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Questo sito nasce da un'idea di Achille Piardi, il quale dopo anni di ricerche e dopo aver redatto una prima versione della biografia sulla Famiglia Piardi è alla costante ricerca di nuove informazioni... se anche tu sei un Piardi... continua a navigare tra queste pagine!!!


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Giuseppe Piardi (Brescia, 1881 – 1961)

INDICE DEI PERSONAGGI


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Giuseppe Piardi (Brescia, 1881 – 1961), patriarca con la famiglia.

Famiglia Giuseppe Piardi

Industriale serico come il padre. Giuseppe (1881), fratello di Aquilina e di Alessandro, conduce la filanda di S. Eufemia alle porte della città di Brescia. Figlio di Gio.Maria (Pezzaze, 1845) e Angelina De Pero. Sposa, nel 1917, Vittoria Ferrata che gli dà: Giovanni Maria (1918), Vittorio (1920), Andrea (1923) e Maria Giuseppina. Gio. Maria (1845), nel 1907, si dichiara: “parente più prossimo attualmente vivente – cugino di secondo grado – degli eredi di Andrea Piardi da Gussago”. Vedi anche in Sezione Pezzaze “Proposta di itinerario in Valtrompia coi Piardi...”. (foto scattata a Sirmione, alla fine degli anni ’50, da Giovanni Maria nato a Gussago l’anno 1918)


GIUSEPPE PIARDI (Brescia, 1881 – 1961)
col nipotino Marco, figlio Giovanni Maria (Gussago, 1918)

Per approfondire vai alla sezione INCONTRI > Rodengo Saiano 9 settembre 2001.

Vedi anche:

> Giovanni Maria Piardi (1845-1908) junior e Giovan Maria, padre, (1774-1844),
padre e nonno di Giuseppe
> Giovanni Maria Piardi, figlio di Giuseppe
> Vittoria Piardi, figlia di Giovanni Maria, nipote di Giuseppe
> Silvia Piardi, figlia di Giovanni Maria, nipote di Giuseppe
> Vittorio Piardi, figlio di Giuseppe
> Andrea Piardi (dottor professor), medico angiologo


Il 22 dicembre 2013 PIERO ZIZIOLI - curatore della ricerca storica sulla famiglia CONTRINI di PEZZORO e di quella di PEZZAZE - scrive, a proposito della FILANDA di SANT'EUFEMIA: << Gentilissimo Achille, le manderò appena ho un attimo quanto è emerso dalla mia ricerca,inoltre ho trovato sul registro delle nascite di Pezzaze che inizia, vado a memoria nel 1608 le prove dei contatti tra i Contrini di Pezzaze e i Piardi, (Contrini Di Pezzaze?), si perchè una radice dei Pezzoresi vedi 3 fam. su 4 si trovano da voi, con somma gioia del nostro bravo Don Gian Carlo Pasotti, ma si potrebbero approfondire ulteriormente le ricerche se si trovassero i registri dei matrimoni e dei morti che io purtroppo non ho trovato nell'archivio di parrocchiale, c'è solo il grosso volume delle nascite che inizia all'incirca, dal 1608 al 1800 vado sempre a memoria,di altri registri di questo genere non ho trovato traccia in archivio, dove c'è invece molto altro ma di vario genere.
Inoltre riguardo ai Piardi lei forse già sa che possedevano una filanda in Sant' Eufemia agli inizi del 900, e mia nonna materna vi trovò lavoro, inoltre mio nonno paterno, curava i trasporti di seta per Milano della ditta Piardi, sono comunque onorato di dirle che i Piardi sono stati imprenditori molto stimati da maestranze, fornitori e clienti, della filanda, mio padre me ne parlò molte volte, mi congratulo con lei per il suo lavoro sulla famiglia Piardi che conosco ed è eccezionale, ci risentiamo presto buone feste Piero Zizioli>>.


La comunità di SANT'EUFEMIA e i PIARDI

Sant'Eufemia (Sant'Eufemia della Fonte); oggi grossa frazione, di circa 4000 anime, della città di Brescia.

Sant'Eufemia

Sant'Eufemia della Fonte con la piazza della chiesa parrocchiale
ed i resti dell'antico monastero benedettino

S. Eufemia, fino al 1928, è stato comune autonomo da Brescia e, pur essendo inglobato amministrativamente nella città, ha conservato a lungo una tradizione d'indipendenza fino ai primi anni del dopo seconda guerra mondiale. Nella fotografia, della fine degli anni Venti del secolo XX, il Naviglio scorre ancora all'aperto, verrà coperto soltanto nel 1939; sul lato destro della via sono visibili le rotaie del tram della linea diretta a Salò, Gargnano (Lago di Garda, sponda occidentale). Sulla sinistra, poco più in là del monastero, sorgeva la lavanderia degli Ospedali Civili, con una ciminiera in mattoni oggi non più esistente ed uno spazio esterno, dove veniva stesa ad asciugare nella bella stagione la biancheria lavata. (Fotografia di anonimo - fine anni venti del secolo XX. Achivio Fotogr. dei Musei - Brescia). La fotografia, del 1930 circa di anonimo, venne pubblicata dal giornale Bresciaoggi.

L'abitato di Sant'Eufemia si sviluppò attorno al monastero, dedicato a Sant'Eufemia di Calcedonia [Ndr. †16 settembre 303, a 15 anni. "A Calcedonia in Bitinia, nell'odierna Turchia, santa Eufemia, vergine e martire, che sotto l'imperatore Diocleziano e il proconsole Prisco, superati per Cristo molti supplizi, giunse con strenuo combattimento alla corona di gloria"], che era sorto nel 1008 ai piedi del colle Maddalena per volontà del Vescovo di Brescia Landolfo allo scopo di sostenere le bonifiche in atto nella zona.

Compiendo un forte balzo di alcune centinaia d'anni giungiamo a secolo XIX. Al termine della seconda guerra di indipendenza italiana e a seguito dell'assegnazione delle province lombarde al Regno di Sardegna (dal 1861, Regno d'Italia), Sant'Eufemia fu inserita nel mandamento III di Brescia appartenente al circondario I di Brescia dell'omonima provincia. Con il Regio Decreto 7 settembre 1862, n. 830, la denominazione del comune divenne Sant'Eufemia della Fonte allo scopo di distinguerla da altre località omonime. Sulla base della legge relativa agli ordinamenti comunali del 1865, la municipalità fu retta da un sindaco, una giunta e da un consiglio. Nel 1881, Sant'Eufemia fu raggiunta dalla linea tranviaria a vapore Brescia – Vobarno. (Lombardia Beni Culturali - Monastero di Sant'Eufemia ).

Nello stesso anno suddetto, 1881, nasce Giuseppe Piardi il quale nel 1900 (1901) aprirà un nuova Filanda che funzionerà a lungo impiegando un notevole numero di maestranze, donne e uomini. Infatti, leggiamo: "1900 - Giuseppe Piardi apre a S.Eufemia una filanda, dove vengono occupati una settantina di donne ed una ventina di uomini". (Sant'Eufemia, le date della storia, a cura di Mario Bertoli in www.silvanodanesi.info).

Nel 1928, con Regio Decreto 27 settembre 1928, n. 2383, il comune di Sant'Eufemia viene soppresso e aggregato a Brescia. (Lombardia Beni Culturali - Monastero di Sant'Eufemia ).

Il 28 Maggio 2014, dopo la missiva datata 22 dicembre 2013 proveniente da Pezzoro in Val Trompia, pubblicata in questa stessa pagina, Piero Zizioli – rispondendo alle domande di Achille, <<Signor Piero Zizioli. Lei ci raccontava, tra l'altro, nella graditissima missiva del dicembre 2013: "...filanda in Sant' Eufemia agli inizi del 900, e mia  nonna materna vi trovò lavoro, inoltre mio nonno paterno, curava i trasporti di seta per Milano della ditta Piardi, sono comunque onorato di dirle che...". Ora siamo a chiederLe se può dirci il nome e cognome di Sua nonna materna ed il nome di battesimo del nonno paterno Zizioli. Grazie. Saluti. Achille Piardi>> – ci scrive un altra volta: “Gentilissimo Sig Achille, mio nonno si chiamava come me, Zizioli Pietro, se non ricordo male era nato il 9\2\1885, e abitava con relativa ditta ad un centinaio di metri dalla filanda Piardi, mentre mia nonna materna era del 10\3\1906, lavorò però poco tempo nella filanda Piardi, al contrario il nonno ebbe certamente contatti molto più prolungati con il Sig. Giuseppe Piardi; mio padre mi parlava a volte della prosperità della filanda e della serietà della ditta accompagnata dalla magnanimità del titolare, questo è quanto ricordo, oltre a ciò ricordo che alcuni anni fa era stata pubblicata qualche notizia sulla filanda di Sant Eufemia, ora qui a Pezzoro non ho il materiale, ma vedrò nella casa di Brescia se ho messo da parte qualche cosa, se così fosse le manderò quanto riuscirò a reperire. Inoltre la informo che nella mia ricerca su Pezzoro ho visto carte che riguardano i Piardi di Pezzoro, ma la massa di documenti è tale che trovarli ora sarà complicato, ma non disperi; di certo le dico che Pietro Contrini 1742\1823 sposò Piardi Elena 1752\1832 figlia di Bono ma anche sul nome del padre devo controllare, sappia che ho trovato intrecci Piardi con i Contrini di Pezzaze a partire dal 1608 circa, senza ombra di dubbio le due famiglie erano in rapporti di amicizia, con scambio di padrini da ambo le parti, di più non ho indagato, perchè la ricerca si allargherebbe troppo, le porgo i miei più sinceri saluti e complimenti. Piero Zizioli”.

Elena Piardi sopra menzionata da Zizioli, e andata in sposa al Contrini da Pezzoro nella seconda metà del Settecento, è la seguente (secondo la registrazione canonica battesimale in Sant'Apollonio di Pezzaze): “23 marzo 1752. Elena f.a di Bono q. Giacomo Piardi, e di Domenica sua molie nata ieri. et oggi batezata da me Salvi. Compadre Gio: Batta per suo filio”.

4 Giugno 2014. Piero Zizzoli, mantenendo costante rapporto di corrispondenza, ci scrive: “Gentilissimo signor Achille qualche cosa ho trovato sulla filanda ma devo trovare la connessione con la famiglia Piardi, le comunico però che nella filanda trovarono lavoro pure mia bisnonna Paolina e sua sorella, si occupavano dei bachi da seta. Inoltre sappia che una diramazione Contrini\Natali di Bergamo era titolare della ditta Semebachi appunto di Bergamo, che si occupava della riproduzione dei bachi rifornendo molte ditta in Italia e pure all'estero, purtroppo l'ultima erede di costoro è mancata alcuni anni fa, ma senza dubbio avrà avuto contatti con la filanda di Sant' Eufemia; spero tanto di fornirle altre notizie l'unico problema è che  a S. Eufemia pochi si ricordano della filanda; ma non disperi, saluti. Piero Zizioli”.

Alla ricerca di una foto raffigurante l'edificio sede dell'antica Filanda di Sant'Eufemia, pur avendo interpellato sia l'Archivio dei Civici Musei di Brescia quanto l'Archivio della Fondazione Negri di Brescia, non siamo riusciti a rintracciarne nemmeno un esemplare.

(A cura di Achille Giovanni Piardi. 26 Giugno 2014)


FILANDA di Sant'Eufemia, storia

28 giugno 2014. Piero Zizioli, appassionato ricercatore in quel di PEZZORO di Val Trompia, terra contigua a quella di PEZZAZE, entrambe terre di dimora dei Piardi da più di cinque secoli ed un quarto, ci scrive in merito alla FILANDA posta ad est della città di Brescia, sulla strada per Rezzato; noto opificio condotto, un tempo, da Giuseppe Piardi.

<<Gentilissimo Achille buona sera, ecco le poche notizie che (ancora) sono riuscito a trovare sulla filanda di S. Eufemia; sorse nel 1882  per iniziativa dall'industriale monzese Branbilla, e di sua moglie, l'energica signora Pirovano rimasta ben presto vedova ne assumeva la direzione, il signor Piardi subentrò a lei all'incirca nel 1915\16 e guiderà l'opificio fino alla fine degli anni 20. Lo stabile era posto sulla via reale (oggi via Indipendenza) a fianco del Naviglio di cui probabilmente venivano sfruttate le acque per la caldaia a vapore, ditta di grandi dimensioni il setificio arrivò a contare 82 operaie (29 donne, 52 fanciulle, 3 uomini) questi ricevevano un compenso di £. 3,50 le donne £. 1,10 e le fanciulle 0,75; la filanda funzionava per 220 giorni l'anno, era fornita come anzidetto da una caldaia a vapore e un motore idraulico, ciascuno della forza di 6 cavalli (dati del 1913); al tempo della gestione Pirovano nel febbraio 1901 e settembre 1902 venne interessata da una serie di scioperi, che reclamavano una diminuzione delle ore di lavoro (11 ore e mezza al dì), l'aumento del salario e l'abolizione delle multe, la vertenza ebbe poi sbocco positivo, e con la gestione Piardi non ci furono vertenze, anche per la magnanimità del sig. Piardi, il cui ricordo restò vivo per molti anni. 

Ecco quanto sono riuscito a trovare, purtroppo non ho trovato fotografie della filanda, che molti cercano, compreso chi mi ha informato del subentro Piardi, comunque nella toponomastica locale il cortile della filanda ancora esiste anche se il luogo, mi sembra sia stato tutto ristrutturato da tempo. Se in futuro troverò altre notizie la informerò puntualmente, cordiali saluti Piero Zizioli>>. (Piero Zizioli, 28 Giugno 2014)


Lo stesso modo di lavorare presso la filanda di Giuseppe Piardi a Sant’Eufemia (Brescia),
qui vediamo il salone interno, pieno di ceste di bozzoli,
della filanda di LOVERE – Bergamo, anno 1920 con anche il “Fornello” e maestranze sul lato sinistro.
(Foto di D. Oberti; Museo Camuno foto storiche)




Filanda a Lovere sul lago d’Iseo, 1920: raccolta, in grandi cestoni, di bozzoli di seta (gallette/galète in dialetto bresciano) del tutto similare, se non identica, a quella di Giuseppe Piardi in Sant’Eufemia della Fonte (Brescia). [f. Oberti D. Museo Camuno Della Fotografia-Storica]

 


Sant’EUFEMIA della Fonte lungo il Naviglio di Brescia. [f. ‘Era Sant’Eufemia della Fonte’]

 

Sant’EUFEMIA della Fonte (Brescia). Una Via dell’abitato. Località dove operò Giuseppe PIARDI (1881) con la sua filanda. Anni del primo Novecento con gente …in posa in attesa del fotografo.
[f. https://seufemiavintage.home.blog]
L'abitato si sviluppò attorno al Monastero di Sant’Eufemia della fonte, dedicato a Sant’Eufemia di Calcedonia, che era sorto nel 1008 ai piedi del Colle Maddalena per volontà del Vescovo di Brescia Landolfo allo scopo di sostenere le bonifiche in atto nella zona. È stato comune autonomo fino al 1928 quando con Regio Decreto 27 settembre 1928, n. 2383, il comune fu soppresso e aggregato a Brescia. Sant’Eufemia si trova nella parte finale della val Carrobbio, tra le pendici del monte Maddalena ed il piccolo monte Mascheda. Confina a ovest con Brescia (…). La parte bassa di Sant’Eufemia è attraversata, da ovest verso est, dal Naviglio di Brescia. (Wikipedia).

Sulla riva nord del Naviglio di Brescia con l’acqua in corsa da est ad ovest lavorava la Filanda di Giuseppe PIARDI.

(A cura di Achille Giovanni Piardi, 1.1.2021)


Caalér o caàléèr, caaler

https://www.piardi.org/opera/vol3/volume3mestieri-coltura-baco.htm

3.5 Mestieri e professioni - La famiglia di Achille Domenico Piardi allevò bachi da seta

Il significato più diretto del termine bresciano Caalér o caàléèr, caaler è sempre stato al baco da seta. Caalér significa appunto "baco da seta". La provincia bresciana, fino ai primi decenni del secolo XX, pullulava di filande e di allevamenti di bachi. Perché si chiamano caalér? Non è certo il motivo, ma probabilmente perché questi animali... preziosi quando escono dalla quarta del bozzolo in cui sono avvolti si ergono pettoruti come cavalieri. Il caalér richiama alla mente anche la pianta le cui foglie sono unico suo sostegno: il gelso. In dialetto è il "mur”, pianta che dà dolci bacche bianchissime o blu-nere che ormai è praticamente scomparso dalle campagne.

 

I cavalieri di maggio (caaler, caàlér, caàléèr)

Così, Arturo Marpicati intitolava, nella raccolta degli scritti sulla sua infanzia in quel di Ghedi, il racconto dedicato all'allevamento dei bachi da seta. “Cavalieri” è l'ironica traduzione dal dialetto “caaler”, termine con il quale si definivano, nella dicitura dialettale, i bachi da seta. L'origine del nome, probabilmente, deriva dal fatto che le “tàole” - i telai con le stuoie in canna (le arèle) - sui quali venivano adagiati i bachi erano accavallati gli uni sugli altri tramite strutture in legno (dette “scalere”) che supportavano i telai. Di solito 4/5 telai.

L'allevamento dei bachi da seta occupava poco più di un mese ed ha rappresentato per tutto l'800 e fino ai primi anni del secondo dopoguerra (oltre la metà del secolo XX) una integrazione del reddito fondamentale per molte famiglie contadine della pianura bresciana e lombarda in generale. Esso iniziava, verso l'ultima settimana di aprile, con i preparativi del locale di allevamento e con l'acquisto del seme dei “caaler”. Cosa molto singolare è rappresentata dal fatto che l'unità di misura dell'allevamento era l'oncia, l'unità di misura inglese. “Onsa” in dialetto. Essa determinava il peso delle uova che si sarebbero trasformate nei bachi prima e nei bozzoli di seta successivamente. (Un'oncia = grammi 28,3495. Per convenzione, sul mercato bresciano = 30 grammi. Ndr.).

Era un'attività, la cui gestione spettava alle donne, dall'approntamento della stanza in cui venivano messe le “tàole di arelle” alla raccolta delle foglie del gelso, unico alimento che può essere usato per far crescere i bachi da seta. Questo è il motivo per cui, gran parte dei campi della pianura erano divisi da filari di gelsi (“I mur”), almeno fino a circa 40/50 anni fa. Le foglie venivano raccolte in sacchi di iuta tenuti aperti da una sagoma di legno e portati a tracolla con una corda. Al gelso, donne e relativi bambini, si avvicinavano con la stessa scala con pioli di legno che veniva utilizzata in cascina per salire nel pollaio. Tutte le famiglie, in cascina, possedevano una scala a pioli in legno ed erano anche in grado di costruirsela. La scala a pioli faceva parte del corredo di una famiglia.

Il periodo dell'allevamento dei “caaler” andava dalla fine di aprile alla prima settimana di giugno. I ritorni di freddo erano molto pericolosi e temuti, pertanto, nella stanza di allevamento dei bachi, solitamente c'era anche una stufa a legna pronta per essere accesa nelle notti più fredde.
Nella prima fase della crescita (10 gg. circa) le foglie di gelso andavano tagliate e sminuzzate.
A Ghedi (Brescia) – paese di adozione di qualcheduno dei Piardi di Pezzaze dal 1933 (famiglia nota col soprannome di Pelès). Ndr. – esisteva anche un'altra tradizione. Far benedire il “fagottino” (l'oncia o la mezza oncia di seme) dal prete della chiesetta dei Morti della Fossetta, prima di sistemare “la someså dei caaler” nel primo letto di schiusa. Molte contadine lasciavano, per una notte, all'interno del Santuario, il contenitore con il seme dei bachi a contatto con le ossa dei morti o nelle immediate vicinanze, per invocare la protezione delle anime “purganti”. In ogni caso Don Lorenzo Tracconaglia aveva una preghiera specifica per la benedizione dei “caaler”. Una buona annata di “bozzoli” significava potersi permettere un abito nuovo o un cambio di scarpe per i figli. (A cura di Ludovico Guarneri in Ghedi Storia Foto e Vintage, 22 aprile 2016).

In dialetto: “Caaler = Caàler, anche Caàléèr”.

La Filanda

Filanda è il nome con cui sono conosciuti, nel nord Italia, gli stabilimenti di lavorazione e filatura della seta. Erano grandi edifici, generalmente a più piani, dai soffitti alti e dotati di grandi finestre per garantire l'illuminazione. Costruiti vicino a corsi d'acqua, la utilizzavano sia per la forza motrice che per le vasche di trattura. Le prime filande erano a fuoco diretto, l'acqua nelle vasche di trattura era riscaldata direttamente con fuoco di legna, poi le filande diventarono a vapore, con un maggior controllo della temperatura dell'acqua e di conseguenza di una miglior qualità del prodotto. (…). [Wikipedia]

Fasi della lavorazione

L'allevamento dei bachi da seta (bachicoltura) era affidato a contadini e mezzadri. I bozzoli erano raccolti nella filanda, stufati, essiccati in forno in modo che il calore uccidesse il baco per evitare il foramento del bozzolo con conseguente rottura della bava, e trasformati in filato attraverso queste fasi di lavorazione:

  • cernita, i bozzoli venivano scelti dividendoli per qualità

  • spelaiatura, eliminazione della peluria che circonda il bozzolo

  • scopinatura, operazione che permette di trovare il capo della bava, viene svolta mettendo il bozzolo a bagno in vasche con acqua a 75-80 gradi, che scioglie la colla (sericina) che lo tiene unito; con uno scopino si acchiappa quindi il capo

  • trattura o, impropriamente, filatura, srotolamento della bava che veniva arrotolata su di un aspo

  • imbozzimatura, trattamento con sostanze oleose

  • incannaggio, trasferimento dalle matasse degli aspi ai rocchetti

  • binatura, accoppiamento di due o più capi per ottenere un filo di dimensione sufficiente

  • torcitura, torsione dei fili per renderli resistenti

  • sgommatura, lavaggio del filato

  • carica, reintegrazione dei principi persi durante le fasi di lavorazione.


Il lavoro della filanda – come in quella di Cellatica (Brescia) in Franciacorta, opificio nel quale, nei primi anni trenta, iniziò a lavorare anche la fanciulla Marianna Piardi (Gussago,1919 figlia di Achille Domenico del 1880), che tuttavia abbandonò presto poiché troppo insalubre per una ragazzina della sua età (1) - era svolto principalmente da giovani donne e da bambine, che venivano chiamate filerinefilandere. I turni erano pesanti, potevano arrivare anche a 12-16 ore al giorno con durissimi controlli sulla quantità e qualità del prodotto lavorato; le filerine/filarine venivano multate se non rispettavano tali turni. Il lavoro era faticoso e malsano, per via dei vapori delle vasche, delle mani tenute nell'acqua calda (80 gradi), della polvere e dei salari da fame: per aiutarsi a sopportare queste dure condizioni le filerine/filarine cantavano in coro. Molte sono le canzoni della filanda che sono giunte fino a noi, alcune sono conosciute grazie alle interpretazioni che ne hanno dato cantanti di successo. (…). [Ci siamo avvalsi, in parte, del testo tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera].


A Gussago (Brescia) in Via Stretta, proprio frontista della settecentesca residenza dei PIARDI (Andrea – 1799/1854 - figlio di Adrea del 1767 da Pezzaze - Gussago 1843, ivi dimoranti sin dagli sgoccioli, del Settecento), lavorava una media filanda dotata di diversi fornelli di cottura, attività che continuò sino alla prima metà del Novecento.

Dati di base: semi da bachi e resa in gallette/galète = bozzoli: (riferiti a un'oncia)

  • 1 oncia = circa 30 grammi

  • 1/8 di oncia = 4 gr. (30x1/8) = 3,75 gr. = circa 4 grammi

  • Il contenuto di un ditale da cucito era circa 4 grammi (il venditore però imbrogliava gli acquirenti, se poteva. Cosa che poteva accadere ogni dove; anche a Gussago, …tanto il venditore era quasi sempre uno solo, almeno nell'Ottocento, negli anni a cavallo tra 1830 e 1860 era solo lui - B.R. - a potersi recare nei Balcani onde approvvigionarsene). La maggior parte delle famiglie gussaghesi comprava seme per baco da seta solo nella misura di mezza oncia (mèza onsa” o dicasi, in vernacolo schiettamente gussaghese, anche mèzå onså)

  • 1 oncia = 50.000 uova da seme

  • 50.000 semi = max 90 kg di galette/oncia, min 60kg/oncia (galettame-bozzoli)


 

(1). Marianna Piardi (1919) lavorante quale filarina alla Filanda di Cellatica in Franciacorta > https://www.piardi.org/persone/p10.htm

 

(Redatto a cura di Achille Giovanni Piardi, 1.1.2021)

 

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