I Piardi

 

> Home
> News
> Ricorrenze
> Comitato
> Incontri
> Personaggi
> Foglio notizie
> Opera
   - volume I
   - volume II
   - volume III
   - volume IV
   - volume V
   - volume VI
> Dicono di noi
> Solidarietà
> Luoghi
   - Pezzaze
   - Pomponesco
   - Viadana
   - Dosolo
   - Gussago
   - Portiolo
   - Pezzoro
   - Franciacorta
   - Lavone
   - Sabbioneta
   - Valtellina
   - Brasil
   - Argentina
   - Australia
   - Nel Mondo

> Links
> Archivio

espanol Español
english English
portugues Português
brasileiro Brasileiro

Gruppo Piardi su Facebook


Questo sito nasce da un'idea di Achille Piardi, il quale dopo anni di ricerche e dopo aver redatto una prima versione della biografia sulla Famiglia Piardi è alla costante ricerca di nuove informazioni... se anche tu sei un Piardi... continua a navigare tra queste pagine!!!


powered by digionet

CACCIATORI Piardi…nel tempo

INDICE DEI PERSONAGGI


Vorresti vedere tratteggiata in 'Personaggi' la figura di un Piardi? CLICCA QUI

CACCIATORI Piardi…nel tempo

Andrea Piardi (1923). Medico. Cacciatore, ha scritto un “trattato” sugli incidenti di caccia. Esercita l’azione venatoria anche in compagnia di Franco Balduchelli da Pezzaze da diversi decenni autorizzato all’uccellagione (cattura di volatili da richiamo). Andrea muore nel 2011.

Faustino Bortolo Piardi, nato a Pezzaze l’anno 1916, figlio di Giovan Maria di Mafé (1875). Cacciatore in Val Trompia quanto in Val Susa; Faustino muore il 17 ottobre 1964 in Susa (Torino).

Edoardo Piardi di Angelo fu Angelo di Roma.
Nato a Roma il 3 marzo 1989 (discendente dei furono Angelo Piardi dei detti Mafé e Leonilde Piardi dei Sgalmer, originari di PEZZAZE in Val Trompia). Ad Achille Giovanni Piardi che ebbe a chiedergli se cacciasse solo fagiani, Edoardo risponde: << Ciao Achille. La caccia: sia mio papà che i miei zii e i miei nonni sono da sempre cacciatori; io, però, non vado solo a fagiani ma mi piace un pò la caccia tutta, anche quella a lepre o cinghiale. Tu di dove sei?; mio nonno è di Pezzaze >>. Roma, 10 ottobre 2011. (Achille pur non essendo cacciatore è figlio di Francesco Piardi (1911-1969) che fu grande amante dell’arte di Diana).

Giuseppe Piardi nato a Susa (To), figlio di Faustino Bortolo e Piera Gallia da Marmentino.
Cacciatore da sempre, << sono molto appassionato. Lo sono stati anche i miei, in passato; pure mio fratello lo è>>. Susa (To), 11 e 12 Ottobre 2011.

Gian Piero Piardi nato a Pezzaze (Bs), figlio di Faustino Bortolo e Piera Gallia da Marmentino. “Sono cacciatore rispettoso e appassionato; ora …devo vedere a chi lasciare i miei strumenti di caccia, non vorrei creare problemi”. Susa (Torino) 11 e 12 Ottobre 2011, fu l’ultima volta che parlammo di caccia, presente anche Daniele Bertussi sposo di Carla Piardi di Mafé. Gian Piero Piardi, sacerdote, muore a Susa il 19 gennaio 2012. (Testimonianza di Achille Piardi).

“Milo” Domenico Piardi (1934 -1996) di Maffeo (1900) da Pezzaze.

Savino Piardi (Pezzaze, 1943) di Maffeo (1900), da Lavone.

Giorgio Bertussi di Daniele e Carla Piardi, da Pezzaze (Bs). Appassionato cacciatore, come lo fu, sino al 1996, il nonno “Milo” Domenico Piardi dei detti Mafé di Pezzaze.

Achille Domenico Piardi (1880-1938), da Gussago (Brescia), figlio di Ernesto (1849).

Francesco Piardi (1911 - 1969) di Achille Domenico (1880 - 1938), da Gussago (Brescia), in Franciacorta. Cacciatore come lo fu il padre Achille Domenico (1880).

Francesco Greotti di Felice e Rosangela Piardi, da Gussago (Bs). Appassionato di caccia come lo è il padre, Felice, e come lo fu, alla lepre, sino al 1969, il nonno Francesco Piardi (1911) da Gussago.

Bruno Piardi (1950) di Francesco (1911 – 1969) e Teresa Arici, da Gussago. Cacciatore di lepri sin dagli anni Settanta del Novecento.

Angelo Piardi (1942) di fu Angelo (1905 - 1942) e Elena Teresa Venturelli, da Gussago. Da sempre cacciatore con appostamento.

Angelo “Toni” Lumini (1911) figlio di Pietro “Murachèt” e Teresa Piardi, da Gussago. Cacciatore per tutta la vita, anche durante il servizio militare in Africa. Padre di Luciana sposa di Angelo Piardi (1942).

Claudio Piardi di Andrea (1921) e Giacinta Reboldi, da Gussago.

Enrico Bonfadelli (1911) figlio di Pietro e Elisa Piardi, da Gussago. Appassionato cacciatore ampiamente menzionato in pubblicazioni di fine Novecento inerenti l'attività venatoria.

GIOVAN MARIA PIARDI "Grillo" (1880) dei detti BRINE. Intraprendente personaggio di PEZZAZE in Val Trompia, costruttore sin dal 1932 e, per decenni, gestore del Rifugio "PIARDI" al Colle di S. Zeno, sullo spartiacque tra la Val Trompia e la Val Camonica. Svolge attività venatoria, oltre a quella di rifugista, in un luogo assai frequentato da cacciatori ed uccellatori in appositi siti (Passate e Roccoli).


Svezia, anno 1993. "Milo" Domenico Piardi col carniere pieno, fuma la pipa
Svezia, anno 1993. "Milo" Domenico Piardi col carniere pieno, fuma la pipa

Svezia, anno 1993. "Milo" Domenico Piardi, cacciatore in un momento di pausa
Svezia, anno 1993. "Milo" Domenico Piardi, cacciatore in un momento di pausa

Necol di sopra (Pezzaze), anni '70. Ultimi due a destra: Battista Piardi "Chichera" e Savino Piardi "Mafé" (1943)
Necol di sopra (Pezzaze), anni '70. Ultimi due a destra: Battista Piardi "Chichera" e Savino Piardi "Mafé" (1943)

Roma. Edoardo Piardi, anno 2011
Roma. Edoardo Piardi, anno 2011

Roma. Edoardo Piardi con un amico, cacciatori; anno 2011
Roma. Edoardo Piardi con un amico, cacciatori; anno 2011

Gussago, anni '60 del secolo XX. Cacciatori gussaghesi al Santuario Madonna della Stella, sull'omonimo Colle (posto tra Val Trompia e Franciacorta, con panoramica visione di Brescia). Si scorgono anche alcuni Piardi (tra cui Francesco, classe 1911 e Enrico Bonfadelli Piardi pure lui dell'11, cugini)
Gussago, anni '60 del secolo XX. Cacciatori gussaghesi al Santuario Madonna della Stella, sull'omonimo Colle (posto tra Val Trompia e Franciacorta, con panoramica visione di Brescia). Si scorgono anche alcuni Piardi (tra cui Francesco, classe 1911 e Enrico Bonfadelli Piardi pure lui dell'11, cugini)

Val Trompia. Faustino Piardi da Pezzaze, cl. 1916 e primo da sinistra, con amici cacciatori negli anni 1940
Val Trompia. Faustino Piardi da Pezzaze, cl. 1916 e primo da sinistra, con amici cacciatori negli anni 1940


Brescia. <<'Nda a trà, (Andare a caccia)>>. Passione ben radicata nella provincia di Brescia, anche tra i Piardi, sin (almeno) dal secolo XVI. [Testo ed immagine in "Lönare Bressà" (Almanacco Bresciano). Edizione 2012. Per gentile concessione del curatore - Direttore responsabile - Giovanni Cherubini. gio.cher@tin.it - www.brescianamente.it. Stampa Color Art - Rodengo Saiano (Franciacorta)].


 

La Croce dei cacciatori

Sulla montagna che domina il Colle di S. Zeno (1450 metri slm), spartiacque tra la Val Trompia e la Val Camonica, sul territorio di Pezzaze i cacciatori posero un crocifisso a tempietto, uno di quei simboli che caratterizzano i sentieri di montagna posti a monito e tutela del viandante o pellegrino. Qui, in questa località, su queste montagne in cui, da secoli, i cacciatori si avventurano per l’esercizio dell’arte venatoria e dell’aucupio, i pezzazesi posero un crocifisso (di cui uniamo due foto, trasmesseci dal nostro Giorgio Piardi) quale monito al momento dell’avvio del giornaliero cammino e speranza, di un felice, incolume ritorno. Degli incidenti di caccia, sempre in agguato, ultimamente, si occupò il nostro Dottor Professor Medico Andrea Piardi pubblicando il volume dal titolo CACCIA e INFORTUNI.> http://www.piardi.org/persone/p79.htm

Giugno 2015, a cura di Achille Giovanni Piardi

Croce-dei-cacciatori-Colle-di-S-Zeno-Pezzaze-foto-di-Giorgio-Piardi
Croce dei cacciatori Colle di S.Zeno Pezzaze foto di Giorgio Piardi

croce-cacciatori-al-Cole-S-Zeno-Pezzaze
Croce dei cacciatori al Colle S. Zeno Pezzaze


 

Incisioni d’arte. Incisori di Val Trompia, terra dei Piardi

 

“Credo che un’arma fine possa essere considerata come la musica di una grande orchestra: qualcosa di concreto e nello stesso tempo metafisico. Qualcosa che non possa essere descritto completamente dai nostri sensi, come il tatto o la vista, necessitando di una nostra partecipazione emotiva più profonda. A taluni questo concetto potrà apparire esagerato, visto che stiamo parlando di un’arma da fuoco, però se si avrà la bontà di approfondire i metodi progettuali e costruttivi, nonché gli aspetti relativi alle finiture ed alle incisioni si potranno esplorare panorami nuovi, insospettabilmente vasti”. [“Creative Art”, anno 2013]

“La nostra nascita avviene negli anni ‘70 ed ’80, significativi per lo sviluppo dell’incisione a bulino con apporti realistici sempre più spiccati e con la proliferazione di molti validi professionisti. Nel 1987 Giacomo Fausti, dopo alcuni anni di diverse esperienze sia scolastiche che lavorative, propose ad altri incisori come Talenti (che oggi è stato sostituito egregiamente da Cortini Daniele), Steduto G., Peli V, e Piardi A., di iniziare un piccolo laboratorio presso una stanza libera nella propria casa. Nel frattempo però un altro incisore, Giovanni Steduto, voleva esprimere in pieno il proprio talento professionale e così si unì a Fausti e Talenti. Con l’entusiasmo di quei primi anni e tentando di percorrere nuove strade con proposte originali ed impegnative il laboratorio si allargò ad un altro giovane: Valerio Peli”.

“Siamo uno storico laboratorio di incisioni specializzato in incisioni su fucili, armi, coltelli ed orologi. Le opere che realizziamo sono tutte uniche e sono frutto del lavoro di maestri incisori che hanno dedicato una vita all’arte dell’incisione. Il nostro lavoro è quello di trasformare degli oggetti in opere d’arte ed in questo trasmettiamo tutta la passione e la conoscenza frutto di molti anni dedicati all’arte dell’incisione. Quello che facciamo è parte integrante del team che produce un’arma un coltello od un orologio di pregio, al pari di tutti gli artigiani che partecipano alla sua costruzione, occupandosi ciascuno di fasi diverse della lavorazione. Il nostro risultato però è quello più immediatamente visibile, quello sul quale cade l’occhio dell’osservatore e si sofferma a contemplare. Ci troviamo nella valle simbolo della manifattura armiera Bresciana, la Valle Trompia tradizionalmente legata al mondo delle armi sportive, da caccia e da collezione. In questa valle l’arte dell’incisione viene praticata si potrebbe dire da secoli anche se è solo negli ultimi decenni che ha registrato un nuovo e decisivo risveglio ed un innalzamento qualitativo e creativo di grande efficacia. L’utilizzo ornamentale dell’incisione sull’acciaio delle armi da fuco non che svilupparsi in Val Trompia, dalle cui fucine escono da secoli prodotti delle più varie tipologie, con un naturale e costante sviluppo teconologico-estetico”. [“Creative Art”, anno 2013]


 

Armando Piardi

Nato a Brescia il 12 maggio 1964. Inizia ad incidere presso la Bottega Incisori di Giovanelli frequentando con profitto i corsi di Giulio Timpini e Leo Campanelli.

 

Antiche tecniche di incisione manuale

1. L’incisione a punta e martello

[Da: Le incisioni della “Creative Art”. Marco E. Nobili. Edizioni Il Volo Srl. Milano, 2000]. L’incisore impugna la punta con la mano sinistra e traccia il solco del disegno prestabilito. L’avanzamento della stessa punta sull’acciaio avviene a tratti e la forza necessaria viene impressa dal martelletto impugnato dalla mano destra. Fin qui il procedimento risulta lapalissiano, ma le difficoltà sono molteplici ed includono una buona affilatura della punta stessa ed un movimento dinamico e sapiente da trasmettere al martelletto. Questo genera un ticchettio tipico delle botteghe di incisori, soprattutto quando si esegue l’inglesina. Infatti l’avanzamento della punta in modo continuo e senza incertezze avviene grazie alla velocità elevata e costante infertagli dal martelletto. Poi starà alla mano sinistra dell’incisore far cambiare posizione ed inclinazione alla punta rispetto al solco, per eseguire correttamente le spirali o altri motivi ornamentali. Una volta eseguito un primo disegno a punta occorrerà procedere all’ombreggiatura per far risaltare e dare maggiore effetto al disegno di base. Nel caso dell’ornato il fondo potrà essere successivamente “battuto” in modo da assorbire la luce e dare l’effetto del nero intenso. Le prime punte per incidere venivano ricavate da una verga di acciaio rapido lunga 15 cm. e con un diametro di 9 mm. Queste verghe venivano successivamente forgiate e battute in modo da ricavare la prima parte idonea all’uopo. Anche per il bulino si seguiva lo stesso procedimento con taglio alla base superiore per essere inserita direttamente nell’impugnatura di legno, quella che doveva andare a contatto col palmo della mano. Queste punte sono ormai state abbandonate in quanto nei moderni fucili gli acciai utilizzati sono più duri che in passato. E’ stato necessario pertanto rivolgersi ad attrezzi formati da diverso materiale, più duro ed idoneo ad incidere l’acciaio delle armi. Le punte che si usano attualmente sono formate da una bussola nella quale viene inserita una punta di acciaio speciale (al cobalto o con simili proprietà), chiusa all’estremità con una piccola vite a brugola. Come abbiamo già rilevato in apertura, i lavori a punta e martello stanno gradualmente lasciando spazio a quelli più dettagliati ed impegnativi completamente realizzati a bulino, benché per certi particolari e quando si ha la necessità di velocizzare o incidere più marcatamente l’acciaio, la tecnica della punta e martello risulta insostituibile.

Incisiore-in-posiz-corretta-tecnica-della-punta-e-martello
Incisiore in posizione corretta, tecnica della punta e martello

La tecnica detta “punta e martello” ed il lavoro di “inglesina fine” sono le azioni predilette dal valtrumplino Armando Piardi da Pezzaze anche se eccelle nel “rimesso” o “ageminatura” con l’utilizzo di metalli preziosi.

2. Il cesello

Dopo la punta ed il martello inserisco subito la tecnica del cesello, in quanto, pur cambiando la morfologia delle punte, rientra a grandi linee nell’esecuzione con ausilio del martelletto. Le parti che rimarranno sullo sfondo verranno scavate opportunamente in modo da far risaltare le figure in superficie, siano esse soggetti quali mascheroni o corpi umani oppure elementi di un ornato. E’ questa una incisione più profonda e richiede doti di “modellatore” utilizzando una serie di ferri opportunamente sagomati. Non tutti gli incisori hanno una preparazione adeguata a cesellare anche perché esistono numerosi messi e sistemi per raggiungere il risultato finale. Dirò che l’incisione a cesello non è più oggi molto richiesta e viene ancora utilizzata da costruttori austriaci e tedeschi. Più “pesante” rispetto all’incisione a bulino, ha però il vantaggio che è meno soggetta a graffi od usura nel tempo ed è subito visibile con un effetto plasmatici di grande suggestione. (…) …realizzare un “buon cesello” non è cosa semplice e richiede pazienza e buon gusto. (…).

3. Il Traforo

Il traforo può essere considerata una tecnica “integrativa” in quanto non è mai fine a se stessa ma è ausiliare a lavori di più ampia portata. Ad esempio, si potrà traforare un lamierino d’oro per ricavarne uno scudetto o un blasone, il quale verrà poi ripreso e rifinito con altri attrezzi e magari ombreggiato a bulino. (…).



Alcuni dei lavori di Armando Piardi da Pezzaze

 

4. Il “rimesso” in oro ed altri metalli preziosi

L’eccellenza del nostro incisore Armando Piardi.

Il “rimesso” in oro, o “ageminatura”, sta ad indicare l’incastonatura di questo metallo nell’acciaio. Si possono però “rimettere” altri metalli nobili, come l’argento, il platino ed il paccadio. Si inizia ad incidere l’acciaio con la punta, tracciando il solco con una profondità e larghezza adeguate al diametro del filo d’oro da incastonare. (…). Il solco viene tracciato a “coda di rondine”, cioè più largo alla base che alla sommità per consentire al metallo da “rimettere” di potersi espandere all’interno ed assicurare un fissaggio efficace fra i due elementi. Una volta eseguito il solco a coda di rondine in modo definitivo, si spingerà il filo d’oro, con apposito ferro o martelletto, all’interno del solco stesso. Essendo molto malleabile, l’oro si allargherà nel solco andando a riempire la base più ampia e rimanendo saldamente al suo interno. Quando la superficie da rimettere è ampia, si posizioneranno numerosi solchi uno accanto all’altro e si procederà come descritto, fino ad ottenere una superficie uniforme dalle dimensioni desiderate. L’oro potrà essere “pareggiato” a filo della superficie di acciaio della basculla dell’arma e quindi ombreggiato a bulino, oppure potrà sporgere dalla superficie stessa per dare un effetto a rilievo. La solidità dell’accoppiamento oro-acciaio dipenderà dall’accuratezza di ageminatura da parte dell’incisore. La tecnica del rimesso in oro è molto utilizzata ancora attualmente poiché oltre ad interessare parte della basculla dell’arma sportiva per eventuali figure da contrastare rispetto alla superficie metallica, viene adoperata per eseguire scritte, numeri di matricola, nome del costruttore sia sulle canne che su altri particolari in acciaio. Non solo ma si possono eseguire incisioni elaborate e di particolare complessità utilizzando i diversi effetti cromatici dell’oro, dell’argento e della loro diversa dislocazione all’interno di un progetto specifico. Ad esempio si può eseguire una incisione in “negativo”, cioè rimettere l’oro sullo sfondo e lasciare le figure o i soggetti in primo piano in colorazione acciaio. Questo sistema è alquanto laborioso ed occorrono centinaia di ore di lavoro per preparare il fondo con le sagome necessarie da rifinire successivamente a bulino. Da notare che i lavori di finitura ed ombreggiatura sui rimessi in oro vengono realizzati, solitamente, dopo che la basculla dell’arma ha subito i dovuti trattamenti termici di indurimento, per verificare che non vi siano stati dei distaccamenti di piccole porzioni di oro a causa dei micromovimenti dell’acciaio sotto gli effetti del riscaldamento.

Ombreggiatura-a-puntino-su-un-lavoro-di-fantasia
Ombreggiatura a puntino su un lavoro di fantasia

E’ proprio nel “rimesso” che <<eccelle>> il nostro Armando Piardi, infatti, qui <<esprime il meglio delle sue conoscenze tecniche riuscendo ad amalgamare diversi colori con differenti metalli e con finissimi intrecci>>. [I cinque componenti del team fondante il Creative Art aggregatisi alla fine degli anni ’80 del Novecento. In “Le incisioni della “Creative Art”. A cura di Marco E. Nobili. Edizioni Il Volo Srl. Milano, 2000; alle pagine 60/61]

5. L’incisione a bulino

Il bulino è a tutti gli effetti una punta più corta (rispetto a quella usata nella tecnica della punta e del martello) alla cui sommità è fissata una impugnatura in legno che verrà alloggiata nel palmo della mano dell’incisore. La forza nell’avanzamento della punta nell’acciaio della basculla non è data dal martelletto ma dalla mano stessa de, sia che si debba tracciare un solco, una linea oppure un puntino. Il solco può essere più continuo, in quanto viene eliminato l’avanzamento a intermittenza dettato dal martelletto ed inoltre la maggiore sensibilità della mano dell’incisore può creare un risultato più dinamico. Può cioè intervenire istantaneamente sulla pressione esercitata così come sulla direzione della punta lasciandogli un campo di azione maggiore, con risultati quasi pittorici. Solitamente il bulino è azionato con la mano destra, mentre con la sinistra viene tenuta la lente di ingrandimento. Abbiamo una grande elasticità di esecuzione ed una grande scala di grigi, fino al nero più intenso. In questo caso si gioca sulla proprietà del metallo di trattenere o restituire la luce, con linee o punti sapientemente eseguiti al fine di ombreggiare, di contrastare e di creare, in ultima analisi, il disegno completo trasferito sull’acciaio. (…). Col bulino si può incidere di tutto, dall’inglesina all’ornato, dai paesaggi alle scritte, dalle ombreggiature alle tracciature. E’ un attrezzo per così dire “universale” nel senso che un incisore che ha un buon affiatamento ed una buona tecnica, con esso potrà eseguire qualsiasi lavoro. I due modi fondamentali di incidere l’acciaio sono quelli di tracciare linee o eseguire puntini, un po’ come si farebbe con la matita su un foglio di carta. L’incisione a bulino rappresenta l’incisione del futuro, quella con la quale è possibile rispettare dettagli, effettuare un verismo esasperato oppure lavori a fantasia dai contorni ancora inesplorati. Si possono integrare le tecniche fino ad ora descritte, non solo con l’incisione a bulino a linee e puntini ma la stessa incisione a bulino con quella a punta e martello, con particolari traforati e zone rimesse con materiali nobili. Probabilmente, i lavori più belli ed impegnativi saranno quelli ancora da farsi. Questo non può che rappresentare uno stimolo per gli incisori più giovani e per tutti coloro che amano impegnarsi in questa affascinante professione. [Le incisioni della “Creative Art”. Marco E. Nobili. Edizioni Il Volo Srl. Milano, 2000].

 

> Le fotografie e i testi sono concessi da “Creative Art” per il tramite di Armando Piardi.


Restauro del Crocifisso della Croce dei cacciatori e ricollocazione
Restauro del Crocifisso della Croce dei cacciatori e ricollocazione.
(In foto, fornita da Angelo Piardi del 1961 da Pezzaze, due dei tre artefici della ricollocazione:
i Richiedei Valerio e Elio, oltre ad Angelo Raza)

A cura di Achille Giovanni Piardi, giugno 2015, a corredo della pagina dedicata a coloro che tra i Piardi sono dediti alla arte di Diana, sotto la protezione di Sant’ Uberto.


"CROCE DEI CACCIATORI posta sulla montagna che sovrasta Pezzaze"
(foto, 2017, di Stefano Melzani)

 

top