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Questo sito nasce da un'idea di Achille Piardi, il quale dopo anni di ricerche e dopo aver redatto una prima versione della biografia sulla Famiglia Piardi è alla costante ricerca di nuove informazioni... se anche tu sei un Piardi... continua a navigare tra queste pagine!!!


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Angelo Bregoli, sposato ad Aquilina Piardi, ed altri pezzazesi insigni

INDICE DEI PERSONAGGI


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Angelo BREGOLI, sposato ad Aquilina Piardi, ed altri pezzazesi insigni   

BENEFATTORI, antesignani della moderna, attuale, solidarietà, e PERSONALITA' della montagna valtrumplina, legati ai PIARDI di Pezzaze.
Sono: ANGELO BREGOLI e PAOLO MAZZOLDI, padre NATALE di GESU' e padre CHERUBINO DELLA BEATA VERGINE DEL MONTE CARMELO.

Dopo la pagina intitolata “BENEFICENZA: lasciti, ...“
( http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3beneficenza.htm ), da diversi anni aperta in questo nostro portale (realizzato a partire dal gennaio 1999), proponiamo in particolare, anche se in forma breve, lo spaccato della vita di quattro anime pezzazesi, figlie del grande e noto adagio di montagna "Scarpa grossa, ma cervello fino". Personaggi, in modi diversi, legati ai Piardi.

Iniziamo con ANGELO BREGOLI – Benefattore insigne. Siamo nel 2010 al 151° anniversario della sua morte, e con PAOLO MAZZOLDI – Pubblicista, emigrante, uno dei primi pezzazesi a varcare l’Oceano Atlantico per le Americhe del sud seguito, quasi subito, dal falegname Ermenegildo Piardi - “Ol Gildì” di Sgalmer - che vi morì, e da altri. Per il Mazzoldi in questo 2011 ricorre il 90° della morte.
[Per Ermenegildo “OI Gildì”, vedi Franco Piardi suo figlio clicca qui].

Il 5 dicembre 2010, con la News rivolta “Ai Piardi nel mondo”, ricordavamo i 151 anni dalla morte di ANGELO BREGOLI “Bonèt” - Pezzaze in Val Trompia (Brescia. Italia), 5 Dicembre 2010 – 5 Dicembre 1849.
Il testo della stessa è ancora interamente disponibile alla pagina delle nostre “news”: specificamente alla data del 5 dicembre 2010.

- ANGELO BREGOLI, sposato in prime nozze ad AQUILINA PIARDI. Pezzaze in Val Trompia (1789 - 1849).
Grande benefattore dell'alpestre paesello, antesignano della moderna solidarietà sulla scia e l’esempio di Bortolo Piardi dei detti Catanì di Pezzaze, uomo dotato di spiccata personalità, acutezza e lungimiranza.
Pezzaze in Val Trompia (Brescia. Italia), 5 Dicembre 2010 – 5 Dicembre 1849
Il 5 dicembre di 151 anni fa moriva in PEZZAZE di Val Trompia Angelo BREGOLI "Bonèt" sposo di Cattarina Giugni. Angelo, nel 1812, fu vedovo di Aquilina PIARDI (1791-14.7.1812) - figlia di Andrea "Catanì" e Maria Bregoli "Bonèt"- dalla quale ebbe l'unico figlio: Angelo - Agostino nato il 13.4.1811 e mortogli, in giovane età, nel 1846. Infatti:

AQUILINA PIARDI fu madre di Angelo Agostino (Così dal Registro Battesimi di Pezzaze, anno 1811): << 14 aprile 1811. Angelo, Agostino, figlio di Angelo fu Antonio fu Angelo Bregoli “Bonèt” e di “Aquilina di Andrea Piardi Catani”, sua moglie, nato il giorno precedente alle ore 18 italiane, (...) >>. [V. Rizzinelli, C. Sabatti in “Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)”. Comune di Pezzaze. Brescia, 2008];
Pezzaze. 14 luglio 1812. Manca ai vivi Aquilina Piardi - figlia di Andrea Piardi Catani (Catanì, in lingua dialettale di Pezzaze) - sposa del possidente Angelo Bregoli (1789) dei detti Bonetti (Bonèt, in dialetto pezzazese);
Il necrologio ufficiale di Aquilina Piardi: << 14 luglio 1812. Aquilina moglie di Angelo Bregoli Bonèt è morta in età d’anni 21 mesi nove munita della Confessione, e dopo li Funerali solenni è stata sepolta nel Cimiterio di questa Parrochia l’ultima sepolta nel Cimiterjo di sotto >>. [Libro dei defunti di Pezzaze. ‘Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)’. Opera citata, pagg. 357-369; con anche il “Contributo” di Lionello Anelli dal titolo: “L’Istituto Bregoli di Pezzaze, un’opera benefica al servizio della Comunità” in “Angelo Bregoli e l’Ospitale di Mondaro, ora Fondazione Istituto Bregoli” a cura di Carlo Sabatti e Lionello Anelli];
14 luglio 1812. La defunta “Aquilina Piardi figlia di Andrea Catanì” è della stessa famiglia dei detti Catanì ora (da qualche anno, cioè d’inizio Ottocento) dimoranti in Gussago, possidenti. Infatti, i fratelli Piardi (M.Teresa, Anna, Domenica, Margherita e Andrea jr. (1799)) di Gussago, ma nati a Pezzaze, sono figli di Andrea Catanì (1767) e di Maria Bregoli Bonèt; come dire che anche (la ora defunta) Aquilina (1791) (maritata ad Angelo Bregoli Bonèt) è sorella di tutti gli altri cinque trasferitisi a Gussago in Franciacorta;
1833. Il 23 del mese d’aprile “”Angelo fu Antonio Bregoli Bonèt, nato il 2 novembre 1789 in Pezzaze, Cattolico vedovo, i cui genitori Antonio Bregoli di Pezzaze e Maria Tanfoglio di Magno Inzino sono entrambi indicati con la qualifica di possedente (ossia possidente, benestante), si sposò con Caterina di Luigi Giugni di Sale e di Vincenza Federici di Pisogne (ambedue pure nella condizione di possedente), nata il 28 aprile 1797 in Sale maresino (attuale Sale Marasino), avanti del R.° D. Pietro Andreoli curato di Gussago mediante Delegazione, ossia per delega concessa dal parroco, essendo testimoni il reverendo D. Antonio Tanfoglio di Magno Inzino sacerdote ed il signor Andrea Piardi di Pezzaze possedente, che apposero la loro firma sull’atto di matrimonio. Sono state eseguite le tre canoniche civili pubblicazioni in tre distinti giorni festivi (...), come scrive l’arciprete don Giambattista Richetti sul registro dei matrimoni di Pezzaze””. [V. Rizzinelli e C. Sabatti. “Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)”. Comune di Pezzaze. Brescia, 2008; alle pagine 357-362 curate da Carlo Sabatti];
1846, 14 novembre. Pezzaze. Necrologio di Angelo – Agostino Bregoli figlio di Angelo e Aquilina Piardi. “”Angelo figlio di Angelo del fu Antonio Bregoli, e della fu Aquilina Piardi mancò ai vivi in età di anni 35 mesi 6, munito di tutti i sussidi della Chiesa, e dopo i funerali solenni fu sepolto nel Campo Santo””, come annotato nel Libro dei defunti di Pezzaze. [V. Rizzinelli e C. Sabatti. “Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)”. Comune di Pezzaze. Brescia, 2008; alle pagine 357-362 curate da Carlo Sabatti];
1849, 5 Dicembre. <<Questo è il necrologio, rintracciato nel Libro dei defunti della Parrocchia di Pezzaze dall’arciprete don Giancarlo Pasotti, al numero 36 del 1849: “”Il 6 Dicembre 1849. Angelo figlio del fu Ant.° Bregoli e della fu Maria Tanfoglio, mancò ai vivi in età di anni 60 per causa ‘appoplessia’ della durata di ore 36 circa, e dopo i funerali solenni fu sepolto nel campo Santo””. >>. [V. Rizzinelli e C. Sabatti. “Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)”. Comune di Pezzaze. Brescia, 2008; alle pagine 357-362 curate da Carlo Sabatti].

1849. 5 dicembre: Pezzaze. Angelo Bregoli (1789) del fu Antonio muore all’età di 60 anni.
Angelo Bregoli, il munifico benefattore della comunità, desiderando la funzione delle Sante Quarantore più solenne vi provvede, col testamento del gennaio 1847, con propri mezzi finanziari disponendo per lire 340 milanesi annue da impiegarsi congiuntamente alla (...) somma di lire sessanta disposta dal fu Bortolo Piardi Catanì. (Dal testamento di Angelo Bregoli datato 8 gennaio 1847, deceduto in Pezzaze il 5 dicembre 1849 e funerato il 6 in S. Apollonio di Stravignino in Pezzaze; vista la copia conforme all’originale datata 10 dicembre 1849 redatta dalla Regia Pretura di Gardone.
A seguito delle volontà testamentarie del Bregoli viene fondato il Pio Istituto Bregoli, un Ospedale per tutti soprattutto se poveri.  Anche altre istituzioni per sua volontà sono avviate in Pezzaze, tra queste la scuola di terza e quarta classe di lingua italiana. Vi sono scuole private ma una pubblica e aperta a tutti mancava.
Angelo BREGOLI ha un figlio maschio, Angelo Agostino, unico figlio della sua vita avutolo dalla prima sposa Aquilina Piardi, morta l’anno 1812.
Grande benefattore di Pezzaze e dotato di spiccata personalità frutto del vivere nell'alpestre PEZZAZE, sullo esempio sia di Bortolo Piardi “Catanì” quanto di Andrea Piardi (1767-1843) benefattore di Padergnone e suocero di Angelo, mise in pratica, ben 151 anni fa e più, l’attuale moderna solidarietà, lasciando beneficata l’intera popolazione del suo tempo e tutti gli altri a seguire.
I pezzazesi eseguendo le sue ultime volontà avviarono l’ente “Pio Istituto Angelo Bregoli” ed anche una scuola per i ragazzi che sarebbero venuti in quella amena località, una conca posta ai piedi del Monte Guglielmo e del Colle di San Zeno.
Nell’azione solidale il nostro Angelo Bregoli fu preceduto, oltre che dal suddetto Bortolo Piardi dei detti Catanì, anche da Andrea Piardi, sempre dei “Catanì” (Pezzaze, 1767 – Gussago, nov. 1843) che fu, come detto poco sopra, gran benefattore di Padergnone di Rodengo in Franciacorta [Testamento del 1842 di Andrea Piardi senior in “I PIARDI” – Volume uno cartaceo, anno 1998; figura quest’ultima ricordata anche nello ““Avviso ai PIARDI Gussaghesi in occasione del 150° della morte del di lui figlio Andrea Piardi jr. dei Catanì (1799 -1854)””, anche lui benefattore. Gennaio 2004]. Il nostro Angelo fu preceduto nell’azione solidale pure da Giovanni Maria del fu Bortolo Piardi padre del sacerdote don Andrea Piardi ed ancora da don Piardi medesimo (6 dicembre 1776 - Gussago 10 giugno 1833), che << Ereditò dal padre oltre la sostanza anche l’ardore della beneficenza>>, rispettivamente l’anno 1821 e l’anno 1833, per menzionarne soltanto qualcuno.
Carlo Sabatti, nel suo sopra citato lavoro ed al quale rinviamo per completezza, prendendo a prestito le parole di don Andrea Bernardelli – Parroco di Lavone di Pezzaze sino agli anni Cinquanta del secolo XX pubblicate nello scritto del 1944 (Andrea Bernardelli, ‘Pezzaze e le Istituzioni di Beneficenza’, in “Pezzaze nella sua storia e nella sua vita religiosa”. Tip. Edit. Morcelliana - Brescia) definisce così il nostro BREGOLI: <<Ad Angelo Bregoli non mancò una buona cultura, cosa di rilievo per quei tempi e per i nostri paesi, ciò che è dato argomentare dalla certezza di stile e dalla chiarezza del linguaggio usato nella stesura del suo testamento olografo>>. Il Bregoli inoltre era << persona di influenza e di stima, come si ricava dalla documentazione relativa ad un drammatico episodio del 1849, l’anno delle celebri Dieci Giornate di Brescia>>, che, come Don Bernardelli, ancora, rileva: “Correvano tempi burrascosi; bande renitenti all’arruolamento nei corpi austriaci infestavano e terrorizzavano i paesi dell’alta Valle con saccheggi, ruberie, violenze ai beni e alle persone”. Un Angelo Bregoli talmente influente, al punto che la gente ricorre al Nostro pezzazese, così come fa <<Giovanni Battista Pellizzari – Agente comunale di Cimmo con la lettera datata Brescia, 4 Giugno 1849 con recapito c/o Belleri in Brescia>>, implorandolo, a distanza di soli due mesi dalla fine delle Dieci Giornate di Brescia, di intercedere presso alcuni Valtrumplini evitando che questi “taglieggino” i suoi e la sua famiglia e continuino ad usare loro violenza e molestie e che consentano al Pellizzari di poter far ritorno in famiglia. Il Sabatti continuando nel suo citato lavoro del 2008 ancora così si esprime, con le parole di don Bernardelli, a proposito della ‘benefica influenza’ del Nostro BREGOLI: << Dalla missiva del Pellizzari don Bernardelli deduce che Angelo Bregoli doveva avere una benefica influenza e autorità in paese (a Pezzaze) se a lui si credette ricorrere per caso così delicato (...) per trattare con persone non facili a lasciarsi persuadere a desistere dai loro piani di rapina e di violenza. [Archivio St. Istituto Bregoli Pezzaze, Amministrazione – Carteggio 1798-1891, busta 1, fascicolo 10, ad annum 1849 e vedi A. Bernardelli, “Pezzaze e le Istituzioni di Beneficenza”, pag. 50; in V. Rizzinelli e C. Sabatti. “Pezzaze nella storia e nell’arte (fine ‘700 – metà ‘900)”. Comune di Pezzaze. Brescia, 2008; alle pagine 357-362 curate da Carlo Sabatti].
Influenza forte quella del nostro ANGELO BREGOLI, certamente, che però, dando voce alle parole pronunciate nel 1927 dal Podestà Milesi, gli dovette costare la vita, infatti: “... e la sua morte fu conseguenza delle subite persecuzioni reazionarie, ...”.
Certamente necessita dar rilievo al “profondo sentimento cristiano” che animò la vita e le ultime volontà del BREGOLI, il quale, nel suo testamento del 1847, fra l’altro dispose la celebrazione di 300 Messe entro l’anno dalla morte da parte degli eredi e di 12 messe annuali da parte della fabbriceria di Magno d’Inzino, cui lasciò Mille lire austriache. Di tutta rilevanza è l’istituzione in Mondaro di Pezzaze della “scuola di terza e quarta classe di lingua italiana a vantaggio di tutti i fanciulli della contrada medesima e dei figli poveri delle altre contrade di Pezzaze qualora i figlioli di Mondaro non arrivassero al numero di venti”, con l’obbligo per i suoi eredi di fabbricare la stanza “ad uso di tale scuola” nel suo “fienile attiguo alla casa cappellania, (...), entro un anno dalla morte e subito attivare la scuola, pagando al maestro l’annua somma necessaria e preferendo com maestro il cappellano di Mondaro”.
Il Bregoli prescrisse altri adempimenti a carico degli eredi, sia a favore della moglie Catterina Giugni quanto verso la Chiesa di S. Giovanni Battista di Mondaro sia in averi quanto in obolo, 340 lire milanesi, per la celebrazione delle Sante Quarantore di Pezzaze e altro ancora oltre all’obbligo, come sappiamo, di erigere nella casa dove egli abitava “un Ospitale pei poveri di tutta la Parrocchia di Pezzaze, mantenendoli con i prodotti della sua eredità; di mantenere fisso un fondo di 800 lire austriache, destinando l’ancora residuo alla distribuzione di pane o sale a tutti gli abitanti di Mondaro ed ai poveri della Parrocchia. Dispose anche a favore delle famiglie formate dalle tre sorelle e dimoranti nei comuni di Lodrino, Anfo e Bovegno.
Sulla strada della solidarietà percorsa dal grande benefattore pezzazese continueranno altri, in Pezzaze ed altrove, soprattutto ancora altri Piardi sino a giungere all’azione, del 1993, compiuta da Diaregina Piardi (figlia di Giovan Maria “Grillo”) proprio e sempre a favore del Pio Istituto intitolato al nostro Angelo Bregoli.
Per Diaregina Piardi, grande benefattrice del Pio Istituto di Pezzaze che porta il nome del nostro Angelo Bregoli, e per la vita del di lei padre, il “Grillo”, vedi GIOVAN MARIA PIARDI "Grillo" (1880) dei detti BRINE in http://www.piardi.org/persone/p51.htm .
(Vedi i Benefattori PIARDI, come indicato in apertura,
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3beneficenza.htm
).

Al Cimitero di Pezzaze
L’epigrafe marmorea posta sul muro di cinta a destra dell’ingresso cimiteriale così recita: “Alla memoria di Angelo Bregoli quondam Antonio chiaro per virtù religiose e sociali a cui molto deve il tempio, il giovane, il povero e l’infermo di sua patria ai quali consacrò da tempo, prima della sua morte, le ampie sue sostanze, un requiem al pio benefattore. Cattarina Giugni del defunto vedova dolente pose. Morì - il - 5 – Dic.bre - 1849 - d’anni 60”.
Per quanto concerne il benefattore ANGELO BREGOLI, il Comune di Pezzaze - con la più volte citata opera curata da Vincenzo Rizzinelli in collaborazione di Carlo Sabatti edita l’anno 2008 - ha provvidenzialmente messo in risalto la vita ed il fulgido esempio di questo pezzazese.
Noi concludiamo le note sulla vita e le opere, ... anche post mortem, di ANGELO BREGOLI con le poche ma significative righe del Podestà di Pezzaze, datate 1927, che i nostri lettori trovano in apertura del paragrafo che segue, dedicato al “brasiliano” - lavonese di Pezzaze - Paolo Mazzoldi.

PAOLO MAZZOLDI da Lavone, morto in Brasile; pubblicista. 2011-90° della morte.
Dalle registrazioni di Pezzaze in Val Trompia si può leggere: 7 maggio 1927.
<< Il nostro alpestre paese vanta due benemeriti concittadini, cui è dovere volgere un concreto ricordo Angelo Bregoli e  Paolo Mazzoldi.
Angelo Bregoli, nato in Mondaro di Pezzaze il 3-11-1789 e ivi decesso il 6-12-1849. Mente appassionata di patriota, favorì il movimento insurrezionale del 1849, e la sua morte fu conseguenza delle subite persecuzioni reazionarie, seguite alle gloriose e cruenti X giornate di Brescia. Cuore generoso di filantropo, legò l'ingente sua sostanza per fondare una Pia Opera. (...). (...).
Paolo Mazzoldi, nato a Lavone di Pezzaze il 20 aprile 1886, decesso in S. Paolo del Brasile il 15 giugno 1921, fu pubblicista dalla fulgida penna, fiero assertore di dignità nazionale, potente quotidiana voce della lontana Madre Patria. (...). 'Paolo Mazzoli col cuore aperto alle più vaste rivendicazioni del proletariato fu fin da giovinetto un assertore della missione civilizzatrice della stirpe italiana nel mondo. Mente elevata, nutrita di forti e vasti studi classici si iniziò nella vita politica ancor giovanissimo al lato di Paolo Orano e di Arturo Labriola, combattendo una eterna battaglia per l'elevazione morale e materiale del proletariato. Come sindacalista si riallacciava alla tradizione italiana dei comuni; (...).'. (...).
A questi nostri concittadini qual tributo di memoria vogliamo consacrare, oltre alla intima gratitudine del nostro animo?  (...). (...). Il Podestà Piero Milesi >>. [Dal Registro dei Verbali di deliberazione (Giunta e Atti del Podestà) - Comune di Pezzaze, 1927].
> Le note relative alla figura ed all’impegno di Paolo MAZZOLDI continuano, dettagliatamente, in calce alla presente pagina. (°°°)
 
Ed ora le altre due PERSONALITA' della montagna valtrumplina, legati ai PIARDI di Pezzaze.
Sono: padre NATALE di GESU' e padre CHERUBINO della BEATA VERGINE DEL MONTE CARMELO.
Dagli scritti e opere librarie pubblicati o editi, nel tempo, dalla Congregazione del santo Don Giovanni Calabria.
(Un cognome, quello dei Calabria, un tempo noto in quel di Stravignino di Pezzaze, come risulta dalle registrazioni canoniche di quella Parrocchia sotto il titolo di “S. Apollonio vescovo di Brescia”.)
Padre NATALE DI GESU' (Giuseppe Giacomo FADA PIARDI), nato a Lavone di Pezzaze e morto a Verona nel 1941. Sacerdote, carmelitano scalzo.
Il 21 ottobre 2001, con le parole di Arturo Maistrello della Congregazione Don Calabria, scritte per la solenne ricorrenza ed a noi regalateci, ricordammo i sessant’anni dalla morte del nostro pezzazese diffondendo alle famiglie Piardi nel mondo la nota dal titolo << 21 ottobre 1941 – 21 ottobre 2001. Padre Natale, amico e guida di don Giovanni Calabria. Ricorre quest’anno il 60° anniversario della morte del padre spirituale di don Giovanni >>. Le righe di Maistrello a ricordo di p. NATALE così concludevano: “”(...). Assistendo alle sue ultime ore di vita, don Giovanni restò sulla porta a guardare con le lacrime agli occhi. Padre Natale morì placidamente verso le 22.00 del 21 ottobre 1941: aveva 78 anni, 58 trascorsi da frate. Padre Natale fu confessore disponibile e fedele, attento e profondo direttore di spirito, scelto dalla Provvidenza per un’integrazione d’amicizia e di guida con il santo prete veronese. Giustamente don Giovanni sosteneva che «la nostra Opera può dirsi carmelitana». Pochi riusciranno a dimenticarlo””.
Per il testo completo di Arturo Maistrello (dell’Opera don Calabria) nel “Ricordo” di padre NATALE” vedi in http://www.piardi.org/persone/p24.htm
L'Enciclopedia Bresciana di A. Fappani così lo ricorda: "" NATALE di Gesù, padre - (Pezzaze, 27 maggio 1863 - Verona, 21 ottobre 1941). Al secolo Giuseppe Fada, di Giovanni Battista e di Maria Piardi. Il 25 gennaio 1883 vestì l'abito carmelitano in S. Pietro in Castello a Brescia. Il 28 gennaio 1887 fece la professione solenne. Dopo gli studi continuati nel convento di Venezia, venne consacrato sacerdote il 16 marzo 1889. Dopo due anni fu destinato al convento di Santa Teresa degli Scalzi di Verona, dove rimase tutta la vita, edificando tutti con grandi virtù, e dedicandosi soprattutto al ministero della Penitenza col quale accostò innumerevoli anime di ogni ceto. Fu direttore spirituale ricercatissimo e consigliere di numerosi istituti religiosi, fra i quali quello del <Povero fanciullo> di P. Filippo, e dei <Buoni fanciulli>, ecc. Don Giovanni Calabria gli attribuì l'inizio e quasi la fondazione oltre che l'ispiratore del Regolamento del proprio Istituto. Fu inoltre considerato, per la intensissima carità, il padre dei poveri e il consolatore degli infermi. Fu superiore del convento di via degli Scalzi in Verona, definitore, consigliere provinciale e per tre anni provinciale. Ma visse soprattutto nel silenzio del convento "".
Della vita di p. NATALE di Gesù accenniamo in più parti tra le pagine web del portale “I PIARDI”, alcune gli sono interamente dedicate; in questi 12 ultimi anni (dal 1999) abbiamo, in più circostanze, parlato di lui e abbiamo proposto la sua figura, di origini di montanare, spesso un po’ grezza.
Qualche indicazione al riguardo, rinvenibile nell’ambito del portale dei Piardi, è evidenziata con i “Link” posti in calce a queste righe, in particolare: http://www.piardi.org/persone/p15.htm - Padre Natale di Gesù (G. Fada – Piardi).
Per il 60° della morte di PADRE NATALE DI GESU' (Giuseppe Giacomo Fada - Piardi), pagina web dei Piardi http://www.piardi.org/ricorrenze.htm#padrenatale
Padre CHERUBINO DELLA BEATA VERGINE DEL MONTE CARMELO (Andrea RICHIEDEI, nato a Lavone di Pezzaze e morto a Verona). Sacerdote, carmelitano scalzo.
P. CHERUBINO e p. NATALE, entrambi i sacerdoti carmelitani furono, nell'ordine cronologico, gli unici due padri confessori e direttori spirituali di Giovanni CALABRIA, poi Don Giovanni Calabria; dal 1999 San Giovanni CALABRIA, fondatore delle opere oggi note come: << Opera Don Calabria - San Giovanni Calabria fondatore della Congregazione Poveri Servi della Divina Provvidenza >>. http://www.operadoncalabria.it/ . La casa madre dell'Opera don Calabria è a Verona, a S. Zeno in Monte. http://www.doncalabria.org/
Per far cenno a p. CHERUBINO della B.V. del M. Carmelo ci piace partire, per unire le due anime pezzazesi, ancora da p. NATALE di Gesù che fu anche l'anima, sin da sempre (anni di fine '800 - primi 40 anni del '900), vale a dire l’ispiratore, ideatore delle Opere avviate da don Calabria, l'assistente spirituale e consigliere del giovane e poi del sacerdote don Calabria. La storia (reale e quella scritta) di SAN GIOVANNI CALABRIA sino al 1941 è permeata della presenza Pezzazese - Lavonese di padre NATALE di Gesù e dell’impronta carmelitana.
Subito dopo la morte di p. Natale, avvenuta nel 1941, prese il suo posto p. CHERUBINO della B.V. del Monte Carmelo il quale assistette, nel 1954, anche al momento del trapasso di San G. CALABRIA.  Padre Cherubino della B.V. fu, inoltre, necessario ed indispensabile testimone nella causa per la beatificazione di San Giovanni Calabria.
Padre Cherubino della Beata Vergine, Carmelitano Scalzo, è della famiglia Richiedei, imparentata coi Piardi. [Andrea Domenico Richiedei (Padre Cherubino della Beata Vergine del Carmelo, al secolo Richiedei Andrea Domenico; Lavone 4 maggio 1891, sacerdote nel 1917) da Pezzaze, figlio di Domenico e di Angela Bernardelli (parente dei Piardi), sacerdote, è dei Carmelitani col nome di Padre Cherubino della Beata Vergine del Carmelo. Fu amico e visse anche in Verona dal 1917 con Padre Natale di Gesù, suo confratello]. Padre Cherubino della Beata Vergine del Carmelo, anch’egli di Pezzaze 1891-1960, al secolo Andrea Domenico Richiedei figlio di Domenico e Angela Bernardelli.
<<(...). (...). Soldato della sanità nella guerra 1915-18; nel 1924 è definitore prov.le; nel 1927 Priore a Tombetta; nel 1933 Priore a Brescia; nel 1936 è definitore; quindi è il primo Priore di Mantova; nel 1945-51 Vicario a Verona, dove restaura la chiesa dai gravi danni subiti dalla guerra e ricostruisce il conventino che era stato pressochè distrutto; nel 1951 è ancora Priore a Brescia e nel 1954 ritorna e resta a Verona e chiude la vita nell'ospedale di Negrar ove era ricoverato per cure. Seppe unire la passione del sacro ministero alle esigenze della vita carmelitana. Oratore dal tono accademico, dal gesto ampio e solenne, sapeva suscitare entusiasmi nelle folle ed era chiamato e gustato specialmente per panegirici, tridui e novene. (...).>>. (Enciclopedia Bresciana a cura di Mons. Antonio Fappani. Sub voce Richiedei)
[Vedi il Foglio Notizie - "I PIARDI". ottavo. ottobre 2001, celebrando il 60° della morte di padre NATALE di GESU' (Giuseppe G. Fada - Piardi)]
Qualche altra indicazione riguardante p. Cherubino, rinvenibile nell’ambito del portale dei Piardi, è evidenziata con i “Link” che fanno seguito a queste poche note.


Noi PIARDI, sino a prima della pubblicazione di questa pagina, i quattro menzionati personaggi (Angelo BREGOLI, Paolo MAZZOLDI, p. NATALE e p. CHERUBINO) li abbiamo proposti con le nostre pagine cartacee dei Volumi 1 e 2 ed anche in quelle web col Vol. 3 (realizzato on line), VOLUME III - I PIARDI NEL TEMPO - dimore, vita vissuta, costumi portati dai Piardi ed anche devozioni cui siamo stati capaci in più di cinque secoli di vita. 
http://www.piardi.org/opera/volume3.htm

Infatti, vedi:

VITA VISSUTA .3.2 Oltre la frontiera e aldilà degli oceani: L'EMIGRAZIONE  http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3emigrazione.htm  "" 7 maggio 1927. (Atti del Podestà). <<Il nostro alpestre paese vanta due benemeriti concittadini ...>>. "".
http://www.piardi.org/persone/p15.htm  Padre Natale di Gesù (G. Fada – Piardi) e ... p. Cherubino
http://www.piardi.org/ricorrenze.htm#padrenatale  60° della morte di PADRE NATALE DI GESU' (Giuseppe Giacomo Fada - Piardi)
http://www.piardi.org/persone/p24.htm   Pezzaze, i Piardi, padre Natale di Gesù e San Giovanni Calabria, anche p. Cherubino della B.V.
http://www.piardi.org/ricorrenze.htm  > 60° della morte di PADRE NATALE DI GESU' (Giuseppe Giacomo Fada - Piardi), l'anno 2001
http://www.piardi.org/links.htm   www.doncalabria.it - L'ispiratore e l'anima delle istituzione avviate da Don Giovanni Calabria in Verona, oggi San Giovanni Calabria, fu Padre Natale di Gesù dei carmelitani scalzi, al secolo Giuseppe Giacomo FADA - PIARDI da Pezzaze (Valtrompia). Per approfondire si vedano nella sezione 'Personaggi' San Giovanni Calabria e Padre Natale di Gesù.
http://www.piardi.org/persone/p24.htm  SAN GIOVANNI CALABRIA
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3dimore.htm  Lavone di PEZZAZE (Val Trompia - Brescia). In questa casa, in cui visse da sposata Maria PIARDI di Giacomo da Pezzaze maritata a Giovanni Battista FADA, nacque Padre NATALE di Gesù (1863 - Verona, 1941)
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3pastori.htm   Padre Natale di Gesù, Giuseppe Fada, figlio di Maria Piardi (Pezzaze 1863)
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3devozioni43.htm  4.3 MADONNA DEL CARMINE o DEL MONTE CARMELO
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3devozioni43.htm  Andrea Domenico Richiedei (1891) da Pezzaze, figlio di Domenico e di Angela Bernardelli, parente dei Piardi, sacerdote, è dei Carmelitani col nome di Padre Cherubino della Beata Vergine del Carmelo. Fu amico e visse anche in Verona dal 1917 con Padre Natale di Gesù suo confratello.
http://www.piardi.org/persone/p15.htm riferimento a p. Cherubino,  ...il pezzazese Padre Cherubino della Beata Vergine, Carmelitano Scalzo, della famiglia Richiedei, ...
http://www.piardi.org/ricorrenze.htm  rif. a p. Cherubino
http://www.piardi.org/opera/vol3/volume3devozioni43.htm, rif. a p. Cherubino
http://www.piardi.org/opera/vol3/vol3dimore_pnatale.htm  - riferimento a padre Cherubino della Beata V. del Monte Carmelo.

Quando sarà possibile, in qualche forma, pubblicheremo le circa 1800 pagine del Vol. 4 - "LA STORIA e i PIARDI" ove tutto, o quasi, "gira" attorno a PEZZAZE, in queste future pagine troveranno, ancora, risalto tutti i summenzionati personaggi pezzazesi, soprattutto la loro nobiltà d’animo.
[A cura di Achille Giovanni Piardi, per la pagina del sito “I PIARDI”, Gennaio 2011]

(°°°)
Di Paolo MAZZOLDI da Lavone di PEZZAZE e del suo impegno brasiliano a favore della causa del proletariato si parla ampliamente:
nel giornale della città di San Paolo Il “Fanfulla” .<< Il Fanfulla di São Paulo e la stampa italiana in Brasile dal nazionalismo al fascismo (1910-1922)>>.
Per prima cosa va detto che i giornali che videro la luce tra la metà del XIX secolo e il 1960 furono più di 700 (e la mia stima è approssimata per difetto), per oltre il 70% nello stato di São Paulo, ma di ben pochi rimangono collezioni complete o che raccolgano più della metà dei numeri usciti. Tra questi c’è il “Fanfulla”, nato nel 1893, “o jornal dos italianos” come veniva chiamato sin dalla fine del XIX secolo e non solo per la sua larga circolazione all’interno della collettività immigrata, ma perché di essa si era fatto portavoce e ne difendeva gli interessi. (...).
(...).
Quale era la funzione che si auto attribuiva la stampa etnica? Non soltanto informare di quanto avveniva in Italia ma soprattutto far superare ai connazionali divisioni (di carattere personale, regionale e di classe) per dar loro voce unica anche al fine di conquistare maggiore peso e influenza presso l’opinione pubblica e le autorità brasiliane, creando una sorta di gruppo di pressione con capacità di mediazione. Per portare a termine tale manovra, i giornali dovevano riuscire nel difficile compito di rafforzare (e, dove esso era assai flebile, addirittura di creare) quel senso di identità nazionale, di appartenenza comune, di coscienza collettiva che, come è stato più volte sottolineato, risultava quasi inesistente in patria sino all’ultimo decennio del XIX secolo e si affacciava timidamente in quello successivo, ancora oscurato dalle lealtà localistiche prevalenti all’origine, che venivano trapiantate oltreoceano, dove tuttavia la costruzione di una lealtà etnica finiva per essere più facile essendo gli immigrati percepiti dai nativi, nella loro alterità, come appunto semplicemente italiani. La stampa doveva cementare questa percezione e cercava di farlo (o almeno le testate di maggiore spessore cercavano di farlo) esortando i connazionali a festeggiare pubblicamente le ricorrenze patriottiche, le date emblematiche, sostenendo le associazioni e le scuole etniche. Certo, in realtà come quella di São Paulo capitale tale operazione veniva favorita dalla sua connotazione di “città italiana” tra il 1890 e il 1920. Parallelamente, però, e senza alcuna contraddizione, i settori più lucidi di tali pubblicazioni finirono per accelerare il processi di integrazione degli immigrati nella società brasiliana, coltivando il discorso della seconda patria, cui anche si doveva lealtà perché li aveva accolti generosamente. L’operazione che conduceva al passaggio dal concetto di terra natale a quello di patria andava perseguito anche attraverso l’esaltazione di vicende che consentissero di dare coesione e facilitassero la diffusione di un senso di appartenenza, come appunto fu il caso, per il periodo che ci interessa, del nazionalismo suscitato prima dall’impresa coloniale in Libia e poi dal conflitto mondiale, pur non mancando divisioni anche serie all’interno della collettività, giacché, specie tra il 1915 e il 1919, risultò arduo ricondurre a una omogeneità di fondo la massa di diseguali rappresentata dagli immigrati, i cui vari segmenti sociali avevano interessi diversi e spesso conflittuali, che il reiterato richiamo all’italianità non bastava a cancellare, come continuamente sottolineato dall’altra stampa etnica, quella operaia. (...). (...).
(...). Le grandi agitazioni di São Paulo del 1917 (di cui lo sciopero di maggio al cotonificio Crespi –dove quasi ¾ degli occupati erano italiani – rappresentò il prologo) misero a nudo le contraddizioni del giornale tra sostegno alla mobilitazione bellica e sostegno alle classi popolari, posizione, quest’ ultima, che rappresentava una costante della testata sin dalla sua nascita. Indotto a difendere le ragioni delle maestranze, costrette ad agire da motivi economici e non da fini politici, come si affrettava a precisare, condannò il rifiuto a trattare sia di Crespi che, successivamente, degli altri imprenditori, stigmatizzando anche la repressione poliziesca, ma invocando il raggiungimento di un accordo come traguardo imprescindibile in un momento in cui si imponeva la concordia fra tutti gli italiani. Meno ragionevole era che né in questa circostanza né in occasione degli scioperi successivi di luglio in tutta la città e in quasi ogni settore, il giornale, pur dedicando anche una o due pagine agli avvenimenti e pur schierandosi con i manifestanti, non avvertisse la necessità di fornire una indicazione di cui tutti erano al corrente in città e cioè che tra le richieste più ferme degli operai per tornare al lavoro figurava l’abolizione del contributo per il Comitato Pro Patria, condizione, questa, che invece veniva messa – et pour cause – ampiamente in luce dalla stampa etnica operaia. L’unico accenno vero alla questione che ritroviamo sul “Fanfulla” è un comunicato del Comitato stesso in cui si rammentava ai lavoratori che quei soldi servivano a far sopravvivere famiglie di persone che facevano un sacrificio maggiore di quello cui erano chiamati i sottoscrittori. Il tutto veniva offerto al lettore senza alcun commento redazionale.

Per contro, rimanendo sul piano generale e senza attaccare questo o quell’imprenditore italiano, la testata batteva il tasto dei sovrapprofitti realizzati dagli industriali grazie alla guerra, ma senza dare ai suoi interventi quel tono di contrapposizione non solo sociale ma anche patriottica presente nella campagna portata avanti dalla stampa etnica operaia, in particolare dall’ “Avanti!”, che aveva creato addirittura una rubrica fissa dal titolo inequivocabile, quale “Il patriottismo di lor signori”, poi trasformato in “La cuccagna di lor signori”. Le preoccupazioni sociali della testata la indussero, comunque, a cercare di mediare, nel corso delle grandi agitazioni del luglio 1917, tra operai in sciopero, datori di lavoro e autorità comunali e Serpieri integrò, insieme a Paolo Mazzoldi, direttore de “Il Piccolo”, la commissione di giornalisti che offrì i suoi buoni uffici per giungere a una soluzione e, che una volta trovatala, si fece garante che le conquiste strappate dagli operai fossero rispettate, cosa che di fatto non avvenne.. Il 1917 fu un anno cruciale per il “Fanfulla” anche per altri aspetti, in particolare per il graduale slittamento del Brasile dalla neutralità alla dichiarazione di guerra, che il giornale paulista vide come elemento che poteva in qualche modo rivitalizzare il consenso ormai affievolito degli immigrati. Per la verità, malgrado le iniziali enunciazioni di rispetto della posizione assunta da Rio de Janeiro sulla scena internazionale e che avrebbero dovuto indurre a un totale silenzio, la testata si impegnò sin dalla fine del 1915 in una campagna volta da una parte a dimostrare come il Brasile e tutti i paesi latinoamericani, che avevano i loro mercati in Europa, dovessero schierarsi a favore dell’Intesa per interessi economici e, dall’altra, a mettere in guardia il governo circa la minaccia rappresentata dai tedeschi, suggerendo altresì la necessità di requisire, vista la limitatezza della marina mercantile del paese, le navi germaniche rimaste ancorate nei porti brasiliani. (...). (...). [A cura di Angelo Trento in:
www.ponteentreculturas.com.br/.../O_Fanfulla_de_Sao_Paolo_e_a_imprensa_italiana_no_Brasil];
Paolo Mazzoldi, Un anno dopo: cronaca dello sciopero generale di Parma in  Lo sciopero agrario del 1908, Parma, Comune di Parma, 1978, p.69 sgg. Lo sciopero interessò braccianti, spesati e mezzadri di 18 comuni della provincia, fu proclamato il 1° maggio e terminò il 25 giugno.
Per la ricostruzione di quei giorni riportiamo la testimonianza di uno dei protagonisti Paolo Mazzoldi.
“”Lo sciopero agrario parmense (proclamato il 1° maggio 1908) durava già da cinquanta giorni, con incerta fortuna, già erano partiti  oltre tremila bimbi degli scioperanti, già era incominciato l’esodo dei lavoratori, quando , nel pomeriggio del 18 giugno, si diffuse in Parma la notizia che, all’indomani mattina, con un treno speciale, sarebbero giunti all’Agraria 700 crumiri cremaschi. (...)””.
Di Paolo MAZZOLDI si parla, anche:
quale compagno e amico, in Brasile, di Oreste RISTORI dopo che questi tornò in terra brasiliana dall’Argentina, come si legge nella storia biografica del Ristori stesso.
Oreste Ristori (San Miniato, 1874 - Florença, 1943) foi um jornalista e militante anarquista individualista e anarco-comunista italiano. Imigrou para o Brasil em 1904 onde editou a revista libertária “La Battaglia”, militou arduamente contra a exploração dos imigrantes italianos nas fazendas de café, realizando uma intensa campanha contra imigração para o Brasil. Se empenhou na criação de escolas libertárias seguindo o modelo proposto por Francisco Ferrer para os filhos de camponeses e operários. Desde de sua chegada ao Brasil passou a ser sistematicamente perseguido pelo governo, até finalmente ser expulso pela ditadura de Getùlio Vargas em 1936 retornando à Itália. (...).
(...). (...).
De volta ao Brasil (Ritorno in Brasile) di Oreste RISTORI. Em 1922 voltou para a cidade de São Paulo onde se colocou exerceu discretamente algumas atividades políticas. Continuou propagandeando o anarquismo no meio operário paulistano através de um novo periódico chamado L'Alba Rossa. Ao mesmo tempo Oreste incentivou a implantação da Escola Moderna seguindo os preceitos apontados pelo educador espanhol Francisco Ferrer para os filhos das classes populares de todo o estado de São Paulo.
À época grandes anarquistas e intelectuais vindos da itália costumavam se reunir no Café Guarani, na Rua Quinze, nas proximidades do largo Antonio Prado, para calorosos debates sobre os últimos acontecimentos políticos no mundo. Ela lá que Oreste se encontrava semanalmente com Antonio Piccarolo, Paolo Mazzoldi (diretor do semanário Don Chisciotte), Alessandro Cerchiai e Gigi Damiani (então diretores da “La Battaglia”).
Com a chegada do ditador Getúlio Vargas ao poder sua militância tornou-se novamente enérgica. Passou a criticar as ações do governo aos olhos do qual se tornou um elemento indesejado passando a ser investigado minuciosamente. Ristori foi fichado pelo DEOPS/SP como militante comunista, participante do Comitê Antiguerreiro e Antifascista onde realizava campanhas contra a guerra na Abissínia e na Etiópia. (...)
Oreste Ristori è una figura quasi leggendaria in Brasile. A San Paolo c’è una piazza a lui dedicata. Il suo nome è citato in tutti i testi che parlano della storia del movimento anarchico in Sudamerica. Le sue due riviste hanno rappresentato una voce ascoltata e diffusa in quegli anni terribili di scontri sociali. "La Battaglia" è di gran lunga la più conosciuta e diffusa rivista anarchica di quel periodo.
in << Italianos no Brasil: "andiamo in 'Merica" >>. (A cura di Franco Cenni, edito nel 2003). Quando in quel periodo il Mazzoldi dirige il giornale “Il Piccolo” e poi il settimanale “Don Chisciotte” (al momento della guerra Italo-Turca), editi in San Paolo del Brasile. Infatti si può leggere: << Italianos no Brasil. (...). (...). Figura obrigatória no Guarani era também o sempre brilhante Paolo Mazzoldi, um republicano-democrata, profundo conhecedor de literatura, que se exprimia em forma magnìfica e vigorosa. Sua barba era muito mais comprida que de Rotellini, mas em compensaçào nào tinha o mesmo porte atletico. (...) >>.

[A cura di Achille Giovanni Piardi, per la pagina del sito “I PIARDI”, Gennaio 2011]


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