Rodengo,
Saiano,
Tomba di famiglia (al Vantiniano)
... al capitolo ‘La Storia e i Piardi’ vol. II (Edito l'anno 2000) 
Giuseppe Piardi (1881)
Genealogia Piardi nati a Pezzaze – Catanì e Altri Piardi. in "I Piardi" vol. I e II
---
Per la disponibilità dei volumi cartacei, primo (1998) e secondo (2000), sopra menzionati, chiedere a: info@piardi.org ovvero a carla352@libero.it
---
Per la famiglia e discendenti di Giovan Maria Piardi (1845) vedi:
Giuseppe Piardi (1881), figlio, industriale serico, http://www.piardi.org/persone/p34.htm
Giovanni Maria (1918), nipote, dottore chimico, http://www.piardi.org/persone/p38.htm
Vittorio Piardi (1920), nipote, industriale della refrigerazione, http://www.piardi.org/persone/p73.htm
Vittoria Piardi (1947), pronipote, notaio, http://www.piardi.org/persone/p36.htm
Silvia Piardi, pronipote, Architetto, docente, http://www.piardi.org/persone/p42.htm
PIARDI (alcuni dei) patrioti, combattenti, martiri, benefattori, sacerdoti, pittori, lavoratori e padri di famiglia. pagina 02    http://www.piardi.org/persone/p16a.htm
I Piardi a Rodengo e Saiano, http://www.piardi.org/incontri.htm#rodengo
I Piardi "Garibaldini", http://www.piardi.org/piardi_bergamaschi.htm
I Piardi e l'affinità con le genti delle Valli Bergamasche, Little english version about
BERGAMASCHI delle Valli, I PIARDI di PEZZAZE e le famiglie Bergamasche.
I TASSO, ARLECCHINO, I SOLDATI DI GARIBALDI “GARIBALDINI”, BERGAMO ed “I MILLE”. I SOLDATI DI GARIBALDI “GARIBALDINI”, BERGAMO ed “I MILLE”. I PIARDI. http://www.piardi.org/piardi_bergamaschi.htm


GIOVANNI MARIA PIARDI senior (1774-1844): Gio Maria o Giammaria, morto nel 1844.
Sposo di Catterina Dusi da Ono nelle Pertiche bresciane di Valle Sabbia. Padre di:
- Gio. Maria o Giovanni Maria jr. (1845 – 1908), figlio postumo; patriota a Monte Suello e nelle Valli bresciane;
- Giovanni Antonio, nato il 28 gennaio 1837 in Pezzaze.
(Reg. Batt. Parrocchia S. Apollonio Pezzaze. Vedi capitolo Piardi nati a Pezzaze – Registri dei Battesimi, anno 1837 e 1845 in volume 2° ‘I PIARDI’).

E’ un Catanì, in gergo pezzazese, (Cattani - Cattanino). Infatti si legge: il “28 gennaio 1837. Giovanni Antonio figlio di Giammaria q. altro (Giammaria) Catanì e di Caterina Dusi di Ono (…)” viene battezzato in Pezzaze dall’Arciprete Antonio Piardi (Pezzaze, 1801 – Rodengo, 1880).


1866, ITALIA. LA TERZA GUERRA D’INDIPENDENZA, con la partecipazione di Gio. Maria PIARDI jr. (1845) e dei suoi cugini di Gussago (Brescia), figli di Andrea Piardi (1799), “Garibaldini”: Cesare (1844), Achille (1846)), Giacinto (1848), Ernesto (1849), e Giovanni (1850), lungo le valli del bresciano agli ordini di Garibaldi e dei suoi comandanti.

All'inizio della Terza guerra di indipendenza italiana venne riorganizzato il corpo volontario denominato Corpo Volontari Italiani, ancora una volta al comando del Garibaldi. Anche la missione era simile a quella condotta fra i laghi lombardi nel 1848 e nel 1859: agire in una zona di operazioni secondaria, le prealpi tra Brescia ed il Trentino, ad ovest del Lago di Garda con l'importante obiettivo strategico di tagliare la via fra il Tirolo e la fortezza austriaca di Verona. Ciò avrebbe lasciato agli Austriaci la sola via di Tarvisio per approvvigionare le proprie forze e fortezze fra Mantova ed Udine. L'azione strategica principale era, invece, affidata ai due grandi eserciti di pianura, affidati a La Marmora ed a Cialdini.
Garibaldi operò inizialmente a copertura di Brescia, per poi passare decisamente all'offensiva a Ponte Caffaro il 25 giugno 1866. Il 3 luglio a Monte Suello costrinse al ripiegamento gli austriaci, ma riportò una ferita alla coscia per un maldestro colpo partito ad un suo volontario.
La battaglia di Monte Suello fu un episodio della terza guerra di indipendenza italiana, e fu combattuta il 3 luglio 1866 nel Comune di Bagolino, dal primo pomeriggio alla sera per un totale di cinque ore, tra il 1° e il 3° reggimento del Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi e gli austriaci dell'8^ Divisione del generale Von Kuhn. Vinta dai garibaldini costrinse gli austriaci a ritirarsi dalla piana della Valle del Chiese e ritirarsi oltre i forti di Lardaro e d’Ampola. Nel combattimento rimase ferito anche Giuseppe Garibaldi che per spronare i suoi uomini in difficoltà per l’attacco nemico, si spinse fin sotto le linee austriache.
 << Avete freddo! Presto vi scalderete col fuoco! » (Giuseppe Garibaldi ai suoi volontari, che si lamentavano per la fitta pioggia poco prima della battaglia. Rocca d'Anfo, 3 luglio 1866)
Garibaldi, la mattina del 3 luglio, osservando da Rocca d'Anfo i movimenti degli austriaci che occupavano la chiesetta di Sant’Antonio nei pressi di Ponte Caffaro ordinò perentoriamente al colonnello Clemente Corte, comandante della 4a brigata volontari italiani, composta dal 1° e dal 3° reggimento volontari italiani, di “cacciare quei mosconi” dalle loro posizioni.
L’inizio della battaglia Monte Suello, con Bagolino e Ponte Caffaro.
Effettivi uomini italiani: 3.000 volontari circa
Effettivi uomini austriaci: 1.300 uomini della mezza brigata "Montluisant": 3 compagnie di Kaiserjäger del VI° battaglione
Alle 2 del pomeriggio si accesero i primi violenti scontri: gli austriaci, circa 1.200 uomini in tre compagnie di Kaiserjäger del VI° battaglione della mezza brigata del colonnello Bruno Freiherr von Montluisant comandati dal capitano Ludwig Freiherr von Gredler, appostati strategicamente sulle falde del monte e distesi lungo la strada che sale a Bagolino cominciarono a sparare all’avanzata delle camicie rosse.
Alcuni ufficiali furono subito uccisi o colpiti, lo stesso Garibaldi accorso sul posto fu ferito alla coscia sinistra da un maldestro suo soldato e trasportato immediatamente all’interno della Rocca d'Anfo per essere curato
Gli austriaci imbaldanziti, credendo di avere la vittoria a portata di mano, iniziarono ad avanzare minacciosamente costringendo i nostri a mettersi “al coperto dai fuochi troppo micidiali del nemico ed a cui era impossibile di rispondere”.
Tutto sembrava perso, ma fortunosamente la giornata fu salvata per “il sangue freddo e il coraggio" del colonnello Giacinto Bruzzesi che occupate le alture di Sant’Antonio vi posizionò due cannoni iniziando un tiro micidiale sulla colonna degli austriaci e infine lanciò un ultimo risolutivo assalto con sette compagnie. Gli austriaci cedettero all’impeto e in breve furono costretti, verso le 7 di sera, a ritirarsi sul dosso del Monte Suello che poi abbandonarono furtivamente nel corso della notte riparando una parte nei forti di Lardaro, l’altra in quello d’Ampola.
L’esito della battaglia rimase in ogni modo incerto per molte ore e il Corte, temendo un contrassalto della mezza brigata del colonnello von Thour a Moerna ordinò l’immediata ritirata di tutti reparti operanti nella Val Vestino al comando del maggiore Luigi Castellazzo e quella dei suoi uomini nella Rocca d'Anfo.
Durante la notte dal 3 al 4 arrivarono di rinforzo ad Anfo i primi reparti del 9° reggimento di Menotti Garibaldi, e nel giorno successivo, il 1° battaglione di questo comandato dal maggiore Enrico Cairoli (Pavia, 1840-Roma, Villa Glori, 1867) occupò la vetta di Monte Suello, mentre il 2° battaglione si stabilì a presidio di Bagolino.
Con quest’ultima operazione si concludeva quasi completamente il piano predisposto dal generale Von Kuhn che non raggiungeva gli obiettivi preventivati, ossia la cacciata degli italiani dal Trentino, mentre l’unica azione austriaca ancora in atto e di una certa entità rimaneva quella in Valcamonica. Mentre gli italiani con la vittoria occupavano la piana del fiume Chiese apprestandosi a porre l'Assedio del Forte d'Ampola e la marcia verso i forti di Lardaro. Le truppe volontarie italiane accusarono 44 morti (3 ufficiali), 266 feriti (14 ufficiali), 22 dispersi contro i 15 morti e 43 feriti del nemico.
Il 3 luglio Garibaldi aveva conquistato prima la forte posizione sul Monte Suello (Battaglia di Monte Suello) (nei combattimenti lo stesso generale era stato ferito alla coscia e si muoveva in carrozza), poi i paesi della valle del Chiese (Lodrone, Darzo e Storo sino a Condino), mentre l'avanguardia garibaldina si installò a Cimego, col suo ponte sul Chiese, circa 20 km a nord del Caffaro.
Si aprì, con la vittoria nella battaglia di Bezzecca e Cimego del 21 luglio, la strada verso Riva del Garda e quindi l'imminente occupazione della città di Trento. Salvo essere fermato dalla firma dell'armistizio di Cormons. In quest'occasione, ricevuta la notizia dell'armistizio e l’ordine di abbandonare il territorio occupato, rispose telegraficamente "Obbedisco", parola che successivamente divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi.
Il 9 agosto giungeva la notizia del prossimo armistizio tra Italia ed Austria e con essa l’ordine del La Marmora di sgomberare il Trentino entro 24 ore. L'eroe, proprio dalla piazza di Bezzecca, rispose con il celebre telegramma: «Obbedisco». Né si capisce cos’altro avrebbe potuto dire. L’ordine di arresto della, nonostante tutto, vittoriosa avanzata venne, comunque, vissuto come una profonda ferita, della quale si impadronì da subito la stampa popolare. Forte lo scoramento popolare: delle gente delle Valli, dei combattenti, dei generali e comandanti compresi.
Il Governo La Marmora decise all’inizio del 1866 di affidare a Garibaldi, al comando di truppe volontarie, il compito di coprire dalle posizioni di montagna intorno al Garda l’esercito regolare italiano, con lo scopo di penetrare nella Valle dell’Adige per prendere possesso del Tirolo italiano.
Da Brescia, dalla Franciacorta, dalle Valli bresciane, con l’entusiasmo alle stelle, partono, per arruolarsi volontari, moltissimi giovani, tra cui almeno sei della famiglia Piardi: Cesare (1844), già reduce dalla spedizione dei Mille, del 1860, in Sicilia, Achille (1846)), Giacinto (1848), Ernesto (1849), Giovanni (1850), cinque fratelli, e, appunto, Gio. Maria PIARDI junior (1845).
I fratelli Piardi, orfani minori d’età quali figli del defunto (†1854) Andrea, e pure il cugino Gio.Maria per seguire Garibaldi lasciarono il promettente impegno nella Scuola superiore. In quello stesso anno, proprio in quegli stessi giorni in cui si svolsero lungo le Valli bresciane e trentine le battaglie garibaldine, morì in Rovato, il 13 luglio 1866, Giovanni Battista Piardi (1811), altro notissimo patriota risorgimentale, già prigioniero allo Spielberg in Moravia e combattente impegnato nella lotta (Rivolta popolare) delle Dieci Giornate di Brescia del marzo-aprile 1849, medico veterinario nella verde franciacortina condotta di Rovato e sposo di Afra Quistini.


Inno di Garibaldi - clicca per ingrandire


Garibaldi, che già il 24 giugno aveva momentaneamente occupato Monte Suello e Ponte Caffaro (nella Valle del Chiese, ove origina il lago d’Idro o Iridio), ricevuto l’ordine di ritirarsi, la sera del 25 aveva sgombrato la zona del lago d’Idro e aveva disposto le sue truppe sui contrafforti tra i poggi del Castiglione e l’estrema punta occidentale del Garda; ma il 1° luglio, lasciati tre reggimenti tra Salò e Lonato e spostate le truppe in Valcamonica, aveva ripreso la marcia verso la frontiera trentina. Il 4 luglio i volontari occuparono Bagolino e il Caffaro, quindi Lodrone e Darzo e infine Ponte di Darzo e Storo, dove Garibaldi pose il Quartiere Generale («Qui si vince o si muore»).
Seguirono alcuni giorni di scaramucce. Poi i garibaldini si diressero a Bezzecca dove ci fu un’altra memorabile battaglia (21 luglio), dove si aprì la strada per Trento, vittoria resa inutile dalle trattative di pace in atto (ad insaputa dell’eroe dei due mondi), che imposero al generale, che seguiva le operazioni in carrozza, perché ancora dolorante per la ferita ricevuta, di ritirarsi.
Per l’invasione del Trentino: 25 giugno -10 agosto 1866, Lombardia e Trentino con l’avvenuto ritiro delle truppe italiane, furono impiegati 35.000 uomini italiani e 16 mila uomini da parte del nemico. Complessivamente si ebbero per l’Italia 217 morti e dispersi, 881 feriti e 1.260 prigionieri mentre l’esercito austriaco: 45 morti e dispersi, 184 feriti e 278 prigionieri.
La Rocca d’Anfo è un complesso militare fortificato eretta nel secolo XV dalla Repubblica di Venezia nel Comune di Anfo, sul lago d’Idro, in Val Sabbia, provincia di Brescia, e posta a guardia del vicino confine di Stato con il Principato vescovile di Trento. Edificata sul pendio del monte Censo su una superficie di 50 ettari, la Rocca fu rimaneggiata più volte dagli ingegneri di Napoleone Bonaparte e da quelli italiani (perse il suo valore strategico nel 1918, quando il Trentino passò definitivamente al Regno d'Italia. Nella guerra del 1866 la Rocca fu adibita ad ospedale militare e a quartier generale di Giuseppe Garibaldi, che dopo la ferita di Monte Suello fu qui trasportato per ricevere le prime cure.

[Queste note sono state tratte, in parte, anche da: http://it.wikipedia.org/wiki/Invasione_del_Trentino_(Garibaldi_-_1866), ove si possono rinvenire maggiori e più estese argomentazioni]; si ringrazia wikipedia.

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