Don Giov. Battista Piardi
(Pezzaze, 1829 - 1903)
Don Giov. Battista Piardi
(Pezzaze, 1829 - 1903)
GIOVANNI BATTISTA o GIOVAN BATTISTA PIARDI: Pezzaze,
1829 - 1903. Sacerdote. Parroco dal 1881 al 1903
di San Bartolomeo Apostolo in Avenone; Comune montano successivamente
unificato, con Forno d’Ono, Levrange e Ono Degno, nel
comune di Pertica Bassa.
Padre Giovanni Maria Bontacchio (nato l’anno 1881 a
Pezzaze figlio di Antonio dei detti Türinì - Sindaco
di Pezzaze) con riferimento al nostro Giovanni Battista Piardi,
nel 1944 scrive: ““Nacque in Stravegnino il 4
marzo 1829 da Ermenegildo e da Rosa Balduchelli. Quattro anni
dopo la sua nascita suo zio paterno Piardi Don Antonio (1801)
succedeva all’arciprete Ricchetti nel governo della
parrocchia (ndr. Pezzaze). Governo, come dicemmo altrove,
quello di Don Antonio Piardi piuttosto austero particolarmente
con la parentela. I nipoti Battista, Giacomo, Cecilia, Francesco,
Caterina, Alfonso, Laura, Filomena, Giuseppe – Ermenegildo,
Luigi, tutti e dieci figli del di lui fratello Ermenegildo
junior, hanno sempre ricordato questa severità dello
zio arciprete di Pezzaze Don Piardi con sincera riconoscenza.
Battista e Alfonso manifestarono inclinazione al sacerdozio.
Lo zio arciprete dopo averli provati da pari suo, li affidò
al Seminario dove pure corrisposero e fecero concepire le
più belle speranze. Don Giovanni Battista Piardi celebrò
probabilmente nel 1854 e fu destinato Coadiutore ad Avano
e dopo qualche anno a Stravegnino, ove rimase sino al luglio
del 1881. A pag. 27 delle ‘Cronache triumpline’,
n. 1, Lavone, Don Omobono Piotti, l’autore, ha un accenno
a Don Giov. Battista Piardi in questo suddetto periodo; infatti:
<<Il 3 novembre 1879, esumate l’ossa del vecchio
cimitero, furono con solenne processione, con accompagnamento
di numeroso clero, di tutto il popolo e di banda musicale,
riportate nella chiesa parrocchiale, dove si celebrò
un solennissimo Ufficio e dopo un discorso di circostanza
recitato dal rev. Piardi D. Giov. Battista, allora curato
di Pezzaze, furono trasportate nel nuovo cimitero ed ivi decentemente
sepolte>>.
Il 27 maggio 1881 (il rev. Piardi D. Giov. Battista; Ndr.)
fu nominato parroco di Avenone e il 3 luglio vi fece il suo
ingresso. Da quel giorno si vide raramente a Pezzaze, ma sappiamo
che pur consacrando tutte le sue energie e tutto il suo tempo
al diletto Avenone, egli anche coi confratelli valsabbini
parlava volentieri di Pezzaze e lo portava sempre nella mente
e nel cuore. E Pezzaze non dubitò mai del suo affetto.
Anche negli ultimi anni quando a Pezzaze si parlava di Don
Battista Piardi di Avenone lo si faceva con accento tale che
i forestieri stessi comprendevano che si trattava di un prete
legato è vero dai suoi doveri ad Avenone ma oriundo
da Pezzaze. Non parliamo poi dei chierici pezzazesi. Senza
averlo mai visto lo amavano e sapevano che egli, prima, li
aveva amati e continuava ad amarli. Quando ebbero notizia
che aveva subito un primo attacco cardiaco nella vacanze autunnali
del 1901 decisero di andare a trovarlo. Non solamente ebbero
i debiti permessi, ma furono suggeriti di scegliere il giorno
della festa del titolare di Avenone, San Bartolomeo. Erano
tutti i chierici avviati al sacerdozio dallo zelante arciprete
Ghirardelli (di Pezzaze; Ndr.) e già prima con tanta
cura preparati dalle loro mamme (…), formate tutte a
pietà disinteressata e profonda dal santo arciprete
Bruni (di Pezzaze; Ndr.). Mi permetto qui farne i nomi (Chierici
del Seminario di Brescia; Ndr.): Milesi, nipote di don Giov.
Battista Piardi, i fratelli Bontacchio (figli del Sindaco
Antonio), Bregoli Battista, Bregoli Giovanni e Balduchelli
Bortolo. Partirono circa la mezzanotte precedente l’ultima
domenica di agosto e quella mattina stessa a messa prima il
venerando parroco di Avenone don Giovanni Battista Piardi
ebbe la felicità di vederli schierati in cotta a capo
del suo popolo per ricevere da lui il Pane degli Angeli. Volle
che si fermassero anche il giorno seguente, festa di S. Luigi.
Due giornate sante per le funzioni che vi si svolsero con
la partecipazione del clero delle parrocchie vicine, e per
la edificazione che quei chierici riportarono specialmente
dal loro compaesano Don Giovanni Battista Piardi””.
Con riferimento a Don Giovan Battista Piardi, Padre Giovanni
Maria Bontacchio (uno dei due fratelli Chierici sopra menzionati;
Ndr.) ancora riporta una relazione a firma di Don Giovanni
Bontempi parroco di Avenone negli anni quaranta del Novecento,
nella quale si legge: ““Una lapide ad uno degli
ingressi di questa chiesa (ndr.: Avenone), porta quanto segue:
<<Al Buon Pastore Piardi Don Giovan Battista di Pezzaze
che quale parroco dal 1881 al 24 luglio 1903, nel quale giorno
morì, indirizzò al bene questa popolazione,
d’animo mitissimo e benefico, tutti i suoi risparmi,
spese a pro di questo beneficio parrocchiale, morendo povero,
per l’opra sua veramente d’encomio meritevole,
questo popolo riconoscente, dedica>>. Dal diario Sante
Messe risulta che ha celebrato qui ogni giorno dal 3 luglio
1881 al 23 luglio 1902. Da questo giorno continua a celebrare
Don Buccio di Bagolino, che trovavasi qui fin dal 3 aprile
1901. So dalla popolazione che Don Piardi è stato infermo
per quattro anni. Dal 23 luglio 1902 non celebra più
e muore il 24 luglio del 1903. Il 26 luglio, giorno di domenica,
si celebrano i funerali con l’intervento di tutti i
sacerdoti delle due Pertiche (estesa zona Valsabbina bresciana
interessante diversi Comuni di montagna, poi unificati; Ndr.).
Sul registro dei morti si trova questa nota: <<Don Giovan
Battista Piardi, Reverendissimo Parroco Rettore di qui per
ventidue anni, d’anni 74, affetto da quattro anni da
vizio cardiaco, morì improvvisamente, compianto vivissimamente
dalla popolazione e dai confratelli. Firmato: Salice Don Giov.>>.
Nell’archivio si conserva tuttora copia di un regolamento
per le ‘Figlie di Maria’ riveduto e completato
da Don Piardi, regolamento severo che dice la severità
del parroco. Dal diario Sante Messe si rileva che le ‘Figlie
di Maria’ erano da lui chiamate a fare la Comunione
generale parecchie volte all’anno. I vecchi ne conservano
sempre buon ricordo per la severità della vita, per
l’amore del decoro, del tempio che volle abbellire nel
1887, per le migliorie portate al Beneficio parrocchiale unificandolo
con permute, arricchendolo con la costruzione di fienili e
col rendere bella la casa canonica e le adiacenze””.
Sempre dagli scritti di Padre Giovanni Maria Bontacchio pubblicati
in Pezzaze nel 1944 si legge che furono stampate per Don Piardi
delle immagini ricordo sulle quali viene detto: “A Piardi
Don Giambattista, parroco di Avenone per più di 22
anni e più di cinque lustri Curato di Pezzaze V.T.
sua patria, volato al cielo il 25 luglio 1903, d’anni
74. Dovunque fu amato per le sue rare doti di cuore e per
l’esempio di instancabile laborioso ministero. Compianto
dagli amici, parenti, parrocchiani e terrieri che piangono
tanta perdita. Pace all’anima eletta del vero sacerdote
di Cristo, purificata da lunga e penosa malattia”. [AA.VV.
Pezzaze nella sua storia e nella sua vita religiosa. Pezzaze,
dicembre 1944].
Nell'anno di nascita, 1881, del nipote Domenico Filippo MILESI
(Pezzaze, 1881; figlio di Filippo e Maffina Rosa) lo zio Don
Giovan Battista Piardi prende possesso della Parrocchia di
AVENONE, comunità di montagna nelle Pertiche di Valle
Sabbia (Brescia). Don Domenico Filippo Milesi diverrà
noto personaggio, ben conosciuto in Diocesi di Brescia ed
anche dai responsabili della Congregazione Don Orione di Tortona
(AL), addirittura dal medesimo fondatore San Luigi Orione
che con il pezzazese Don Domenico Filippo intratterrà
rapporti epistolari. [Di Don Domenico Filippo MILESI parliamo
in una pagina a lui dedicata in sezione “Personaggi”
di questo Portale PIARDI].
Don GIOVANNI BATTISTA o GIOVAN BATTISTA PIARDI (Pezzaze, 1829
- 1903. Sacerdote) battezza a lungo (1854-1881) in Pezzaze
quale coadiutore del Parroco “pro tempore”, tra
cui Don Stefano Bruni, prima di andare in cura d’anime
alla Parrocchia di Avenone. Infatti: il 23 settembre 1872,
in una registrazione battesimale, in cui il ministro battezzante
è proprio il “Rev.do Signor Curato Piardi Don
Battista”, si legge: “Il padrino fu (è
stato; Ndr.) Giacomo Piardi q. Ermenegildo fratello del suddetto
Signor curato (…)”; ed ancora, il 19 gennaio 1873
è lui stesso padrino di suo nipote “Piardi Ermenegildo
di Giacomo quondam Ermenegildo e di Santa di Giacomo Piardi
Bonas”.
AVENONE: in dialetto bresciano Aenù.
Paese del versante destro di Val del Degnone, dal “Ventennio”
del Novecento frazione del comune di Pertica Bassa (unitamente
a Ono Degno e Levrange - patria dei Pialorsi Boscaì
- i famosi intagliatori originari di qui e, poi, anche Forno
d’Ono - Frazione di fondovalle posta a 511 metri s.l.m.
ed alla confluenza del torrente Degnone con il suo affluente
Glera; è sede del Municipio). Avenone fu già
comune autonomo nel secolo XIII.
AVENONE. <<Posto a 785 metri, è la frazione che
nel corso del secolo scorso ha risentito più delle
altre del fenomeno dello spopolamento. L’abitato conserva
quasi intatto il proprio patrimonio architettonico, offrendo
al visitatore scorci di una certa bellezza, perché
risparmiati d interventi troppo devastanti. La parrocchiale
di S. Bartolomeo, costruita nei primi decenni del ‘600,
contiene importanti testimonianze dell’intaglio ligneo
delle botteghe dei Pialorsi “Boscaì” di
Levrange e del trentino Baldassarre Vecchi, artefice della
imponente soasa dell’altare maggiore con alla base le
due coppie di “Mori” che il poeta D’Annunzio
avrebbe voluto al Vittoriale. All’interno della frazione
di Avenone si può ammirare Spessio, un piccolo borgo
medievale, con le strette stradine ancora lastricate e le
case secolari dagli ampi loggiati e dall’architettura
pressoché intatta, strette attorno alla seicentesca
chiesetta dedicata ai SS. Gaetano e Antonio, dall’artistico
portale in pietra locale>>. [http://www.comune.perticabassa.bs.it/node/100]
Cosa vedere in PERTICA BASSA, limitatamente
ad AVENONE, secondo il sito ufficiale del Comune
Perticolo. [http://www.comune.perticabassa.bs.it/node/100]
CHIESA DI S. BARTOLOMEO AD AVENONE. Consacrata nel 1625, è
stata costruita su una precedente cappella pure dedicata a
S. Bartolomeo. Le semplici forme architettoniche dell’esterno
non lasciano intuire il ricco patrimonio artistico in essa
contenuto. Varcato l’ingresso, il primo sguardo cade
inevitabilmente sulla superba ancona lignea dell’altare
maggiore, realizzata fra il 1686 e l’anno successivo
dallo scultore Baldassar Vecchi di Ala di Trento, con la collaborazione
di Giovan Pietro Bonomi intagliatore di Avenone. L’attenzione
del visitatore si concentra sulle due splendide coppie di
cariatidi maschili chiamate i Mori, una delle quali venne
invano richiesta da Gabriele D’Annunzio per abbellire
la sua residenza di Gardone Riviera. La soasa racchiude la
pala raffigurante il martirio del Santo, realizzata nel 1670
da G. Battista Bonomino e poi adattata alla nuova ancona.
Altri tre altari non sono certo meno importanti. Quello dedicato
al Santo Rosario presenta un’ancona barocca scolpita
dai Pialorsi Boscaì di Levrange verso il 1705, anno
in cui gli stessi scultori realizzarono la cantoria dell’organo
in legno di noce, come il coro. La pala di questo altare raffigura
la Vergine con i SS. Caterina e Domenico, opera del XVI secolo
attribuita a Grazio Cossali. Gli altari dedicati a S. Pietro
e alla Crocifissione sono arricchiti da due ancone lignee
realizzate rispettivamente agli inizi del ‘700 e nel
tardo ‘500, ritenuta quest’ultima essere l’ancona
dell’altare maggiore della primitiva cappella. Importanti
anche le tele in esse racchiuse, soprattutto quella dell’altare
di S. Pietro, anche se di entrambe risulta sconosciuto l’autore.
CHIESA DEI SS. ANTONIO DA PADOVA E GAETANO
SPESSIO. Poco discosta da Avenone si trova la piccola frazione
di Spessio, un grappolo di case perlopiù del ‘500
con leggiadri loggiati e balconate intagliate dove le auto
sono bandite. Strette viuzze acciottolate conducono infatti
alla chiesetta costruita per volontà degli abitanti
verso la fine del ‘600, racchiusa e quasi custodita
dalle case circostanti, tanto che il piccolo campanile non
le supera che di poco in altezza. La facciata, di un barocco
armonioso, è impreziosita da uno splendido portale
in pietra nera locale che costituisce il principale oggetto
di interesse. L’interno presenta l’altare maggiore,
con ancona intagliata e pala di autore sconosciuto, e un semplice
altare laterale dedicato alla Madonna del Carmine. La volta
della navata e quella del presbiterio, oltre a finissime decorazioni
in stucco, presentano affreschi del Corbellino che illustrano
episodi della vita dei due Santi ai quali è dedicato
il piccolo edificio di culto. Risale al XVII secolo. Presenta
al suo interno sull’unico altare una tela raffigurante
la Vergine trafitta.
(http://www.comune.perticabassa.bs.it/node/95).
Un po’ di STORIA della Pertica. Pertica
Bassa è sorto come Comune nel 1928 dall’accorpamento
dei tre antichi comunelli di Avenone, Levrange e Ono Degno.
Da sempre il suo territorio suscita la curiosità del
turista di passaggio per la singolarità della sua storia
e delle sue tradizioni, ma in primo luogo per la varietà
e la ricchezza dei suoi paesaggi. Gli oltre 30 kmq del suo
territorio ospitano, oltre a quelle sopra menzionate, anche
la comunità di Forno d’Ono, sede del Municipio.
Le quattro frazioni, con poche centinaia, se non decine, di
abitanti (710 in totale al 31 dicembre 2004) appaiono quali
piccoli grappoli di case abbarbicate sui due versanti della
valle formata dal torrente Degnone, sovrastate e quasi protette
dalle maestose guglie dolomitiche della Corna Blacca (2006
m. slm.). Popolazioni preromane come i Celti dovettero sicuramente
abitare questa valle. Il loro ricordo è rimasto nei
nomi di alcune località, come Avenone che ricorda i
Galli Vennoni. Anche i Romani dovettero mostrare interesse
per la Pertica, assegnandone il territorio ai veterani degli
eserciti imperiali, come ricorda lo stesso nome, essendo la
pertica un’antica unità di misura proprio romana.
Al tardo periodo imperiale (IV-V secolo d.C.) sembrano ascrivibili
numerosi frammenti di embrici, pesi da telaio e qualche moneta
di bronzo occasionalmente riportati alla luce da scavi o smottamenti
naturali presso l’abitato di Avenone e quello di Forno
d’Ono. Il Cristianesimo dovette affermarsi a fatica
in queste valli riposte, tenacemente legate alla tradizione
romana e quindi pagana. Solo in età carolingia (VIII-IX
secolo) ebbe luogo l’edificazione dei primi centri di
culto della nuova religione, le pievi, fra le quali quella
di Savallo. Da essa le comunità della Pertica dipesero
religiosamente fino al XIV secolo, quando iniziarono a mostrare
il desiderio sempre più marcato di rendersi autonome.
Fu infatti in quel periodo che nei centri di Avenone, Levrange
e Ono Degno sorsero piccoli ospizi per i viandanti o cappelle
votive soggette alla pieve e dedicate rispettivamente a S.
Bartolomeo, S. Martino e S. Lorenzo. Nello stesso periodo
si andò delineando anche una più precisa organizzazione
amministrativa e economica delle tre comunità. La vera
novità fu data dalla nascita del comune come entità
politica autonoma costituita dai capifamiglia. L’origine
della Universitas Comunis Pertichae Vallis Sabii, comprendente
anche le comunità dell’odierna Pertica Alta,
quale solida struttura politico-amministrativa, risale certamente
al XIV secolo, poiché nel 1382 essa si dotò
di propri Statuti tesi a regolare le attività politiche
e quelle economiche. Il secolo XIV fu apportatore di un’altra
grande novità per i borghi della Pertica, la cui economia
era da sempre basata sulle attività agricolopastorali,
vale a dire la lavorazione del ferro, destinata a accrescere
il benessere dei montanari, tanto che nel XVII secolo lungo
il corso del Degnone sorgevano due forni fusori e numerose
fucine. La costruzione del forno fusorio più antico
risale al 1320, quando Lanfranco Alberghini, discendente da
nobile famiglia di parte guelfa riparata a Marmentino durante
l’assedio della città di Brescia da parte dell’imperatore
Federico II, scelse le rive del Degnone per impiantare una
nuova attività. Fu però il figlio Bertolino
a portare a termine il progetto nel 1335, dando così
inizio, con la costruzione delle prime abitazioni per le maestranze
e di una piccola chiesa (1338), alla fondazione di un nuovo
borgo che prenderà il nome attuale di Forno d’Ono.
La famiglia Alberghini, grazie al commercio del ferro, prosperò
a tal punto che nel 1401 Alberghino, nipote di Bertolino,
fu investito del feudo comprendente la Pertica, il Savallese
e altri territori della Valle Sabbia e della Valle Trompia.
Poco più tardi, nel 1427, anche la Pertica, come tutto
il territorio bresciano, entrò a far parte della Repubblica
di Venezia. Iniziò in questo modo un lungo periodo
di pace e di benessere, grazie soprattutto ai privilegi e
alle esenzioni concessi dal governo della Serenissima in cambio
di aiuti, ma anche segnato da gravi catastrofi, quali il passaggio
delle truppe di Niccolò Piccinino al soldo dei Visconti,
che per rappresaglia distrussero nel 1439 l’abitato
di Avenone con una o più case torri, la inondazione
che colpì Forno d’Ono nel 1460, distruggendo
molte abitazioni e danneggiando la chiesa, e, non ultima,
la pestilenza del 1630 che decimò la popolazione, risparmiando
in tutta la Valle Sabbia solo l’abitato di Ono Degno.
Quando nel 1797 le truppe francesi del generale Bonaparte
abbatterono il governo della Serenissima, la Pertica entrò
a far parte della Repubblica Cisalpina, divenuta Repubblica
Italiana nel 1802 e Regno d’Italia solo tre anni più
tardi. Il territorio della Pertica fu assegnato al Dipartimento
del Mella e quindi al Distretto delle Fucine, con capoluogo
Nozza. Nel 1814 la dominazione francese fu sostituita da quella
austriaca, che si dimostrò ancora più soffocante
della precedente per i montanari che rimpiangevano i privilegi
loro concessi dal governo di Venezia. I paesi della Pertica,
assegnati al Distretto XVII di Vestone, pur già stremati
furono oberati da esose imposte e da restrizioni economiche
e politiche. Per questo anche qui, come altrove, fu accolta
di buon grado la nascita nel 1861 del Regno d’Italia
di Vittorio Emanuele II. Da quel momento la Pertica ha seguito
le sorti di tutto il Paese fino ai giorni nostri, affrontando
dure prove quali sono stati i due conflitti mondiali ai quali
la popolazione contribuì con un pesante tributo di
sangue, come ricordano i monumenti ai Caduti. Il territorio
della Pertica fra il 1944 e la fine del secondo conflitto
fu anche teatro delle operazioni belliche della brigata partigiana
delle Fiamme Verdi intitolata a Giacomo Perlasca, forte di
oltre 200 uomini e che contò ben 32 caduti. Ancor più
dolorosa fu la calamità naturale che nel 1959 portò
al crollo dell’intero abitato di Levrange. La tenacia
degli abitanti, pur così gravemente colpiti, consentì
però di ricostruire il paese dopo soli tre anni in
un luogo geologicamente più sicuro. [http://www.comune.perticabassa.bs.it/node/100]
Per Don Domenico Filippo MILESI (Pezzaze, 1881), sopra menzionato,
nipote del nostro Don Giovan Battista Piardi (1829) vedi apposita
pagina in Sezione “Personaggi”
dal titolo: Don Domenico Filippo
MILESI (Pezzaze, 1881 -1963). I MILESI di Pezzaze con i PIARDI.
Per Padre Giovanni Maria Bontacchio (nato l’anno 1881
a Pezzaze figlio di Antonio dei detti Türinì -
Sindaco di Pezzaze; nipote di nonna paterna Catterina Piardi),
storico narratore della vita dei Sacerdoti e Chierici di Pezzaze
nella pubblicazione dell’anno 1944 vedi http://www.piardi.org/persone/p52.htm
[A cura di Achille Giovanni Piardi. 4 marzo 2013, anniversario
della nascita di Don Giovan Battista Piardi (1829)]
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