La giustizia militare
italiana non ha rinunciato a far piena luce sulla strage di 36 militari
italiani perpetrata ad Acate, nei pressi dell’aeroporto militare
di Biscari-Santopietro, il 13 luglio 1943 dalle truppe americane da
poco sbarcate in Sicilia. E così, a 64 anni di distanza da quei
sanguinosi eventi, il procuratore militare di Palermo Enrico Buttitta
ha chiesto il rinvio a giudizio di un (allora) sergente della 45ª
divisione americana, la «Thunderbird», sbarcata tre giorni
prima sulle coste meridionali della Sicilia e inoltratasi in territorio
italiano incontrando sacche di forte resistenza.
Gli stessi militari italiani uccisi a sangue freddo ad Acate (fra loro
sette vittime e due superstiti originari della nostra provincia) avevano
opposto una accanita resistenza prima di arrendersi. A quel punto -
disarmati, scalzi e spogliati delle divise - erano stati incolonnati
e avviati verso le retrovie fino a quando un sergente di colore, Horace
T. West, bloccò la colon na e con una sventagliata di mitra falcidiò
gli inermi soldati italiani.
West, poco dopo i fatti, venne processato dalla giustizia militare americana,
così come il capitano John Compton, accusato di un crimine analogo
pure compiuto nei pressi dell’aeroporto di Biscari. Compton andò
assolto, mentre West (classe 1908) venne condannato all’ergastolo.
Una pena, però, cessata dopo soli sei mesi, quando West accettò
nuove missioni al fronte. Ed è lì che si perdono le sue
tracce: non si sa, in altre parole, se West sopravvisse alla guerra
o se cadde - come voci incontrollate affermano - sul fronte italiano
o addirittura nel D-day, durante lo sbarco in Normandia.
West oggi avrebbe 98 anni, ma la giustizia italiana con le stellette
non è riuscita ad avere notizie certe nè sulla sua morte,
nè sulla sua sopravvivenza. E così il procuratore Enrico
Buttitta ne ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare
è fissata, con l’imputato naturalmente contumace, per il
prossimo 20 marzo davanti al giugice Salvatore Caponnetto.
«Il reato ipotizzato - spiega Buttitta - è violenza mediante
omicidio plurimo e aggravato nei confronti di militari prigionieri:
si tratta di un crimine di guerra per cui è previsto l’ergastolo,
e che non cade in prescrizione». Da qui l’inchiest a sul
militare americano originario di Barron Fork in Oklahoma, che all’epoca
dei fatti aveva 34 anni e due figli. «Non siamo riusciti ad avere
alcuna notizia da fonti americane - spiega Buttitta - poichè
loro considerano questo caso ormai chiuso».
Gran parte di ciò che è stato appurato su quegli eventi
deriva dagli atti del processo a West che la procura di Palermo «ha
acquisito - spiega Buttitta - non da fonti americane ma per altre vie».
Alla ricostruzione hanno giovato anche le testimonianze versate da alcuni
superstiti, come il vicentino Virginio Da Roit o il siciliano Giuseppe
Giannola. «Quest’ultimo - spiega Buttitta - è persona
particolarmente lucida, nonostante l’età avanzata, e la
sua deposizione è stata preziosa per ricostruire gli eventi.
Giannola è scampato alla morte in maniera incredibile: alla prima
scarica di mitra cadde lievemente ferito, ma si finse morto in mezzo
al mucchio di cadaveri. Qualcuno poi si avvicinò a lui e gli
esplose un colpo di grazia, che però gli sfiorò solamente
la testa. Poco dopo, quando gli esecutori della strage si erano allontanati,
Giannola si alzò e venne soccorso e medicato da un altro militare
americano che stava transitando su una jeep in zona».
Alla ricostruzione di quelle giornate concitate hanno contribuito, pare,
anche alcune pagine di un diario tenuto da uno dei soldati bresciani
caduti, Gottardo Toninelli. Oltre a lui in quell’esecuzione di
massa persero la vita Luigi Ghiroldi di Darfo, Attilio Bonariva di Lozio,
Leone Pontara di Concesio, Battista Piardi di
Pezzaze, Pietro Vaccari della città, Mario Zani
di Iseo. Sopravvissero invece i loro commilitoni Santo Monteverdi di
Carpenedolo e Celestino Brescianini di Pertica Alta.
Se una parola definitiva verrà scritta sulla strage di Acate,
sarà anche un risarcimento - sia pur tardivo - alla loro memoria.
«Certo - ammette il procuratore Buttitta - ricostruire fatti di
oltre sessant’anni fa è stato complicato. Mi sono sentito
uno storico che andava alla ricerca del colpevole. Non posso dire ci
sia stata inerzia nell’accertare la verità negli anni precedenti:
semplicemente non risulta siano state fatte denunce circostanziate.
Il caso è stato portato alla nostra attenzione sulla scorta di
alcuni articoli di quotidiani locali e nazionali di tre anni fa. E noi
a quel punto ci siamo mossi».
Gianfranco Ciriacono, lo studioso siciliano che ha dedicato un libro
alle stragi americane della zona di Biscari, e che nel volume ha pubblicato
la sentenza americana di condanna del sergente West, oggi presiede l’Associazione
vittime delle stragi americane. Di fronte all’iniziativa della
giu stizia militare italiana, osserva: «La speranza di fare piena
luce su quegli eventi non s’è spenta. Il problema di fondo
è il silenzio delle autorità governative americane, che
dopo 65 anni ancora negano informazioni essenziali sul segrente West.
Ed è il silenzio delle istituzioni italiane, che non hanno mai
affiancato e sostenuto gli enti locali nella battaglia perchè
di queste stragi non venga cancellato il ricordo».
Massimo Tedeschi
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