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VOLUME
III
I PIARDI NEL TEMPO -
dimore, vita vissuta, costumi portati dai Piardi ed anche
devozioni cui siamo stati capaci in più di cinque secoli
di vita.
4. DEVOZIONI
4.7 SAN GIOVANNI NEPOMUCENO
(Confraternita di).
Don Angelo Piardi (1806) appartiene e sostiene questa
confraternita. A questo organismo hanno aderito i diversi
sacerdoti Piardi. Tra questi citiamo Angelo (1806) figlio
di Giovanni e di Laora Calabria. (Vedi alla voce Angelo Piardi,
Sacerdote - I Piardi - Vol. I)
A Brescia l'Associazione assunse la veste giuridica di Società
di Mutuo Soccorso dei Sacerdoti.
S. Giovanni Nepomuceno è martire del XIV secolo.
Il nome di questo Santo si incontra quasi certamente in ogni
libro di apologetica, al capitolo sulla confessione.
Giovanni Nepomuceno fu, infatti, martire della confessione,
e i cittadini di Praga, nel passare il ponte sulla Moldava,
si tolgono, o almeno una volta, si toglievano il cappello,
in omaggio al Santo. Da quel ponte, infatti, i sicari del
Re Venceslao gettarono, la vigilia dell'Ascensione dell'anno
1383, Giovanni Nepomuceno, reo di non aver voluto rivelare
il segreto sacramentale della confessione.
Giovanni si chiamava così perché nato a Nepomuk,
in Boemia, nel 1330. Figlio di povera gente, ma intelligentissimo
e volenteroso, era stato accolto in un monastero cistercense;
aveva studiato a Praga, laurenadosi in teologia.
I suoi successi, come oratore sacro, lo posero in vista e
lo portarono alla Corte, come penitenziere ed elemosiniere.
Il Re Venceslao, che poi venne soprannominato "Il fannullone",
era uno di quei disgraziati ai quali il potere si era mutato
in veleno. Nell'ozio egli coltivava gran numero di vizi. Dissoluto
ed immorale, sospettava anche negli altri turpitudini e dissolutezze.
Presto la sua malata fantasia non risparmiò neppure
la reputazione della regina, Giovanna di Baviera, devotissima
penitente di Giovanni.
Il Re giunse a sospettare addirittura una segreta connivenza
tra la casta sua sposa e il Santo confessore. Questo insano
sospetto prese corpo il giorno in cui l'elemosiniere di Corte
ardì levarsi contro di lui.
Durante un pranzo di gala, venne servito un arrosto non perfettamente
cotto. Il Re credette di mostrarsi spiritoso e potente ordinando
di far arrostire il cuoco. Informato di ciò, il confessore
Giovanni Nepomuceno accorse per impedire tale idiota scelleratezza.
Dinnanzi all'atteggiamento fermo e ardito di Giovanni, il
Re dovette ritrarre l'ordine, ma covò ancora di più
il proprio risentimento contro colui che credeva complice,
o perlomeno partecipe di presunti tradimenti da parte della
regina sua moglie.
Chiese così, prima in confidenza, poi sempre più
insistentemente e infine prepotentemente, che Giovanni gli
svelasse i segreti della confessione. Naturalmente la risposta
del confessore di Corte fu quella che tutti i sacerdoti cattolici
avrebbero dato a chiunque. Il segreto della confessione è
assoluto. Non può essere rotto per nessuna ragione.
Neanche dietro l'ordine di un Re geloso? Giovanni scosse la
testa. Neanche l'ordine di un Re furioso? Giovanni si preparò
alla morte.
Si recò a pregare in un celebre santuario della Madonna.
Poi, sereno e sicuro della sua buona causa, rientrò
in città. Il Re lo fece arrestare. Gli ripetè
le insane richieste e le terribili minacce. Giovanni non aveva
nulla da rivelare. Scese la notte, il Re ordinò che
fosse gettato nella Moldava.
Così l'acqua suggellò la bocca già suggellata
dal sacramento.
Si disse che mentre l'acqua della Moldava trascinava il corpo
del martire, un fuoco, sceso dal cielo, lo accompagnasse in
silenzio. Nel silenzio pieno di luce che fascia il segreto
della confessione. (tratto da "Mille Santi del giorno"
di Bargellini - ed. Ceschina/Massimo).
Il martire boemo venne canonizzato da Benedetto XIII nel 1729
ed ebbe subito un culto diffuso.
L'ufficio venne concesso a tutto il territorio della Repubblica
Veneta nell'anno 1737.
Il culto venne favorito sia perché il Santo venne proposto
al clero, come modello, sia per devozione popolare perché
invocato contro i pericoli delle acque, dati i particolari
della sua morte.
Una diffusa tradizione nel bresciano vuole che specie nei
piccoli paesi di montagna dove esisteva un solo sacerdote,
venisse invocato anche come protettore del segreto della confessione.
Tuttavia prevalente è l'invocazione come protettore
dei porti e contro le alluvioni e inondazioni.
Al Santo venne intitolata, come detto, nel 1735, la società
di San Giovanni Nepomuceno per il Mutuo Soccorso del Clero.
Al Santo sono state dedicate in provincia di Brescia diverse
chiese (Malonno, Visano, Quintilago di Preseglie, ed anche
Vesto di Marone assieme al Santo Rocco).
Un altare della chiesa della Pace in Brescia città
è a lui dedicato con una pala opera di Pompeo Batoni
ora non più esistente; la chiesa di S. Nazaro custodisce
una bellissima statua del Santo opera dell'architetto scultore
Calegari.
La statua quanto la pala suddette sono frutto della viva devozione
del clero bresciano verso il Santo.
Secondo qualcuno data la sua caratteristica taumaturgica anche
il ponte delle Crotte sul Mella in passato aveva due statue
del Santo.
Altri ponti su torrenti del bresciano, un tempo, erano dotati
di statue dedicate al Santo boemo.
Da Memorie storiche della Diocesi di Brescia - Libro VI -
anno 1935 - Cap. La società di S. Giovanni Nepomuceno
nel secondo centenario della fondazione a firma di Monsignor
Paolo Guerrini leggiamo:
"Si compie quest'anno 1935 il secondo centenario della
fondazione di un'associazione ecclesiastica che, malgrado
le trasformazioni statutarie determinate dai tempi, per le
sue benemerenze, per il suo spirito e per la sua storia è
sempre cara al clero bresciano: voglio dire la società
di San Giovanni Nepomuceno, che diventata più tardi
la società di San Carlo Borromeo e di San Giovanni
Nepomuceno si chiamò e si chiama ancora, più
speditamente e semplicemente, la società di San Carlo,
sebbene non abbia più nemmeno questo nome perché
fa parte della Mutua del clero lombardo, (
).
Il processo di queste trasformazioni è a tutti noto,
ma non sono altrettanto note le origini della prima associazione,
di carattere prettamente funerario e religioso, vera corporazione
di suffragi e di onoranze funebri secondo lo spirito della
disciplina ecclesiastica e le tradizioni remotissime della
liturgia cristiana.
La società fondata nel 1735 sotto il titolo e la protezione
di San Giovanni Nepomuceno comprendeva soltanto una parte
del clero urbano e aveva lo scopo di onorare il funerale degli
Associati con un accompagnamento funebre decoroso e di suffragarne
le anime con la celebrazione di Sante Messe; inoltre di coltivare
lo spirito ecclesiastico, specialmente dei sacerdoti addetti
in modo particolare all'esercizio delle Confessioni, con gli
esempi e il culto del Santo boemo, che è considerato
e onorato come il 'martire della confessione e del sigillo
sacramentale'. La società aveva quindi un carattere
esclusivamente religioso e altissimi scopi di preghiera e
di suffragio cristiano.
Però, come in ogni altra confraternita o corporazione
sacra del tempo, non mancavano nemmeno, in seconda linea,
gli scopi economici di aiuto finanziario e di soccorso caritativo
ai sacerdoti poveri che ne avessero bisogno, fossero associati
o no, con intenti di solidarietà fraterna e di cristiana
carità. Ma questi scopi economici di previdenza, di
mutuo soccorso, di aiuto nelle malattie e nella vecchiaia,
che oggi sono estesi a ogni categoria con provvide leggi sociali,
vennero assunti in modo particolare da una nuova società
del clero bresciano, denominata 'San Carlo Borromeo', ideata
e fondata nel 1887 da quella grande e indimenticabile anima
di apostolo che fu Monsignor Pietro Capretti (
).
Le due società si fusero in una sola nel 1894 per unanime
consenso dei soci e per decreto del Vescovo Giacomo Maria
Corna Pellegrini, che anche a questi istituti provvidenziali
dell'assistenza spirituale e materiale del suo clero guardò
sempre con paterna bontà e con pastorale sollecitudine
(
).
Nell'elogio funebre di Monsignor Bongiorni Vescovo ausiliare
di Brescia del 1932 sulla vita di Don Capretti si legge: 'per
crescere il clero alla previdenza e perché non gli
mancasse un pane nelle maggiori necessità della vita,
senza bisogno di scendere o salir per l'altrui scale con danno
della dignità ecclesiastica e non senza pericolo di
compromettere la sacra libertà del ministero' ".
Nell'archivio della società di San Giovanni Nepomuceno
resta, prezioso monumento di pietà e di storia, il
Liber Mortuorum; disposto in ordine alfabetico dei cognomi
ed in ordine cronologico della morte di ogni confratello,
esso raccoglie e conserva la memoria di quanti sacerdoti,
insigni per dignità o impegno, benemeriti per opere
compiute o per larghezza di generosa bontà, modesti
e quasi ignorati dagli uomini, ma noti a Dio per eminenti
virtù, hanno dato il loro nome alla associazione nepomucena.
In questo libro ho trovato, continua Monsignor Paolo Guerrini,
molti elementi biografici sicuri, notizie anagrafiche preziose,
giudizi sereni di contemporanei, e quindi un notevole contributo
ad una specie di dizionario bio-bibliografico del clero bresciano
dei secoli XVIII e XIX. (
) Ho segnato ogni nome con
un numero progressivo; al 628 si legge: Piardi Angelo di Gussago
morto il 15 giugno 1876. (
)
La società di San Giovanni Nepomuceno veniva lentamente
ad estinzione quasi per consunzione, essendo mancato specialmente
nel giovane clero lo spirito che l'aveva creata e sorretta;
ma questo libro necrologico rimane testimonianza viva e perenne
che per due secoli essa aveva corrisposto ai suoi scopi, conservando
lo spirito dei suoi fondatori. Monsignor Paolo Guerrini -
Libro VI - Memorie storiche della Diocesi di Brescia - Anno
1935. (Biblioteca dell'Archivio Vescovile di Brescia con la
collaborazione di Monsignor Antonio Masetti Zannini).
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