VOLUME
III
I PIARDI NEL TEMPO -
dimore, vita vissuta, costumi portati dai Piardi ed anche
devozioni cui siamo stati capaci in più di cinque secoli
di vita.
4. DEVOZIONI
4.19 SAN
GIOVANNI BATTISTA in PORTIOLO, a VIADANA e a MONDARO
Battesimo di Gesù nel Giordano, a cura di Giovanni
il Battista
San Giovanni
Battista, chi era.
Ain Karim (Galilea) – † Macheronte(?)
Transgiordania, I secolo.
Giovanni Battista è l'unico santo, oltre la Madre del
Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche
la nascita secondo la carne. Fu il più grande fra i
profeti perché poté additare l'Agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo. La sua vocazione profetica
fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari,
pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù.
Giovanni è il Precursore del Cristo con la parole con
la vita. Il battesimo di penitenza che accompagna l'annunzio
degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo
Spirito. La data della festa, tre mesi dopo l'annunciazione
e sei prima del Natale, risponde alle indicazioni di Luca.
(Messale Romano)
Patronato: Monaci.
Emblema: Agnello, ascia.
Martirologio Romano: Solennità della Natività
di san Giovanni Battista, precursore del Signore: già
nel grembo della madre, ricolma di Spirito Santo, esultò
di gioia alla venuta dell’umana salvezza; la sua stessa
nascita fu profezia di Cristo Signore; in lui tanta grazia
rifulse, che il Signore stesso disse a suo riguardo che nessuno
dei nati da donna era più grande di Giovanni Battista.
www.santiebeati.it
VILLA PORTIOLO
(VIADANA mantovana), in riva di sinistra del Po; risulta facente
parte della Curia di Viadana dopo il 1319. Era posta di fronte
a "bocca d'Enza" e la sua parrocchia si estendeva
verso nord fino a toccare i borghi di Viadana. Pertanto il
Convento degli Agostiniani rientrava nel territorio parrocchiale
di Portiolo. Nelle misure del viadanese eseguite nel 1583-1590,
in cui si divideva il territorio in 24 Colonnelli, la Villa
Portiolo con ca. 100 case, chiesa di S. Giovanni Battista
e Convento dei RR. PP. di S.Nicola, era descritta come aggregata
al Colonnello del Borgo di S.Maria (più anticamente
Borgo Nuovo e da non confondere con Villa S.Maria), a cui
gli abitanti ed i possidenti dovevano conferire i carichi
comunali e di digagna. Così quando negli anni 1682-83
fu rifatta la misura del marchesato sempre in 24 Colonnelli,
perciò dopo le varie alluvioni ed erosioni che nel
1654 avevano distrutto la chiesa parrocchiale e quel che rimaneva
dell'abitato, nel distretto della Villa di Portiolo non vi
era altro che il predetto Convento ed un po' di terreno posto
lateralmente e di fronte a questo. Il 6 settembre 1655, le
famiglie ed i beni mobili ed immobili della parrocchia di
Portiolo erano state aggregate ecclesiasticamente a quella
di S. Martino. (Atto Gerolamo Ruberti con firma di Ippolito
Gardani Luogotenente Arciducale, Ms. 29. 12.1723, Bibl. Civ.
Viadana 172 G15) (Ms.1768, Bibl. Civ. Viadana E2). [Testo
di Luigi Cavatorta (Viadana); Le Chiese, tutte le chiese viadanesi].
http://www.comune.viadana.mn.it
http://www.piardi.org/luoghi/portiolo.htm
VIADANA mantovana.
La chiesa di San Martino e Nicola in VIADANA (MN) rappresenta
la memoria storico -religiosa della città e custodisce
opere provenienti dalla Chiesa di San Giovanni Battista in
Portiolo di Viadana, villa sommersa dal Po (nel 1654), e dal
soppresso convento dei padri Agostiniani.
S. MARTINO e S. NICOLA.
(in città di Viadana)
Secondo il Parazzi, la memoria più antica riguardante
questa chiesa risale al 1442, quando il 18 aprile, Don Cavalerio
de' Bonazzi ne veniva investito della rettoria. La chiesa
di S. Martino in quel tempo sorgeva un chilometro ca. a sud
dell'argine in una ghiara, rintracciabile in cartine posteriori,
tra il Po e Mezzano del Vescovo di Parma. Nel 1571 la chiesa
fu ingoiata dall'ennesima alluvione e ne fu ricostruita una
nuova in posizione più protetta ove sorge l'attuale.
Ad opera compiuta, alla fine del 1589, fu celebrata la prima
messa dal rettore Don Antonio Maria Cerdelli, il cui cognome
si identifica ancora con vicolo Ciardello che un tempo giungeva
all'argine di Cogozzo, partendo da via Puttina (anche questo
toponimo deriva dai Puttini).
Un'altra alluvione, nel 1654, distrusse la vicina rettoria
di S.Giovanni Battista con quello che rimaneva della sua Villa
di Portiolo. L'anno successivo, alla parrocchia di S. Martino,
ne furono aggregati gli abitanti superstiti ed i beni mobili.
Dopo la morte dell'ultimo rettore di Portiolo, Agostino Zuccari
(m. Viadana 1683), anche la prebenda, ancora in suo godimento,
passò a S. Martino con l'obbligo di erigere, nella
chiesa, un altare a S. Giovanni Battista. Intanto il 21 luglio
1678 il vescovo Agostino Isimbardi aveva elevato la rettoria
di S. Martino in prepositura.
http://www.piardi.org/luoghi/viadana.htm
San GIOVANNI BATTISTA. Parrocchia
di Banzuolo (Viadana di Mantova) [Un tempo Banzolo Vitelliane]
Villa Banzuolo è sempre appartenuta al Marchesato di
Viadana e perciò ai Gonzaga del ramo principale di
Mantova indi all'Impero, mentre ecclesiasticamente soggetta,
come ora, alla parrocchia di Pomponesco, Contea, nel periodo
che tratteremo, dei Gonzaga di Guastalla. Anche in questa
località è sempre esistito un oratorio. Resosi
negli anni insufficiente anche per l'aumento dei fedeli, la
popolazione di Banzuolo formulò nel 1711 la richiesta
all'Imperial Camera di Mantova, affinchè elevasse S.
Giovanni a rettoria e concedesse il permesso di riedificare
una chiesa più confortevole. Sei anni più tardi
il vescovo di Cremona sentenziava che l'istanza doveva essere
rivolta a lui e durante la prossima visita pastorale. Questa
avvenne nel 1721 col nuovo vescovo Alessandro Litta cui Giovanni
Caleffi, Giovanni Baldani e Stefano Cornacchia, benestanti
di Banzuolo, rivolsero la domanda. La risposta, che giunse
il 20 novembre dello stesso anno, conteneva la concessione
dell'ampliamento dell'oratorio, sentito il parere vincolante
del parroco di Pomponesco, senza però accennare all'erezione
a rettoria autonoma. Naturalmente il parroco Don Pietro Antonio
Conca diede parere sfavorevole alla costruzione adducendo
la mancanza di garanzie. Queste furono rese dai notabili citati
che assicurarono la disponibilità di 80000 pietre,
legname, coppi e la somma di lire mantovane 1000, in seguito
raddoppiate, più il mantenimento del cappellano. Finalmente
appianati i contrasti col parroco, che aveva ostacolato con
ogni mezzo la costruzione, prima del 1730 l'oratorio era pronto
e agibile. Non si parlò più di parrocchia autonoma
e ai Cornacchia, Baldani, Caleffi e loro discendenti, come
procuratori della comunità, rimase il privilegio di
proporre il cappellano.
(Testi di Luigi Cavatorta).
http://www.piardi.org/luoghi/viadana.htm
http://www.comune.viadana.mn.it/ita/Citta_chiese.asp
In Banzuolo (Banzolo) abitano i Piardi, sin dal secolo XVI,
devoti di S. Giovanni Battista, loro santo patrono.
[Vedi anche: I PIARDI. http://www.piardi.org/luoghi/pomponesco.htm
].
MONDARO di Pezzaze in Val
Trompia.
Nel 1911, ANDREA PIARDI, dipinge la tela
di S. Giovanni Battista nella chiesa omonima di Mondaro di
Pezzaze. Vedi
Galleria immagini Andrea Piardi.
Vedi anche:
http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni411.htm
http://www.piardi.org/persone/p16.htm
.
Per la l’edificio ecclesiastico di S. Giovanni Battista
e la pala dell’altar maggiore di S. Giovanni, vedi MONDARO
in PEZZAZE patria dei PIARDI: Zilià, Bonàs,
Bone de Sante (de la Santa), Catanì (poi Cansonète
e Cansonète-Pepa), Celvìt (Celvit), Quarantì,
Brine (già Mafé) e poi detti Brine del Grillo
e Brine de Castegnàcol . http://www.piardi.org/luoghi/pezzaze.htm
Pezzaze, chiesa parrocchiale di S. Apollonio, S. Giovanni
Battista,
di Mario Pescatori e Giuseppe Battista Simoni (anni Quaranta
del '900).
Una testimonianza della devozione dei Piardi a
S. Giovanni Battista, il Precursore di Cristo, si trova non
solo nella omonima chiesa di S. Giovanni sita nella Frazione
MONDARO, bensì pure nella chiesa principale
Arcipretale della comunità pezzazese, quella di S.
Apollonio vescovo, in Frazione Stravignino.
SRAVIGNINO in Pezzaze è patria d’origine dei
PIARDI: Catanì, Mafé, Valì, Sgalmer e
Piarcc, Chichera, de la Costa, Gilde, Cega Pirle, Belù,
Piardù, Piardei (Piardelli) e altri.
http://www.piardi.org/luoghi/pezzaze.htm
Vita ed opere di Giovanni il Battista, precursore di Cristo.
Giovanni Battista è il santo più raffigurato
nell’arte di tutti i secoli; non c’è si
può dire, pala d’altare o quadro di gruppo di
santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, che
non sia presente questo santo, rivestito di solito con una
pelle d’animale e con in mano un bastone terminante
a forma di croce.
Senza contare le tante opere pittoriche dei più grandi
artisti come Raffaello, Leonardo, ecc. che lo raffigurano
bambino, che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito
con la pelle ovina e chiamato affettuosamente “San Giovannino”.
Ciò testimonia il grande interesse, che in tutte le
epoche ha suscitato questo austero profeta, così in
alto nella stessa considerazione di Cristo, da essere da lui
definito “Il più grande tra i nati da donna”.
Egli è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento
e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese
testimonianza ancora in vita. È tale la considerazione
che la Chiesa gli riserva, che è l’unico santo
dopo Maria ad essere ricordato nella liturgia, oltre che nel
giorno della sua morte (29 agosto), anche nel giorno della
sua nascita terrena (24 giugno); ma quest’ultima data
è la più usata per la sua venerazione, dalle
innumerevoli chiese, diocesi, città e paesi di tutto
il mondo, che lo tengono come loro santo patrono.
Inoltre fra i nomi maschili, ma anche usato nelle derivazioni
femminili (Giovanna, Gianna) è il più diffuso
nel mondo, tradotto nelle varie lingue; e tanti altri santi,
beati, venerabili della Chiesa, hanno portato originariamente
il suo nome; come del resto il quasi contemporaneo s. Giovanni
l’Evangelista e apostolo, perché il nome Giovanni,
al suo tempo era già conosciuto e nell’ebraico
Iehóhanan, significava: “Dio è propizio”.
Nel Vangelo di s. Luca (1, 5) si dice che era nato in una
famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria era della classe
di Abia e la madre Elisabetta, discendeva da Aronne. Essi
erano osservanti di tutte le leggi del Signore, ma non avevano
avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai
anziana.
Un giorno, mentre Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio,
gli comparve l’arcangelo Gabriele che gli disse: “Non
temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita
e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai
Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno
della sua nascita, poiché sarà grande davanti
al Signore” e proseguendo nel descrivere le sue virtù,
cioè pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni
in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza
di Elia.
Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra
la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della
sua gravidanza, l’arcangelo Gabriele, il ‘messaggero
celeste’, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare
a Maria la maternità del Cristo: “Lo Spirito
Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua
ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà
sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi anche
Elisabetta, tua parente, nella vecchiaia ha concepito un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano
sterile; nulla è impossibile a Dio”. Maria allora
si recò dalla cugina Elisabetta per farle visita e
al suo saluto, declamò il bellissimo canto del “Magnificat”,
per le meraviglie che Dio stava operando per la salvezza dell’umanità
e mentre Elisabetta esultante la benediceva, anche il figlio
che portava in grembo, sussultò di gioia. Quando Giovanni
nacque, il padre Zaccaria che all’annuncio di Gabriele
era diventato muto per la sua incredulità, riacquistò
la voce, la nascita avvenne ad Ain Karim a circa sette km
ad Ovest di Gerusalemme, città che vanta questa tradizione
risalente al secolo VI, con due santuari dedicati alla Visitazione
e alla Natività. Della sua infanzia e giovinezza non
si sa niente, ma quando ebbe un’età conveniente,
Giovanni conscio della sua missione, si ritirò a condurre
la dura vita dell’asceta nel deserto, portava un vestito
di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi;
il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Nell’anno
quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò
la sua missione lungo il fiume Giordano, con l’annuncio
dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava
alla conversione e predicava la penitenza. Da tutta la Giudea,
da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano,
accorreva ad ascoltarlo tanta gente considerandolo un profeta;
e Giovanni in segno di purificazione dai peccati e di nascita
a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano, coloro che
accoglievano la sua parola, cioè dava un Battesimo
di pentimento per la remissione dei peccati, da ciò
il nome di Battista che gli fu dato. Anche i soldati del re
Erode Antipa, andavano da lui a chiedergli cosa potevano fare
se il loro mestiere era così disgraziato e malvisto
dalla popolazione; e lui rispondeva: “Non maltrattate
e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre
paghe” (Lc 3, 13). Molti cominciarono a pensare che
egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava
loro di essere solo il Precursore: “Io vi battezzo con
acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è
più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere
il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco”.
E alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti
disse, che egli non era affatto il Messia, il quale era già
in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo “Io
sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via
del Signore, come disse il profeta Isaia”.
Anche Gesù si presentò al Giordano per essere
battezzato e Giovanni quando se lo vide davanti disse: “Ecco
l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal
mondo!” e a Gesù: “Io ho bisogno di essere
battezzato da te e tu vieni da me?” e Gesù: “Lascia
fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia”.
Allora Giovanni acconsentì e lo battezzò e vide
scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre
una voce diceva: “Questo è il mio Figlio prediletto
nel quale mi sono compiaciuto”. Da quel momento Giovanni
confidava ai suoi discepoli “Ora la mia gioia è
completa. Egli deve crescere e io invece diminuire”
(Gv 3, 29-30). La sua missione era compiuta, perché
Gesù prese ad iniziare la sua predicazione, aveva formato
il gruppo degli apostoli e discepoli ed era seguito da una
gran folla; egli aveva predicato proprio per questo, preparare
un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio
di Redenzione.
Aveva operato senza indietreggiare davanti a niente, neanche
davanti al re d’Israele Erode Antipa († 40 d.C.),
che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata
da suo fratello; ciò non era possibile secondo la legge
ebraica, la “Torà”, perché il matrimonio
era stato regolare e fecondo, tanto è vero che era
nata una figlia Salomè. Per questo motivo un giudeo
osservante e rigoroso come Giovanni, sentiva il dovere di
protestare verso il re per la sua condotta. Infuriata Erodiade
gli portava rancore, ma non era l’unica; perché
il Battesimo che Giovanni amministrava, perdonava i peccati,
rendendo così inutili i sacrifici espiatori, che in
quel tempo si facevano al Tempio, e ciò non era gradito
ai sacerdoti giudaici.
Erode fece arrestare e mettere in carcere Giovanni su istigazione
di Erodiade, la quale avrebbe voluto che fosse ucciso, ma
Erode Antipa temeva Giovanni, considerandolo uomo giusto e
santo, preferiva vigilare su di lui e l’ascoltava volentieri,
anche se restava molto turbato. Ma per Erodiade venne il giorno
favorevole, quando il re diede un banchetto per festeggiare
il suo compleanno, invitando tutta la corte ed i notabili
della Galilea. Alla festa partecipò con una conturbante
danza anche Salomè, la figlia di Erodiade e quindi
nipote di Erode Antipa; la sua esibizione piacque molto al
re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi
qualsiasi cosa e io te la darò”; Salomé
chiese alla madre consiglio ed Erodiade prese la palla al
balzo, e le disse di chiedere la testa del Battista. A tale
richiesta fattagli dalla ragazza davanti a tutti, Erode ne
rimase rattristato, ma per il giuramento fatto pubblicamente,
non volle rifiutare e ordinò alle guardie che gli fosse
portata la testa di Giovanni, che era nelle prigioni della
reggia. Il Battista fu decapitato e la sua testa fu portata
su un vassoio e data alla ragazza che la diede alla madre.
I suoi discepoli saputo del martirio, vennero a recuperare
il corpo, deponendolo in un sepolcro; l’uccisione suscitò
orrore e accrebbe la fama del Battista. www.santiebeati.it
MONDARO di Pezzaze, terra dei Piardi. Chiesa
di San Giovanni Battista; "il Battesimo di Gesù"
(impartito da Giovanni il Battista, detto il Precursore).
Lavoro a fresco per le volte del presbiterio di S. Giovanni
eseguito l'anno 1843 da Pellegrino Scalvini, commissionatogli
dal facoltoso benefattore pezzazese Angelo Bregoli (1789-1846)
vedovo di Aquilina (1791-1812) figlia del fu Andrea Piardi
"Catanì".
(Da: "Pezzaze nella storia e nell'arte", a Cura
di V. Rizzinelli con C. Sabatti e L. Anelli ed E. Pala.
Volume III, anno 2008, Comune di Pezzaze).
Per altre notizie inerenti le frazioni di Pezzaze, tra cui
MONDARO vedi sezione LUOGHI
- Pezzaze.
... ed a MARCARIA (Mantova)
Famiglia di Vincenzo Piardi, vissuta a Marcaria. Testimonianza.
<< (...). Di fatto a Marcaria siamo stati dal 1923 al
1943 e la devozione a S.Giovanni l'abbiamo trovata. Giampaolo
è nato là nel 1935. La processione per la festa
di S.Giovanni era solenne e partecipata da tutto il paese
o quasi. A volte c'è stata pure la banda che accompagnava
l'inno "... il Battista che in cielo s'asside,
dove splende più puro il zaffir, alle genti felice
sorride, che a lui svelano i propri desir...".
Lirica popolare che cantavamo con entusiasmo. Ciao. Walter
>>. (Walter PIARDI del 1922, figlio di Vincenzo
da CIZZOLO in Viadana - Mantova. Cavaion Veronese, 20 luglio
2010)
Marcaria (Vicariato S. Giuseppe - Diocesi di Mantova)
Situata a 25 km a ovest di Mantova ai confini con
la diocesi di Cremona, delimitata dal fiume Oglio che segna
il confine sia della parrocchia che della diocesi, Marcaria
sorge intorno all'anno Mille.
Dalla documentazione d'archivio è testimoniata l'esistenza
della chiesa parrocchiale, antecedentemente al 1300, situata
presso il cimitero, tuttora esistente e funzionante. A partire
dal 1500 la chiesa e la casa canonica vennero spostate in
un luogo adiacente a quello dove sorge l'attuale tempio in
stile barocco, che risale a 1700. Un secolo dopo, adiacente
alla chiesa, venne costruita la canonica, tutto in funzione.
La chiesa è stata recentemente sistemata e abbellita
nella facciata. Il campanile, che risale al 1800, è
dotato di cinque campane. Nel tempio trovano collocazione
reperti di un santuario dedicato alla Madonna eretto dai Gonzaga
al di là del fiume Oglio nel 1600, quali la porta d'ingresso,
i confessionali, la cantoria nella parte centrale del coro.
Entrambe le chiese sono dedicate a San Giovanni Battista,
raffigurato, nella parrocchiale, in una pala del Costa risalente
al 1600 e porta nell'abside. (...). (Dal sito Internet, Diocesi
di Mantova).
Una curiosità, storico – musicale
e religiosa legata all’antica, universale, devozione
per S. Giovanni Battista.
Ut queant laxis è l' inno
liturgico del Vespro nella solennità della natività
di San Giovanni Battista che si celebra il 24 giugno. La fama
di questo inno, scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono
(secc. IX-X), si deve a Guido d'Arezzo, che lo utilizzò
(l'anno 1025, sec. XI) per ricavarvi i nomi delle 6 note dell'esacordo,
dalla prima strofa, successivamente fu aggiunta, prima non
prevista, la nota Si (prendono l’iniziale
delle due parole Sancte Iohannes)
« Ut queant laxis / Resonare
fibris / Mira gestorum / Famuli
tuorum / Solve polluti / Labii
reatum, Sancte Iohannes »;
da cui derivarono i nomi delle note musicali: Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si.
« ... affinché possano cantare
/ con voci libere / le meraviglie delle tue azioni / i tuoi
servi, / cancella il peccato / del loro labbro contaminato,
/ o san Giovanni ». (Inno a San Giovanni)
L'inno prosegue con altre undici strofe.
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