I Piardi e le X giornate
di Brescia
I Piardi e le
X giornate di Brescia
Sul colle
Cidneo che domina Brescia, il castello è una poderosa
fortificazione cinquecentesca, con parti anche precedenti,
simile a tanti altri ma per i padri del Risorgimento era diventato
il "Falco d'Italia" perché, come un rapace,
s'innalzava a difesa della città, a sua volta chiamata
"Leonessa d'Italia".
Siamo dunque in pieno epos ottocentesco: Brescia insorse contro
gli austriaci una prima volta nel marzo del 1848, com'era
avvenuto a Milano con le Cinque Giornate.
I patrioti chiamano a raccolta i cittadini in piazza della
Loggia, si chiede la Guardia Civica, scoppia la rivolta e
il giorno 22 la città è libera ma per poco:
la sconfitta piemontese a Custoza (23-25 luglio) consente
agli austriaci di rientrare. Il 12 marzo 1849, Carlo Alberto
riprende le ostilità e il successivo 22 marzo i bresciani
sono di nuovo in armi: il presidio austriaco si ritira nel
castello, attendendo i rinforzi che difatti arrivano dalla
piazzaforte di Mantova, da Padova, da Verona, fino ad un contingente
di quattro mila uomini.
Al comando, generali di lunga esperienza: Nugent, Leshk, Haynau;
dall'altra parte il Sindaco Sangervasio, Contratto, Cassola
e l'eroico Tito Speri, ventiquattrenne, che aveva già
combattuto a Milano e, nell'esercito regolare, a Governolo.
Speri prenderà parte alla congiura mazziniana di Mantova
e sarà impiccato a Mantova nel '53.
Dal castello, le artiglierie austriache bombardano senza tregua,
mentre Speri e il curato di Serle, don Pietro Boifava, sceso
dai Ronchi con i suoi montanari, tenevano testa alle truppe
di
Nugent, a Sant'Eufemia. Nella notte del 30 marzo, il generale
Haynau riusciva ad entrare nel castello dalla strada del Soccorso,
la stessa percorsa nel 1512 dai francesi di Gaston de Foix
e di Jacques de la Lude. Alla resa del presidio della Serenissima,
allora, seguì un orrendo saccheggio. Haynau farà
pagar cari i 10 giorni dell'eroica resistenza bresciana. La
mattina del 31 marzo, il generale impone la resa senza condizioni,
con la minaccia di saccheggio. I cittadini resistono, casa
per casa, in un susseguirsi di episodi di coraggio e di valore
a porta Bruciata, a porta Venezia, a San Barnaba. Scoppiano
gli incendi appiccati dai soldati.
Il mattino del 1° aprile, per evitare l'estrema rovina,
la municipalità invia padre Maurizio Malvestiti a trattare
le condizioni della resa. Il saccheggio e le uccisioni durano
però fino a tarda notte, seguiti dalle fucilazioni.
Haynau sarà chiamato "la jena di Brescia":
la repressione è di estrema durezza.
Le "10 giornate di Brescia" sono ricordate dal monumento,
opera di G.B. Lombardi (1864) a porta Bruciata. Ma nello stesso
castello, nell'ala del Grande Miglio (cosi detta perché
ricovero delle granaglie negli anni della Serenissima),è
stato allestito il Museo Civico delRisorgimento e sono gli
oggetti
a raccontare quelle pagine di storia.
Il "Comandante" don Pietro Boifava, dopo laresa,
viene nascosto in Pezzaze dal Parroco don Antonio Piardi.
Giovanni Battista Piardi - patriota
dal 1832 - condannato a morte dal Tribunale militare di Milano,
poi con conversione al carcere duro nella fortezza dello Spielberg
in Moravia, è presente alle battaglie delle X Giornate
di Brescia.
(Vedi Volume 1 e 2 "I PIARDI")
1° aprile 1849, Brescia.
Bresciani e Austriaci si affrontano nella zona
della Chiesa dedicata a San Barnaba:
l'ultima battaglia dell'ultima delle 10 giornate di Brescia.
[Da L'Almanacco Bresciano 2009. (Lönare Bressà)
a cura di Giovanni Cherubini (gio.cher@tin.it),
per gentile concessione dell'autore-curatore-direttore responsabile]
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