2° Raduno universale
PIARDI
in CIZZOLO di
Viadana (Mantova), “tra Oglio e Po”, il 8 Maggio
2005
PROGRAMMA della giornata
qui [formato pdf].
PER APPROFONDIRE SU CIZZOLO:
Per Cizzolo (altre notizie) vedi sezione OPERA,
Vol. III, Devozioni - S. Andrea Avellino: http://www.piardi.org/opera/volume3devozioni411.htm
Per ulteriori notizie su CIZZOLO e VIADANA,
sulle sue molte altre frazioni (Ville) e dodici Parrocchie,
vedi di seguito...
Il PO e le località rivierasche dei PIARDI mantovani
(alcuni sintetici spunti inerenti):
TORRE D'Oglio e il Ponte di Barche
S. MATTEO delle Chiaviche, CIZZOLO e CAVALLARA di Viadana
VILLASTRDA e CORREGGIOVERDE di Dosolo con DOSOLO capoluogo
POMPONESCO
VIADANA capoluogo con SALINA.
1. Città di VIADANA
LE ORIGINI. Clicca qui http://www.comune.viadana.mn.it/
La presenza dell'uomo nelle isole formate dal Po e suoi affluenti,
Adda e Oglio, è stata confermata recentemente dai numerosi
rinvenimenti di reperti attribuiti al Neolitico, databili
intorno al IV millennio a.C. e ora custoditi nel museo dedicato
al suo fondatore, Monsignor Antonio Parazzi. È a questo
viadanese che si deve la scoperta di vari siti archeologici,
sia dell'Età del Bronzo, che del periodo Romano. Il
territorio di Viadana, parte integrante dell'agro cremonese,
conserva ancora molte testimonianze dell'antica centuriazione
romana, come lo stesso orientamento della campagna: 14°
NE/SO. Situato nella diocesi di Cremona e nel comitato di
Brescia, raggiunse l'unità amministrativa nel secolo
XIV.
I Cavalcabò, consignori del luogo, la cui giurisdizione
era stata conferita dall'imperatore Federico I il 30 luglio
1158, a metà del Trecento emanarono degli statuti che
rimasero in vigore fin agli inizi dell'Ottocento. Nel 1415
a seguito della conquista di Gian Francesco Gonzaga, Viadana
si legò definitivamente a Mantova tranne che per un
breve periodo nel secolo XIX.
Nel tempo si ebbero anche corrosioni ed alluvioni causate
dal Po e dall'Oglio, che fecero scomparire intere Ville, fino
ad arrivare all'attuale assetto territoriale, di circa 102
Kmq, protetto da possenti arginature anche di recente rafforzate.
I fiumi furono anche vie di comunicazione e di commerci sviluppatesi
specialmente lungo l'asse del Po fino a Venezia, a tal punto
che Viadana fu sede di un Viceammiraglio nominato da Mantova;
non solo: una zona, un tempo di proprietà della famiglia
Del Bon, che nella città lagunare possedeva immobili
e attività commerciali e industriali, porta ancora
il nome di Villa del Veneziano.
L'8 aprile 1530, Carlo V nell'insignire il Marchese Federico
II del titolo di Duca, concesse che il primogenito maschio
si fregiasse di quello di marchese di Viadana, elevando il
territorio in Marchesato autonomo, distinto dal ducato di
Mantova.
Appartenendo al ramo principale dei Gonzaga, Viadana non ebbe
zecca, mantenne una certa autonomia economica e per le contrattazioni
aveva una propria valuta, pesi e misure particolari. La dominazione
gonzaghesca terminò il 23 luglio 1708, quando l'Impero
asburgico, dichiarata decaduta la gloriosa famiglia mantovana,
riprese possesso dei suoi feudi.
Viadana fino al 1580 era stata retta da un Podestà,
designato da Mantova, poi da un Governatore; questi erano
coadiuvati nelle loro funzioni da un Luogotenente, di solito
un viadanese laureato in legge e da un consiglio nominato,
o Uomini di Viadana, composto da 40 membri.
Il marchesato fu soppresso definitivamente nel 1771 e aggregato
alla Lombardia Austriaca. E a questa il Comune appartenne,
dopo le parentesi francesi, fino alla pace di Villafranca
del 1859 in cui fu assegnato alla Provincia di Cremona. Il
1° luglio 1868 ritornò ad essere mantovano.
Fra i cimeli della raccolta di sfragistica del Museo Civico
spicca un sigillo d'alta gerarchia dei cavalieri di Altopascio,
raffigurante San Giacomo. Ritrovato in zona, riporta ai pellegrinaggi
medievali e alla probabile presenza di un importante ospitale
in prossimità del Po che doveva essere attraversato
nei due sensi per chi percorreva la strada tedesca. (Testo
di Luigi Cavatorta), licca qui http://www.comune.viadana.mn.it/
CIZZOLO, panorama con veduta Trancerie, anni '70 sec. XX.
(foto V. Pelloni - Cartoleria - Mantova. Edizione Calza)
2. S. GIACOMO MAGGIORE in Cizzolo
di Viadana
È l'unica parrocchiale del nostro
Comune a non appartenere alla diocesi di Cremona.
Le prime notizie della Chiesa sembrano risalire al 1154 quando
era soggetta alla pieve di Suzzara e al Vescovo di Reggio.
Cizzolo venne a far parte del territorio di Viadana dal 17.12.1306
per permuta di beni col vescovo della città emiliana
che comunque ne conservò la giurisdizione ecclesiastica
Nel 1803 la chiesa fu rifabbricata ed ampliata ottenendone
una navata considerevole come spazio ed eleganza; buoni sia
gli stucchi che le ancone. La ricostruzione viene ricordata
in una lapide inserita nella parte posteriore dell'altar maggiore:
CON GENEROSA DONAZIONE DI BERNARDINA BOZIO, DEI NIPOTI ANTONIO
E GEROLAMO FRATELLI ALDEGATTI LA SOCIETà DEL SS. SACRAMENTO
IL POPOLO DI CIZZOLO COSTRUIRONO IN QUESTA FORMA IL 23 LUGLIO
1803 LUIGI ALBERIGHI PREPOSTO E VICARIO FORANEO. La facciata
fu eretta nel 1888 dall'ing. Giulio Casali.
CIZZOLO, Comune di Viadana (Mantova). Chiesa Parrocchiale
dedicata a
S. Giacomo Maggiore Apostolo. (Foto V. Pelloni - Cartoleria
- Mantova. Edizione Calza)
Nel 1813 dalla diocesi di Reggio Emilia
fu aggregata a quella di Mantova e nel 1860 col titolo di
prepositura giunse anche l'autonomia dal Vicariato Foraneo
di Suzzara. La torre companaria di Cizzolo fu costruita nel
1913 dall'ing. De Lorenzo, per iniziativa del parroco Don
Bellocchio e finanziata da Mons. Carlo Solci. (Testo di Luigi
Cavatorta), clicca qui http://www.comune.viadana.mn.it/
> Ulteriori notizie sui luoghi e località della
città di VIADANA
cliccando http://turismo.comune.viadana.mn.it/
Cizzolo di Viadana (MN). Chiesa Parrocchiale - interno, scorcio
-
sotto il titolo di S. Giacomo Maggiore Apostolo.
(foto anno 1942 - XXI, Libreria vescovile Begnozzi - MN)
CIZZOLO (MN). Chiesa Parrocchiale, i Santi patroni d'Italia
e della Parrocchia.
Affresco del pittore Palmiro Nezzoni.
(Foto anno 1942 - XXI. Libreria vescovile Begnozzi - Mantova)
CIZZOLO. Il Crocifisso. Affresco del pittore Palmiro Nezzoni.
(Foto dell'anno 1942 - XXI. Libreria vescovile Andrea Begnozzi
- Mantova)
3. SALICETO DI FOCE
OGLIO (nella zona del Ponte di Barche di TORRE d'OGLIO).
Il salice (Salix alba) è l’albero più
rappresentativo delle nostre rive del fiume dove si insedia
ovunque il terreno sia umido e fertile.
Dopo il Ponte di Barche di Torre d’Oglio, in riva destra
verso Cizzolo, là dove il Po e l’Oglio si contendono
il letto fluviale, si impone il bosco golenale a salice bianco
più vasto del territorio del Parco, sopravvissuto alla
quasi totale conversione dei terreni alle coltivazioni del
pioppo. Qui si mantiene l’habitat naturale per vari
animali, in particolare uccelli che prediligono gli ambienti
forestali di ripa e che popolano i “sabbioni”
che caratterizzano la foce, tra i quali, non è raro
osservare il cavaliere d’Italia.
http://www.ogliosud.it
e vedi anche: http://www.turismo.mantova.it
Ponte di barche a TORRE d'OGLIO (Mantova), sul fiume Oglio,
tra S. Matteo di Viadana e Cesole di Marcaria (MN).
4. POMPONESCO, antica
patria dei Piardi sin dal 1500
La storia.
Il nome, di origine romana, deriva probabilmente dalla famiglia
Pompea; intorno all'anno 1000 fa parte dei possedimenti dei
monaci Benedettini di Leno, dal 1339 entra a far parte dei
possedimenti dei Gonzaga e viene retta da vicari. Nel 1555,
alla morte di Carlo Il Gonzaga che reggeva Bozzolo, S. Martino
e Marcaria, Pomponesco è assegnata al suo ultimogenito
Giulio Cesare, ben deciso ad avere una sua corte che uguagliasse
quella dei fratelli e dei cugini. Il progetto per la creazione
della nuova corte coinvolge l'intero paese che viene riordinato
secondo un ben preciso piano urbanistico: si costruisce così
il castello a pianta esagonale, fulcro di tutto il progetto;
circondato da mura e torrioni è a sua volta il cuore
dell'impianto urbanistico che da quell'area si diparte e crea
il paese come ancor oggi si è mantenuto. Dall'area
centrale, ove oltre alla dimora del signore, sorgevano una
piccola zecca ed edifici di servizio e scuderie, si dipartono,
in simmetria e organizzati in strade parallele, i vari quartieri
(ne furono realizzati solo tre, quello a nord conseguente
al giardino non venne terminato; ora è la via Provinciale).
(...).
Per continuare: http://www.turismo.mantova.it/
“Qui voglio parlare di Pomponesco. Quando si arriva
in paese parrebbe di essere in un’epoca tutta diversa.
Pochi abitanti, e certe volte alla domenica mattina, in quelle
strade dritte e silenziose, viene l’idea d’essere
in un lontano stanziamento di frontiera” (Gianni Celati,
Verso la foce, Feltrinelli). Il viaggiatore curioso non può
perdersi una così ghiotta occasione: un posto di frontiera
in piena Pianura Padana. (...).
http://www.comune.pomponesco.mn.it.
La prima, splendida, impressione che Pomponesco fornisce al
visitatore è costituita dalla piazza, nel cui fondo,
all’inizio del secolo XIX, si trovava ancora il Castello
e il Palazzo del principe di Pomponesco e sul cui culmine
si affaccia il Po. Leggiamo insieme come Alberto Cantoni descrive
nel 1906 tutto questo nel libro L’Illustrissimo (Sellerio,
Palermo, 1991).
<< Siamo in quella punta della provincia di Mantova
dove il Po, raccolte dalla opposta riva le torbide acque dell’Enza,
si getta a un tratto verso settentrione, discendendo per ampio
letto fino allo sbocco dell’Oglio. E’ questo,
per così dire, l’ultimo addio che il regal fiume
volge repentinamente alla catena delle Alpi di dove è
uscito, per poi riprendere come l’aquila romana il suo
cammino contro il corso del sole, e così avviarsi difilato
al mare. (...) >>.
http://www.comune.pomponesco.mn.it.
Sulla piazza del paese si trova la Chiesa
Arcipretale di S. Felicita e dei S.S. Sette Fratelli Martiri,
fatta ricostruire a partire dal 1339 dal Vescovo di Mantova
Gotifredo. La vecchia chiesa si presume abbattuta contestualmente
alla edificazione di quella attuale, quindi non esistono documenti
che possano attestare ove fosse collocata, anche se la maggior
parte delle chiese primitive sorgevano sulle rovine di tempietti
pagani oppure su aree votive romane.
L’interno della chiesa, a tre navate e transetto, è
a croce latina; la navata centrale e il transetto sono a tutto
sesto con cupola centrale affrescata; sulle navate laterali
si aprono tre cappelle quadrangolari che presentano un soffitto
a cassettoni.
Da ricordare, nella prima cappella di sinistra, entrando,
un grande olio su tela della seconda metà del secolo
XVII, di scuola viadanese, rappresentante una Madonna con
Bambino, S. Francesco, S. Antonio e un angelo musicante.
L’aspetto attuale della chiesa è dovuto ad alcuni
interventi eseguiti fra il 1829 e il 1831 dall’architetto
Giovan Battista Vergani; nel 1921 è stata eseguita
l’attuale facciata in cemento martellinato su disegno
del sacerdote cremonese Ilemo Cantelli, con grandi archi di
gusto teatrale. Infine nel 1950 è stata innalzata la
torre campanaria da 39 a 49 metri, che risulta sproporzionata
rispetto alle altezze degli altri edifici e della torre campanaria
del municipio.
COMITATO PER IL RECUPERO DELLA CHIESA ARCIPRETALE DI POMPONESCO
Di fronte alla Chiesa c’è il
Palazzo della Comunità, di cui sono rimaste pochissime
notizie e parzialmente modificato all’interno. Nel suo
cortile si conservano ancora delle piccole finestre dotate
di inferriate considerate dallo storico locale Giovanni Delfini
(autore assieme a Riccardo Bacchelli di un prezioso volume
dedicato allo scrittore di Pomponesco Alberto Cantoni).
Di particolare interesse la vicenda del Castello di Pomponesco.
Secondo una tradizione storiografica oggi ampiamente superata,
Giulio Cesare Gonzaga avrebbe fatto realizzare il progetto
urbanistico di Pomponesco a Giovan Battista Bertani: il più
conosociuto architetto del Cinquecento a Mantova dopo il sommo
Giulio Romano. Questa ipotesi non è in realtà
suffragata da alcuna fonte, basti pensare che il Bertani muore
nel 1576, mentre Giulio Cesare si trasferisce a Pomponesco
nel 1579. Allo stato attuale delle conoscenze storiografiche
risulta sconosciuto il nome dell’architetto come delle
maestranze che hanno realizzato il progetto.
Il piano era a reticolato con l’ordinamento romano del
“Cardo Maximus” (vale a dire da nord a sud) per
gli edifici gonzagheschi e le piazze, mentre le vie e le case
degli abitanti erano orientate sul “Decamanus Maximus”
(vale a dire da est a ovest). In base alla nuova planimetria
molte case erano state abbattute tra le continue proteste
della popolazione, che si era rivolta al Duca di Mantova Vincenzo
I con una famosa lettera del 16 ottobre 1584, oggi conservata
presso l’Archivio Gonzaga. I fabbricati consistevano
in un quadrato di terreno di circa 16.000 metri quadrati,
di cui oggi non si vedono che i resti fatiscenti di due scuderie,
circondato da ogni lato da un fossato con l’ingresso
a ponte levatoio di fronte alla attuale piazza ed era munito
di quattro torrioni agli angoli, all’interno vi era
la residenza privata del Principe. Il palazzo principesco
era a pianta esagonale con sei torrioni, al cui interno si
trovavano scale, loggiati e porticati di particolare pregio
e ricchezza. mentre una porta a nord dava accesso ad un vasto
giardino circondato da un alto muro. Vi erano anche abitazioni
per cortigiani, alloggi per i soldati e per la servitù,
scuderie, un teatro, una chiesa col titolo di S. Andrea e,
dal 1583, una zecca dove furono coniate monete oggi assai
rare.
Un particolare ringraziamento alla Dott. ssa Mara Mori per
il materiale cortesemente fornito.
http://www.comune.pomponesco.mn.it.
Le prime notizie relative a Pomponesco risalgono
al II secolo d.C. Le testimonianze della presenza di una ricca
e nobile famiglia romana di nome Pompea sono attestate dal
ritrovamento di una lapide e di un sarcofago, ora a Mantova
in Palazzo Ducale. Questo dimostra l’esistenza di una
dimora della famiglia, non certo di un nucleo abitato; anche
se è ragionevole pensare che proprio dalla famiglia
Pompea deriva il toponimo Pomponesco. Sempre della medesima
epoca sono i ritrovamenti disseminati nelle vicinanze del
territorio di Pomponesco (frammenti di terracotte, anfore,
monete…) e attualmente conservati presso il museo “Antonio
Parazzi” di Viadana.
In un documento del 1077 Pomponesco risulta
dominata, insieme a Viadana, dagli Estensi Ugo e Folco, figli
di Alberto Azzo II, confermati nel possesso del territorio
dall’imperatore Enrico IV; per poi passare, nel 1145,
all’Episcopato di Cremona. In quegli anni si moltiplicano
gli interventi riguardanti le arginature del fiume Po e,più
in generale, la difesa dalle inondazioni; fino alla disastrosa
inondazione del 1280, che costringe i comuni di Viadana, Pomponesco
e Dosolo ad approntare la costruzione del cosiddetto “argine
di dietro”.
Inizia così l’accavallarsi su Pomponesco delle
dominazioni dei Malaspina, dei Cavalcabò, dei Persico,
dei Bonaccolsi, degli Scaligeri, dei Visconti ed infine dei
Gonzaga. In particolare nel 1399 i territori passano in proprietà
alla famiglia Gonzaga di Mantova, così come le parrocchie
che passano sotto il controllo del Vescovo di Mantova. Sempre
nel 1399 il Vescovo di Mantova Gotifredo comunica a Filippino
Gonzaga l’intenzione di ricostruire, in un luogo più
adatto, la chiesa dei Sette Fratelli Martiri di Pomponesco.
In quei tempi Pomponesco si presenta come un paese urbanisticamente
disorganico: gli abitanti, dispersi in numerosi casolari,
erano dediti in particolare all’attività agricola,
alle tele e ai cordami di canapa, alla concia delle pelli
e al piccolo artigianato.
A partire dalla morte del marchese Ludovico Gonzaga, avvenuta
nel 1478, Pomponesco diventa, come le altre terre di oltre
Oglio, appannaggio dei Gonzaga cadetti di Gazzuolo e Bozzolo.
L’arrivo nel 1579 del Marchese Giulio
Cesare Gonzaga permette a Pomponesco un innegabile salto di
qualità. Nato nel 1552, educato alle fastose corti
di Mantova e Spagna, Principe del Sacro Romano Impero, uomo
del Rinascimento attento alle opere del più famoso
cugino Vespasiano signore di Sabbioneta; vuole trasformare
Pomponesco in una “città ideale”, anche
se la planimetria delle piazze e della residenza del principe
presenta più analogie con le realizzazione urbanistiche
di Gazzuolo e di San Martino dell’Argine. Il progetto
coinvolge l’intero paese che viene sconvolto e riordinato
secondo un preciso disegno urbanistico: attorno al castello,
che diventa la dimora del Principe, si sviluppa, simmetricamente,
la trama delle vie e delle piazze. Il progetto e la realizzazione
urbanistica di Pomponesco, insieme a i servizi e ai denari
offerti all’Imperatore Rodolfo II, valgono a Giulio
Cesare Gonzaga il titolo di conte di Pomponesco e l’elevazione,
conseguente, di questa terra in contea.
Questa stagione feconda, però, non
dura a lungo: nel 1593 il Marchese si trasferisce a Bozzolo
e, lentamente, Pomponesco perde il suo splendore. In quegli
anni la navigazione fluviale era in crisi (tra le cause ricordiamo
l’infittirsi delle barriere doganali e i ripetuti saccheggi
di truppe straniere) e Pomponesco, che si era attrezzata da
tempo per la gestione di questi traffici, ne avverte da subito
le conseguenze. Dopo la dominazione gonzaghesca, che dura
fino al 1708, il territorio di Pomponesco passa sotto il dominio
austricaco fino alla fine delle guerre risorgimentali, se
escludiamo l’intervallo della Repubblica Cisalpina e
del Regno Italico napoleonico. Pomponesco, con le terre del
distretto di Viadana, passa alla provincia di Cremona (visto
che la città di Mantova era rimasta all’Austria),
per poi tornare sotto la giurisdizione di Mantova nel 1866.
Tra il 1700 e il 1800 il traffico fluviale e il commercio
delle granaglie favorisce l’insediamento a Pomponesco
di una nutrita comunità ebraica, la cui presenza è
testimoniata dai resti dell’edificio della sinagoga
e dal cimitero, ora chiuso, che accoglie le spoglie della
più importante famiglia ebraica di Pomponesco: la famiglia
Cantoni.
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sui luoghi dei PIARDI mantovani:
OASI RISERVA NATURALE "LA GARZAIA di POMPONESCO"
http://www.parks.it/riserva.garz.pomponesco/
La
Provincia di Mantova
Accesso alla pagina principale
Bassopiano Mantovano
Produzione
Fondazione Civiltà Bresciana
©G.Barozzi e M.Varini
Mantova (Italia)
Bassopiano Mantovano tra l'Oglio e il Po
10 Comuni
Bozzolo
Commessaggio
Dosolo
Gazzuolo
Marcaria
Pomponesco
Rivarolo Mantovano
Sabbioneta
San Martino dall'Argine
Viadana
Piazza e Portici Gonzagheschi
Comune
di Pomponesco
Scheda
località da wikipedia
Centro del Bassopiano Mantovano sulla sponda sinistra del
Po.
Abitanti 1.453
Altitudine 23 m. slm
Distanza dal capoluogo (MANTOVA) 41 km.
Economia
Pioppicoltura, produzione di cereali, ortaggi, frutta e foraggi;
allevamento bovino e suino; industrie del legno e della carta.
Nel Bassopiano Mantovano:
VIADANA con CIZZOLO e le molte altre località del Comune
distinte in 12 Parrocchie, tra cui S.Giacomo Maggiore Apostolo
nella terra dei PIARDI di CIZZOLO.
Raduno dei PIARDI 2005
----------------------------------------------------------------------------------------
Comune
di Dosolo
5. Chiesa di DOSOLO si trova nell'antica golena del Po,
tra Pomponesco e Correggioverde con Cavallara attigua a Cizzolo.
6. Il PO
Il maggior fiume d’Italia, con 652 km di lunghezza ed
una portata media di oltre 800 mc/sec, nasce in Piemonte dal
Monviso e prima di sfociare nel mar Adriatico interessa con
il suo percorso sinuoso tutta la parte sud della provincia
mantovana. (...).
https://it.wikipedia.org/wiki/Po
Le "rotte" del Po a partire dal 204 a.C.- LE INONDAZIONI
DEL «RE DEI FIUMI, ERIDANO»
http://www.mascellaro.info/abes/dmdp/dmdp_02.php
7. Il Fiume OGLIO e CHIESE
I fiumi Oglio e Chiese, affluenti di sinistra del Po, hanno
in comune il termine del loro percorso in territorio mantovano.
Dei due fiumi l’Oglio risulta essere il maggiore per
lunghezza, 280 km, e per portata d’acqua, mediamente
137 mc/sec.
Nasce in Lombardia ai confini delle province di (...).
https://it.wikipedia.org/wiki/Oglio
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiese_(fiume)
8. Il Ponte di Barche di Torre d'Oglio
L’attraversamento del Po o dell’Oglio, anche solo
fino a sessant’anni fa, costituiva per tutti una piccola
avventura, vissuta dai più con un pizzico di trepidazione.
Qualsiasi fiume rappresentava del resto, per la comunità,
e non solo psicologicamente, una drastica interruzione nel
territorio della pianura
Un posto fuori dal tempo e dalla storia, con i pioppi che
si riflettono nel fiume e le auto che debbono procedere a
passo d'uomo. Reminescenza di Virgilio: (...). Luciano Ghelfi
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